Immigrazione
Come l’Unione Sovietica usò l’anarco-tirannia contro gli oppositori del regime

Un recente articolo apparso sul sito del Mises Institute torna a parlare del concetto di anarco-tirannia, di cui ci siamo occupati più volte su Renovatio 21 negli ultimi tempi, a seguito delle rivolte etniche, violente ed impunite, viste in Francia e non solo: casi conclamati sono visibili anche in Svezia e in Olanda, e ovunque durante i mondiali del Qatar o i vari capodanni.
Il termine «anarco-tirannia» fu coniato trenta anni fa dall’editorialista conservatore Sam Francis, che definì il fenomeno come «la combinazione del potere oppressivo del governo contro gli innocenti e coloro che rispettano la legge e, allo stesso tempo, una grottesca paralisi della capacità o della volontà di usare quel potere per svolgere compiti pubblici fondamentali quali la protezione o la sicurezza pubblica».
Secondo l’autore dell’articolo del Mises Ryan McMaken, «la versione americana dell’anarchia-tirannia che sopportiamo attualmente non è l’unica variante, né la peggiore». Egli infatti ricorda che «l’uso dell’anarco-tirannia come politica deliberata risale almeno all’Unione Sovietica di Stalin».
Secondo McMaken, la versione sovietica si è manifestata in due modi.
Il primo era l’abitudine del regime sovietico di imporre le pene più severe per i «crimini politici». «Questo non vuol dire che il regime sovietico non si preoccupasse della criminalità ordinaria» scrive l’articolo. «Il regime spese ingenti somme di denaro e risorse per combattere la criminalità di strada e radunare le legioni di criminali minorenni che erano comuni nelle strade negli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta. Inoltre, il regime nel suo complesso ha cercato di affermare la propria credibilità come strumento di sicurezza e ordine».
Tuttavia, era chiaro che il regime era più interessato a punire i cosiddetti criminali politici che i criminali reali. «Questa non è stata certamente un’innovazione del regime sovietico, poiché per millenni i regimi politici hanno considerato crimini politici come tradimento, sedizione e “diffamazione” più pericolosi del semplice furto e omicidio non politico».
«I sovietici non erano diversi, sebbene la definizione sovietica di crimine politico si estendesse ben oltre la consueta norma dispotica» scrive McMaken, specificando che qualsiasi cittadino sovietico poteva essere accusato di crimini politici, per un gran numero di infrazioni tra cui il furto di «proprietà socialista», il sottrarsi al lavoro in una fabbrica di proprietà statale, il non aver informato sulle attività antisovietiche di altri, o qualsiasi altra attività che potrebbero essere definiti come atti «borghesi» che minano le leggi socialiste. «La natura degli atti contava meno della motivazione presunta».
Un libro di Valery Chalidze sul crimine in URSS scrive che «il nuovo regime concentrò i suoi sforzi di pressione sugli oppositori politici e sugli estranei alla classe. In mezzo alla folla dei nemici veri o presunti del regime, i criminali non politici erano ancora considerati socialmente affini; hanno ricevuto pene detentive più brevi e le hanno scontate in condizioni meno severe». (Corsivo nostro)
Al contrario, i «criminali politici» venivano spesso condannati, come Solzhenitsyn, ad anni e anni di Gulag, dove avrebbero affrontato la seconda forma di anarco-tirannide sovietica, ancora più terrificante.
Secondo Chalidze, nei Gulag veniva attuata la politica non ufficiale sovietica negli anni Trenta prevedeva l’utilizzo dei criminali comuni come mezzo per eliminare del tutto i criminali politici.
«Negli anni Venti e Trenta (…) il regime stava conducendo una campagna per cambiare la composizione di classe della società, e tra i milioni di stranieri di classe nei campi ce n’erano molti di cui i bolscevichi volevano sbarazzarsi ma preferivano liquidare con l’aiuto di criminali piuttosto che apertamente» scrive il libro Criminal Russia: Essays on Crime in the Soviet Union (1977).
«Così i prigionieri politici venivano sistematicamente terrorizzati dai criminali nei campi (…) con l’incoraggiamento diretto o la connivenza delle autorità. I criminali politici indifesi, non abituati alle condizioni del campo, venivano derubati dei loro vestiti e lasciati congelare; fu loro tolta la magra razione di cibo e alla fine morirono di sfinimento. Nel frattempo erano costantemente tormentati e umiliati. Chi può dire quante persone morirono nei campi sovietici come conseguenza diretta di questa persecuzione da parte di criminali?»
