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Green pass, lavoratori che pagano i danni alle aziende: sul serio?

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Un piano per vaccinarli tutti. Appurato per stessa ammissione del Governo; il green pass serve a forzare le persone al vaccino. Si profilano all’orizzonte scenari di pura follia.


In questi giorni sta emergendo anche sui giornali mainstream come il 15 ottobre porterà verso il caos.

 

Il motivo è semplice, comprensibile con un calcolo da seconda elementare: ad oggi ci sono 3-4 milioni di lavoratori che hanno scelto di non vaccinarsi. Assumendo che costoro dal 15 ottobre per lavorare progettino di fare i tamponi, sono minimo 3 tamponi a settimana.

 

Il sistema sanitario italiano non può reggere 12 milioni di tamponi settimanali; il massimo numero di tamponi settimanali sostenibili è stimato a circa 2 milioni

Ora, il sistema sanitario italiano non può reggere 12 milioni di tamponi settimanali; il massimo numero di tamponi settimanali sostenibili è stimato a circa 2 milioni.



I governatori leghisti e la Confindustria  a pochi giorni dal D-Day hanno realizzato che subiranno danni economici enormi, avendo milioni di lavoratori che resterebbero sospesi poiché sprovvisti di tampone.

 

Una paralisi dell’economia; è come se l’obbligo di green pass sul lavoro causasse di fatto uno sciopero generale perenne.

 

Una paralisi dell’economia; è come se l’obbligo di green pass sul lavoro causasse di fatto uno sciopero generale perenne

Si consideri che anche nelle forze armate, il 20% è attualmente sprovvisto di vaccinazione, e dovrebbe fare affidamento sulla disponibilità dei tamponi per ottenere il green pass.

 

Non solo:, la sospensione dal lavoro per mancanza di green pass è giuridicamente un autogoal; infatti rende di fatto possibile una specie di sciopero generale anche per le categorie precettabili:  l’autista di mezzi pubblici o il poliziotto sprovvisti di green passs si farebbero sospendere dal lavoro, ma non sarebbero precettabili. Né, quindi, sanzionabili.

 

La situazione non cambierebbe nemmeno se la validità dei tamponi venisse estesa da 48 a 72 ore. Con buona pace di Zaia che probabilmente necessita  di un ripassino delle proporzioni.

 

Il punto nodale è che i lavoratori sospesi non potrebbero essere nemmeno forzati a farsi il tampone, perché mancano proprio i tamponi disponibili. Quindi si profila uno scenario dove la carenza di tamponi spinge di fatto verso un aut-aut: o ti vaccini o non lavori.  Ed è solo colpa tua.

 

I lavoratori sanno che potrebbero avere il coltello dalla parte del manico: se fossero disponibili a rinunciare a 2 settimane di stipendio, potrebbero semplicemente aspettare la paralisi dell’economia del Paese. O meglio, aspetterebbero di vedere il Governo che si dà la zappa sui piedi.

 

Ed ecco la mossa «geniale» della Confindustria che arriva in supporto all’autorete del governo Draghi: far pagare i «danni  aziendali» ai lavoratori sospesi

Ed ecco la mossa «geniale» della Confindustria che arriva in supporto all’autorete del governo Draghi. Introdurre sanzioni ai lavoratori, sanzioni che non sono previste –né potrebbero esserlo– dal decreto legge.

 

Sembrerebbe uno scherzo, ma nel parla Il Messaggero del 12 ottobre in prima pagina: far pagare i «danni  aziendali» ai lavoratori sospesi.

 

«I lavoratori del settore privato che non hanno il green pass saranno assenti ingiustificati. Resteranno a casa senza stipendio, ma non potranno essere sanzionati o licenziati. Eppure potrebbero essere chiamati a risarcire i danni eventualmente causati all’impresa dal loro comportamento. L’indicazione emerge dalle circolari operative inviate dalla Confindustria a tutti gli associati in vista dell’obbligo di green pass nel mondo del lavoro che scatterà venerdì prossimo». (corsivo nostro)

 

«Nelle circolari di Confindustria vengono anche citati una serie di esempi nei quali la mancanza del Green pass potrebbe causare dei problemi all’impresa. Come per esempio l’assenza di quei lavoratori che operano nella sicurezza degli impianti, dall’antincendio alla gestione dell’emergenza, che potrebbe creare il blocco di interi reparti produttivi».

