Connettiti con Renovato 21

Pensiero

Elon Musk dice a Tucker Carlson che gli attivisti woke stanno conducendo una «guerra santa»

Pubblicato

il

Il «woke mind virus» («virus della mente woke») sta prendendo «il posto della religione», ha detto Elon Musk a Tucker Carlson durante la corposa intervista pubblicata la scorsa settimana su X.

 

Musk ha utilizzato la frase del professore canadese Gad Saad per descrivere la diffusione della cultura woke come una malattia.

 

«Il declino della religione» ha lasciato un «vuoto» per il wokismo e il secolarismo, ha detto Musk. «Per la maggior parte delle persone, c’è bisogno di qualcosa per riempire quel vuoto. E così, adottano una religione, non si chiama religione», ha detto. Un «virus della mente woke» «prende il posto della religione», ha detto il Musk.

 

«In pratica conducono una guerra santa… in pratica una guerra santa woke», ha detto l’imprenditore di origine sudafricana. «Sono molto resistenti al cambiamento».

 

Sostieni Renovatio 21

 

Elon ha detto di essere «culturalmente cristiano» e di essere «cresciuto anglicano» e di essere stato «battezzato», anche se ora non è più religioso. Ma ha detto di rispettare le persone religiose. Ha aggiunto che ha fatto anche la scuola ebraica, ma ha subito puntualizzato di averlo fatto perché le lezioni erano vicine ad un posto dove lavorava suo padre. «Non sono ebreo» ha tenuto a precisare.

 

Sono note varie dichiarazioni del Musk a favore della religione.

 

A settembre aveva pubblicato su X una piccola poesia in rima, forse fatta con l’Intelligenza Artificiale che sta sviluppando, Grok, nota per la sua capacità di generare discorsi umoristici – o forse uscita direttamente dalla penna dell’ultramiliardario.

 


«L’ateismo ha lasciato uno spazio vuoto / La religione secolare ha preso il suo posto / ha lasciato le persone nella disperazione / Un edonismo senza figli e senza preoccupazioni / Forse la religione non è poi così male / Per impedirti di essere triste».

Aiuta Renovatio 21

Il CEO di Tesla ha attirato l’attenzione di cristiani e altri conservatori per il suo commento sociale, incluso il suo sostegno alla libertà medica quando si tratta di vaccini e i suoi avvertimenti sull’aborto e la società. Ha anche sostenuto la necessità di avere più figli, lui stesso ne ha almeno una dozzina, nati quasi tutti con la riproduzione artificiale e talvolta con l’utero in affitto.

 

Carlson ha ribadito le sue preoccupazioni sul fatto che il governo federale stia diffondendo un messaggio «anti-fertilità».

 

Musk ha affermato che alcuni ambientalisti estremi odiano i bambini, riferendosi alla «Extinctionist Society”, nota anche come movimento «Voluntary Human Extinction», tra cui un leader che sostiene un «olocausto dell’umanità», secondo il CEO di Tesla.

 

La maggior parte degli ambientalisti sostiene questa idea almeno «implicitamente», ha detto. È «totalmente falso» che la Terra non possa sostenere più persone, ha detto Musk, che è ingegnere e fisico. «In realtà è sottopopolata», ha dichiarato sicuro al Carlson.

 

Il Musk ha affermato che il «sistema educativo» deve essere cambiato per smettere di promuovere l’idea di una «bomba demografica», l’idea sfatata negli anni Sessanta dal professore della Stanford University Paul Ehrlich secondo cui la Terra non avrebbe potuto sostenere più persone in futuro. Come riportato da Renovatio 21, lo Ehrlich è stato ora ripescato dal vaticano bergogliano, che ne ha fatto un ospite a molti suoi eventi.

 

«Penso che dovremmo espandere la popolazione umana», ha affermato Musk.

