Gender
Donna diventa uomo transessuale durante la gravidanza. I giornali: «un caso delicato»

Una donna al 5° mese di gravidanza decide di diventare uomo, e al contempo madre. Accade a Roma, antica capitale della cristianità.
La notizia, di per sé, aprirebbe subito alla dissonanza cognitiva: ci si chiede come sia possibile, per i medici e per chiunque sia a conoscenza del caso (giornalisti, politici) conciliare le due cose, visto che il processo di transessualizzazione, di base, prevede cose non esattamente compatibili con la maternità, come trattamenti a basi di ormoni e magari pure il taglio delle mammelle.
Di primo acchito può risultare incredibile, quindi, la reazione dei medici e delle autorità sanitarie e non solo sanitaria. Ancora più incredibile è come ne parlano i giornali.
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La storia viene così raccontata da Repubblica: «prima di tutto l’iter psicologico per accertare l’incongruenza di genere e poi le terapie ormonali. Il suo fisico ha iniziato a cambiare. Il volto si è coperto di barba e i caratteri maschili sono piano piano diventati predominanti» scrive il giornale fondato dal «laico» Eugenio Scalfari, che decide di chiamare la donna incinta «Marco».
«Marco ha quindi iniziato ad eliminare quanto restava del corpo precedente e si è sottoposto a una mastectomia, facendo sparire il seno. Un percorso giunto in una fase talmente avanzata che il Tribunale ha autorizzato la rettifica di attribuzione del sesso e il cambio di nome sui documenti. Via la vecchia identità: Marco è diventato Marco anche per lo Stato».
Insomma, la donna è diventata uomo. Ma non ancora del tutto: il processo di amputazione prevedeva ancora un tassello importante.
«Mancava un ultimo passo: l’isterectomia, l’asportazione dell’utero. Al momento di compiere l’intervento è però stato subito chiaro che Marco era incinta al quinto mese».
Proprio così: «Dopo un rapporto Marco ha concepito un bambino».
Qui scatta l’incredulità popolare: ma come… quindi, vuol dire che… anche quando era diventata un uomo (peloso, magari con qualche cicatrice sul petto per il seno mutilato) è stata… con un altro uomo? Cioè: ha fatto all’amore come una donna? E chi è l’uomo che ha fatto sesso con il transessuale dall’apparenza mascolina?
Sono tutte domande che si fa, forse ingenuamente, chi pensa a questo caso.
Tuttavia, l’abisso si spalanca ulteriormente quando si pensa che a questo punto c’è di mezzo un bambino. La soggettività giuridica del feto, in Italia, è un tema dibattuto – ovviamente, a causa della legge 194/78, che consentendo il feticidio (cioè l’aborto, o secondo l’espressione orwelliana «interruzione di gravidanza») potrebbe rivelarsi fumosa anche in questo caso.
Una donna che con il suo comportamento (per esempio l’alcolismo, o la tossicodipendenza) pregiudica la salute del nascituro, può essere perseguita? In alcuni Stati americani parrebbe di sì. In Italia, secondo alcuni pareri giuridici, non esisterebbe una norma penale che tuteli il bambino nel grembo materno dall’assunzione di sostanze da parte della donna gravida.
«Non è contemplata dall’ordinamento italiano una fattispecie criminosa afferente alla trasmissione, per via placentare, di sostanza stupefacente» leggiamo su un documento di sintesi del problema del sito della regione Calabria.
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In effetti: se il feto si può uccidere… perché mai dovrebbe essere tutelato dalle sostanze che assume la madre? In questo caso, si potrebbe trattare dell’assunzione in dosi considerevoli di testosterone enantato, magari pure passate alla donna che vuole diventare «uomo» dalla sanità pubblica, in quantità non troppo dissimili da quelle che, qualora le voglia prendere un ragazzo che va in palestra per sembrare più muscoloso (cioè, più maschile), c’è la galera. È lo Stato etico ormonale, Renovatio 21 ve ne ha già parlato.
Non c’è legge che punisca la madre che in gravidanza si ubriaca costantemente o si spara in vena l’eroina. Ma perché mai dovrebbe esservene per le madri transessualizanti che assumo steroidi?
La domanda che non vorreste farvi è: una quantità di testosterone tale da cambiare il corpo di donna – rendendolo peloso e muscolato, e calvo, alterandone la voce e chissà come la psiche – che effetto potrà mai fare su un feto? Non siamo sicuri di voler sapere la risposta. Tantomeno, di voler vedere. Siamo certi, tuttavia, che nessuno ve ne parlerà.
Tutte queste questioni riguardano fino ad un certo punto il tipo discorso che intavola la stampa sincero-democratica e moderna.
«Una situazione estremamente complessa quella che i medici stanno affrontando in una delle principali strutture sanitarie della capitale» continua Repubblica. «Ora, da una parte ci sono da affrontare le tante difficoltà legate all’ultima fase della transizione in una condizione particolare e dall’altra ci sono gli accertamenti per appurare che le terapie ormonali non abbiano causato danni al feto. Un caso. Raro. Ma come la storia di Marco dimostra, possibile».
