Big Pharma
I media acclamano il vaccino anti-COVID di Moderna, minimizzando i rischi
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21
Per la seconda volta in una settimana le notizie di un «promettente» vaccino contro il COVID-19 hanno fatto volare le borse globali e scatenato una valanga di notizie positive che, per la maggior parte, hanno evitato la questione della sicurezza e della trasparenza.
Le notizie di un «promettente» vaccino contro il COVID-19 hanno fatto volare le borse globali e scatenato una valanga di notizie positive che, per la maggior parte, hanno evitato la questione della sicurezza e della trasparenza
Lunedì, Moderna ha annunciato che il vaccino mRNA-1273 era efficace al 94,5%, in base ai dati della terza fase della sperimentazione.
La scorsa settimana, Pfizer ha annunciato che le analisi preliminari alla fase 3 indicavano che il suo vaccino BNT 162b2, sviluppato in collaborazione con la tedesca BioNTech, «mostrava un’efficacia superiore al 90%».
Entrambi gli annunci sono stati emessi per mezzo di comunicati stampa, e nessuna delle due compagnie ha fornito i dati su cui si fondano le loro asserzioni.
Nessuna delle due compagnie ha fornito i dati su cui si fondano le loro asserzioni
Anche se il tasso di efficacia ha mandato in estasi Wall Street e gran parte dei media, almeno una pubblicazione, STAT, ha evidenziato quello che le compagnie non hanno divulgato: entrambe le sperimentazioni sono ancora in corso e, mentre continuano, i tassi di efficacia potrebbero abbassarsi, «come spesso accade, un vaccino può risultare meno efficace nel mondo reale rispetto al contesto delle sperimentazioni cliniche».
STAT ha anche notato che nessuna delle due compagnie si è pronunciata sulla durata della protezione fornita dal vaccino, somministrato in due dosi, poiché essa «può essere valutata solo nel corso del tempo su un maggior numero di vaccinati».
«Come spesso accade, un vaccino può risultare meno efficace nel mondo reale rispetto al contesto delle sperimentazioni cliniche»
Entrambe le compagnie farmaceutiche hanno comunicato l’intenzione di richiedere l’Emergency Use Authorization dalla Food and Drug Administration per i vaccini sperimentali, non appena soddisferanno i criteri. L’autorizzazione, che consente ai produttori di vaccini di ignorare le ispezioni standard obbligatorie su sicurezza e conformità delle strutture produttive, è un’esclusiva riservata al primo vaccino COVID approvato dalla FDA.
L’annuncio ha provocato un repentino aumento del valore delle compagnie in borsa. Le azioni di Moderna sono aumentate di quasi il 15% lunedì. Secondo STAT, «Ogni martedì un medico di Moderna si arricchisce di 1 milione di dollari» vendendo le sue azioni in base a una rigida tabella di scambi programmati, «che ha fruttato oltre 50 milioni di dollari dall’inizio della pandemia».
Le notizie di Moderna hanno anche sostenuto le azioni delle imprese che beneficiano della riapertura economica, tra cui compagnie aeree, crociere e banche.
Entrambe le compagnie farmaceutiche hanno comunicato l’intenzione di richiedere l’Emergency Use Authorization dalla FDA per i vaccini sperimentali . L’autorizzazione, che consente ai produttori di vaccini di ignorare le ispezioni standard obbligatorie su sicurezza e conformità delle strutture produttive
La scorsa settimana, il CEO di Pfizer, Albert Bourla, ha sollevato un certo scetticismo quando ha venduto 5,6 milioni di dollari di azioni Pfizer lo stesso giorno in cui il produttore ha annunciato l’«efficacia del 90%».
Riguardo alla vendita, NPR ha affermato che fa parte di un controverso piano di compravendite di azioni «con lo scopo di tutelare i dirigenti aziendali da denunce di insider trading».
Il piano, che è legale ma non esente da dubbi riguardo all’abuso, consente ai principali azionisti di vendere un determinato numero di azioni in un momento preciso ed è spesso usato dai dirigenti per evitare accuse di insider trading.
Tanti elogi, poche domande
A causa di tutto il clamore mediatico che circonda la rapidità dello sviluppo dei vaccini Pfizer e Moderna, l’ingente quantità di dosi disponibili, chi saranno i primi destinatari e come il vaccino ci riporterà alla «normalità», ci sono state poche ricerche sulla sicurezza e l’efficacia provata.