 

Come riportato da Renovatio 21, durante l’intervista, Musk ha ribadito il suo sostegno alle famiglie e ha affermato che la società spaventa inutilmente le donne riguardo all’avere figli.

 

Un attacco poderoso è stato quindi portato contro la pillola anticoncezionale, che altererebbe la personalità delle donne rendendole depresse e creando altri disturbi.

 

Elon si è quindi scagliato contro l’uso indiscriminato degli psicofarmaci, rei di trasformare le persone in quello che non sono.

 

Musk ha ribadito infine la sua contrarietà agli obblighi vaccinali.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

 

Continua a leggere

Pensiero

Il ritorno della diplomazia vaticana. A papa morto

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 ha spesso sottolineato che una delle tragedie del papato bergogliano è stata senza dubbio la perdita del prestigio diplomatico.   Quello che una vola era un canale di comunicazione saldissimo ed affidabile tra nazioni terrestri – al punto che il Giappone nei primi mesi del 1945 cercò di attivare la Santa Sede per trattare la pace con gli americani, procedimento che per qualche ragione si arenò cagionando la distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki – era ridotto ad una pantomima superficiale, vuota, sbagliata, come nello stile dell’argentino.   La fine del rispetto internazionale per il Vaticano come paciere mondiale è stata incontrovertibile. Lo abbiamo visto negli insulti del romano pontefice ad alcune etnie russe (si è dovuto poi, molto ineditamente per un papa, scusare), agli elogi agli stessi russi (per i quali Kiev e baltici), nelle conferenze stampa aeree dove è sembrato che Bergoglio millantasse iniziative di pace improbabili, nei viaggi a vuoto del cardinale Zuppi (ahimè, ora tra i papabili) a Kiev, dove il governo ha perennemente ignorato e schernito il Sacro Palazzo, persino quando vi è stato ospite. Per non parlare dei disastri con la Cina dove il Partito Comunista Cinese, valutato il peso internazionale del vaticano bergogliano, vìola impunemente gli accordi nominandosi da sé i vescovi, senza ovviamente incorrere in scomunica, e continua senza requie nella persecuzione dei veri vescovi, chiamati per qualche ragione «sotterranei»..   Eppure, sabato mattina una scena di potenza immane si è materializzata ai margini dei funerali papali: Trump ha incontrato Zelens’kyj tra i marmi della Basilica, sedendosi sulle due seggiole messe lì per loro. L’immagine, subito ripubblicata dai canali del presidente statunitense, ha fatto il giro del mondo.    

Sostieni Renovatio 21

Alcuni ora stanno scrivendo che nel vertice di pace estemporaneo è stato snobbato Macron, che ronzava da quelle parti interessato. Così come Starmer, che pure era lì – e, ovviamente, Giorgia Meloni. La quale, ci sovviene, è romana.   Non è chiaro cosa uscirà dalla scena. Alcuni nella stampa mainstream scrivono che Trump, notoriamente avverso all’ucraino, si sarebbe rabbonito. Lo Zelens’kyj, dicono, avrebbe chiesto ancora armi. Tanto per cambiare. A San Pietro, poi – non una cosa che scandalizza il lettore di Renovatio 21, che ricorderà quando Parolin parlò del diritto agli armamenti poco prima che Bergoglio fece quel suo bizzarro rito fatimoide – quello che su queste colonne abbiamo descritto come «consacrazione a mano armata». Il segretario di Stato, il lettore lo sa, ora è nelle prime corsie per lo sprint verso il Soglio petrino.   Tuttavia, nessuno dei retroscena è in realtà importante.   Perché è innegabile la bellezza, la giustizia di questa immagine. Questi pretini, monsignori, belli e sorridenti che portano le sedie. E quei due, qualsiasi cosa si possa pensare di loro, che si mettono a parlare, nel pieno centro della cristianità. Hanno parlato, per forza di cose, di pace. Ciò è bellissimo, ciò è giusto.     Qualcuno dirà: la solita trovata, perfetta, di Trump. Optics. Look. PR – è comunicazione visuale, lui è un maestro, a partire dall’insistenza diacronica per il ciuffo sintetico, inconfondibile, immediato. Non saprei dire: l’ultima volta che aveva saputo ingenerare un’immagine di tale potenza forse Dio stesso gli aveva dato una mano: quando gli spararono e lui alzò il pugno al cielo col volto rigato di sangue e la bandiera USA che garriva sopra di lui.   Il Vaticano quindi pare essere tornato, brevemente, estemporaneamente, involontariamente, il vero luogo della diplomazia, e della pace globale. Dio, la tradizione cattolica – quella per cui questa micrologica monarchia teocratica, per quanto acciaccata, è ancora nella mente e nel cuore di tutta l’umanità e dei suoi leader – lo hanno permesso.   Una preghiera acciocché torni quel tempo dove il centro del mondo coincideva con il centro del suo spirito. Solo da lì si può ricostruire l’equilibro.   Solo ricostruendo la Chiesa si potrà avere la vera pace.   Make Vatican Great Again. Ma sul serio.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 Immagine da Twitter
Continua a leggere