 

Non resterebbe che morire di fame e vendersi la casa o farsi vaccinare

«Dopo aver chiarito che il lavoratore non è licenziabile, viene precisato comunque che “l’azienda si riserva di valutare le eventuali conseguenze negative delle scelte personali sull’organizzazione del lavoro e sull’attività produttiva”».



Quindi, se anche un lavoratore volesse farsi il tampone, ma non ne trovasse disponibili, verrebbe sospeso e – invenzione della Confindustria – gli verrebbero addebitati i danni produttivi all’azienda.

 

In tal caso non gli resterebbe che morire di fame e vendersi la casa o farsi vaccinare.

 

 

Gian Battista Airaghi

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Politica

Brigitta Macron contro le femministe: «stupide stronze»

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La moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, ha provocato un’ondata di indignazione dopo aver definito le manifestanti femministe «salles connes», cioè «stupide stronze».

 

All’inizio di questa settimana è emerso un video (poi cancellato) in cui la first lady francese, domenica scorsa, chiacchierava in privato nel backstage con l’attore e comico ebreo sefardita Ary Abittan, in passato accusato di stupro. L’artista 51enne era in tournée per la prima volta dopo che i giudici istruttori avevano archiviato il caso per mancanza di prove.

 

La sera precedente, il collettivo femminista Nous Toutes («Tutte noi») aveva fatto irruzione nel suo spettacolo di cabaret: alcune attiviste, con maschere raffiguranti il volto dell’attore e la scritta «stupratore», si erano alzate in mezzo al pubblico gridando «Abittan stupratore» prima di essere accompagnate fuori.

 

Nel video trapelato, Abittan scherza sul fatto di sentirsi ancora nervoso, probabilmente temendo il ritorno delle manifestanti. Si sente chiaramente Brigitte Macron rispondere in tono scherzoso: «Se ci sono delle stupide stronze, le cacceremo via».

 

Martedì un portavoce dell’Eliseo ha spiegato che la first lady stava solo cercando di tranquillizzare l’attore e che il suo commento era diretto unicamente ai metodi radicali usati per interrompere lo spettacolo.

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Nonostante la precisazione, le reazioni sono state immediate e trasversali: politici di tutti gli schieramenti, attivisti e personalità del mondo del cinema hanno condannato le parole.

 

La segretaria nazionale dei Verdi, Marine Tondelier, le ha definite «estremamente gravi»; la senatrice LR Agnès Evren le ha giudicate «profondamente sessiste». Persino l’ex presidente François Hollande ha criticato la scelta lessicale della first lady. L’attrice Judith Godrèche, divenuta simbolo della lotta contro le violenze sessuali nel cinema francese dopo aver denunciato abusi subiti da minorenne, ha chiesto la fine di questi comportamenti nel settore culturale e ha pubblicato un breve messaggio su Instagram contro le dichiarazioni di Brigitte Macron. Il collettivo Nous Toutes ha poi trasformato la frase in un hashtag virale sui social.

 

Brigitta Macron era già finita al centro dell’attenzione nei mesi scorsi per una lunga vicenda giudiziaria legata alle teorie complottiste che la descrivono come transgender. Una sentenza di quest’anno ha condannato e multato le due donne che avevano diffuso la falsa notizia, riaccendendo il dibattito sulle molestie online contro le figure pubbliche.

 

Il caso aveva avuto risonanza internazionale dopo che la commentatrice americana Candace Owens ne aveva ripreso le accuse, per poi dichiarare che i Macron avessero ordinato il suo assassinio.

 

Come riportato da Renovatio 21, Macron aveva chiesto personalmente a Trump di intercedere con la Owens per farla smettere di parlare dell’incredibile teoria per cui la Brigitta sarebbe nata uomo.

 

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Immagine di Mélanie Praquin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Trump: Zelens’kyj deve indire le elezioni

