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Spirito

Fraternità Sacerdotale San Pio X, 1974-2024: «semper idem»

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Messaggio del Superiore Generale e dei suoi Assistenti in occasione del cinquantesimo anniversario della dichiarazione del 21 novembre 1974.

 

Cinquant’anni fa, Monsignor Marcel Lefebvre pubblicava una memorabile dichiarazione che sarebbe diventata la Magna Carta della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

 

Vera e propria professione di fede dalla risonanza eterna, questa dichiarazione esprime l’essenza della Fraternità, la sua ragion d’essere, la sua identità dottrinale e morale e, di conseguenza, la sua linea di condotta.

 

La Fraternità non potrebbe discostarsi di una virgola dal suo contenuto e dal suo spirito che, a distanza di cinquant’anni, rimangono perfettamente adeguati ai giorni nostri.

 

Questa dichiarazione contiene due idee assolutamente centrali, che si completano e si sostengono a vicenda: la prima afferma il carattere essenzialmente dottrinale della battaglia della Fraternità; la seconda esprime lo scopo di questa battaglia.

 

Si tratta di una battaglia dottrinale, contro un nemico chiaramente identificato: la Riforma del Concilio, presentata come un insieme avvelenato, concepito nell’errore e che conduce all’errore.

 

È il suo spirito di fondo che viene messo in discussione, e di conseguenza tutto ciò che questo spirito è stato in grado di produrre: «Questa Riforma, essendo nata dal liberalismo, dal modernismo, è interamente avvelenata; nasce dall’eresia e finisce nell’eresia, anche se non tutti i suoi atti sono formalmente eretici. È quindi impossibile per qualsiasi cattolico consapevole e fedele adottare questa Riforma e sottomettersi ad essa in qualsiasi modo. L’unico atteggiamento di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico di accettare la Riforma».

 

La storia degli ultimi cinquant’anni non ha fatto che confermare l’attualità di questa analisi. Poiché la Riforma è corrotta in sé e nei suoi principi, appare impossibile restaurare alcunché nella Chiesa senza prima mettere in discussione i principi stessi del Concilio e rifiutare tutti gli errori in esso contenuti: tutti coloro che hanno cercato di mantenere insieme Tradizione e Riforma, di unirle o arricchirle reciprocamente, hanno inevitabilmente fallito.

 

Allo stesso tempo, il disprezzo e l’odio per la Tradizione e la Messa di sempre hanno continuato a crescere, dimostrando concretamente che a due dottrine incompatibili corrispondono due culti inconciliabili, due modi irriducibili di concepire la Chiesa e la sua missione verso le anime.

 

Iniziata al Concilio, questa Riforma è ancora in corso e continua a dare i suoi frutti. Oggi, attraverso la sinodalità, assistiamo a un completo rovesciamento della struttura stessa della Chiesa: la trasmissione della Verità divina ricevuta dal Verbo incarnato viene sostituita dall’elaborazione da parte dell’uomo di un sistema in cui Dio non ha più posto e in cui lo spirito umano soffia al posto dello Spirito Santo. Si tratta del rovesciamento diabolico del Vangelo stesso.

 

Di fronte a questa demolizione della Chiesa chiaramente denunciata, Mons. Lefebvre ci incoraggia a continuare la battaglia dottrinale, cioè a militare santamente per il regno di Nostro Signore Gesù Cristo, la Via, la Verità e la Vita.

 

Oggi, come in passato, la nostra missione non può essere altro che la restaurazione di tutte le cose in Cristo. Restaurare tutte le cose: a cominciare dal sacerdozio, in tutta la sua purezza dottrinale, in tutta la sua carità missionaria; restaurare il santo sacrificio della Messa, cuore della vita della Chiesa; restaurare la vita cristiana, che non è altro che la vita stessa di Cristo, contrassegnata dallo spirito della croce, per l’amore e la gloria del Padre; restaurare la verità cattolica, per restituirle il suo splendore e permetterle di illuminare il mondo; restaurare, nella Chiesa e nella società civile, il riconoscimento dei diritti di Cristo, Re delle nazioni.

 

«Gesù Cristo era ieri, è oggi e sarà per sempre. Non lasciatevi trascinare dalla diversità di opinioni e da dottrine estranee. È bene, infatti, che i vostri cuori siano rinsaldati dalla grazia» (Eb. 13, 8-9).

 

La seconda idea che domina la dichiarazione del 1974 è la volontà chiara e determinata di agire con l’unico scopo di servire la Chiesa Cattolica Romana.

 

Infatti, è solo nella Chiesa di sempre e nella sua costante Tradizione che troviamo la garanzia di essere nella Verità, di continuare a predicarla e a servirla.