Nel suo saggio «“Worse Than Guards:” Ordinary Criminals and Political Prisoners in the Gulag (1918-1950)» («”Peggio delle guardie:” Criminali ordinari e prigionieri politici nel Gulag 1918-1950»), la studiosa Elizabeth Klements sostiene che «l’amministrazione carceraria dava potere ai criminali nei Gulag dando loro accesso ai posti di lavoro e ai beni salvavita nei campi di lavoro, ritirando gradualmente ai prigionieri politici l’accesso ai servizi sanitari».
«Per i prigionieri politici, questo furto e questa violenza erano costanti, insensati e crudeli. Peggio ancora, l’amministrazione del Gulag lo tollerava e le guardie raramente interferivano» continua la Klements. «Gustav Herling ha ricordato un incidente nel suo campo, dove un gruppo di blatnye [ladri, ndr] ha sopraffatto e violentato una giovane donna di notte nel mezzo del campo, e una volta che è riuscita a gridare aiuto, una voce assonnata chiamò dalla torre di guardia più vicina: “Andiamo, andiamo, ragazzi, che fate? Non avete vergogna?”. Questo era tutto. La banda l’ha semplicemente spostata in una posizione più discreta e ha continuato l’aggressione».
Il fenomeno è ben descritto da Solzhenitsyn in Arcipelago Gulag, quando scrive che le autorità dei campi di detenzione procedevano all’«incoraggiamento dei teppisti, dei blatnye. Ancora più sistematicamente di prima, ai ladri furono assegnate tutte le «altezze di comando» nel campo. Ancora più consistentemente di prima, i ladri furono istigati contro i [prigionieri politici], fu loro permesso di saccheggiarli senza ostacoli, di picchiarli, di soffocarli».
Tale abuso nei confronti dei prigionieri politici durò nella sua forma peggiore dagli anni Trenta fino a poco dopo la seconda guerra mondiale. La situazione cambiò significativamente solo dopo la guerra a causa di un nuovo afflusso di centinaia di migliaia di veterani di guerra sovietici. Questi veterani erano stati dichiarati criminali politici perché si erano arresi ai tedeschi, avevano prestato servizio nei campi di prigionia tedeschi ed erano quindi visti, nelle menti contorte degli agenti sovietici, come collaboratori dei tedeschi.
I veterani di guerra, tuttavia, non erano così indifesi contro i criminali come lo erano stati i precedenti detenuti politici. Così, temprati dalla guerra, i prigionieri militari combatterono contro i criminali regolari. Ciò, secondo la Klements, sconvolse lo status quo e costrinse gli amministratori del Gulag a cercare nuovi metodi.
«La differenza di trattamento tra i criminali regolari e i prigionieri politici aveva le sue radici nell’ideologia sovietica sulla rieducazione e sul conflitto di classe. Il punto di vista dell’ideologo sovietico era che i criminali comuni potessero essere riformati e convertiti in membri produttivi della società sovietica con relativa facilità» scrive McMaken. «I prigionieri politici, d’altro canto, “alieni” di classe quale erano, necessitavano di un trattamento molto più duro per ottenere una rieducazione sufficiente. Molti prigionieri politici erano forse irreformabili da questo punto di vista, suggerendo l’indifferenza della guardia verso il destino dei prigionieri politici».
«In una certa misura, tutto questo è prevedibile; i regimi infliggono da tempo maggiore crudeltà ai presunti nemici del regime che ai criminali comuni» conclude l’articolo del Mises. «L’esempio sovietico, tuttavia, fornisce un esempio particolarmente estremo e allarmante di come letteralmente milioni di comuni “delinquenti” possano essere coinvolti in un sistema legale progettato per proteggere lo stato invece di proteggere la popolazione».
Mutatis mutandis, ci chiediamo se questo se lo schema sovietico dell’anarco-tirannide per via carceraria si possa applicare all’Europa dell’ora presente.
Sappiamo che, in Italia come altrove, gli immigrati afro-islamici sono oramai maggioritari, e laddove non lo sono ancora numericamente lo sono culturalmente, presentandosi in modo più compatto nei confronti del carcerato autoctono: da qui il problema delle «radicalizzazioni» islamiste che avvengono nelle carceri francesi e di altri Paesi (per l’Italia non c’è ancora un’informazione precise che dica se questo fenomeno ha attecchito).
Come l’URSS vedeva nel criminale comune una figura assimilabile (un «compagno che sbaglia», verrebbe da dire…) perché non aveva l’idea e la capacità di sovvertire il sistema, ma solo di parassitarlo, anche lo Stato moderno europeo vede nel criminale immigrato un personaggio non solo assimilabile, ma necessario all’attuazione del Piano Kalergi, per il quale tante risorse sono attivamente, incontrovertibilmente, spese.
