Bioetica
Il COVID e lo stress morale del personale sanitario
Vari commentatori hanno recentemente sollevato serie preoccupazioni sull’esperienza degli operatori sanitari di disagio morale durante la pandemia di COVID-19.
Il COVID-19 ha esercitato forti pressioni sui sistemi sanitari di tutto il mondo e molti operatori sanitari non sono attrezzati per gestire i dilemmi morali derivanti dalla pandemia. Spesso un operatore sanitario sa al è la cosa giusta da fare, ma i vincoli istituzionali rendono quasi impossibile perseguire l’azione giusta, scrive Bioedge.
Una sfida morale che gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare nella crisi COVID-19 è l’allocazione di scarse risorse a supporto delle Terapie Intensive
Una sfida morale che gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare nella crisi COVID-19 è l’allocazione di scarse risorse a supporto delle Terapie Intensive.
«Storie strazianti dall’Italia e dalla Spagna hanno fornito informazioni sulle angoscianti decisioni morali che alcuni clinici hanno dovuto prendere su chi riceve l’accesso ai ventilatori e agli interventi di terapia intensiva» scrive Xavier Symons.
Tuttavia lo stress morale delle pandemie non si limita alla sola allocazione delle risorse . Altre questioni che sono state fonte di ansia e frustrazione per i medici includono la mancanza di dispositivi di protezione individuale, la gestione del contagio e il rischio di trasmettere la malattia ad altri e la privazione sociale tra medici e pazienti (a causa sia della pressione del tempo che del bisogno di distanza sociale).
Altre questioni che sono state fonte di ansia e frustrazione per i medici includono la mancanza di dispositivi di protezione individuale, la gestione del contagio e il rischio di trasmettere la malattia ad altri e la privazione sociale tra medici e pazienti
«È risaputo che i clinici e gli operatori del supporto clinico che lavorano per lunghe ore e turni extra, soprattutto in condizioni stressanti di scarsità, sovraccarico e trauma, sono più vulnerabili allo stress morale», ha affermato il professore associato della Johns Hopkins Carey Business School Lindsay Thompson in un’intervista.
I commentatori hanno avanzato diversi suggerimenti per alleviare il disagio morale vissuto dai clinici.
In un post sul blog per il British Medical Journal, gli esperti di politica sanitaria AM Viens, Catherine McGowan e Caroline Vass hanno affermato che i sistemi sanitari dovrebbero fornire una migliore guida etica ai medici in modo che non si sentano sopraffatti dalle decisioni che devono affrontare nella loro professione pratica.
«È risaputo che i clinici e gli operatori del supporto clinico che lavorano per lunghe ore e turni extra, soprattutto in condizioni stressanti di scarsità, sovraccarico e trauma, sono più vulnerabili allo stress morale»
«Incoraggiare la capacità degli [operatori sanitari] di superare dilemmi etici, in particolare quelli che i vincoli istituzionali e situazionali rendono impossibile risolvere in modo soddisfacente, fornirà una forza lavoro più resiliente che è in grado di resistere alla tempesta covid-19 ed essere sul posto [e] pronto per la prossima [pandemia]».
In particolare, sostengono gli autori, le autorità sanitarie dovrebbero fornire una guida dettagliata e specifica per quanto riguarda le questioni etiche che i medici dovranno affrontare in una pandemia. Linee guida e processi chiari faciliteranno la coerenza e ridurranno il disagio morale dei medici incaricati di prendere decisioni in un reparto.
L’istruzione e la formazione etica a livello individuale possono anche aiutare a promuovere la resilienza individuale e della forza lavoro, suggeriscono gli autori.
Resta tuttavia difficile da comprendere quanto l’etica medica e la Bioetica – con i loro sapienti, i loro soloni, i loro comitati, le loro università – abbiano realizzato riguardo a ciò che sta succedendo
La Canadian Medical Association ha pubblicato una guida dettagliata per assistere i medici e i team di assistenza che si occupano dell’impatto del disagio morale.
