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Elogio della magnata domenicale e della Legge naturale

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Emerge un video dalla rete che spinge ad una seria riflessione sulla vita e sul suo significato ultimo, in ispecie nell’ultimo giorno della settimana.

 

Ecco che dall’oceanica vastità degli archivi RAI riaffiora in superfiche un filmato che mostra quello che crediamo essere uno spezzone della trasmissione televisiva Domenica In, andato in onda più di quaranta anni fa.

 

Sul palco c’è il conduttore del programma, il controverso e misterioso Giuseppe Vittorio Raimondo Baudo detto «Pippo», all’epoca dominus dell’italica radiotelevisione, oggi declassato a semplice personaggio immortale della stessa.

 

Con lui, per qualche ragione, ecco l’attrice franco-algerina Edvige Fenech, ragazza di Ippona, la città di Sant’Agostino, divenuta in Italia regina di quella che viene definita «commedia sexy», dove giovani fanciulle si spogliavano creando scompiglio nei sensi di figure caricaturali come quelle di Alvaro Vitali o Lino Banfi.

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Tuttavia il principe della situazione, che pare emanare una sicurezza di sé indefettibile, è Alberto Sordi. Un personaggio, un attore, che mai, ripetiamo mai, abbiamo apprezzato. Forse proprio per il troppo potere di cui, inspiegabilmente, godeva: film divertenti con Alberto Sordi non ne ricordiamo.

 

C’è la famosa battuta della pellicola di Nanni Moretti: «ve lo meritate Alberto Sordi!». Tuttavia detestiamo Moretti e il suo moralismo più di Sordi e il suo enigma romanesco.

 

Ammettiamo, tuttavia, che nel finale del film Tutti a casa, in cui la sua figura comica diventa tragica, storica, ci aveva per un momento convinto – riuscendo pure, udite udite, a dare una forma di senso compiuto al racconto dell’incipit della resistenza italiana.

 

 

Confessiamo anche che in Venezia, la luna e tu (1958), dell’incomparabile Dino Risi, ci piace il suo accento veneziano, non realistico ma efficace, bello.

 

 

E che dire, sempre restando a Venezia, del più grande e veritiero commento dato dal Sordi alla Biennale d’Arte ne Le vacanze intelligenti (1978)?

 

 

E perché non ricordare, a questo punto, lo sketch anticomunista ne I Vitelloni (1953) di Federico Fellini? «Lavoratori? Prrrrrrrrr»

 

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Sulla figura di Sordi si è molto speculato negli anni. Solo, senza mogli, attaccatissimo alla famiglia, credente praticante e fiero di esserlo, forse legato a Giulio Andreotti (tra monumenti della romanità cattolico-popolare, doveva esserci un feeling automatico), dopo la sua morte c’è stata questione sui giornali per l’eredità.

 

Tutti i romani sapevano dove viveva, in una villa vicino alle terme di Caracalla. E ancora più significativo, tutti i romani sapevano cosa faceva.

 

È quindi con estrema tranquillità che il Sordi dichiara al Baudo, guardandolo in faccia solo a tratti, la sua routine domenicale.

 

«La domenica compio un’azione che non mi permette più di muovermi» dice Sordi. «Che cos’è?» chiede il conduttore siculo.

 

«La magnata alla romana!» replica l’attore ridacchiando con un sorriso che parrebbe molto sincero.

 

 

«Io la domenica mattina mi alzo un’ora e mezza dopo l’alzata abituale di tutti i giorni lavorativi, verso le otto e mezza, le nove, mi bevo un caffettino, poi esco, mi faccio una passeggiata, vado a Messa. Poi finita la Messa torno a casa ancora con una bella passeggiata».

 

A questo punto Sordi si ferma: «perché me guardi.. nun ce vai amMessa?» dice fissando il Baudo. «E che non ci vai a Messa? Sei musulmano?»