La questione è divenuta drammaticamente chiara durante il COVID: squadre di poliziotti, vigili, carabinieri e addetti vari a controllare i cittadini in lockdown e i green pass, con , ad esempio, i varchi sorvegliati da diecine di uomini mentre le violenze della teppa immigrata sui treni e altrove potevano continuare.
L’oceanica protesta contro il green pass fu spenta a suon di repressione (botte, poliziotti in borghese catturatori, droni, «moto ondulatorio») e di leggi specifiche. Possiamo dire di aver visto lo stesso riguardo l’orda giovanile afro-musulmana che ha conquistato Peschiera del Garda, le cui molestie su ragazze italiane sono state di recente archiviate?
Lo abbiamo visto chiaramente in Francia: l’anarco-tirannide favorisce il migrante, il non-europeo, perché esso è esattamente l’ingrediente di caos necessario a dissolvere l’ordine sociale.
Immigrazione
Trump sull’immigrazione: l’Europa occidentale è stata invasa e «andrà all’inferno»

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che le politiche di frontiere aperte e le «idee suicide in materia di energia» porteranno alla «morte dell’Europa occidentale», sottolineando l’urgenza di intervenire per cambiare direzione.
«Questo non può essere sostenuto», ha dichiarato Trump martedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, definendo la crisi delle migrazioni incontrollate «la questione politica numero uno del nostro tempo».
«I vostri Paesi sono in rovina», ha affermato, accusando l’ONU di finanziare un «assalto ai paesi occidentali e ai loro confini», citando i 372 milioni di dollari spesi dall’organizzazione nel 2024 per sostenere circa 624.000 persone che migrano negli Stati Uniti.
Il presidente americano poi sostenuto che l’Europa è in «gravi guai» ed è stata «invasa» da una «forza di immigrati clandestini» senza precedenti che si sta «riversando» nel continente. Ha criticato i leader europei per la loro inattività, attribuita al politicamente corretto.
.@POTUS: “Europe is in serious trouble. They’ve been invaded by a force of illegal aliens like the world has never seen… and because they choose to be politically correct, they are doing nothing about it.” pic.twitter.com/12g0wIPbcH
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) September 23, 2025
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Trump ha fatto riferimento a Londra e al suo «terribile sindaco», Sadiq Khan, sostenendo che la città è cambiata in modo irriconoscibile e si sta muovendo verso la legge islamica della sharia.
«Ciò che rende il mondo così bello è che ogni Paese è unico. Ma per rimanere tale, ogni nazione sovrana deve avere il diritto di controllare i propri confini e di limitare il numero di migranti che entrano nel proprio Paese», ha affermato, sottolineando che, sebbene gli Stati Uniti continuino a mostrare compassione verso le persone che hanno realmente sofferto nei loro paesi d’origine, è fondamentale «risolvere i problemi nei loro paesi, non crearne di nuovi nei nostri» importando persone provenienti da contesti culturali e religiosi diversi che violano la legge e presentano false richieste di asilo.
«Lo fate perché volete essere gentili», ha detto Trump, rivolgendosi ai leader europei. «Volete essere politicamente corretti e state distruggendo la vostra tradizione», ha aggiunto, chiedendo la fine del «fallito esperimento delle frontiere aperte».
«Nel 2024, quasi il 50% dei detenuti nelle carceri tedesche erano cittadini stranieri o migranti… In Svizzera, la percentuale è del 72%… Quando le vostre carceri saranno piene di cosiddetti richiedenti asilo che hanno ricambiato la gentilezza con il crimine, sarà il momento di porre fine al fallito esperimento delle frontiere aperte» ha continuato il presidente americano.
.@POTUS: In 2024, almost 50% of inmates in German prisons were foreign nationals or migrants… In Switzerland, it’s 72%… When your prisons are filled with so-called asylum-seekers who repaid kindness with crime, it’s time to END the failed experiment of Open Borders. pic.twitter.com/LU0MzM842o
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) September 23, 2025
Trump ha quindi attaccato frontalmente l’ONU, e proprio dallo scranno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
«Non solo l’ONU non risolve i problemi che dovrebbe risolvere, ma troppo spesso crea nuovi problemi… Le Nazioni Unite stanno finanziando un attacco ai paesi occidentali e ai loro confini… L’ONU dovrebbe fermare le invasioni, non crearle e non finanziarle».