Al di là del problema del burnout morale degli addetti ai lavori, resta tuttavia difficile da comprendere quanto l’etica medica e la Bioetica – con i loro sapienti, i loro soloni, i loro comitati, le loro università – abbiano realizzato riguardo a ciò che sta succedendo.
Ci chiediamo: quanto velocemente il personale medico può adattarsi a linee guida ingiuste e – come nell’esperimento Milgram – mutare con una certa tranquillità in carnefice senza coscienza?
Se per esempio in Svezia è andato in onda, come sostiene qualcuno, un grande evento di eutanasia attiva, quali possono essere gli effetti sulla psiche umana?
Ci chiediamo: quanto velocemente il personale medico può adattarsi a linee guida ingiuste e – come nell’esperimento Milgram – mutare con una certa tranquillità in carnefice senza coscienza?
Quanto l’ospedale può divenire luogo di morte programmatica e massiva senza che ciò diventi evidente alla mente umana dei sanitari e dei pazienti?
Bioetica
Pericolo di introduzione dell’aborto in un testo europeo
La Fondazione NEOS e l’Assemblea per la Vita hanno espresso in una dichiarazione la loro profonda preoccupazione e il loro categorico rifiuto all’inclusione di riferimenti all’aborto nella bozza di Direttiva (UE) 2024/1385 sulla violenza contro le donne e la violenza domestica.
Questo sarebbe il primo testo giuridico europeo a legittimare l’aborto. Queste organizzazioni sono particolarmente preoccupate per il fatto che questo sviluppo avvenga con il sostegno del Partito Popolare Europeo (PPE). Le due entità denunciano quello che considerano un uso fraudolento del processo legislativo europeo.
La loro dichiarazione spiega che, nel contesto della stesura di una norma che mira a stabilire un quadro comune per la lotta contro reati come la violenza sessuale, la violenza domestica, le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio forzato, viene introdotta una questione completamente estranea a questo obiettivo.
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È particolarmente grave che l’inclusione dell’aborto nella risposta istituzionale alla violenza contro le donne, oltre a essere estranea all’obiettivo di questa direttiva, contraddica la finalità stessa della norma. Sostengono che ciò equivarrebbe a sancire, come diritto, l’esercizio di una specifica forma di violenza «perpetrata contro gli esseri umani più vulnerabili, non ancora nati».
Primo testo giuridico europeo a legittimare l’aborto
Tuttavia, secondo queste organizzazioni, la natura fraudolenta della procedura non ne attenua la gravità. Se adottata definitivamente, la direttiva potrebbe diventare il primo testo giuridico europeo a legittimare di fatto l’aborto come diritto, attraverso una strategia di approcci successivi già osservata in altri ambiti e i cui effetti a lungo termine si sono rivelati disastrosi.
Inoltre, questa manovra costituisce un’ulteriore violazione del principio di sussidiarietà, in quanto comporta un’ingerenza dell’Unione Europea in un ambito di competenza esclusiva degli Stati membri.
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Critiche al Partito Popolare Europeo
Queste organizzazioni sono particolarmente preoccupate che questo cambiamento avvenga con il sostegno del Partito Popolare Europeo (PPE).
Sebbene i risultati delle ultime elezioni europee riflettano una maggioranza di forze politiche che, almeno sulla carta, rifiutano il riconoscimento dell’aborto come diritto europeo e difendono il principio di sussidiarietà, le contraddizioni interne del Partito Popolare Europeo e, in particolare, del Partito Popolare Spagnolo, hanno portato questi partiti ad allinearsi con le forze di sinistra, tradendo così le aspettative e, a volte, gli impegni assunti con i propri elettori.
Dato che questo testo deve ancora essere votato nella sessione plenaria del Parlamento europeo, NEOS e l’Assemblea per la Vita lanciano un forte appello a:
Rimuovere tutti i riferimenti all’aborto dalla direttiva.
Rispettare le competenze nazionali esclusive.
Porre fine alle iniziative che incoraggiano l’accesso transfrontaliero all’aborto.
Riaffermare l’umanesimo europeo e la difesa della vita in tutte le sue fasi.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Diliff via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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