In realtà, il caso non è raro per niente. Lo era, forse, qualche anno fa, quando cominciavano ad emergere i primi casi in giro per il mondo: coppia trans, lui uomo-donna e lei donna-uomo, aspettano un figlio. Seguiva foto, esibita con orgoglio, di una figura apparentemente mascolina col pancione a fianco di un travestito.
La realtà è, semplicemente, che siamo dinanzi al concretamento dell’inversione: una famiglia invertita nel senso letterale della parola, il padre si presenta come madre, la madre come padre che materialmente porta avanti la gravidanza.
Casi come questo sono all’ordine del giorno. Casi ancora più grotteschi e rivoltanti, con incroci che avvengono in famiglia, sono stati pure riportati da Renovatio 21. Donazioni di gameti fra fratelli non binari e sorelle lesbiche. Oppure la donna che fa da surrogata per il figlio omosessuale: nasce per lei un figlio e un nipote al contempo, per lui un figlio e un fratello, in una vertigine che cancella ogni residuo del tabù dell’incesto.
E non pensate che sia finita qui: perché il trapianto di utero punta lì: si prende l’organo di una «donatrice» – viva o morta, ma che importanza ha – e lo si impianta nella pancia di un uomo, di modo da fargli vivere la meravigliosa esperienza della gravidanza, almeno fino a che non decide di abortire, e abbiamo già visto video di personaggi che si mettono in lista per divenire il primo trans ad uccidere un bambino nel suo grembo.
Sappiamo che si andrà ancora oltre: utero artificiale, cioè maternità disintegrata, disintermediata dalla macchina. Chi è la mamma del bambino nato in un dispositivo di incubazione? Il lettore vuole rispondere: c’è la madre genetica, l’ovulo verrà pure da qualche ovaia femminile, no? Risposta sbagliata: con la gametogenesi, ossia la creazione di cellule sessuali a partire da cellule somatiche, si potranno ottenere spermatozoi dai tessuti di corpi femminili, e cellule uovo dai maschi.
Geneticamente, il padre potrà essere la madre, la madre il padre, o avere per madre un uomo e per padre un altro, per madre una donna e per madre sempre un’altra donna. Dovete credere che, nell’avanzata della riprogenetica, neanche questa sarà la fine.
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Dalle biotecnologie riproduttive più estreme, alle oramai comuni foto sui social degli «uomini» incinti – divenuti perfino degli emoji, anche per l’azienda più capitalizzata del mondo – il senso immediata da ricavare è, ad un livello più superficiale, quello della destrutturazione della famiglia, cioè la sua fine. Non c’è più madre, figlio, non c’è più figlia, non c’è più padre.
Capite, a livello più profondo, che ogni possibile riferimento alla religione cristiana va in brandelli. La Sacra Famiglia, quella del presepe, diventa una incomprensibile aberrazione. Ma anche la stessa Santa Trinità – Padre, Figlio, Spirito Santo – finirà per divenire incomprensibile per l’uomo del futuro, che al massimo potrà concepirla nella ributtante, insuperata bestemmia a tema finita sulla copertina di Charlie Hebdo (sì, il giornalino per cui qualche anno fa tutti «Je suis Charlie»)
Non è solo la fine della famiglia. È la fine dell’essere umano: ed infatti ci prendono per manina per abituarci al loro programma transumanista, cioè post-umano.
Prima ancora, ci sono degli effetti specifici da considerare. Un individuo senza famiglia, privo di relazioni primarie strutturate, è sradicato e disorientato abbastanza per essere sottomesso e predato come meglio credono i padroni del mondo. Una creatura senza famiglia – senza origine, senza destinazione – può accettare di lavorare a metà del salario, o anche senza salario, può accettare di essere derubato di ogni dignità, e certamente anche degli organi. Può essere prodotto e ucciso a piacimento. Può essere schiavizzato, e poi gettato via senza problemi.
L’effetto che vedremo subito sulla società è quello di un precariato sessuale, cioè un precariato cognitivo, un precariato ontologico diffuso ovunque: masse di persone che non sanno chi sono, non sanno cosa vogliono, non sanno cosa sono, e vivono una percezione dell’esistenza instabile quanto i rapporti di promiscuità ferale che certe storie omossessuali raccontano.
I bambini del futuro saranno senza famiglia, quindi senza padre: quindi, nel concreto, senza nessuno che li difenda. La condizione ideale per i predatori pedofili, che per i giovani che non dispongono di protezione paterna hanno il radar – potete chiedere alle vittime di Jeffrey Epstein se non è così.
Si tratta di un attacco al padre che ha tanti risvolti, non ultimo quello religioso: chissà mai chi può essere che vuole distruggere il padre. Le Scritture un paio di indicazioni le offrono. Nel frattempo, qui sulla terra, la famiglia viene macellata senza più alcuna pietà, mentre medici e giornalisti (e giudici, e politici), parlano di «casi delicati».
