Ambiente
I pannelli solari cinesi sfruttano la schiavitù in Xinjiang
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews
Il 45% del polisilicio usato nel mondo per produrre pannelli solari viene dalla regione autonoma cinese. Colpite altre tre aziende cinesi e un gruppo paramilitare di Pechino. Al Consiglio Onu per i diritti umani, più di 40 Paesi condannano le politiche repressive della Cina contro uiguri, democratici di Hong Kong e buddisti tibetani. La risposta del gigante asiatico.
L’amministrazione Biden ha vietato l’importazione di prodotti per i panelli solari venduti dalla Hoshine Silicon Industry Co: le autorità Usa accusano la compagnia cinese di ricorrere al lavoro forzato
L’amministrazione Biden ha vietato l’importazione di prodotti per i panelli solari venduti dalla Hoshine Silicon Industry Co: le autorità Usa accusano la compagnia cinese di ricorrere al lavoro forzato. Il divieto riguarda soprattutto l’acquisto di polisilicio, materiale chiave nella produzione di impianti energetici solari. Secondo Reuters, il 45% di quello usato in tutto il mondo nella realizzazione di panelli solari è prodotto nello Xinjiang; dal resto della Cina arriva il 35%.
Per la stessa accusa, il dipartimento per il Commercio USA ha imposto il bando alla vendita di prodotti statunitensi a Hoshine, a tre aziende che operano nella regione autonoma cinese e al gruppo paramilitare Xinjiang Production and Construction Corps.
Secondo dati degli esperti e delle organizzazioni umanitarie, confermati dalle Nazioni Unite, le autorità cinesi detengono o hanno detenuto in campi di concentramento oltre un milione di uiguri, kazaki e kirghisi dello Xinjiang. Si tratta di minoranze etniche turcofone di credo islamico.
Rivelazioni di media hanno messo in luce l’esistenza di campi di lavoro nella regione, dove centinaia di migliaia di persone sarebbero impiegate con la forza, soprattutto nella raccolta del cotone. Alcuni studiosi sostengono anche che il governo cinese stia conducendo una campagna locale di sterilizzazioni forzate per controllare la crescita della popolazione di origine uigura.
Alcuni studiosi sostengono anche che il governo cinese stia conducendo una campagna locale di sterilizzazioni forzate per controllare la crescita della popolazione di origine uigura
I cinesi negano ogni accusa. Essi affermano che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà, la lotta al terrorismo e al separatismo.
Il 22 giugno, secondo giorno della 47ma sessione del Consiglio ONU per i diritti umani, più di 40 Paesi hanno firmato una risoluzione che condanna le politiche repressive di Pechino nello Xinjiang, a Hong Kong e in Tibet. Presentata dal Canada, vi hanno aderito fra gli altri Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Israele, Giappone e Australia. I firmatari del documento chiedono al governo cinese di mettere fine alle «detenzioni arbitrarie» nello Xinjiang e di permettere un’indagine indipendente dell’ONU nella regione.
I cinesi hanno risposto con una dichiarazione in cui accusano Ottawa di commettere violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione indigena del Canada. Paesi come Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Russia, Sri Lanka, Siria e Venezuela hanno appoggiato l’iniziativa del gigante asiatico. Con un’altra mozione, 65 Stati hanno espresso sostegno a Pechino affermando che Xinjiang, Hong Kong e Tibet sono affari interni della Cina.
La delegazione cinese al Comitato ONU per i diritti umani ha attaccato anche Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna per il trattamento disumano che riserverebbero a migranti e rifugiati
Ieri la delegazione cinese al Comitato ONU per i diritti umani ha attaccato anche Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna per il trattamento disumano che riserverebbero a migranti e rifugiati.
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Ambiente
Una strana oscurità si sta diffondendo in tutti gli oceani
Una nuova ricerca indica – di fronte all’aumento delle temperature – che più di un quinto degli oceani si è oscurato negli ultimi due decenni, con le profondità che la luce solare può penetrare in evidente riduzione.
I risultati, pubblicati in uno studio sulla rivista Global Change Biology, descrivono una preoccupante riduzione delle zone fotiche cruciali dell’oceano – lo strato più alto in cui risiede il 90% di tutta la vita marina, dai pesci al plancton fotosintetizzante.
Questo «riduce la quantità di oceano disponibile per gli animali che si basano sul Sole e sulla Luna per la loro sopravvivenza e riproduzione», ha detto l’autore dello studio Thomas Davies, professore associato di conservazione marina presso l’Università di Plymouth, illustrando la sua ricerca.
Davies e il suo collega Tim Smyth, un biogeochimico marino dell’Università di Exeter, hanno utilizzato due decenni di dati satellitari della NASA per modellare come la profondità della zona fotica si è ridotta tra il 2003 e il 2022.
I ricercatori hanno scoperto che il 21% del blu profondo si è oscurato, con alcune regioni più colpite di altre. Per il 10% degli oceani del mondo – un’area uguale al continente africano – la profondità della zona fotica è diminuita di oltre 50 metri. Nel 2,6% dell’oceano, lo schiacciamento è ancora più estremo, con la profondità della zona fotica che si è ritirata di oltre 100 metri. Al contrario, vale la pena notare, circa il 10% dell’oceano è diventato più leggero.