«Ogni martedì un medico di Moderna si arricchisce di 1 milione di dollari» vendendo le sue azioni in base a una rigida tabella di scambi programmati, «che ha fruttato oltre 50 milioni di dollari dall’inizio della pandemia»
Per Mary Holland, consulente di Children’s Health Defense, è un grave errore. «Pensare che il vaccino senza licenza di Moderna, testato per meno di un anno, sia sicuro è mera utopia», afferma la Holland. «C’è un motivo per cui i produttori insistono sulla totale immunità per danni e morti da vaccino».
La Holland fa riferimento al fatto che i produttori di vaccini, già esentati da ogni responsabilità per i danni provocati dai vaccini dal National Childhood Vaccine Injury Act del 1986, hanno ottenuto un’ulteriore protezione dalla Dichiarazione del Public Readiness and Emergency Preparedness (PREP) per le contromisure mediche contro il COVID-19 in marzo.
Infatti, come puntualizza la Holland, almeno in UE, gli ufficiali si aspettano un gran numero di eventi avversi, secondo questa nota della Medical Healthcare Products Regulatory Agency che sta «urgentemente» cercando «strumenti di intelligenza artificiale (AI) per processare l’elevato numero di reazioni avverse al vaccino COVID-19…»
«Pensare che il vaccino senza licenza di Moderna, testato per meno di un anno, sia sicuro è mera utopia. C’è un motivo per cui i produttori insistono sulla totale immunità per danni e morti da vaccino»
Perché così tanti segreti?
La sicurezza e la trasparenza dei vaccini sono strettamente collegate, e Moderna ha valutazioni basse in entrambe. La compagnia, formata nel 2010 e rinominata nel 2016, non ha ancora prodotto un singolo vaccino commercializzato.
Ciononostante, Moderna ha potuto partecipare all’Operazione Warp Speed, partnership pubblico-privato altamente riservata, dominata da personale militare, la maggior parte del quale non ha alcuna esperienza di salute pubblica né di produzione vaccinale. La partecipazione al programma significa che i contribuenti stanno pagando una grande fetta del conto per lo sviluppo del vaccino di Moderna. Il New York Times scrive:
La sicurezza e la trasparenza dei vaccini sono strettamente collegate, e Moderna ha valutazioni basse in entrambe. La compagnia, formata nel 2010 e rinominata nel 2016, non ha ancora prodotto un singolo vaccino commercializzato
«Il governo degli Stati Uniti ha concesso 1 miliardo di dollari per la progettazione e la sperimentazione del vaccino Moderna. I ricercatori del National Institute of Health hanno supervisionato la ricerca, comprese le sperimentazioni cliniche. Moderna ha ricevuto anche 1,5 miliardi per 100 milioni di dosi del vaccino, se questo risulterà sicuro ed efficace».
Secondo Public Citizen, il National Institute of Health (NIH) possiede il 50% delle quote del vaccino mRNA-1273, il che ha permesso a Moderna di svilupparlo sotto il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) presieduto dal dr. Fauci.
Public Citizen ha riportato in giugno: «Moderna ha abbondantemente beneficiato del sostegno federale. Come abbiamo descritto in The People’s Vaccine, nel 2013 il governo statunitense ha concesso milioni di dollari a Moderna per sviluppare la sua tecnologia mRNA. Nel frattempo, il NIH ha sviluppato nuovi metodi per colpire la proteina spike del coronavirus. Quando il nuovo coronavirus è apparso a Wuhan, il NIH ha collaborato con Moderna per progettare e testare un vaccino. La Biomedical Advanced Research Development Authority (BARDA) ha pagato a Moderna 483 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente il vaccino e aumentarne la produzione».
Nonostante tutti i soldi dei contribuenti dietro lo sviluppo del vaccino di Moderna e altri partecipanti all’operazione Warp Speed, la mancanza di trasparenza domina il programma e i contratti tra governo degli Stati Uniti e produttori.
Nonostante tutti i soldi dei contribuenti dietro lo sviluppo del vaccino di Moderna e altri partecipanti all’operazione Warp Speed, la mancanza di trasparenza domina il programma e i contratti tra governo degli Stati Uniti e produttori.