Pensiero

Buon San Marco: il leone per i nostri lettori, l’asino della favola di Angleton per tutti gli altri

Pubblicato

il

Da

Oggi, 25 aprile, auguriamo Buon San Marco a tutti i lettori. Come ogni anno.

 

I non veneti potrebbero non saperlo: la cosiddetta «Festa della liberazione» ha di fatto occupato l’antica festa dell’Evangelista del Leone. A dire il vero, anche molti veneti dell’entroterra oggi lo ignorano.

 

Meteo permettendo, auguriamo a chi ci legge di passare una splendida giornata con chi amano (la festa di San Marco, a Venezia, ha una tradizione romantica fatta di bócołi di rosa scambiata tra innamorati, una storia che tra origine dalla tragica leggenda di Tancredi che per sposare Maria partì a combattere i mori in Ispagna con Orlando: una tragedia che Romeo e Giulietta, levàteve) e con i famigliari e gli amici tutti. Vai di grigliate, vai di passeggiate, scampagnate, zainetto e picnicco – e pomiciate sotto l’albero per tanta giovenù dal cuor leggero.

Sostieni Renovatio 21

Sappiamo tuttavia che tanti nel nostro Paese ignorano la bellezza della Festa del Leone di San Marco perché ancora sotto l’incantesimo comu-repubblicano: festeggiano la «liberazione» dal male di tutti i mali, quel totalitarismo che spingeva il Paese ad una guerra per cui non era pronto, impediva la libertà di parola, obbligava alla vaccinazione causando morti, etc. (Se non vi fischiano le orecchie, non le avete, ma nemmeno gli occhi, la bocca, il naso).

 

L’inno alla partigianeria prosegue nonostante i partigiani siano oramai quasi tutti morti: come un tulku tibetano, un residuo spirituale vagante, o come un’accisa sulla benzina per il terremoto dell’Irpinia.

 

Ebbene, ci toccherà anche quest’anno il frusto rito del 25 aprile con la sua marcetta milanese dal luogo del sacrifizio regicida, che epperò nelle ultime edizioni è stato di grande intrattenimento: vedere sfilare falce e martello a fianco della Rosa dei Venti NATO, i sedicenti discendenti partigiani tra le bandiere ucronaziste (qualcuno non c’è stato – risuona ancora l’urlo del comunista rimasto tale: «Azovdimmerda!»).

 

 

A costoro vogliamo raccontare, tuttavia, di un altro leone, e dell’asino

 

È una favola da Fedro, I secolo d.C. Si intitola «Leo senex, Aper, Taurus et Asinus», ma per tutti è, semplicemente, la storia del «calcio dell’asino».

