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Stragi

Gaza pubblica i nomi di oltre 15.000 bambini uccisi da Israele dall’ottobre 2023

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Lunedì il Ministero della Salute di Gaza ha reso pubblici i nomi di 15.613 bambini uccisi dall’attacco israeliano sostenuto dagli Stati Uniti a Gaza dall’ottobre 2023.

 

I bambini sono stati inclusi in un elenco di 50.021 palestinesi uccisi dall’IDF e sono stati completamente identificati. Le prime 27 pagine dell’elenco nominavano i neonati uccisi dall’esercito israeliano che non avevano ancora compiuto un anno di età, il che rappresentava 876 dei bambini morti.

 

I bambini di età compresa tra 6 e 12 anni erano la fascia d’età più rappresentata tra i bambini uccisi da Israele, rappresentando il 36,8%. I bambini di età compresa tra 13 e 17 anni rappresentavano il 31,2%, mentre quelli di età compresa tra 1 e 5 anni rappresentavano il 26,3% e i neonati costituivano il 5,7% dei 15.613 bambini massacrati.

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L’elenco comprende solo i bambini completamente identificati al 23 marzo e non tiene conto di quelli dispersi sotto le macerie o morti per cause indirette dell’assedio israeliano.

 

L’ufficio stampa di Gaza ha affermato che circa 62.000 adulti e bambini sono stati uccisi dalla violenza israeliana dall’ottobre 2023, un numero che tiene conto dei palestinesi dispersi. Altre stime che tengono conto delle morti indirette stimano il bilancio delle vittime in centinaia di migliaia.

 

Centinaia di bambini sono stati uccisi da quando Israele ha ripreso il suo massiccio bombardamento di Gaza la scorsa settimana. Secondo Haaretz, 200 bambini sono stati uccisi in un solo giorno, segnando il più grande massacro di bambini nella storia di Israele.

 

Quando gli è stato chiesto delle vittime di massa tra i bambini, gli USA hanno incolpato Hamas e hanno espresso il loro pieno sostegno alle azioni di Israele. La portavoce del dipartimento di Stato Tammy Bruce ha detto ai giornalisti la scorsa settimana che gli USA «sarebbero stati al fianco di Israele in ogni circostanza».

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Immagine del 10 ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

 

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Stragi

Scontri tra forze governative e opposizione in Sud Sudan, almeno 48 morti

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Almeno 48 persone sono state uccise e oltre 150 ferite in violenti scontri tra forze governative e combattenti dell’opposizione nella città di confine nord-orientale di Burebiey, in Sud Sudan, secondo quanto riferito domenica da un’agenzia di stampa locale, che cita il governatore dello Stato dell’Alto Nilo, James Koang.   Secondo Eye Radio, gli scontri sono iniziati sabato mattina, quando i combattenti del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese all’Opposizione (SPLM/SPLA-IO) hanno attaccato una base delle Forze di Difesa del Popolo del Sud Sudan (SSPDF).   Koang ha dichiarato che gli assalitori sono stati rapidamente respinti. «E ora la situazione è tornata alla normalità. Dai rapporti ricevuti, oltre 48 membri dell’IO [SPLM/SPLA-IO] e dell’Armata Bianca sono stati uccisi e più di 148 feriti. Da parte dell’SSPDF, invece, nessun morto; solo quattro feriti», ha affermato il governatore.   Koang ha invitato i residenti a mantenere la calma e ha esortato i combattenti dell’opposizione a cessare gli attacchi contro le postazioni dell’SSPDF.   Gli scontri si inseriscono in un contesto di crescente tensione politica, dopo che l’SPLM-IO ha incitato i suoi sostenitori a mobilitarsi per un «cambio di regime». All’inizio della settimana, diverse testate hanno riportato una dichiarazione dell’SPLM-IO, firmata dal presidente ad interim Oyet Nathaniel Pierino e pubblicata su X, in cui l’opposizione accusava l’amministrazione del presidente Salva Kiir di aver trasformato il Paese in una «dittatura».   Ciò è seguito alla presentazione di accuse penali da parte del Ministro della Giustizia Ruben Madol contro Machar e il Mministro del Petrolio Puot Kang Chol, accusati di aver avuto un ruolo negli attacchi delle milizie etniche contro le forze nazionali all’inizio dell’anno. Entrambi sono stati sospesi per decreto presidenziale questo mese.   Kiir e Machar condividono il potere in virtù di un fragile accordo stipulato alla fine della guerra civile del Sud Sudan (2013-2018), un conflitto che ha causato milioni di sfollati e circa 400.000 morti.