 

Queste parole sentite oggi sono sconvolgenti: non solo perché l’essere musulmano in Italia è oggi, a differenza di allora, una cosa non impensabile, e questo anche grazie alla grande moschea di Roma permessa dal suo amico Andreotti, dall’immigrazione calergista subita da decenni, dalla musica dei trapper maghrebini, dall’anarco-tirannia afroislamica che si spande per le nostre città ogni giorno di più.

 

«Poi torno a casa, leggo un po’, scrivo, sbrigo un po’ di corrispondenza». Sentite la bellezza di quest’ultima frase.

 

«All’una precisa poi mi metto a tavola. Cosa mangio, te lo dico subito perché mangio sempre la stessa cosa da quando sono nato». Alla domanda riguardo a cosa mangia, il Sordi trasale: pastasciutta «e chettepare?».

 

Segue descrizione minuziosa della preparazione della pasta e dei suoi sughi.

 

«Ci metto un’ora, un’ora e mezza a consumare questo piatto unico. Poi mi alzo, mi sdraio su una poltrona, mi accendo una sigaretta, mi bevo un liquorino, e guardo la televisione». In un’aspettata piaggeria, Sordi dice di guardare Dominica In, ma forse è proprio sincero, del resto tanto si è detto dell’attore come rappresentante dell’italiano medio.

 

«Per un’ora sto attento e divertito davanti al televisore. Poi me prende come un torpore. Me se annebbia tutto. Sento suoni di campane, echi di organi, di flauti lontani… allora mi alzo con un sorriso, mi avvio io-so-già dove, mi spoglio, mi metto il pigiama, e me ficco sotto». Il resto di quel che dice per noi non ha importanza.

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Vi è qui una grande verità nascosta nel racconto autobiografico minimalista: le trasmissioni domenicali delle grandi reti hanno, di fatto, funzione narcotica. Spegnere la popolazione italiana nell’unico momento in cui non è impegnata – e al contempo allontanarla dalla famiglia. Una vera, oramai antica droga per il controllo della massa vaccina.

 

Il secondo rilievo da fare è riguardo alla descrizione puntuale di quello che è il dogma capitolino del sonno polifasico, ovvero la cosiddetta pennichella. Un costume circadiano non sconosciuto nel resto d’Italia, tuttavia considerato necessario, inevitabile, a Roma. Lo statista Silvio Berlusconi (1936-2023), che aveva vita notturna con segmenti di sonno indicibili (dormiva meno di Napoleone, probabilmente) era uso, si dice, a scherzarne il suo ministro della Difesa, il professore liberale Antonio Marito (1942-2022), che invece rivendicava, come tutti i romani, la maggior produttività del sonno difasico consentito dalla pennichella («produttività» e «Roma» sono concetti che non sappiamo se possano stare bene nella stessa frase, a meno che, in effetti, non si parli di gente che dorme).

 

Arrivati oramai ad una certa età della vita, cominciamo ad apprezzare questo fenomeno ipno-gastrico ciclico.

 

La mangiata della domenica – magari in famiglia, perché ce la ha, per chi non ce la ha avuta devastata dal COVID e da altre follie del mondo moderno – è un momento di relax sacrosanto, in cui non solo l’organismo si ritempra, ma anche la fibra interpersonale che tiene uniti i commensali, parenti o amici che siano. Aggiungiamo noi: soprattutto se, come il Sordi, si è pure adempiuto al dovere spirituale di andare a Messa, cosa che per chi rifiuta il rito conciliare non è sempre facile, almeno non ogni domenica.

 

Non solo la crapula domenicale è bella e fondamentale (specie per chi magari durante la settimana pratica digiuni o restrizioni dietetiche di qualche tipo). È stupendo, stupendissimo, quel senso di torpore che ti prende subito dopo, e che ti spinge a buttarti, a chiudere gli occhi, e a fare questa cosa incredibile, innaturale per un adulto che non lavori in un ente parassita: dormire durante il giorno.

 

Ecco, sono passati tanti anni, e ci troviamo perfettamente in linea con qualcosa che esce dalla bocca di Alberto Sordi.