Ad esempio, in ottobre CHD ha parlato di un contratto tra il NIAID e il principale candidato per la produzione del vaccino, Moderna. Il contratto, ottenuto dalla giornalista Emily Kopp di Congressional Quarterly, in seguito a una richiesta al NIH come prevede il Freedom of Information Act, è stato pesantemente rielaborato, sollevando dubbi su Fauci, la trasparenza e il conflitto di interessi. Da un altro contratto del NIAID si apprende che il Pentagono è tenuto ad acquistare 500 milioni di dosi del vaccino di Moderna per 9 miliardi di dollari.
La velocità batte la sicurezza?
Analogamente al vaccino Pfizer, quello di Moderna utilizza una tecnologia basata sull’RNA messaggero (mRNA) sintetico – un tipo di manipolazione genetica mai utilizzata prima, né tantomeno provata sicura, nella produzione dei vaccini.
Analogamente al vaccino Pfizer, quello di Moderna utilizza una tecnologia basata sull’RNA messaggero (mRNA) sintetico – un tipo di manipolazione genetica mai utilizzata prima, né tantomeno provata sicura, nella produzione dei vaccini
Con l’operazione Warp Speed, i produttori di vaccini stanno accelerando questa tecnologia mai testata per commercializzarla in tempi record.
Horizon, il magazine sulla ricerca e l’innovazione dell’UE, spiega il funzionamento:
«Per produrre un vaccino mRNA, gli scienziati fabbricano una versione sintetica del mRNA che il virus usa per costruire le sue proteine infettive. Questo mRNA viene rilasciato nel corpo umano, dove le cellule leggono le istruzioni per costruire la proteina virale, quindi è il corpo umano stesso che crea le molecole del virus. Queste proteine sono isolate, pertanto non si possono assemblare per creare il virus. Il sistema immunitario, allora, riconosce queste proteine virali e inizia a produrre la risposta immunitaria».
Non essendoci vaccini mRNA in uso, è impossibile prevedere le conseguenze a lungo termine o quali danni possano derivare da essi.
Non essendoci vaccini mRNA in uso, è impossibile prevedere le conseguenze a lungo termine o quali danni possano derivare da essi.
Tal Brosh, direttore dell’Infectious Disease Unit del Samson Assunta Ashdod Hospital, ha dichiarato al Jerusalem Post che il vaccino mRNA porta con sé «rischi unici e sconosciuti», tra cui reazioni infiammatorie locali e sistemiche che possono generare malattie autoimmuni.
Il Jerusalem Post ha anche citato un articolo pubblicato dal National Center for Biotechnology Information, una divisione del NIH, in cui si legge che altri rischi associati al vaccino mRNA comprendono la bio-distribuzione e la persistenza di espressioni immunogeniche indotte, possibile sviluppo di autoanticorpi ed effetti nocivi sui nucleotidi estranei e sulle componenti del sistema di rilascio.
Nel rapporto del lunedì sul vaccino Moderna è stato omesso un altro potenziale rischio legato al vaccino mRNA-1273: il «sistema di rilascio» del vaccino si basa su una nanoparticella contenente glicole polietilenico (PEG). Circa 7 americani su 10 potrebbero già essere sensibilizzati al PEG, che significherebbe una ridotta efficacia del vaccino e un aumento degli effetti avversi.
Tal Brosh, direttore dell’Infectious Disease Unit del Samson Assunta Ashdod Hospital, ha dichiarato al Jerusalem Post che il vaccino mRNA porta con sé «rischi unici e sconosciuti», tra cui reazioni infiammatorie locali e sistemiche che possono generare malattie autoimmuni.
Per Moderna non è una novità. In una dichiarazione del 2018 alla U. S. Securities and Exchange Commission, la casa farmaceutica ha ammesso davanti agli investitori che l’uso di PEG nei vaccini «può causare eventi avversi significativi in una o più sperimentazioni cliniche».
A giugno 2020, CHD ha raccontato la storia di Ian Haydon, uno dei 15 volontari della sperimentazione nel gruppo di alto dosaggio del vaccino di Moderna.
In 45 giorni, tre partecipanti – il 20% dei volontari, incluso Haydon – hanno riferito eventi avversi «gravi», stando ai comunicati stampa di Moderna, cioè hanno richiesto ricovero ospedaliero o intervento medico. Meno di 12 ore dopo il vaccino, Haydon ha accusato dolori muscolari, vomito, febbre a 39,5° e perdita di conoscenza. Il supervisore di Moderna gli ha suggerito di contattare il 911 e Haydon ha dichiarato di «non essersi mai sentito così male in vita sua». Moderna ha fatto credere a Haydon, selezionato per il suo «stato di salute ottimale», che la sua condizione era dovuta a una sfortunata coincidenza non collegata all’iniezione. Moderna non gli ha mai comunicato che si trattava di un effetto indesiderato.