 

Defectus annis et desertus viribus
leo cum iaceret spiritum extremum trahens,
aper fulmineis spumans venit dentibus,
et vindicavit ictu veterem iniuriam.
infestis taurus mox confodit cornibus
hostile corpus. asinus, ut vidit ferum
inpune laedi, calcibus frontem extudit.
at ille exspirans «Fortis indigne tuli
mihi insultare: te. Naturae dedecus,
quod ferre certe cogor bis videor mori».

 

La nostra traduzione:

 

Avanti con gli anni e abbandonato dalle forze
il leone giaceva lì, esalando l’ultimo respiro,
Il cinghiale arrivò schiumando con denti fulminei,
e vendicò con un colpo una vecchia offesa.
Il toro feroce trafisse subito il corpo del nemico con le sue corna.
L’asino, quando vide la bestia selvaggia
ferita impunemente, tirò un calcio sulla fronte.
Il leone mortì. Ma prima disse: «Amaro fu l’assalto di quei forti.
Ma dopo il tuo, viltà della natura,
mi sembra di morire anche due volte»

 

 

La notissima favola, poi ripresa da La Fontaine, talvolta invece che il discorso del leone che muore amareggiato e umiliato, riporta il vanto dell’asino, che, essendo stato l’ultimo a colpire – un calcetto, e basta – rivendica di aver ucciso lui il re della foresta.

 

È una favola pure quella dei partigiani che vincono da soli il fascismo – quasi che gli angloamericani, con il loro saturation bombing che ha devastato le nostre città (case, chiese, basiliche, tutto), con le loro truppe sbarcate in massa sulle nostre coste, con le loro basi di occupazione militare che tutt’ora sono presenti nel territorio, non fossero mai esistiti.

 

La possiamo chiamare la favola di Angleton, da James Jesus Angleton (1917-1987), la «madre» della CIA, l’uomo che – cresciuto a Milano – organizzò la trama non solo dello sbarco alleato in Sicilia, per il quale, come noto, fece un patto con la mafia, finito – è la nostra ipotesi – con i fatti di Castelvetrano, dove nel 1944 ci era Roosevelt con tutto lo Stato maggiore USA e anni dopo Matteo Messina Denaro come tranquilissimo superlatitante.

 

No: Angleton gestì la guerra e il dopoguerra, creò la Repubblica (con il referendum) e la Democrazia Cristiana, con l’immissione del pensiero cattodemocratico (cioè è, anglo-sintetico) di Maritain, pensatore nutrito dalle università americane da cui Angleton proveniva all’interno di una panchina di uomini tenuti a bagnomaria dalla Chiesa, come De Gasperi, ma anche Andreotti etc.

 

James Jesus Angleton. Immmagine CC0 via Wikimedia

Angleton, detto anche Kingfisher («il martin pescatore», o, più in linea con i suoi interessi letterari, «il re pescatore»), è il vero «liberatore» dell’Italia e fondatore della Repubblica italiana: e nessuno, oggi, gli rende omaggio, nemmeno una parola per il suo animo sensibile di laureato in poesia, che scriveva lettera di ammirazione a Ezra Pound (mentre lo teneva in prigione…), che definiva la sua condizione di uomo a capo delle percezioni più importante del suo Paese (il controspionaggio) con un’espressione toccante e magnifica presa da T.S. Eliot: «il deserto degli specchi».

 

Il «deserto degli specchi», infine, lo fece impazzire: i russi, che avevano piantato talpe clamorose nei servizi occidentali, lavorarono per farlo diventare paranoide oltre ogni limite. Non una storia a lieto fine, a differenza della favola della guerra.

 

Più che al partigiano Johnny, noi italiani moderni dobbiamo tutto a James Jesus. Renovatio 21 lo ricorderà sempre. Anche quando l’Italia come la conosciamo potrebbe non esserci più.