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Gli scienziati hanno a lungo messo in guardia su questo fenomeno. Ma secondo i ricercatori, il tutto non era ben nota fino ad ora. «Ci sono state ricerche che mostrano come la superficie dell’oceano abbia cambiato colore negli ultimi vent’anni, potenzialmente a causa dei cambiamenti nelle comunità di plancton», ha dichiarato il Davies.
Finora non è emersa una chiara motivazione riguardo questo oscuramento. Le cause appaiono più involute e disparate – ma gli esseri umani, da quello che si evince, condividono una parte della colpa.
I sedimenti e altri materiali scaricati nell’acqua vicino alle coste possono contribuire a bloccare la luce solare, osservano gli autori. Ma questo non spiega perché stiamo vedendo oscurarsi nell’oceano aperto, soprattutto nelle regioni intorno all’Artico e all’Antartico, dove il cambiamento climatico sta drasticamente rimodellando l’ambiente.
Gli autori concludono che una «combinazione di nutrienti, materiale organico e carico di sedimenti vicino alle coste e cambiamenti nella circolazione oceanica globale sono probabili cause» dell’oscuramento dell’oceano.
Stiamo solo iniziando a lottare con questa tendenza tenebra, ma l’impatto che potrebbe avere potrebbe essere catastrofico.
Ci affidiamo alle zone fotiche per «l’aria che respiriamo, il pesce che mangiamo, la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico e per la salute generale e il benessere del pianeta», ha evidenziato Davies. «Tenendo conto di tutto ciò, i nostri risultati rappresentano un vero motivo di preoccupazione».
Nelle profonde oscurità si nascondono un’infinità di segreti.
Come riportato da Renovatio 21, alcuni ricercatori in giapponesi hanno ripescato in fondo all’Oceano Pacifico misteriose uova nere, che si presentano lisce e lucenti da sembrare piccole biglie nell’oscurità dell’abisso marino.
Ulteriore scoperta sconvolgente è quella di un cimitero di squali è stato ritrovato negli abissi da un pool di scienziati del mare a quasi 5000 metri di profondità. L’incredibile scoperta è stata fatta presso le Isole Cocos, nell’Oceano Indiano, dall’equipaggio o dell’Investigator, una nave da ricerca gestita dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), l’agenzia scientifica nazionale australiana.
Esplorando i fondali dei Caraibi hanno alcuni scienziati hanno incontrato diversi organismi mai prima veduti, ora chiamati «blue goo», che significa «sostanza viscida blu». Mentre i blue goo riposano immobili sul fondo dell’oceano, i cervelloni si interrogano su di essi, poiché non sono del tutto sicuri di cosa siano.
A quanto pare i misteri degli oceani sembrano infiniti e l’esplorazione umana deve necessariamente ancora lavorare molto per capire, comprendere e conoscere tutto quello che si nasconde nelle profondità più oscure dei nostri mari.
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Ambiente
L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità
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Ambiente
Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato al social X una riflessione su Chiesa e cambiamento climatico.
«Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli della Santa Sede vi sia una qualche buona intenzione.
«Ma non vi è alcuna emergenza climatica: gli allarmi dei globalisti sono pretestuosi – come sappiamo dalle ammissioni degli stessi fautori di questa frode – e servono a creare un pretesto per legittimare politiche di dissoluzione del tessuto sociale e di distruzione dell’economia delle Nazioni, volte a consentire il controllo della popolazione mondiale» dichiara Sua Eccellenza.
«Per questo motivo gli appelli di Prevost costituiscono una forma di scandalosa complicità con gli artefici del golpe globalista, perché ratificano una menzogna colossale, invece di denunciare il loro crimine contro Dio e contro l’umanità».
Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli… pic.twitter.com/thIv4fsrKa
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 18, 2025
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«E nel frattempo migliaia di piccole imprese e milioni di famiglie si trovano condotte al fallimento o distrutte, a tutto vantaggio delle multinazionali facenti capo a BlackRock, Vanguard, StateStreet… La menzogna è il marchio distintivo di tutto ciò che fa e dice l’élite globalista».
«Prevost si pone come profeta del globalismo massonico e prosegue la linea di totale asservimento tracciata dal predecessore Bergoglio. La Chiesa di Roma è divenuta ostaggio dei suoi nemici e le viene lasciata libertà solo nella misura in cui essa ratifica i crimini e le menzogne del globalismo: transizione green, sostituzione etnica, politiche vaccinali, parità di genere, agenda LGBTQ+».
Negli scorsi anni monsignor Viganò ha attaccato con veemenza la «frode climatica, religiosa, pastorale» di Bergoglio, accusando l’«ideologia ambientalista e neomalthusiano del Vaticano», scagliandosi contro il green deal il cui programma è «decimare la popolazione, rendere schiavi i superstiti».
Nelle scorse settimane il prelato lombardo aveva dichiarato che «Leone ambisce al ruolo di presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Glonale di matrice massonica».
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