In una dichiarazione del 2018 alla U. S. Securities and Exchange Commission, la casa farmaceutica ha ammesso davanti agli investitori che l’uso di PEG nei vaccini «può causare eventi avversi significativi in una o più sperimentazioni cliniche»
In agosto, CHD ha inviato lettere al dr. Jerry Menikoff, direttore dell’Office for Human Research Protections, al Ministero della Sanità e al dr. Fauci, in qualità di direttore del NIAID, in cui si elencavano le preoccupazioni riguardanti l’uso del PEG nel vaccino mRNA-1273 di Moderna.
Nella lettera a Menikoff, CHD ha evidenziato come l’utilizzo di PEG in vaccini e farmaci sia estremamente controverso a causa di reazioni immunitarie avverse legate al PEG, tra cui anafilassi letale.
Nella lettera a Fauci, CHD lo ha sollecitato a chiedere a Moderna di informare i partecipanti alla sperimentazione dei rischi collegati al PEG nel «vaccino mRNA-1273 finanziato dal NIAID».
In 45 giorni, tre partecipanti – il 20% dei volontari, incluso Haydon – hanno riferito eventi avversi «gravi», stando ai comunicati stampa di Moderna, cioè hanno richiesto ricovero ospedaliero o intervento medico
Mentre le settimane passano e si moltiplicano le notizie sull’avvento del vaccino contro il COVID, forse i principali media esporranno anche i rischi della mancanza di trasparenza intorno ai vaccini, oltre a concentrarsi sui potenziali benefici.
Il Team di Children’s Health Defense
Traduzione di Alessandra Boni
© 17 novembre 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Immagine d’archivio
Big Pharma
Bayer punta sulla cura del Parkinson dopo decenni di vendita di prodotti come il glifosato legati alla malattia
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Bayer sta avviando una sperimentazione clinica di Fase 3 per un trattamento del Parkinson a base di cellule staminali attraverso la sua controllata BlueRock, nonostante l’azienda stia affrontando migliaia di cause legali relative ai pesticidi collegati alla malattia. Questa mossa evidenzia il duplice ruolo di Bayer nel contribuire al Parkinson e nel cercare di trarne profitto.
Bayer sta lanciando un nuovo trattamento sperimentale per il morbo di Parkinson, nonostante il colosso farmaceutico e chimico continui a trarre profitto dalla vendita di pesticidi collegati alla malattia.
La società ha annunciato la scorsa settimana che la sua sussidiaria BlueRock Therapeutics LP ha avviato una sperimentazione clinica di fase 3 per il bemdaneprocel, un farmaco progettato per sostituire le cellule cerebrali produttrici di dopamina uccise dalla malattia neurodegenerativa.
Il farmaco deriva da cellule staminali impiantate chirurgicamente nel cervello di una persona affetta dal morbo di Parkinson. Una volta impiantate, le cellule staminali possono svilupparsi in neuroni dopaminergici maturi, contribuendo a riformare le reti neurali colpite dal Parkinson.
Ripristinano «potenzialmente» la funzionalità motoria e non motoria dei pazienti. Il farmaco è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense nel 2021.
Bemdaneprocel sarà probabilmente disponibile sul mercato tra anni, eppure Bayer sta investendo molto nelle infrastrutture produttive per i futuri prodotti di terapia cellulare e genica. Parte di questo sforzo include la costruzione di uno stabilimento da 250 milioni di dollari in California, secondo Reuters.
Le tecnologie di terapia cellulare e genica contro il cancro stanno già generando profitti per altre aziende, ma BlueRock è la prima azienda a portare una terapia cellulare per il Parkinson alla fase 3 degli studi clinici.
Le difficoltà finanziarie della Bayer derivano in parte dai brevetti scaduti su due dei suoi farmaci di successo: l’anticoagulante Xarelto e il medicinale per gli occhi Eylea.
Ma i maggiori problemi finanziari di Bayer sono radicati nell’acquisizione di Monsanto nel 2018, secondo Reuters. Il glifosato, un diserbante di Monsanto, è collegato al cancro e al Parkinson, le stesse malattie da cui Bayer potrebbe trarre profitto con un nuovo trattamento.