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Gli scontri di quest’anno in Sud Sudan hanno provocato la morte di diversi soldati governativi, dopo che un elicottero delle Nazioni Unite è stato colpito. L’SSPDF sta affrontando la milizia dell’Esercito Bianco, composta principalmente da combattenti Nuer, il gruppo etnico del vicepresidente.   Da allora, Machar è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aver alimentato il conflitto.   Il Sud Sudan è nato dalla secessione del Sudan nei primi anni 2000, con forti spinte da parte delle forze occidentali, che usavano le sofferenze della regione del Darfur come casus belli per procedere alla divisione del Paese.   Il risultato, ha sottolineato lucidamente l’economista Jeffrey Sachs in una recente intervista, è che entrambi i Paesi, Sudan e Sud Sudan, ora sono in condizione di guerra civile al loro interno, con ulteriore crisi sanitaria dove in migliaia rischiano la morte e persecuzione di cristiani. Solo tre settimane fa il capo delle milizie paramilitari sudanesi RSF Mohammed Hamdam Dagalo ha prestato giuramento come capo del governo parallelo del Paese.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa una ONG ha accusato alcune banche europee, tra cui un istituto italiano, di finanziare la violenza in Sud Sudan.   Il lettore di Renovatio 21 può anche ricordare l’episodio del gennaio 2023 nel quale il presidente del Sud Sudan Salva Kiir venne ripreso durante una parata pubblica mentre si orinava addosso. In seguito, a causa dell’episodio, vennero effettuati almeno sei arresti tra chi aveva osato parlarne.   Sull’articolo pubblicato a suo tempo da Renovatio 21 potete trovare il video. Guardatelo a vostro rischio e pericolo.  

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Immagine di UNMISS via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0  
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Stragi

Commissione ONU: Israele colpevole di genocidio a Gaza

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Una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha dichiarato, in un rapporto pubblicato martedì, che Israele ha compiuto un genocidio contro i palestinesi di Gaza.

 

Secondo il rapporto, dall’inizio del conflitto con Hamas nel 2023, Israele ha commesso quattro dei cinque atti genocidi previsti dalla Convenzione sul genocidio del 1948. Questi includono «l’uccisione», «il causare gravi danni fisici o mentali», «l’imposizione deliberata di condizioni di vita volte a distruggere i palestinesi in tutto o in parte» e «l’imposizione di misure per impedire le nascite».

 

«Israele è responsabile del genocidio a Gaza», ha affermato Navi Pillay, presidente della commissione delle Nazioni Unite, durante una conferenza stampa a Ginevra. «È evidente che esiste l’intento di distruggere i palestinesi a Gaza attraverso atti che soddisfano i criteri stabiliti dalla Convenzione sul Genocidio».

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Pillay ha attribuito la responsabilità di «questi crimini atroci» alle «autorità israeliane ai massimi livelli», accusandole di aver «orchestrato una campagna genocida per quasi due anni con l’intento specifico di distruggere il gruppo palestinese a Gaza». Ha inoltre sottolineato che le autorità israeliane non hanno prevenuto né punito i responsabili, omettendo di indagare o perseguire gli autori di atti genocidi.

 

La commissione onusiana ha analizzato le azioni di Israele a Gaza, evidenziando «l’imposizione di fame e condizioni di vita disumane ai palestinesi» e concludendo che «l’intento genocida era l’unica deduzione ragionevole», denunziando inoltre la «sistematica distruzione» dei sistemi sanitari e scolastici, oltre alla «sistematica» violenza sessuale e di genere contro i palestinesi.

 

La commissione ha esortato Israele a «porre fine al genocidio a Gaza» e ha invitato gli Stati membri delle Nazioni Unite a interrompere i trasferimenti di armi e a perseguire individui o aziende complici del genocidio.

