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Guerra di spie: Pechino condanna il leader di una comunità patriottica cinese all’estero

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
I media ufficiali cinesi danno ampio risalto alla vicenda di Shing-Wan Leung, 78enne alla sbarra con l’accusa di essere al soldo degli Stati Uniti. Nel Regno Unito individuate due persone che spiavano per conto di Pechino, una delle quali dall’interno del Parlamento di Londra. Per Pechino la sicurezza nazionale è quella del partito e di Xi Jinping.
Un leader di una comunità filo-governativa d’oltremare cinese è stato condannato all’ergastolo nel maggio scorso, nel quadro di una vicenda di spionaggio emersa solo di recente in tutta la sua portata e rilanciata con ampia eco da Pechino.
Secondo le autorità cinesi John Shing-Wan Leung (梁成运), 78 anni, sarebbe diventato informatore di un’agenzia di Intelligence statunitense e avrebbe organizzato trappole sessuali finalizzate all’attività di spionaggio per oltre 30 anni. Nel frattempo, i media britannici hanno riferito che altre due persone sono accusate di essere spie al servizio delle autorità cinesi.
Il ministero cinese della Sicurezza di Stato, una delle principali agenzie di Intelligence del dragone, ha pubblicato un articolo sul social network cinese WeChat riguardante un caso di spionaggio. Nel post si legge che John Shing-Wan Leung è stato reclutato da un’agenzia di intelligence statunitense nel 1989 ed è stato pagato mille dollari al mese, più relativi bonus.
Gli Stati Uniti lo hanno premiato per il suo lavoro, durante il quale egli avrebbe utilizzato il sesso per costringere funzionari cinesi caduti nella sua rete a tradire il proprio Paese.
Per il ministero Leung avrebbe ripetutamente spiato i dipartimenti e le organizzazioni cinesi presenti in territorio statunitense e monitorato l’attività di cittadini cinesi negli USA. Egli avrebbe portato le proprie «vittime» in ristoranti e alberghi all’interno dei quali erano piazzati oggetti per lo spionaggio, organizzando trappole sessuali per raccogliere informazioni.
Leung è anche accusato di aver truffato le persone incappate nella sua rete, poi incastrate mediante la fabbricazione di «prove» false di attività di spionaggio.
Per migliorare l’immagine e l’influenza di Leung, spiega l’articolo di cronaca che rilancia fonti ministeriali, i servizi segreti statunitensi ne avrebbero falsificato il curriculum, fra cui l’istruzione nel Regno Unito, esperienza lavorativa all’ONU e partecipazione alla guerra in Vietnam.
Il 78enne era diventato leader di diverse organizzazioni della comunità cinese all’estero sempre grazie ai fondi forniti dagli Stati Uniti, che gli avrebbero poi ordinato di tornare in Cina per fare donazioni e crearsi un’immagine di «filantropo patriottico». In particolare, durante la fase più cruenta della pandemia di COVID-19 egli si sarebbe recato nella Cina continentale passando per Hong Kong, con diversi documenti a scopo di spionaggio.
Leung si è fatto conoscere come un leader pro-Pechino all’interno della comunità cinese negli Stati Uniti e in rete circolano alcune sue foto mentre viene ricevuto da leader cinesi del passato, fra cui una immagine con l’ex presidente Hu Jintao e l’ex ministro degli Esteri Yang Jiechi.
Secondo quanto riportato in passato dai media ufficiali cinesi, Leung, doppia cittadinanza di Hong Kong e USA, era in linea con l’ideologia di Pechino e sosteneva apertamente la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, opponendosi al contempo all’indipendenza di Taiwan e mantenendo uno stretto legame con il consolato cinese di Huston.
In Cina, i processi relativi a casi di spionaggio e riguardanti la sicurezza nazionale non sono aperti al pubblico. Gli Stati Uniti non hanno ancora protestato contro la mancanza di trasparenza e il trattamento di Leung. Anche la famiglia e gli amici dell’uomo tacciono sul caso, mentre analisti ed esperti ritengono che egli possa essere un agente doppiogiochista, sacrificato dalle autorità cinesi nella guerra di spionaggio con gli Stati Uniti.
Sempre a maggio Liang Litang (梁利堂), leader pro-Pechino della comunità cinese di Boston, era stato arrestato dall’FBI con l’accusa di monitorare gli attivisti. Un mese prima del fermo, ad aprile, due persone originarie della provincia del Fujian erano state arrestate per aver gestito una stazione segreta di polizia cinese a New York. A differenza dei casi in Cina, Washington ha rivelato più dettagli e prove sulle spie cinesi.
Vale qui ricordare che se da un lato le autorità cinesi ricorrono raramente all’ergastolo di un cittadino straniero, dall’altro negli ultimi mesi Pechino ha rafforzato la repressione dello spionaggio e approvato una legge sul controspionaggio che ha ampliato la definizione di attività e i le possibilità di intervento statale, causando disordini e tensione tra le aziende straniere nel Paese.
Allo tempo stesso le spie cinesi hanno reso più nervosi i governi in Occidente. Il quotidiano britannico The Sunday Times ha reso noto che un ricercatore parlamentare, Chris Cash, in contatto con una serie di alti esponenti conservatori, è stato arrestato per presunta attività di spionaggio a favore di Pechino.
Il premier britannico Rishi Sunak ha espresso preoccupazione per le spie cinesi e ne ha denunciato le interferenze in Parlamento durante il vertice del G20 nel fine settimana scorso, quando ha incontrato l’omologo cinese Li Qiang, mentre la Cina nega le accuse di Londra.
Negli ultimi mesi, Pechino ha rafforzato la propaganda contro lo spionaggio e il ministero della Sicurezza di Stato ha annunciato che per contrastarlo serve «la mobilitazione dell’intera società». Il governo ha incoraggiato tutti i cittadini a denunciare le spie nelle vicinanze, arrivando persino a chiedere ai bambini di denunciare i propri genitori.
Le direttive delle autorità cinesi sono chiare: la sicurezza nazionale è la sicurezza del Partito comunista e di Xi Jinping.
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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.
Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.
Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»
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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».
«L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.
Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».
«Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.
Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.
Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.
Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.
Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.
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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.
Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di Panama, Groenlandia, Canada, e perfino il Messico.
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Immagine screenshot da Twitter
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Il vertice del KGB bielorusso parla dei colloqui con gli USA