Finora, Bayer ha pagato circa 11 miliardi di dollari per risolvere le cause legali relative al glifosato e si stima che siano ancora pendenti 67.000 cause legali nei suoi confronti.
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Molti dei pesticidi della Bayer sono collegati al Parkinson
Il morbo di Parkinson è il disturbo neurologico in più rapida crescita al mondo, caratterizzato dalla perdita di neuroni nella parte del cervello che produce dopamina e che è responsabile del controllo motorio.
Sebbene non esista una cura nota per il Parkinson, esistono alcune cause note. Studi dimostrano che l’esposizione a diversi pesticidi è fortemente correlata allo sviluppo della malattia.
I collegamenti più ampiamente segnalati tra pesticidi e morbo di Parkinson riguardano l’erbicida paraquat della Syngenta.
Attraverso un’indagine sui documenti interni di Syngenta, il giornalista Carey Gillam ha rivelato che l’azienda era consapevole che il suo pesticida causava cambiamenti neurologici che sono il segno distintivo della malattia, ma lavorava segretamente per insabbiare le prove scientifiche del collegamento.
Tuttavia, studi recenti collegano anche l’esposizione ad altri pesticidi alla malattia.
Numerosi studi di casi, uno studio epidemiologico, studi sugli animali e recenti studi che esaminano molteplici esposizioni a pesticidi dimostrano che il glifosato, una nota neurotossina, probabilmente gioca un ruolo nel Parkinson.
Tuttavia, gli scienziati che scrivono sulle più importanti riviste mediche affermano che sono necessarie ulteriori ricerche e una migliore regolamentazione, citando il legame poco studiato tra glifosato e Parkinson come esempio paradigmatico del problema.
Parte del problema, affermano, è che sono le aziende produttrici di pesticidi a condurre la maggior parte delle ricerche, e la maggior parte di queste riguarda singoli pesticidi in modo isolato.
Nuove prove dimostrano che il Parkinson è anche – e forse più frequentemente – collegato all’esposizione a «cocktail» di pesticidi. Questi causano «una neurotossicità maggiore per i neuroni dopaminergici rispetto a qualsiasi singolo pesticida», perché i diversi pesticidi hanno meccanismi d’azione diversi. Se combinati, possono causare danni neurologici maggiori.
Una ricerca pubblicata su Nature Communications ha esaminato la storia dell’esposizione chimica dei pazienti affetti da Parkinson e ha identificato 53 pesticidi implicati nella malattia.
Tra le 10 sostanze chimiche identificate come direttamente tossiche per i neuroni collegate al Parkinson figurano pesticidi, erbicidi e fungicidi prodotti dalla Bayer.
Tra questi ci sono l’endosulfan, prodotto dall’azienda ma gradualmente eliminato in risposta alle pressioni internazionali; il diquat, un ingrediente chiave utilizzato dalla Bayer per sostituire il glifosato nel Roundup e vietato nell’UE, nel Regno Unito e in Cina; e i fungicidi contenenti solfato di rame e folpet.
Un altro studio ha identificato l’esposizione a lungo termine a 14 pesticidi con un aumento del rischio di morbo di Parkinson nelle persone che vivono nella regione delle Montagne Rocciose e delle Grandi Pianure.
I tre pesticidi con l’effetto più forte sono stati simazina, atrazina e lindano. Bayer produce diversi pesticidi contenenti simazina e atrazina. Bayer in precedenza utilizzava il lindano nei suoi prodotti, ma ne ha gradualmente eliminato l’uso come pesticida agricolo negli Stati Uniti.
Bayer è una delle quattro aziende, insieme a Syngenta, Corteva e BASF, che controllano da anni il mercato mondiale dei pesticidi.
Negli Stati Uniti, l’azienda ha tentato di proteggersi da ulteriori contenziosi sui rischi per la salute causati dai suoi prodotti chimici, sostenendo una legislazione a livello federale e statale che renderebbe più difficile per gli stati regolamentare i pesticidi o per le persone danneggiate dai prodotti agrochimici fare causa ai produttori.
Brenda Baletti
Ph.D.
© 1 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Immagine di Mister F. via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0
Big Pharma
AstraZeneca minaccia di ritirare gli investimenti dalla Gran Bretagna
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Autismo
Paracetamolo, Big Pharma e FDA erano da anni a conoscenza del rischio autismo
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Le email ottenute dalla Daily Caller News Foundation mostrano che già nel 2008, i dirigenti della Johnson & Johnson, il produttore originale del Tylenol [come chiamano il paracetamolo in America, ndt], erano preoccupati in privato per quella che ritenevano una prova attendibile di un possibile legame tra autismo e paracetamolo. Anche la FDA era a conoscenza di tale legame.