.@POTUS: “Not only is the U.N. not solving the problems it should—too often, it is actually creating NEW problems…. The United Nations is FUNDING an assault on Western countries and their borders… The U.N. is supposed to STOP invasions—not CREATE them and not FINANCE them.” pic.twitter.com/bH9v9CvLmZ
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) September 23, 2025
«Il nostro messaggio è molto semplice: se entri illegalmente negli Stati Uniti, finirai in prigione, o tornerai da dove sei venuto, o forse anche più lontano» ha detto Trump. «Qualsiasi sistema che porti al traffico di massa di bambini è intrinsecamente malvagio, eppure è esattamente ciò che ha fatto l’agenda migratoria globalista… In America, quei giorni sono finiti. L’amministrazione Trump sta lavorando per scovare i criminali che stanno causando questo problema».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Immigrazione
Scontri tra polizia e protesta anti-immigrazione all’Aia

The Hague Den Haag#malieveld pic.twitter.com/nzQgrAb5Gn
— Isolated Incidents (@diversity999x) September 20, 2025
PAÍSES BAJOS.- Miles de personas se manifestaron contra la inmigración en La Haya. La policía respondió con gases lacrimógenos durante algunos enfrentamientos, mientras que los manifestantes destrozaron e incendiaron vehículos policiales. pic.twitter.com/dgxbN56vz4
— SR490 (@shamrock_490) September 24, 2025
#thehague #netherlands ensions erupted in the Hague as anti-immigration protesters clashed with police on September 20. The demonstration escalated, blocking the A12 motorway and setting a police vehicle ablaze. pic.twitter.com/H2lw8mPEjD
— Dolly van den Berg (@dendolly1) September 20, 2025
🇳🇱 Violenti scontri a Den Haag (Paesi Bassi) tra manifestanti della destra identitaria e forze dell’ordine. I manifestanti chiedono remigrazione, stop a immigrazione e Islam,via i beduini pic.twitter.com/4NH30HufZB
— Mauro Meola (@mauro_meol12096) September 21, 2025
En daar gaat de tweede politie-auto, bij de massa demonstratie tegen massale immigratie, Malieveld in Den Haag – And there goes the second police car, during a mass demonstration against mass immigration, Malieveld in The Hague (The Netherlands) – 20 September 2025 pic.twitter.com/9zGrydadNW
— Fransman B. (@FransmanBoertje) September 20, 2025
Demonstratie Malieveld loopt uit de hand (Den Haag) #3 2009025 / Malieveld demonstration gets out of control (The Hague-Netherlands) pic.twitter.com/D5lwiIWv84
— john l (@Johnl1465045L) September 20, 2025
Un’auto della polizia è stata data alle fiamme, e alcuni dimostranti si sono separati dal gruppo principale, bloccando un’autostrada. La polizia ha risposto utilizzando gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.The Hague Den Haag#malieveld pic.twitter.com/nzQgrAb5Gn
— Isolated Incidents (@diversity999x) September 20, 2025
🚨🇳🇱 ANTI-IMMIGRATION PROTEST TURNS VIOLENT IN THE HAGUE What started as a protest for stricter asylum rules has turned into a full-blown riot. Protesters are torching police cars, throwing bottles and stones, and even smashing windows at the liberal D66 party office. Police… https://t.co/HxAIyEpq3V pic.twitter.com/IPT4ZwsdeL
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) September 20, 2025
È stata segnalata la confluenza di ultras di diverse squadra calcistiche, divisi da decenni ci conflitto ma uniti sul tema dell’immigrazione.En daar gaat de tweede politie-auto, bij de massa demonstratie tegen massale immigratie, Malieveld in Den Haag – And there goes the second police car, during a mass demonstration against mass immigration, Malieveld in The Hague (The Netherlands) – 20 September 2025 pic.twitter.com/9zGrydadNW
— Fransman B. (@FransmanBoertje) September 20, 2025
Gli scontri sono avvenuti a un mese dalle elezioni legislative previste per il 29 ottobre, in un contesto in cui il dibattito sull’immigrazione e le politiche di asilo domina la campagna elettorale. Partiti come il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders spingono per misure migratorie più restrittive, mentre altri partiti e organizzazioni della società civile esprimono preoccupazione per l’aumento della polarizzazione. La crisi migratoria nei Paesi Bassi è stata ulteriormente aggravata dall’arrivo continuo di richiedenti asilo dall’Ucraina. All’inizio del mese, l’Associazione dei Comuni Olandesi (VNG) ha segnalato che i centri di accoglienza sono al collasso, con quasi tutti i 97.000 posti disponibili occupati e circa 300 ucraini che arrivano ogni settimana, molti dei quali vengono respinti.🇳🇱 Dutch 𝕳ooligans gathered at the Malieveld in The Hague this afternoon!
