Geopolitica
Il conflitto in Ucraina finirà in uno «scenario coreano»: parla il presidente serbo Vucic
Mosca e Kiev alla fine smetteranno di combattere, ma è probabile che il conflitto finisca in uno stallo «scenario coreano», ha affermato il presidente serbo Aleksandar Vucic. Ha sostenuto che le parti probabilmente non saranno in grado di trovare una soluzione fondamentale al conflitto per i decenni a venire.
Il termine «scenario coreano» si riferisce alle conseguenze della guerra nella penisola omonima negli anni ’50, che si concluse con un armistizio e la formazione di due stati separati: Corea del Nord e Corea del Sud. In uno scenario del genere, le ostilità aperte sono sospese, ma le parti non sono in grado di concordare una risoluzione pacifica.
Secondo Vucic, una versione di questo scenario è l’esito più probabile dello stallo tra Mosca e Kiev.
«Non può esserci pace perché i russi ora hanno un vantaggio psicologico sul campo di battaglia… Alla fine, ci sarà un congelamento del conflitto, si raggiungerà lo scenario coreano e non ci sarà una soluzione definitiva per 10, 20 o 30 anni», ha detto all’agenzia di stampa serba Informer a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York giovedì.
Vucic ha affermato che lo scenario coreano è la migliore soluzione al conflitto che l’Occidente possa sperare, poiché i sondaggi d’opinione americani indicano che il sostegno pubblico alla politica ucraina di Washington sta rapidamente svanendo.
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«L’America combatterà duramente contro la Russia in Ucraina, ma guarderà anche ai propri interessi», ha sostenuto il presidente serbo. Ha aggiunto che l’Occidente ha commesso un errore nel «sottovalutare» la Russia e scommettere sulla vittoria di Kiev.
«I russi ora, con tutti i problemi e le difficoltà che hanno… hanno dimostrato di essere più duri di quanto tutti si aspettassero. Parlo dell’economia, è stato stupido sottovalutarla», ha detto, riferendosi alle sanzioni senza precedenti che l’Occidente ha imposto a Mosca in risposta al conflitto.
Molti esperti hanno notato che la Russia non solo ha resistito alla pressione delle sanzioni, ma è anche riuscita a espandersi economicamente, mentre le sanzioni si sono ritorte contro molti stati occidentali. Vucic ha anche detto che l’Occidente è stato «terribilmente stupido a sottovalutare l’esercito russo», perché chiunque lo abbia fatto prima, «sappiamo come sono passati alla storia».
La posizione ufficiale della Serbia sul conflitto ucraino è neutrale. Ha rifiutato di sanzionare Mosca nonostante le forti pressioni degli USA e dell’UE, sebbene sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina e la consideri una nazione amica. Vucic ha affermato in precedenza che la Serbia ha donato più aiuti umanitari a Kiev di tutti gli altri Stati balcanici messi insieme.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anni il Vucic aveva dichiarato che i leader mondiali non lavorano più per la pace e e vedono invece la pace come un ideale «indesiderato». Tornato dall’annuale Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, Vucic aveva affermato di non aver sentito alcun suggerimento innovativo per risolvere i conflitti, descrivendo i partecipanti alla conferenza come se si comportassero come «tifosi di calcio». Il leader serbo ha affermato di essere giunto alla conclusione che la parola «pace» sembra essere diventata «non amata e indesiderata in tutto il mondo».
L’idea della divisione dell’Ucraina secondo uno schema «coreano» fu suggerita anche dall’ex consigliere di Zelens’kyj Oleksij Arestovich, che ora si è autoesiliato temendo per il suo arresto. Ancora nel 2022, Arestovych – noto per aver predetto la guerra in corso – prospettò una «soluzione coreana» per l’Ucraina, uno scenario completamente agli antipodi rispetto al programma di Kiev e delle sue forze ultranazionaliste di riconquistare di ogni metro ora in mano russa, Donbass e Crimea in testa.
L’idea della coreanizzazione, secondo il capo dell’Intelligence militare ucraina sarebbe stata gradita a Putin nel primo mese del conflitto.
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Immagine di European People’s Party via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
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