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Il presidente statunitense Donald Trump ha invitato l’Ucraina a convocare elezioni, mettendo in dubbio le autentiche prerogative democratiche del Paese in un’intervista a Politico diffusa martedì.   Trump ha lanciato una nuova provocazione a Volodymyr Zelens’kyj, il cui quinquennio presidenziale è terminato a maggio 2024, ma che ha declinato di indire consultazioni elettorali presidenziali, invocando la legislazione di emergenza bellica.   Lo Zelens’kyj era stato scelto alle urne nel 2019 e, a dicembre 2023, ha annunciato che Kiev non avrebbe proceduto a elezioni presidenziali o legislative fintantoché perdurasse lo stato di guerra. Tale regime è stato decretato in seguito all’acutizzazione dello scontro con la Russia a febbraio 2022 e, da allora, è stato prorogato più volte dall’assemblea nazionale.   Trump ha dichiarato a Politico che la capitale ucraina non può più addurre il perdurante conflitto come pretesto per rinviare il suffragio. «Non si tengono elezioni da molto tempo», ha dichiarato Trump. «Sai, parlano di democrazia, ma poi si arriva a un punto in cui non è più una democrazia».   Rispondendo a un quesito esplicito sull’opportunità di un voto in Ucraina, Trump ha replicato «è il momento» e ha insistito che si tratta di «un momento importante per indire le elezioni», precisando che, pur «stiano usando la guerra per non indire le elezioni», gli ucraini «dovrebbero avere questa scelta».   Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha spesse volte dichiarato di considerare illegittimo il governo di Kiev, sostenendo quindi per cui firmare un accordo di pace con esso non avrebbe vera validità.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Tentativo di colpo di Stato in Benin

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Un gruppo di militari del Benin, paese dell’Africa occidentale, ha proclamato la propria ascesa al potere attraverso la tv di stato SRTB. Tuttavia, diverse fonti hanno indicato che un assalto alla residenza presidenziale è fallito.

 

I soldati hanno sfruttato la rete televisiva per annunciare la sospensione delle istituzioni nazionali e della Costituzione beninese, ordinando la chiusura di tutte le frontiere aeree, terrestri e marittime. Hanno designato il tenente colonnello Pascal Tigri come presidente del Comitato Militare per la Rifondazione (CMR), «a partire da oggi». In seguito, il segnale del canale è stato tagliato.

 

Il ministro degli Esteri del Benin, Olushegun Adjadi Bakari, ha riferito all’agenzia Reuters che «un piccolo gruppo» di militari ha orchestrato un tentativo di golpe, ma le truppe leali al presidente Patrice Talon sono al lavoro per ristabilire la normalità. «C’è un tentativo in corso, ma la situazione è sotto controllo… La maggior parte dell’esercito rimane fedele e stiamo riprendendo il dominio della faccenda», ha precisato.

 

Il governo ha poco fa diffuso un video in lingua francese per spiegare l’accaduto. A parlare è Sig. Alassane Seidou, ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza del Paese.

 

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«Cari concittadini, Nelle prime ore del mattino di domenica 7 dicembre 2025, un piccolo gruppo di soldati ha scatenato un ammutinamento con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica».

 

«La loro risposta ha permesso loro di mantenere il controllo della situazione e di sventare la manovra. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica. Pertanto, il Governo invita la popolazione a continuare a svolgere le proprie attività come di consueto».

 

A Cotonou, la principale città del Benin, si sono sentiti spari sin dalle prime ore di domenica, sebbene le voci di un colpo di stato non siano ancora verificate, ha dichiarato Maxim Meletin, portavoce dell’ambasciata russa nel paese africano, all’agenzia African Initiative.

 

«Dalle 7 del mattino, abbiamo rilevato colpi d’arma da fuoco e detonazioni di granate nei dintorni della residenza presidenziale. Stando a indiscrezioni non confermate, militari beninesi si sono presentati alla tv nazionale per proclamare la destituzione del presidente», ha proseguito Meletin.

 

Una fonte vicina a Talon, interpellata da Jeune Afrique, ha raccontato che uomini in divisa hanno provato a irrompere nella residenza presidenziale intorno alle 6 del mattino ora locale, con il capo dello Stato ancora all’interno. L’incursione sarebbe stata sventata dalle guardie di sicurezza, e il presidente sarebbe illeso.

 

Tuttavia, questi dettagli non hanno ricevuto conferme indipendenti da canali ufficiali. Unità dell’esercito fedeli al regime in carica hanno risposto con una controffensiva. Si parla di elicotteri che pattugliano Cotonou, mentre varie zone del centro urbano risultano bloccate.

 

Talon è al timone del Benin dal 2016; il suo secondo e ultimo mandato scadrà nel 2026. La Carta Costituzionale ammette soltanto due quinquenni presidenziali, e le urne per il dopo-Talon sono in programma il 12 gennaio 2026.

 

Nell’agosto 2025, la maggioranza al governo ha sostenuto la corsa alla presidenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Romuald Wadagni.

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