Secondo i documenti ottenuti nelle cause legali contro Kenvue, i produttori di Tylenol [il nome commerciale del paracetamolo in USA, ndt] e la Food and Drug Administration (FDA) statunitense erano a conoscenza da anni della probabile associazione tra l’uso del farmaco durante la gravidanza e i disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui l’autismo.
«Il peso delle prove inizia a sembrarmi pesante», ha affermato Rachel Weinstein , direttrice statunitense dell’epidemiologia per la divisione farmaceutica Janssen di Johnson & Johnson (J&J), in un’e-mail in cui commentava diversi studi che mostravano il collegamento.
La Daily Caller News Foundation ha ottenuto le e-mail da Keller Postman LLC, lo studio legale che rappresenta i querelanti in una class action federale contro Kenvue.
La J&J ha prodotto il Tylenol fino al 2023, quando ha trasferito la produzione a Kenvue, un’azienda separata.
Le rivelazioni via e-mail seguono l’annuncio fatto la scorsa settimana dal presidente Donald Trump secondo cui le donne incinte non dovrebbero assumere Tylenol e l’annuncio della FDA che aggiungerà avvertenze ai prodotti contenenti paracetamolo.
Le etichette aggiornate dei prodotti avvertiranno che il paracetamolo può essere associato a un rischio maggiore di patologie neurologiche, tra cui autismo e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), nei bambini. La FDA ha affermato che informerà anche i medici e il pubblico di questo rischio.
I media tradizionali e le organizzazioni sanitarie pubbliche hanno attaccato gli avvertimenti come infondati o esagerati. Alcune organizzazioni giornalistiche hanno citato scienziati – come l’epidemiologa dell’Università del Massachusetts Ann Bauer – che hanno pubblicato studi che identificano il legame tra Tylenol e autismo e hanno chiesto avvertimenti, ma che ora stanno pubblicamente ritrattando le loro preoccupazioni.
Tuttavia, il Daily Caller ha scoperto che, nonostante la confusione nei media e tra gli esperti di salute pubblica, le e-mail mostrano che già nel 2008 i dirigenti di J&J erano preoccupati in privato per la presenza di prove attendibili di un possibile collegamento tra autismo e paracetamolo. Hanno riconosciuto il collegamento in un’e-mail e hanno suggerito ulteriori indagini.
Le meta-analisi interne della FDA condivise con The Defender mostrano che l’agenzia aveva valutato per anni l’aggiunta di nuovi avvertimenti sugli effetti collaterali del paracetamolo nei bambini.
Nel 2019, gli scienziati della FDA hanno condotto una meta-analisi che ha rilevato disturbi urogenitali nei neonati collegati al farmaco. Gli scienziati hanno anche notato collegamenti con problemi di neurosviluppo. Nel 2022, la FDA ha condotto un’altra meta-analisi che ha rilevato un collegamento con l’ADHD.
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I produttori del Tylenol hanno monitorato attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che mostrano un collegamento con l’autismo
La Daily Caller News Foundation ha ricevuto email risalenti a oltre un decennio fa, che indicavano che i responsabili aziendali di J&J erano stati allertati del possibile legame tra paracetamolo e disturbi neurologici. Le email mostravano che J&J aveva persino preso in considerazione l’idea di proseguire la ricerca, ma poi aveva deciso di non farlo.
Il punto vendita ha anche ottenuto un’e-mail del 2012 di Leslie Shur, responsabile della divisione J&J che monitora gli effetti collaterali, in cui si riconosceva un altro reclamo da parte di un consumatore in merito al problema, e un’e-mail del 2014 in cui si dimostrava che il problema era stato sollevato con l’amministratore delegato Alex Gorsky, il cui nome è scritto in modo errato nell’e-mail.
Secondo la giornalista Emily Kopp, autrice dell’articolo del Daily Caller:
«I produttori di Tylenol hanno seguito attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che hanno riscontrato un’associazione tra l’assunzione del farmaco di successo in gravidanza e nell’infanzia e il rischio di autismo, come dimostrano altri documenti aziendali».