 

Aiuta Renovatio 21

Dalla storia che stiamo raccontando, ad un certo punto, qualcuno potrebbe trarre conclusioni abissali: una repubblica fondata su un calcio dell’asino, è una repubblica asinina? Una società che gode nell’uccidere i leoni, a cosa somiglia? Uno Stato creato da asini calciatori, ha prodotto e continua a produrre asini e calciatori, fino a quale limite di sostenibilità?

 

Non rispondiamo: le fiabe sono per i bambini, gli adulti invece, proprio come la superspia che conosceva La terra desolata, dovrebbero leggere poesie e pensieri profondi.

 

Quindi: buon Angleton Day agli asini delle favole.

 

E le ali del Leone di San Marco per tutti i nostri lettori!

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

 

 

Continua a leggere

Pensiero

Voi che uccidete Dio. E noi che lo permettiamo

Pubblicato

il

Da

Accuso voi che avete ucciso Dio quasi duemila anni fa, e che continuate a farlo ogni mese, ogni giorno, in ogni istante.   Voi uccidete Dio, nella costanza dell’Impero della morte di cui siete schiavi e soldati, e non volete smettere di farlo – perché molti di voi sanno esattamente quello che stanno facendo, e di questo, godono.   Voi che sterminate bambini, nati e non nati, su tutta la superficie della terra – e avete inventato leggi per farlo in tranquillità.   Voi che pervertite i bambini, li drogate, li mutilate.   Voi che i bambini li bombardate senza pietà – quando sono a casa, per strada, in ospedale.   Voi che distruggete le famiglie con tutti i mezzi sociali, politici, legali che avete a disposizione.   Voi che sfruttate i lavoratori, che fate loro pagare una tassazione che li strangola.   Voi che condannate i malati a veleni del corpo e della mente.   Voi che bestemmiate il Suo nome, con indifferenza, o rabbia infame.   Voi che bruciate le Sue chiese, o le demolite, o le trasformate in appartamenti e Bed and Breakfast.   Voi che perseguitate i cristiani praticamente in tutto il pianeta, trucidandoli nel silenzio delle istituzioni.   Voi che inquinate con droghe statali le menti delle persone, rendendole ancora più infelici, se non omicide.   Voi che squartate a cuor battente le persone – sempre per legge! – solo perché hanno fatto un incidente.   Voi che producete bambini con gli alambicchi, disintegrandone quantità immani nel processo.   Voi che agite per popolare la Terra con una generazione di mostri biologici.   Voi che state riprogrammando l’Europa in un luogo di caos e devastazione, paganesimo e massacro.   Voi che avete deviato la carità in una follia suicida e genocida.   Voi che godete dell’iniquità demoniaca inflitta a tutti noi.   Voi uccidete Nostro Signore anche nell’anno 2025, in ogni singolo momento di esso.   E noi. Noi che lo permettiamo. Noi che rifiutiamo di intervenire dinanzi a queste stragi senza fine.   Noi che parliamo, cianciamo, ma che in fondo nulla otteniamo per fermare questa macchina di Morte.   Noi che alziamo le mani dinanzi allo Stato della Necrocultura, anzi continuiamo ad obbedirgli, a versargli le nostre tasse – a breve automaticamente.   Noi che conosciamo l’ingiustizia sterminatrice, ma spesso facciamo finta di nulla.   Noi che piangiamo, ma non sappiamo impedire l’orrore.   Noi che riconosciamo che Cristo è il Sacrificio di Dio per l’uomo, mentre il mondo moderno è – esattamente come nei tempi degli dèi pagani, nei programmi dell’Inferno – il sacrificio dell’uomo per il Dio: l’inversione satanica della vita, della creazione, del cosmo, dell’amore divino.   Noi che sappiamo, noi che abbiamo visto, eppure scappiamo davanti alla Croce.   Dio muore per i nostri peccati. Oggi stesso. Sì.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine: Carl Bloch (1834-1890), Crocifissione (180), Museo Nazionale di Storia Naturale, Copenhagen. Immagine di sdalry via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Continua a leggere

Più popolari