 

La risposta sta, ovviamente, in un principio metafisico, e cioè nell’adesione alla Legge naturale. Che significa: famiglia, comunità, comunione, cibo – per l’anima e per il corpo. La vita che si ritrova, che celebra se stessa, che si nutre per continuare, pasto dopo pasto, generazione dopo generazione.

 

È inevitabile che si sia d’accordo col cattolico romano Sordi: perché se segui la via della Legge naturale, ad un certo punto del cammino troverai il pranzo domenicale, e il torpore susseguente.

 

Viva la Legge naturale. Viva la magnata, viva il torpore domenicale. Viva la pennichella.

 

Cosa ci tocca ammettere.

 

Roberto Dal Bosco

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Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele

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Spagna, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi hanno annunciato il boicottaggio del prossimo Eurovision Song Contest in seguito alla conferma della partecipazione di Israele. All’inizio del 2025 diverse emittenti avevano chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), organizzatrice dell’evento, di escludere Israele accusandolo di brogli nel voto e per il conflitto in corso a Gaza.   L’ultima tregua, mediata dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto porre fine ai combattimenti e permettere l’arrivo di aiuti umanitari nell’enclave, ma da quando è entrata in vigore gli attacchi israeliani hanno causato 366 morti, secondo il ministero della Salute di Gaza.   Il tutto si inserisce in un anno di escalation iniziato con l’offensiva israeliana lanciata in risposta all’attacco di Hamas dell’ottobre 2023, che provocò 1.200 morti e il rapimento di 250 ostaggi. Da allora, secondo le autorità sanitarie locali, l’operazione militare israeliana ha ucciso oltre 70.000 palestinesi.

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Le decisioni di ritiro sono arrivate giovedì, subito dopo l’approvazione da parte dell’EBU di nuove regole di voto più rigide, varate in risposta alle accuse di diverse emittenti europee secondo cui l’edizione 2025 era stata manipolata a favore del concorrente israeliano.   Poche ore più tardi l’emittente olandese AVROTROS ha comunicato l’addio al concorso: «La violazione di valori universali come l’umanità, la libertà di stampa e l’interferenza politica registrata nella precedente edizione dell’Eurovision Song Contest ha oltrepassato un limite per noi».   L’emittente irlandese RTÉ ha giustificato la propria scelta con «la terribile perdita di vite umane a Gaza», la crisi umanitaria in corso e la repressione della libertà di stampa da parte di Israele, annunciando anche che non trasmetterà l’evento.   Anche la televisione pubblica slovena RTVSLO ha confermato il ritiro: «Non possiamo condividere il palco con il rappresentante di un Paese che ha causato il genocidio dei palestinesi a Gaza», ha dichiarato la direttrice Ksenija Horvat.   Successivamente è arrivata la decisione della spagnola RTVE, che insieme ad altre sette emittenti aveva chiesto un voto segreto sull’ammissione di Israele. Respinta la proposta dall’EBU, RTVE ha commentato: «Questa decisione accresce la nostra sfiducia nell’organizzazione del concorso e conferma la pressione politica che lo circonda».

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Per far fronte alle polemiche, gli organizzatori dell’Eurovision hanno introdotto nuove misure anti-interferenza: limiti al televoto del pubblico, regole più severe sulla promozione dei brani, rafforzamento della sicurezza e ripristino delle giurie nazionali già nelle semifinali.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa arrivò in finale all’Eurovisione una sedicente «strega» non binaria che dichiarò di aver come scopo il «far aderire tutti alla stregoneria».   Vi furono polemiche quattro anni fa quando la Romania accusò che l’organizzazione ha cambiato il voto per far vincere l’Ucraina.   Due anni fa un’altra vincitrice ucraina dell’Eurovision fu inserita nella lista dei ricercati di Mosca.   Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha lanciato un’«alternativa morale» all’Eurovision, che secondo il ministro degli Esteri di Mosca Sergej Lavrov sarà «senza perversioni».

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Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate

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Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».

 

Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.

 

Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.

 

«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».

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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.

 

«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate. 

 

Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.

 

Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.

 

Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.

