Geopolitica
Funzionario della Coppa del mondo del Qatar ammette la morte di centinaia di lavoratori migranti

In un’intervista con il giornalista britannico Piers Morgan andata in onda su TalkTV , ad Hassan Al-Thawadi, segretario generale del Comitato Supremo della Coppa del Mondo del Qatar, è stato chiesto quanti lavoratori migranti, che costituiscono il 90% della forza lavoro del piccolo Paese gasiero del Golfo Persico, sono morti durante la costruzione di infrastrutture legate al mondiale (stadi, hotel, autostrade, ferrovie e un aeroporto internazionale ampliato, etc.).
«La stima è di circa 400, tra 400 e 500», ha risposto Al-Thawadi. «Non ho il numero esatto, è qualcosa che è stato discusso. Un morto è troppo, è così semplice».
World Cup boss Hassan Al-Thawadi tells Piers Morgan 400-500 migrant workers have died as a result of work done on projects connected to the tournament.
"Yes, improvements have to happen."@piersmorgan | @TalkTV | #PMUQatar pic.twitter.com/Cf9bgKCFZe
— Piers Morgan Uncensored (@PiersUncensored) November 28, 2022
Un’analisi del quotidiano britannico Guardian ha rilevato che più di 6.500 lavoratori provenienti da India, Pakistan, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka sono morti in Qatar da quando la monarchia del Golfo si è aggiudicata il principale torneo internazionale di calcio alla fine del 2010. La stima del Guardian , tuttavia, è stato criticata per aver contato tutti i morti di lavoratori stranieri nel paese nell’ultimo decennio.
Al-Thawadi ha affermato che le condizioni stanno migliorando per i lavoratori migranti in Qatar, rilevando l’implementazione di un salario mensile minimo di 1.000 riyal (circa 275 dollari), e una maggiore attenzione alla sicurezza.
Tuttavia, altri organi del piccolo Regno hanno fatto arrivare una smentita. Un portavoce del «Comitato Supremo per la consegna e l’eredità del Qatar» sembrava fare marcia indietro sulle osservazioni dell’Al-Thawadi con una dichiarazione uscita lo scorso martedì, dove veniva ribadita l’affermazione già fatta dal governo del Qatar per cui vi sarebbero solo tre morti tra i lavoratori migranti legati al lavoro e 37 tra il personale non legato al lavoro durante il periodo di costruzione della Coppa del Mondo.
«Le citazioni separate relative alle cifre si riferiscono alle statistiche nazionali che coprono il periodo 2014-2020 per tutti gli incidenti mortali legati al lavoro (414) a livello nazionale in Qatar, coprendo tutti i settori e le nazionalità» dice il comunicato.
La CNN ha riportato la storia di Hari, un manovale nepalese di 27 anni che prendeva 700 riyal al mese, mentre unafamiglia media del Qatar guadagna più di 100 volte di più.
«Faceva troppo caldo. Il caposquadra era molto esigente e si lamentava molto. Il caposquadra minacciava di ridurre i nostri stipendi e gli straordinari. Ho dovuto portare le piastrelle sulla spalla fino in cima. È stato molto difficile salire attraverso le impalcature».
«Nel lavoro della condotta c’erano fosse profonde 5-7 metri, abbiamo dovuto posare le pietre e il cemento, è stato difficile a causa del caldo. Era difficile respirare. Abbiamo dovuto salire le scale usando una scala per bere l’acqua. In alcuni punti non avevano acqua. In alcuni posti non ci hanno fornito l’acqua in tempo. In alcuni posti andavamo nelle case vicine a chiedere dell’acqua».
«A me non è mai successo, ma ho visto alcuni operai svenire al lavoro. Ho visto un bengalese, un nepalese… due o tre persone svenire mentre lavoravano. Hanno portato il bengalese ai servizi medici. Non sono sicuro di cosa gli sia successo».
Uno studio del 2019 su 1.300 morti di lavoratori migranti nepalesi in Qatar pubblicato sul Cardiology Journal aveva trovato una «forte correlazione» tra il duro lavoro in condizioni di caldo estremo e la morte per problemi cardiaci.
Senz’acqua, a lavorare per una manciata di monete, nel caldo torrido di un Paese desertico, costretti in situazioni di pericolo: qualcuno ha avuto il coraggio di parlare di Mondiali costruiti sulla schiavitù?
Qualcuno ha detto che la Coppa potrebbe poggiare su migliaia di cadaveri di schiavi morti?
Immagine di Alex Sergeev via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)
Geopolitica
Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

L’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato, aveva dichiarato di essere minacciato di morte ogni giorno per le sue posizioni critiche, in particolare contro il sostegno finanziario degli Stati Uniti al conflitto ucraino. Si dice che almeno una minaccia di omicidio, attribuita a un portavoce ucraino, potrebbe essere stata diretta personalmente a lui.
Nel 2023, il Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev ha accusato Kirk di promuovere la «propaganda russa». Nel 2024, un sito ucraino aveva incluso Kirk e la sua organizzazione, Turning Point USA, in una lista nera comprendente 386 individui e 76 gruppi americani contrari al finanziamento dell’Ucraina.
Il transessuale americano Sarah Ashton-Cirillo, già responsabile della comunicazione in lingua inglese per le Forze di Difesa Territoriali ucraine, aveva dichiarato di voler «dare la caccia» a quelli che aveva definito «propagandisti del Cremlino», annunciando un imminente attacco contro una figura vicina al presidente russo Vladimir Putin.
Aveva in seguito minacciato anche giornalisti americani, e dichiarato che «i russi non sono esseri umani».
.@charliekirk11 on Volodymyr Zelenskyy: “The gangster is coming back to extort more American politicians to try to get us further into a no-win war.” pic.twitter.com/AF53AP67rB
— Human Events (@HumanEvents) September 15, 2023
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«Proveranno a uccidere Steve Bannon, Tucker Carlson o forse me?» si era chiesto Kirk, citando altre note figure conservatrici dei media americani.
«Noi non siamo burattini di Putin né propagandisti russi, eppure il New York Times ci etichetta così, Twitter ci etichetta così», aveva affermato Kirk nel suo programma. «E quella persona, finanziata dal Tesoro degli Stati Uniti, dichiara: vi troveremo e vi uccideremo».
La questione se il governo degli Stati Uniti stesse finanziando Ashton-Cirillo è diventata oggetto di dibattito pubblico dopo che la sua dichiarazione è diventata virale, interessando anche l’allora senatore dell’Ohio JD Vance, oggi vicepresidente USA. Il transessuale statunitense fu quindi prontamente rimosso dalle forze armate ucraine.
Kirk è stato un critico costante dello Zelens’kyj, descrivendolo come «un bambino ingrato e capriccioso», un «go-go dancer» che non merita nemmeno un dollaro delle tasse americane e «un burattino della CIA che ha guidato il suo popolo verso un massacro inutile».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Mosca critica Israele per l’attacco al Qatar

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Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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