 

Ma soprattutto, siamo ben consapevoli che custodire la Tradizione, e compiere tutti i passi necessari per conservarla e trasmetterla, corrisponde a un dovere di carità che adempiamo nei confronti di tutte le anime e della Chiesa nel suo insieme. Da questo punto di vista, la nostra battaglia è profondamente disinteressata. La Fraternità non cerca in primo luogo la propria sopravvivenza: cerca in primo luogo il bene della Chiesa universale e, per questo motivo, è per eccellenza un’opera di Chiesa che, con una libertà e una forza uniche, risponde adeguatamente alle esigenze specifiche di un’epoca tragica che non ha precedenti.

 

Questo unico obiettivo è ancora nostro oggi, come lo era cinquant’anni fa: «Per questo, senza alcuna ribellione, amarezza o risentimento, continuiamo la nostra opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, convinti di non poter rendere un servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice e alle generazioni future».

 

La Tradizione appartiene alla Chiesa; è in essa e per essa che la custodiamo in tutta la sua integrità, «in attesa che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna». Nella certezza soprannaturale e incrollabile che questa stessa Tradizione trionferà, e con essa tutta la Chiesa. E nella rinnovata certezza che le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa.

 

Davide Pagliarani
Superiore Generale

† Alfonso de Galarreta 
1° Assistente Generale

Christian Bouchacourt

2° Assistente Generale

 

Menzingen, 21 novembre 2024

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Arte

Vaticano, una nuova nomina controversa

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Sabato 6 settembre 2025, papa Leone XIV ha nominato la direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MACRO) Cristiana Perrella Presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Succede all’architetto Pio Baldi. Questa nomina, annunciata nel bollettino ufficiale della Santa Sede, ha sorpreso e turbato gli ambienti informati.  

Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon

L’Accademia, fondata nel XVI secolo, si propone, secondo i suoi statuti approvati nel 1995, di «promuovere lo studio, la pratica e lo sviluppo delle lettere e delle belle arti, con particolare riguardo alla letteratura di ispirazione cristiana e all’arte sacra in tutte le sue espressioni, e di promuovere l’elevazione spirituale degli artisti, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura».   Riconosciuta da Papa Paolo III il 5 ottobre 1543, è la più antica associazione artistica nazionale italiana ancora esistente. È composta da circa cinquanta accademici ordinari nominati dal Papa (i «virtuosi»), suddivisi in cinque categorie: architetti, pittori e cineasti, scultori, musicisti e amanti dell’arte, scrittori e poeti, oltre a 49 accademici onorari.  

Il nuovo presidente

Nata a Roma nel 1965, Cristiana Perrella è curatrice di mostre, critica d’arte e docente di management ed economia dell’arte presso l’Università San Raffaele di Milano. Ha diretto il Centro Pecci di Prato fino al 2021, ha organizzato la mostra Panorama a L’Aquila nel 2023 e ha collaborato con il MAXXI, la Biennale di Valencia, l’IKSV di Istanbul e la Fondazione Prada.   Dal 2025 dirige il MACRO, dove programma stagioni artistiche che integrano arti visive, musica e progetti comunitari, evidenziando il ruolo sociale dell’arte. Tra i suoi progetti più importanti come curatrice c’è la mostra con l’artista Yan Pei-Ming per il Giubileo del 2025, incentrata sui temi dell’emarginazione e dell’inclusione sociale.   Perrella è membro della Pontificia Accademia dal 2022, nominata da papa Francesco, e nel 2024 è stata nominata curatrice delle mostre d’arte contemporanea per lo spazio Conciliazione 5 dal Dicastero per la Cultura e l’Istruzione del Vaticano.

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Cristiana Perrella è diventata particolarmente nota per aver organizzato «Nudes», una mostra di opere di una fotografa cinese. Sotto le spoglie dell’arte, la galleria ha esposto 90 fotografie la cui crudezza esplicita e provocatoria ha suscitato forti critiche.   Ha creato anche altre mostre di natura simile, sia esplorando la cultura dei nightclub come spazi di liberazione morale ed espressione personale all’interno della comunità LGBT+, sia elogiando questa stessa liberazione attraverso poster di film pornografici, promuovendo chiaramente valori contrari alla morale cattolica.   In un’intervista su Medium, spiega: «dovremmo riprendere il concetto di Rosi Braidotti e parlare del soggetto nomade. … In realtà sono interessata a temi legati alla femminilità e al femminismo, ma anche alla cultura queer e, in generale, a tutto ciò che sfugge alla semplificazione e allo schematismo. … Sono anche molto interessata al momento in cui il discorso postcoloniale si intreccia con quello di genere».   Tribune chrétienne, che ha riportato alla luce questa citazione, commenta: «invocando la filosofa postmoderna Rosi Braidotti, figura del femminismo radicale e del postumanesimo, la signora Perrella aderisce a una visione del mondo in cui l’uomo cessa di essere una persona creata a immagine di Dio e diventa un “soggetto nomade”, instabile, multiplo, dedito all’esplorazione della propria sessualità senza scopo né direzione».   «È un’antropologia che si oppone direttamente alla concezione cristiana della persona umana, una e indivisibile, chiamata alla santità e all’unità interiore. Il suo elogio del femminismo militante, della cultura queer e del postcolonialismo rivela un’agenda ideologica molto più che artistica. Tutto in essa traspira decostruzione: decostruzione del corpo, dell’identità, della tradizione».   «La Chiesa non può confondere l’arte autentica, che è ricerca della verità e della bellezza, con un attivismo che offusca deliberatamente i punti di riferimento fondamentali dell’antropologia cristiana. La nomina di una figura che sostiene la messa in discussione dei quadri morali e la dissoluzione dei punti di riferimento antropologici appare una rottura brutale con lo spirito di questa venerabile istituzione».   E il fatto che una tale nomina provenga dallo stesso Papa, allo scopo di ricoprire la presidenza di un’accademia pontificia, rende la decisione ancora più inspiegabile.   Nel caso in cui, nonostante l’operato dei segretari vaticani, Papa Leone XIV non fosse pienamente informato delle posizioni pubbliche della signora Perrella, così manifestamente contrarie al Vangelo e allo spirito cristiano, possiamo comprendere la confusione che questa decisione provoca e sperare che l’attuale Papa ponga saggiamente rimedio a tale confusione.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Mons. Viganò: la chiesa conciliare-sinodale schierata con i nemici della Chiesa cattolica