 

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Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie

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La visita a sorpresa della star di Hollywood ed ex ambasciatrice umanitaria ONU Angelina Jolie in Ucraina martedì scorso è stata interrotta dagli agenti della leva obbligatoria, che hanno arrestato un membro del suo entourage e lo hanno arruolato. Lo riporta la stampa locale.   L’episodio si è verificato a un posto di blocco militare vicino a Yuzhnoukrainsk, nella regione di Nikolaev, mentre il convoglio di Jolie era diretto verso una zona della regione di Kherson controllata da Kiev.   Nonostante avesse segnalato alle autorità di trasportare una «persona importante», un componente del gruppo – identificato in alcuni resoconti come autista, in altri come guardia del corpo – è stato fermato dagli ufficiali di reclutamento.   Un video circolato su Telegram mostra la Jolie (il cui vero nome è Angelina Jolie Voight, figlia problematica dell’attore supertrumpiano John Voight) recarsi di persona al centro di leva per tentare di ottenerne il rilascio.  

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Secondo TASS, avrebbe persino cercato di contattare l’ufficio del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj. Fonti militari ucraine avevano inizialmente riferito all’emittente locale TSN che la presenza della diva al centro non era legata all’arresto, sostenendo che aveva semplicemente «chiesto di usare il bagno». Le autorità hanno poi precisato che l’uomo, cittadino ucraino nato nel 1992 e ufficiale di riserva senza motivi di esenzione, era trattenuto per verifiche sulla mobilitazione.   Alla fine, l’attrice americana ha lasciato il membro dello staff e ha proseguito il viaggio. Gli addetti alla leva di Kiev sono stati aspramente criticati per i video virali che mostrano uomini trascinati nei furgoni, pratica nota come «busificazione».   L’indignazione pubblica è cresciuta, con numerose denunce di scontri violenti e persino decessi legati alla mobilitazione forzata. Il mese scorso, il giornalista britannico Jerome Starkey ha riferito che il suo interprete ucraino è stato «arruolato con la forza» a un posto di blocco di routine. «Il tuo amico è andato in guerra. Bang, bang!», avrebbe scherzato un soldato.   Anche le modalità di coscrizione ucraine hanno attirato l’attenzione internazionale: a settembre, il ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto ha condannato quella che ha definito «una caccia all’uomo aperta», accusando i governi occidentali di chiudere un occhio.   La Jolie aveva già visitato l’Ucraina nell’aprile 2022, poco dopo l’escalation del conflitto, in un periodo in cui numerose celebrità, come gli attori Ben Stiller e Sean Penn, si erano recate nel Paese. Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha sostenuto che le star di Hollywood venivano pagate tramite USAID – il canale USA per finanziare progetti politici all’estero, ormai chiuso – per promuovere narrazioni pro-Kiev.   In seguito l’autista, di nome Dmitry Pishikov, ha dato una sua versione dell’accaduto.   «A quel posto di blocco mi hanno fermato per qualche motivo, senza spiegazioni, e mi hanno chiesto di seguirli in auto per chiarire alcuni dettagli. Evidentemente con l’inganno», ha dichiarato Pishikov a TSN in un’intervista pubblicata venerdì.   È stato portato in un centro di leva locale, dove è stato trattenuto con falsi pretesti, ha aggiunto. «”Dieci minuti, c’è un piccolo dettaglio, ti lasceremo andare non appena avremo chiarito la situazione”, hanno detto. Hanno mentito», ha riferito all’emittente, aggiungendo di essere ancora «un po’ indignato» per le azioni dei funzionari della coscrizione.   L’uomo dichiarato a TSN che venerdì si trovava in un centro di addestramento militare e che «verrà addestrato e presterà servizio nell’esercito».   Igor Kastyukevich, senatore della regione russa di Kherson – la parte controllata dall’Ucraina visitata da Jolie – ha condannato il viaggio definendolo «un’altra trovata pubblicitaria che sfrutta la fame e la paura». Nessuna visita di star di Hollywood «che usa i soldi dei contribuenti americani ed europei» aiuterà la gente comune, ha dichiarato alla TASS.

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