È una vera apocalisse, una catastrofe umana, teologica. Dietro di sé porta un orrore senza fine, che iniziamo appena ad immaginare.
Per i giornaloni, tuttavia, è «una situazione complessa». Povera ragazza, anzi scusate, ragazzo, anzi ragazz*.
Noi intanto cerchiamo di non pensare a cosa quantità di steroidi potrebbero aver causato a quel bambino innocente, non ancora nato.
Roberto Dal Bosco
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Immagine da Twitter, rielaborata
Gender
Kennedy: gli USA respingono la dichiarazione dell’OMS per linguaggio pro-aborto e «ideologia gender radicale»

RFK Jr. just walked into the UN and SHREDDED its “oppressive” declaration on non-communicable disease.
“The WHO cannot claim credibility or leadership until it undergoes radical reform.” “The declaration is filled with controversy.” Kennedy slammed “provisions about everything… pic.twitter.com/Dmbsj9GmLJ — Holden Culotta (@Holden_Culotta) September 25, 2025
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The United States objects to the United Nations Political Declaration on Non-Communicable Diseases.
We will walk away from the Declaration, but we will never walk away from the world—or our commitment to end chronic disease. We stand ready to lead, to partner, and to innovate… pic.twitter.com/ZVu0bdO8pi — Secretary Kennedy (@SecKennedy) September 25, 2025
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Gender
La Slovacchia modifica la Costituzione per riconoscere solo due sessi e vietare maternità surrogata e adozione omosessuale

La Slovacchia ha respinto la legislazione dell’Unione Europea modificando la propria Costituzione per sancire il riconoscimento di soli due sessi, vietare la pratica della maternità surrogata e limitare l’adozione alle coppie sposate eterosessuali.
Il Paese, che conta 5,4 milioni di abitanti, ha così affermato il primato delle proprie leggi su quelle dell’UE e ha preso una ferma posizione in difesa della famiglia e della morale cristiana. L’emendamento stabilisce che la Slovacchia mantiene la sovranità in materia di «identità nazionale», in particolare per quanto riguarda «questioni etico-culturali fondamentali».
«La Repubblica slovacca riconosce solo due generi, maschile e femminile, determinati biologicamente», si legge nell’emendamento approvato venerdì dal parlamento nazionale.
L’emendamento stabilisce inoltre che solo le coppie sposate possono adottare legalmente bambini, rendendo impossibile l’adozione per gli omosessuali. Un emendamento slovacco approvato nel 2014 definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna.
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L’emendamento, che gli osservatori politici avevano previsto sarebbe stato bocciato, è stato approvato di misura con la maggioranza richiesta dei tre quinti (90 voti dei 150 seggi del consiglio) dopo che 12 legislatori dell’opposizione conservatrice si sono uniti alla coalizione di governo.
Ora è necessario anche il consenso dei genitori per consentire agli studenti di partecipare a corsi di educazione sessuale.
Quando l’emendamento è stato pubblicato per la prima volta a fine gennaio, il primo ministro slovacco Robert Fico ha ripreso il discorso inaugurale del presidente Donald Trump: «Esistono due sessi, maschile e femminile», definiti alla nascita.
Il Fico ha inoltre affermato l’imperativo di difendere «le tradizioni, il patrimonio culturale e spirituale dei nostri antenati», di costruire una «diga costituzionale contro la politica progressista» e di ripristinare il «buon senso».
Il presidente Peter Pellegrini ha dichiarato che avrebbe firmato l’emendamento. «In un momento di enorme divisione all’interno della società slovacca, una maggioranza costituzionale è un segnale importante che indica che c’è un accordo su una questione specifica nell’intero spettro politico, e deve essere rispettato», ha affermato Pellegrini dopo il voto.
In un discorso infuocato tenutosi a maggio al CPAC Ungheria 2025 , il P Fico ha sottolineato che avrebbe continuato a sostenere i tradizionali valori familiari cristiani del Paese.
Nel discorso del 29 maggio, Fico ha sottolineato che l’essenza della Slovacchia si fonda su centinaia di anni di valori familiari cristiani tradizionali, in particolare sull’idea che il matrimonio sia tra un uomo e una donna e che ci siano solo due sessi, e che si impegnerà a sostenere questi valori sacri. Il primo ministro ha una lunga storia di affermazione dei valori familiari cristiani e di opposizione al globalismo.
Dopo aver sottolineato di non voler che l’identità nazionale della Slovacchia «si dissolva» a favore dei valori liberali promossi dall’Unione Europea (UE), Fico ha evidenziato i valori cristiani che costituiscono l’identità nazionale del Paese.
«Certamente non intendo sacrificare l’essenza della Slovacchia, che si basa su più di mille anni di tradizione cristiana, (con) la famiglia tradizionale come componente fondamentale della nostra società», ha affermato il primo ministro.
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Immagine di Aerra Carnicom via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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