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato alla piattaforma social X un commento sul «World Meeting of Human Fraternity» organizzato dalla Diocesi di Roma, un appuntamento, giunto alla terza edizione, promosso dalla Basilica di San Pietro e da una fondazione che si chiama come la famigerata enciclica bergogliana Fratelli Tutti.

 

«Trovo a dir poco inconcepibile che, dinanzi all’evidenza del colpo di stato globalista nelle nazioni occidentali e alla aperta ostilità a Cristo e alla Sua Chiesa dell’élite globalista, la chiesa conciliare-sinodale insista ancora a schierarsi con i nemici della Chiesa Cattolica, ratificando le loro imposture climatiche, sanitarie, sociali e belliche» scrive monsignore.

 

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«Dinanzi all’evidenza dei disordini e della criminalità causati dall’immigrazione, perora l’accoglienza e coopera all’islamizzazione delle nazioni cristiane. Dinanzi alla dissoluzione morale dei giovani, si fa promotrice dell’ideologia LGBTQ+».

 

«Dinanzi al cinismo utilitarista dell’eutanasia e dell’aborto, alla predazione degli organi e alla manipolazione genetica, legittima i sieri sperimentali fatti con tessuti ricavati da feti abortiti».

 

«Dinanzi alle speculazioni dell’alta finanza usuraia e ai controlli dell’identità digitale e della valuta elettronica, installa i pos in chiesa per i pagamenti elettronici».

 

«Questa non è ingenuità, né sprovvedutezza: è deliberata cooperazione al Male, secondo un ben preciso copione sotto un’unica regia» tuona Viganò.

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Migliaia alla processione del Concilio dei Santi di Mosca

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Migliaia di cristiani ortodossi hanno preso parte domenica a una grande processione per celebrare il Concilio dei Santi di Mosca, una festa della Chiesa ortodossa russa in onore dei santi di Mosca. L’evento segna la rinascita di una tradizione interrotta dopo la Rivoluzione russa del 1917.   La marcia è stata guidata dal Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, e vi hanno preso parte anche il clero della diocesi di Mosca, comunità monastiche e fedeli laici. Gli organizzatori hanno stimato la partecipazione di circa 40.000 persone.   I partecipanti provenivano da tutta la Russia, ma anche dalla Repubblica Ceca, dall’Uzbekistan, dalla Serbia, dall’Italia e da altri Paesi. La marcia è partita dalla Cattedrale di Cristo Salvatore nel centro di Mosca e si è diretta al Convento di Novodevichy, a 6 km di distanza.  

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I video condivisi online mostrano sacerdoti e fedeli che portano striscioni colorati raffiguranti santi, mentre la folla canta il tradizionale «Cristo è risorto» e i cori rispondono «Veramente è risorto».   Molti cantavano inni religiosi mentre i moscoviti si schieravano lungo le strade per assistere alla processione.   La processione è stata preceduta da una funzione celebrata dal Patriarca Cirillo nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Parlando prima dell’evento, il Patriarca ha affermato che la marcia ha sottolineato il ruolo di Mosca come capitale dell’Ortodossia e ha espresso la speranza che possa ripristinare un’antica tradizione.   «Mosca è una capitale veramente ortodossa della nostra patria», ha detto ai giornalisti dopo la funzione. «Da un lato, è una città aperta ai nostri fratelli di altre religioni, riconoscendo il loro contributo alla nostra storia comune, ma allo stesso tempo è una città che non rinuncerà mai alla sua eredità cristiana».   La processione celebra lo storico trasferimento dell’icona di Smolensk della Santa Madre di Dio dalla Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino al Convento di Novodevichy, fondato dal Granduca Vasilij III dopo la presa di Smolensk nel 1525. In memoria del trasferimento dell’icona venne istituita una marcia annuale, che continuò per quasi quattro secoli fino alla Rivoluzione russa.

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