Cancro
«Ho donato i miei ovuli e ho avuto in cambio il cancro al quarto stadio»
Maggie era una giovane studentessa universitaria dagli occhi brillanti quando è stata reclutata per la prima volta come donatrice di ovociti. Si è iscritta con entusiasmo per donare i suoi ovuli con il desiderio di aiutare le famiglie mentre metteva via qualche soldo per il suo futuro. Invece, ha avuto in cambio un carcinoma duttale invasivo al quarto stadio, una diagnosi che è certa di aver acquisito come risultato di più cicli di donazione di ovociti.
La sua dolorosa esperienza è stata documentata nel nostro documentario del 2015 Maggie’s Story.
Si è iscritta con entusiasmo per donare i suoi ovuli con il desiderio di aiutare le famiglie mentre metteva via qualche soldo per il suo futuro. Invece, ha avuto in cambio un carcinoma duttale invasivo al quarto stadio
Dopo aver combattuto contro il cancro e il completamento della chemioterapia, Maggie è tornata a scuola per prendere un master in consulenza relazionale e il suo obiettivo è lavorare con i clienti con diagnosi di cancro e altre malattie. A giugno festeggerà cinque anni di remissione dal tumore.
Maggie non è mai stata informata dei rischi che la donazione di ovociti rappresentava per la sua salute e il suo benessere. È stata usata ripetutamente per il guadagno degli altri, ma quando le cose sono andate male, è stata lasciata da sola a navigare tra test, trattamenti, interventi chirurgici e una prognosi sconosciuta.
Maggie’s story è un cortometraggio documentario prodotto dal californiano Center for Bioethics and Culture (CBC); si tratta di una sorta di sequel del loro film, sempre del CBC, Eggsploitation. Racconta la storia di una donna di 33 anni che vive nello stato di Washington a cui piace il suo lavoro come operatore di emergenza perché le piace aiutare gli altri nei loro momenti difficili.
Maggie durante i suoi 20 anni ha donato ovuli per un totale di dieci volte.
Maggie durante i suoi 20 anni ha donato ovuli per un totale di dieci volte.
Quando ha scoperto di avere un cancro al seno al quarto stadio che si è diffuso al fegato e alle ossa il suo oncologo si è sorpreso, data la sua età e la mancanza di altri fattori di rischio: si tratta una forma di cancro così aggressiva.
Il medico aveva evitato la domanda, ma in seguito avrebbe detto che «ci sono informazioni per dire che l’esposizione a queste cose può provocare alcuni tipi di cancro, o almeno aumentare le tue possibilità»
Quando Maggie ha chiesto al dottore se la donazione degli ovuli potesse essere la causa del suo cancro, il medico aveva evitato la domanda, ma in seguito avrebbe detto che «ci sono informazioni per dire che l’esposizione a queste cose può provocare alcuni tipi di cancro, o almeno aumentare le tue possibilità».
Maggie racconta come è diventata una donatrice di ovociti dopo aver parlato con una donna che aveva subito una fecondazione in vitro fallita, che le ha detto che la clinica che usava era sempre alla ricerca di donatori. Dopo lunghi colloqui e test medici, Maggie è diventata una donatrice di ovociti. Si è sentita fortunata a poter donare i suoi ovuli , come se si fosse qualificata come concorrente di X Factor. Per essi è stata pagata $ 1600.
Maggie ricorda che l’infermiera aveva detto di essere riuscita a recuperare «molti ovuli» con una sorta di processo di «superovulazione» che arriva a produrre 25 ovociti. Si era sentita felice di produrre così tanti ovuli perché pensava che ciò significasse che il ricevente poteva congelarne alcuni per un altro ciclo di fecondazione in vitro, e non era consapevole che il destinatario poteva vendere gli ovuli inutilizzati che aveva donato.