Una presentazione interna del 2018, definita dall’azienda «riservata e riservata», riconosce che gli studi osservazionali mostrano un’associazione «piuttosto coerente» tra l’esposizione prenatale al Tylenol e i disturbi dello sviluppo neurologico.
Un’altra diapositiva della presentazione riconosce che meta-analisi più ampie, ovvero revisioni che riassumono più studi scientifici, hanno riscontrato un’associazione, ma sottolinea i punti deboli di questi studi, come le variabili confondenti e la soggettività nella misurazione dei tratti autistici.
Un portavoce di Kenvue ha dichiarato al Daily Caller che l’azienda ritiene che non vi sia «alcun nesso causale tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo» e che i suoi prodotti sono «sicuri ed efficaci» se utilizzati come indicato sull’etichetta.
Kopp ha fatto notare che il sito web dell’azienda afferma anche che «dati scientifici credibili e indipendenti continuano a non dimostrare alcun collegamento provato tra l’assunzione di paracetamolo e l’autismo» e che «non esiste alcuna scienza credibile che dimostri che l’assunzione di paracetamolo causi l’autismo».
Tuttavia, ha scoperto che le e-mail interne mostravano dipendenti che discutevano di uno studio del 2018 e di uno del 2016, i quali concludevano entrambi che le donne incinte avrebbero dovuto essere messe in guardia sui possibili effetti dell’assunzione di Tylenol durante la gravidanza.
Ha trovato anche delle email in cui si diceva che J&J aveva preso in considerazione la possibilità di finanziare studi sul possibile collegamento tra Tylenol e autismo, ma aveva deciso di non «esporsi», temendo che i propri studi potessero confermare i risultati.
Secondo Kopp:
L’azienda ha inoltre condotto una ricerca che ha definito «ascolto sociale», monitorando le ricerche su Google e i post sui social media alla ricerca di prove su Tylenol e autismo da gennaio 2020 a ottobre 2023.
«L’azienda ha avviato la ricerca sulle tendenze dei social media dopo la pubblicazione nel 2021 di un invito all’azione sul Tylenol su Nature Reviews Endocrinology da parte di 13 esperti statunitensi ed europei “alla luce delle gravi conseguenze dell’inazione”».
L’azienda ha scritto una revisione nel 2023, Project Cocoon, che segnalava preoccupazioni relative agli effetti collaterali urogenitali e neurologici dei farmaci nei neonati, che i dirigenti hanno notato riguarda «ogni aspetto del marchio», ha scritto Kopp.
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Anche la FDA è preoccupata per le crescenti prove
Secondo lo psichiatra David Healy, la FDA ha iniziato a preoccuparsi anche per le crescenti prove di un legame tra paracetamolo e disturbi dello sviluppo neurologico, a partire da una pubblicazione su JAMA Pediatrics nel 2014 e seguita da diverse importanti pubblicazioni negli anni successivi.
Healy è un testimone esperto in un caso contro Kenvue e Safeway , sostenendo che non hanno avvisato adeguatamente i consumatori del rischio di autismo o ADHD derivante dall’esposizione prenatale al farmaco.
Documenti del 2019 e del 2022, resi disponibili tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act associate alla causa e condivisi con The Defender, mostrano che, sulla base di una meta-analisi della letteratura pubblicata, la FDA ha identificato collegamenti coerenti tra paracetamolo e rischi sia urogenitali che neurologici.
Già nel 2019, gli autori di uno studio della FDA avevano raccomandato di rivedere le etichette per consigliare alle donne incinte di «fare attenzione all’uso occasionale di paracetamolo quando non è strettamente necessario per il dolore o per altri scopi».
Il documento del 2022, incentrato principalmente sui risultati neurologici, afferma che, nonostante i limiti dello studio, le meta-analisi e altre ricerche hanno costantemente riscontrato collegamenti tra paracetamolo e ADHD e, di conseguenza, «potrebbe essere prudente, come misura precauzionale…» Tuttavia, il resto della raccomandazione è redatto.
Healy ha affermato che le rivelazioni di Weinstein e di altri che lavorano con J&J sono particolarmente significative perché le case farmaceutiche hanno la responsabilità di informare i consumatori quando sanno che un farmaco potrebbe essere collegato a un evento avverso.
«L’onere di avvertire non sorge quando c’è una chiara correlazione causa-effetto», ha affermato Healy. «Sorge quando ci sono motivi per ritenere che potrebbe esserci un problema».
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Immagine di Katy Warner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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