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La Danimarca vuole vietare i social agli adolescenti

Il governo danese ha annunciato l’intenzione di vietare l’uso di diverse piattaforme di social media ai minori di 15 anni, come dichiarato dal primo ministro Mette Frederiksen.
Nel suo discorso al parlamento di martedì, Frederiksen ha espresso preoccupazione per l’impatto dei social media sui giovani. «I telefoni cellulari… stanno rubando l’infanzia dei nostri figli», ha affermato, aggiungendo che «abbiamo scatenato un mostro», notando che quasi tutti gli studenti danesi di seconda media, generalmente tra i 13 e i 14 anni, possiedono già un cellulare.
Tuttavia, il primo ministro non ha fornito dettagli specifici sul divieto proposto, né su come sarà implementato o quali piattaforme saranno coinvolte.
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La decisione arriva in concomitanza con un rapporto sul benessere commissionato dal governo, che ha rivelato che il 94% dei giovani danesi aveva un profilo sui social media prima dei 13 anni, nonostante le restrizioni sull’età minima di molte piattaforme. Il rapporto ha anche evidenziato che i bambini tra i 9 e i 14 anni trascorrono in media circa tre ore al giorno su TikTok e YouTube.
Un rapporto del 2025 dell’Autorità danese per la concorrenza e i consumatori ha mostrato che il 10% dei giovani utenti spesso si pente del tempo trascorso online, il 21% ha difficoltà a disconnettersi e il 29% supera il tempo che intendeva dedicare alle piattaforme preferite.
Secondo Statista, nel 2024 Facebook è rimasto il social network più utilizzato in Danimarca, con l’83% della popolazione, seguito da Instagram al 65%, Snapchat al 51% e TikTok al 34%.
Nel 2024, un’iniziativa popolare, sostenuta da 50.000 firme, ha proposto di vietare TikTok, Snapchat e Instagram ai minori. A febbraio, seguendo le raccomandazioni della Commissione per il benessere, la Danimarca ha introdotto misure per vietare i telefoni cellulari nelle scuole.
Come riportato da Renovatio 21, uno studio emerso pochi mesi fa prova che i social danneggiano soprattutto il sonno e la salute mentale delle bambine.
Uno studio sui comportamenti salutari nei bambini in età scolare, supportato dall’OMS, ha rilevato che nel 2022 l’11% degli adolescenti in Europa, Asia centrale e Canada ha riportato un uso problematico dei social media, in netto aumento rispetto al 7% del 2018. Questo comportamento simile alla dipendenza, caratterizzato da perdita di controllo, sintomi di astinenza e conseguenze negative sulla vita, era più comune tra le ragazze (13%) rispetto ai ragazzi (9%).
Come riportato da Renovatio 21, vari studi hanno mostrato che gli smartfoni sono collegati ad ansia e depressione negli adolescenti.
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Come riportato da Renovatio 21, in questi ultimi mesi sono stati condotti anche studi sulla confisca degli smartphoni a giovani con personalità narcissitica.
Come riportato da Renovatio 21, un altro studio sul tema di pochi anni fa spiegava che il tempo che trascorriamo sul telefono potrebbe minacciare la nostra salute a lungo termine. Un numero crescente di prove suggerisce che il tempo che passiamo sui nostri smartphone interferisce con il sonno, autostima, relazioni, memoria, capacità di attenzione, creatività, produttività e capacità di risoluzione dei problemi e decisionali.
Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone.
Vi è da considerare anche il problema del tracciamento delle attività dei ragazzi, perché lo spionaggio permesso alle app è, secondo CHD, di «scala scioccante».
Curiosamente, anche il governo italiano ha definito lo smartphone per gli studenti come una droga «non diversa dalla cocaina».
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