Secondo Maggie, c’era solo un modulo di divulgazione del rischio di una pagina che le veniva chiesto di firmare ogni volta che faceva una donazione. L’unico accenno al cancro era un paragrafo di due righe in cui si affermava che negli anni ’70 si pensava che l’esposizione a questi farmaci potesse portare al cancro ovarico, ma che da allora si è dimostrato falso.
l’infermiera aveva detto di essere riuscita a recuperare «molti ovuli» con una sorta di processo di «superovulazione» che arriva a produrre 25 ovociti. Non era consapevole che il destinatario poteva vendere gli ovuli inutilizzati che aveva donato
Mentre stava donando in una seconda clinica, hanno trovato cellule precancerose, che la clinica ha poi rimosso e Maggie ha continuato a donare. In una successiva donazione ha scoperto un nodulo al seno ed è stata indirizzata a un altro medico per una mammografia, che le è stato detto che tutto andava bene.
Circa tre mesi dopo, ha consultato il suo medico di base, che le ha confermato di avere il cancro al seno. Maggie sente di essere stata sfruttata e che il prezzo che ha pagato era troppo alto. Racconta che un’infermiera le disse che avrebbe potuto chiedere più soldi alla clinica ma che non lo aveva fatto perché voleva donare per aiutare gli altri, non per guadagno finanziario.
«Chiunque sia stato nutrito con la menzogna che la donazione di ovociti è sicura ed etica guardi questo film – ha detto Julie Bindel, giornalista, autrice e attivista femminista – Il danno va oltre le conseguenze sulla salute fisica e mentale. La commercializzazione di qualsiasi parte del corpo di una donna è sempre dannosa».
«La storia di Maggie è uno sguardo devastante sul lato oscuro nascosto dell’industria della fertilità e sui pericoli che i donatori di ovociti non si rendono conto di affrontare. È un promemoria che la commercializzazione del corpo umano può avere conseguenze permanenti » ha detto Scott Carney, autore della ricerca sul traffico di organi e di bambini The Red Market: On the Trail of the World’s Organ Brokers, Bone Thieves, Blood Farmers, and Child Traffickers.
Il suo caso illustra la manipolazione mercenaria di una giovane donna generosa e di buon cuore che ha ricevuto una miseria in compenso per una merce molto preziosa: i suoi ovuli. Maggie si è presa i rischi. La clinica, i soldi
La storia di Maggie è un’altra storia ammonitrice della zona grigia scientifica ed etica della riproduzione assistita. Il suo caso illustra la manipolazione mercenaria di una giovane donna generosa e di buon cuore che ha ricevuto una miseria in compenso per una merce molto preziosa: i suoi ovuli. Maggie si è presa i rischi. La clinica, i soldi.
Cancro
Riappare la principessa Caterina. Con il cancro. La rete si chiede come le sia venuto
La principessa del Galles Caterina, sposa del principe erede al trono britannico Guglielmo, ha pubblicato venerdì un video in cui riappare dopo essere sparita dalle scene per mesi e dopo la debacle della foto di famiglia data ai giornali ma da questi infine respinta perché pesantemente ritoccata.
Nel delicato video dai colori primaverili la principessa britannica apertis verbis di una recente diagnosi di cancro e del trattamento chemioterapico.
«Ho avuto un fantastico team medico che si è preso molta cura di me e di questo sono molto grata», ha dichiarato Middleton in un messaggio pubblicato su X.
A message from Catherine, The Princess of Wales pic.twitter.com/5LQT1qGarK
— The Prince and Princess of Wales (@KensingtonRoyal) March 22, 2024
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«A gennaio ho subito un importante intervento chirurgico addominale a Londra. E all’epoca si pensava che la mia condizione non fosse cancerosa. L’intervento ha avuto successo, tuttavia i test effettuati dopo l’operazione hanno rilevato che era presente un cancro».
«La mia équipe medica mi ha quindi consigliato di sottopormi a un ciclo di chemioterapia preventiva», ha continuato. «E ora sono nelle prime fasi di quel trattamento. Questo ovviamente è stato un enorme shock. E Guglielmo e io abbiamo fatto tutto il possibile per elaborare e gestire questa cosa in privato per il bene della nostra giovane famiglia».