Fans from many different clubs have come together to protest current immigration policies. Represented are Feyenoord, Ajax, AZ, Den Haag, Sparta, De Graafschap, PSV, RKC, Go Ahead Eagles, NEC, Willem II,… pic.twitter.com/LKNvjCOxkz — 𝐂𝐚𝐬𝐮𝐚𝐥 𝐔𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐎𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥 (@thecasualultra) September 20, 2025
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Immigrazione
Agenti di polizia francesi terrorizzati da una serie di brutali attacchi

La Francia sta assistendo a un’ondata di attacchi estremamente violenti contro gli agenti di polizia francesi, con due incidenti che dimostrano i rischi a cui vanno incontro le forze dell’ordine. Lo riporta Remix News.
Secondo quanto riportato dal quotidiano L’Union, sei agenti di polizia fuori servizio sono stati aggrediti violentemente da circa 10 individui mentre erano a cena con i colleghi. L’incidente è stato filmato e mostra diverse persone che circondano e picchiano gli agenti.
Il pestaggio è avvenuto il 13 e 14 settembre nella città di Reims.
🇫🇷🔴6 off-duty French police officers were violently lynched in the French city of Reims, by about 10 individuals.
2 arrested suspects are from Mayotte (off the coast of Africa).
The suspects knew the officers, and one had just been released from prison 4 days ago.
One officer… pic.twitter.com/oLe5lJ8i7M
— Remix News & Views (@RMXnews) September 16, 2025
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Il procuratore François Schneider ha descritto l’attacco come un «linciaggio». Due sospettati, di 26 e 27 anni, originari della Maiotta, un’isola al largo della costa africana nell’Oceano Indiano che costituisce un territorio d’oltremare francese, sono stati arrestati il 15 settembre e saranno incriminati.
Gli inquirenti sostengono che gli autori sapevano chi stavano aggredendo e che stessero deliberatamente prendendo di mira gli agenti di polizia. Le ferite riportate dagli agenti vanno dai 4 ai 28 giorni di temporanea inabilità al lavoro, tra cui una caviglia rotta, una frattura del naso e colpi inferti con la fibbia di una cintura.
I due sospettati, già noti ai tribunali, sono recidivi per violenza. Uno di loro era appena uscito di prigione quattro giorni prima. La procura ha chiesto la custodia cautelare in carcere.
Il sindacato UN1TÉ ha descritto la zona di Reims, nota come Promenades, come una «zona senza legge» e «spietata» di notte. Il sindacato di polizia chiede più personale. L’Alleanza Nazionale di Polizia chiede una condanna «esemplare e rapida».
In un altro attacco, un agente anticrimine francese è rimasto sfigurato. Durante questo episodio, l’unico agente è stato circondato da un branco che lo ha picchiato senza sosta. Da allora sono stati arrestati diversi sospettati, tutti cittadini francesi: Islam S., Sofiane B., Gebril S., Aissa S. e Khadija S.
Il pestaggio è stato così brutale che il ministro degli Interni del Paese è stato costretto a rilasciare una dichiarazione.
🇫🇷🚨A French anti-crime officer was beaten savagely by a group of thugs in the French city of Tourcoing.
Spectators watched on and filmed the brutal assault.
He suffered severe injuries and remains hospitalized.
The video features laughing emojis and Arab rap music. pic.twitter.com/yJfsWIq6NR
— Remix News & Views (@RMXnews) September 12, 2025
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Due degli adolescenti sono in custodia cautelare, mentre altri tre sono sotto sorveglianza giudiziaria. È stato inoltre vietato loro di circolare su strade pubbliche senza la dovuta autorizzazione legale tra le 19:00 e le 7:00.
Anche il neopremier Sébastien Lecornu ha contattato l’ufficiale, dichiarando di avergli offerto «il suo pieno sostegno».
Il pestaggio è avvenuto l’11 settembre a Tourcoing, secondo CNEWS.
L’agente, agente della squadra anticrimine (BAC), ha riportato la frattura del naso durante il pestaggio. Era intervenuto giovedì pomeriggio durante un «furto di scooter».
Secondo la polizia, il caso «riguardava il ricatto e le molestie ai danni di un ragazzo, un ragazzo povero, che era stato terrorizzato da una piccola gang», ha affermato il ministro uscente della Giustizia Gérald Darmanin. In altre parole, l’agente stava cercando di aiutare un giovane preso di mira da una gang. Darmanin ha affermato che l’ufficiale ha riportato la frattura del «setto nasale, per la quale probabilmente dovrà essere operato».
Non si tratta di episodi isolati: secondo i dati del 2021, negli ultimi due decenni gli atti di violenza contro la polizia francese sono già raddoppiati.
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Immagine screenshot da Twitter
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