Internet
I BRICS dovrebbero creare la propria Internet: l’idea del deputato russo

La Russia dovrebbe sviluppare un’internet alternativa in collaborazione con gli altri paesi BRICS, ha proposto il primo vicepresidente del comitato di controllo della Duma di Stato, Dmitrij Gusev.
Secondo un documento visionato da RIA Novosti, il funzionario ha presentato una richiesta per lavorare alla creazione di «un unico cyberspazio BRICS+ inclusivo» a Maksut Shadaev, capo del Ministero russo dello sviluppo digitale, delle comunicazioni e dei mass media.
La proposta di sviluppare «un’Internet in cui prevalgano i valori tradizionali e la bontà» potrebbe essere attuata «utilizzando le capacità tecniche, organizzative e di civiltà comuni all’intera associazione».
Secondo Gusev, il 5° Forum municipale internazionale BRICS+, attualmente in corso nella città russa di San Pietroburgo, è una buona opportunità per discutere di un Internet unificato per i paesi BRICS.
I BRICS attualmente comprendono Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, ma a gennaio si aggiungeranno Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Si prevede che il gruppo allargato, denominato BRICS+, rappresenterà quasi la metà del PIL globale entro il 2040, scrive RT.
All’inizio di questa settimana, anche il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto cambiamenti nel modo in cui funziona Internet a livello globale, a beneficio delle persone di tutti i Paesi.
«Sosteniamo di dare priorità allo sviluppo e alla costruzione di un cyberspazio più inclusivo e prospero», ha affermato alla cerimonia di apertura del vertice di Wuzhen della Conferenza mondiale su Internet del 2023.
Costituire un’alternativa a Internet potrebbe consentire ai Paesi di sopravvivere al grande attacco informatico globale che in tanti temono e di cui Klaus Schwab e il World Economic Forum parlano spesse volte, e di cui abbiamo avuto qualche assaggio di recente, come nel caso del misterioso blocco degli aeroporti di qualche mese fa.
Come riportato da Renovatio 21, un attacco alle infrastrutture della rete globale non è più complesso di quello che ha distrutto i gasdotti Nord Stream un anno fa.
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Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
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