Nelle immagini la principessa esibisce un’apparenza più o meno normale, in linea con l’immagine che ha dato per anni, molto lontana dalle fattezze gonfia della persona le cui foto teoricamente paparazzate erano uscite qualche settimana fa dopo l’operazione chirurgica.
Si tratta della seconda diagnosi di cancro che colpisce direttamente il trono di Albione. Poche settimane fa era stato lo stesso re Carlo III a dichiarare di avere un tumore.
Sui social media, alcuni sospettano che il cancro reale possa essersi sviluppato a causa del vaccino COVID, che è accusato da diversi medici di aver contribuito all’aumento delle diagnosi di cancro, creando casi particolarmente aggressivi chiamati «turbocancri».
NEWS: I've been very concerned about Kate Middleton being COVID-19 Vaccine Injured. I may have been correct.
If The Princess of Wales @KensingtonRoyal had COVID-19 mRNA Vaccines and then developed cancer, this could indeed be COVID-19 mRNA Vaccine Induced Turbo Cancer.
Because… https://t.co/6xEDp6VVtT
— William Makis MD (@MakisMD) March 22, 2024
Breaking: Princess Kate has revealed that she has cancer. She has started chemotherapy. Unfortunately, she was fully vaccinated just as I told you all along. #TurboCancer. pic.twitter.com/EqQ33cVVro
— Erin Elizabeth Health Nut News 🙌 (@unhealthytruth) March 22, 2024
La principessa Caterina aveva fatto notizia dopo aver fatto il suo primo vaccino COVID, cosa che probabilmente ha influenzato migliaia di inglesi a seguirne l’esempio.
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A quelli che sostengono che l’élite mondialista potrebbe essersi mostrata in scene di vaccinazione con sieri fasulli, ricordiamo che la famiglia reale britannica ha una storia di fanatismo vaccinale tale da aver portato persino alla morte di un principino.
I reali britannici infatti non si sono tirati indietro quando arrivarono le prime forme di vaccinazione, allora detta «variolazione», o «inoculazione». Il principe Alfredo di Gran Bretagna (1780–1782), quattordicesimo figlio nonché nono e più giovane figlio maschio di re Giorgio III e della sua regina consorte, Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nel 1782 si ammalò dopo la sua procedura di inoculazione contro il vaiolo.
La regina Carlotta, la madre del piccolo Alfredo, fu una sostenitrice per tutta la vita dell’inoculazione e fece sottoporre i figli reali alla procedura. La variolazione divenne popolare in Gran Bretagna quando le figlie del re Giorgio II, allora principe di Galles, si sottoposero alla procedura nel 1721.
Nel 1782, il principe Alfredo fu vaccinato contro il vaiolo. L’inoculazione ha avuto un effetto negativo sulla salute del principe. Il viso e le palpebre di Alfred soffrivano di eruzioni causate dall’inoculazione e anche il suo petto era in pessime condizioni. All’inizio di luglio di quell’anno, sembrava che Alfredo stava iniziando a riprendersi ma, più tardi quel mese, le sue condizioni peggiorarono al punto che non era in grado di camminare.
I medici riuniti per discutere della salute del principe conclusero che al ragazzo restavano solo poche settimane di vita. Dopo aver sofferto attacchi di febbre e continui problemi al petto, il principe Alfredo morì tra le quattro e le cinque del pomeriggio del 20 agosto, a Lower Lodge, Windsor Great Park, un mese prima del suo secondo compleanno.
L’abbraccio che eseguono sulle pratiche di mediche oscure e mortifere va oltre quello che si può immaginare. Secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story, la cosiddetta Regina madre si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. Sua altezza, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, quindi, sarebbe nata così.
Come riportato da Renovatio 21, re Giorgio V, il nonno di Elisabetta, fu di fatto eutanatizzato dal suo medico di corte, Lord Bertrand Dawson, grande sostenitore della dolce morte.
