Geopolitica
Il capo dell’opposizione di Kiev in esilio parla di «traccia ucraina nel caso del tentato assassinio» di Trump
Il tentato omicidio del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe essere legato all’Ucraina, ha affermato l’ex capo dell’opposizione parlamentare ucraina Viktor Medvedchuk in una lettera all’ex presidente e candidato repubblicano USA.
«Caro signor Trump, lei è diventato un nemico personale del neonazista ucraino Zelens’kjy, e questo mascalzone non si fermerà davanti a nulla per impedirle di vincere le elezioni presidenziali», ha scritto Medvedchuk martedì scorso. «Penso che ci sarà una traccia ucraina nel caso del tentato assassinio nei suoi confronti».
Secondo il Medvedchuk, l’attuale governo di Kiev ha interesse a prolungare il conflitto, perché porvi fine metterebbe in discussione la sua legittimità. Il «regime criminale» di Zelens’kyj perderebbe il sostegno degli Stati Uniti quando Trump tornerà alla Casa Bianca e affronterà «una punizione meritata per i suoi crimini», ha scritto il politico ucraino ora in esilio in Russia.
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«Il giorno prima del tentativo di assassinio nei suoi confronti, signor Presidente, il capo dell’Intelligence militare ucraina ha dichiarato che le autorità ucraine avevano tentato di assassinare il presidente russo Vladimir Putin e, pochi giorni prima, il capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina ha promesso di distruggere gli ucraini che sostengono la pace con la Russia», scrive Medvedchuk a Trump.
Il candidato repubblicano alla presidenza ha ripetutamente affermato che avrebbe negoziato una rapida conclusione del conflitto in Ucraina. Farlo, tuttavia, significherebbe «la perdita di potere da parte del regime nazista di Zelens’kyj e dei suoi curatori americani dell’amministrazione Biden», ha anche osservato l’oligarca ucraino ritenuto amico personale di Vladimiro Putin.
Trump era già in vantaggio nei sondaggi dopo il dibattito del 27 giugno, che ha causato sconvolgimenti nel partito democratico e richieste di sostituire il presidente Joe Biden nella lista con qualcun altro. La popolarità del repubblicano è aumentata dopo il fallito tentativo di assassinio.
Zelens’kyj ha affermato lunedì di «non aver paura» di un cambio di potere a Washington, perché il suo governo ha «un forte rapporto con la parte repubblicana del Congresso e la classe politica statunitense».
Medvedchuk era il leader del partito Piattaforma di opposizione – Per la vita, il secondo gruppo più numeroso nel parlamento ucraino, fino al suo arresto nell’aprile 2022. Tre mesi dopo partito è stato bandito da Kiev l’anno scorso assieme ad un’altra dozzina di formazioni politiche e Medvedchuk è stato inviato in Russia in cambio di diversi prigionieri di guerra ucraini a settembre.
Come riportato da Renovatio 21, Medvedchuk negli scorsi mesi è arrivato a definire l’Ucraina come «una Somalia europea».
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In un editoriale per la testata Smotrim Medvedchuck aveva dichiarato che Zelens’kyj potrebbe essere l’ultimo capo di Stato ucraino, e che egli può incolpare solo se stesso per tale realtà.
Dal suo esilio russo Medvedchuck ha inoltre parlato di Kiev come della «mangiatoia» dei corrotti Biden. Le accuse sono state ripetute anche dall’ex procuratore generale ucraino Viktor Shokin ha affermato che Joe Biden, mentre prestava servizio come vicepresidente degli Stati Uniti, ha ricevuto una tangente da una controversa società di energia ucraina in cambio del suo aiuto per farlo licenziare nel 2016.
Come riportato da Renovatio 21, in realtà, nonostante gli attacchi e insulti subiti da Trump negli ultimi mesi da parte di Zelens’kyj, pochi giorni fa, dopo l’attentato, Trump ha sentito il presidente ucraino in quella che sembra essere stata una telefonata cordiale.
Secondo alcuni, si tratterebbe di un segno di appeasement non verso Kiev, ma verso il Pentagono, vero padrone della faccenda ucraina.
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Immagine di Duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
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Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendoo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».
In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.
Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».
«Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.
Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.
Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Orban come John Snow
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war. But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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