 

Il ministero degli Esteri israeliano ha definito il rapporto «falso», accusando i suoi autori di essere «agenti di Hamas» e chiedendo «l’immediata abolizione» della commissione.

 

«Il rapporto si basa interamente su falsità di Hamas, riciclate e ripetute da altri», ha dichiarato il ministero. «Israele respinge categoricamente questo rapporto distorto e falso e chiede l’immediata abolizione di questa commissione d’inchiesta».

 

Il conflitto è iniziato il 7 ottobre 2023, quando i militanti di Hamas hanno compiuto un attacco a sorpresa nel sud di Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo più di 250 prigionieri. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, il bilancio delle vittime palestinesi ha raggiunto 64.905 lunedì.

 

Martedì, Israele ha avviato un’offensiva di terra a Gaza City, una delle poche aree ancora non sotto il controllo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), dopo settimane di attacchi intensificati contro presunti obiettivi di Hamas. L’operazione è stata approvata dal Gabinetto di Sicurezza israeliano il mese scorso, con l’obiettivo di conquistare la città.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati aveva pubblicato un rapporto di 19 pagine che dichiarava le forze israeliane colpevoli di crimini di guerra, tra cui attacchi diretti contro civili e omicidi volontari, negli attacchi contro strutture scolastiche che hanno causato vittime civili.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

 

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Spirito

Strage transessuale in chiesa, «siamo contro i satanisti»

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Continua la sequenza di commenti sul lato demoniaco della strage alla scuola cattolica di Minneapolis, perpetrata da un ventenne transessuale.   Il giornalista e personaggio internet Milo Yiannopoulos, talentuoso scrittore cattolico che si dice ex-gay che in passato è stato al centro di controversie, ha affermato che «siamo contro i satanisti» e che «non avete altra scelta che abbracciare il Nostro Signore» dopo la sparatoria nella scuola cattolica in Minnesota. Lo riporta LifeSite.   «Per salvare la tua famiglia e la tua società, devi combattere», ha detto l’eccentrico Milo su X. «Siamo contro i satanisti. Gli atei non hanno difese contro il Diavolo. Per sopravvivere, non hai altra scelta che abbracciare Nostro Signore. Vai in una chiesa cattolica questo fine settimana, fai quello che dicono e potremmo farcela tutti».  

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Anche altri influencer di spicco hanno sottolineato la natura demoniaca della recente sparatoria in una scuola, perpetrata da una persona che si identificava come transgender. «Quando ero giovane pensavo che il male, il bene e la moralità fossero semplicemente soggettivi», ha scritto il conduttore del podcast Tim Pool. «Chi sbagliava era malato di mente o confuso. Ma ho imparato molto tempo fa che in realtà stiamo combattendo contro i demoni», ha concluso.   Come visibile dalle tracce lasciate in rete, un video del tiratore del Minnesota lo mostra mentre si esercita a sparare a un bersaglio raffigurante il volto di Gesù, mentre ride in modo maniacale. L’uomo ha anche una conversazione con se stesso, in cui sembra avere due personalità diverse. Inoltre, il fucile mostrato nel video presenta una croce rovesciata e un pentagramma, due immagini sataniche note.   In un video del suo diario, l’assassino si disegnava con una pistola alla schiena mentre si guardava allo specchio. Dallo specchio si vedeva un demone, e una didascalia sopra il disegno un dialogo scritto in lingua russa: «Chi sono? Quando finirà tutto questo? Aiutatemi! Non lo voglio!».   Come riportato da Renovatio 21, l’idea di una possibile possessione demoniaca del ragazzo transessuale era subito saltata fuori tra i commenti in rete, con gli osservatori impressionati dai video e dalle pagine del diario del massacratore.   Alcuni, tuttavia, si interrogano sulla facilità e rapidità con la quale è uscito tutto il materiale dell’assassino. A poche ore dagli spari, un ex agente israeliano era andato alla TV americana per dire che con il suo software di sorveglianza della rete la strage non sarebbe mai avvenuta.

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Immagine screenshot da Twitter  
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