La principessa Caterina, prima che dai paparazzi e dalle malattie, dovrebbe forse guardarsi dalle pratiche di Necrocultura radicate nella sua famiglia.
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Cancro
Il Dottor Hamer è la vera eredità del principe Savoia
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Cancro
Il re britannico annunzia di avere il cancro
A re Carlo è stata diagnosticata una forma di cancro, ha annunciato lunedì Buckingham Palace.
In una dichiarazione, il Palazzo ha affermato che il problema di salute è stato scoperto durante la recente visita in ospedale del re per la sua prostata ingrossata. «Successivi test diagnostici hanno identificato una forma di cancro», si legge nella dichiarazione, sottolineando che non si trattava di cancro alla prostata.
Non sono state fornite ulteriori informazioni sull’esatto tipo di cancro, sul suo stadio o sulla sua prognosi.
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«Sua Maestà ha iniziato oggi un programma di trattamenti regolari, durante il quale i medici gli hanno consigliato di rinviare i suoi impegni pubblici. Durante questo periodo, Sua Maestà continuerà a occuparsi degli affari statali e delle pratiche burocratiche ufficiali come al solito», si legge nella dichiarazione.
Il monarca rimane «totalmente positivo riguardo al suo trattamento» e non vede l’ora di «tornare al pieno servizio pubblico il prima possibile», ha aggiunto.
Il re ha deciso di rendere pubblica la sua diagnosi per evitare «speculazione» e per aumentare la consapevolezza sul cancro «per tutti coloro che in tutto il mondo» sono colpiti dalla malattia, ha aggiunto il palazzo.
Carlo è salito al trono britannico all’età di 73 anni l’8 settembre 2022, succedendo a sua madre, la regina Elisabetta II, dopo oltre 70 anni di regno.
La storia indica che i reali britannici non si sono mai risparmiati riguardo le novità in termini di tecnica medica.
Come riportato da Renovatio 21, re Giorgio V, il nonno di Elisabetta, fu di fatto eutanatizzato dal suo medico di corte, Lord Bertrand Dawson, grande sostenitore della dolce morte.
Su un altro fronte di innovazioni biomedica presso la Casa Reale, secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story, la cosiddetta Regina madre si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. Sua altezza, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, quindi, sarebbe nata così.
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I reali britannici non si tirarono indietro soprattutto quando arrivarono le prime forme di vaccinazione, allora detta «variolazione», o «inoculazione». Il principe Alfredo di Gran Bretagna (1780–1782), quattordicesimo figlio nonché nono e più giovane figlio maschio di re Giorgio III e della sua regina consorte, Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nel 1782 si ammalò dopo la sua procedura di inoculazione contro il vaiolo.
La regina Carlotta, la madre del piccolo Alfredo, fu una sostenitrice per tutta la vita dell’inoculazione e fece sottoporre i figli reali alla procedura. La variolazione divenne popolare in Gran Bretagna quando le figlie del re Giorgio II, allora principe di Galles, si sottoposero alla procedura nel 1721.
Nel 1782, il principe Alfredo fu vaccinato contro il vaiolo. L’inoculazione ha avuto un effetto negativo sulla salute del principe. Il viso e le palpebre di Alfred soffrivano di eruzioni causate dall’inoculazione e anche il suo petto era in pessime condizioni. All’inizio di luglio di quell’anno, sembrava che Alfredo stava iniziando a riprendersi ma, più tardi quel mese, le sue condizioni peggiorarono al punto che non era in grado di camminare.
I medici riuniti per discutere della salute del principe conclusero che al ragazzo restavano solo poche settimane di vita. Dopo aver sofferto attacchi di febbre e continui problemi al petto, il principe Alfredo morì tra le quattro e le cinque del pomeriggio del 20 agosto, a Lower Lodge, Windsor Great Park, un mese prima del suo secondo compleanno.
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Immagine di Copyright House of Lords 2022 / Photography by Annabel Moeller via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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