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Cirillo I: le transizioni di genere «odorano di apocalisse»

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L’accettazione degli interventi di riassegnazione del sesso in Occidente «sa di apocalisse», ha affermato martedì il capo della Chiesa ortodossa russa Cirillo I in un’intervista televisiva. Lo riporta la stampa russa.

 

Il patriarca di Mosca ha criticato questa tendenza, definendola un segno di decadenza morale in Occidente, e ha ribadito l’impegno della Russia a preservare le proprie tradizioni spirituali.

 

Nell’intervista, andata in onda durante una trasmissione per il Natale ortodosso, ha contrapposto quello che ha definito il declino morale dell’Occidente alla forza delle tradizioni spirituali della Russia.

 

«Quello che sta succedendo lì puzza di apocalisse», ha detto, riferendosi alla normalizzazione delle transizioni di genere nelle nazioni occidentali, sottolineando che tali pratiche sono «contro la legge di Dio» e non sarebbero mai state accettate in Russia finché il suo popolo rimarrà fedele alla sua millenaria eredità culturale e spirituale.

 

Cirillo ha sottolineato la crescente importanza della Russia come contrappeso spirituale all’Occidente. «Sono stupiti che stiamo costruendo chiese, 400 solo a Mosca», ha affermato. Ha messo a confronto questo con la situazione in Occidente, dove le chiese vengono riadattate, «nel migliore dei casi in moschee e nel peggiore in luoghi di intrattenimento».

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Come riportato da Renovatio 21, novembre, la Russia ha vietato l’adozione di bambini nei Paesi che consentono le procedure di riassegnazione del genere. Un decreto firmato dal presidente Vladimir Putin proibisce agli individui di questi Paesi, che consentano il cambio di genere tramite interventi medici come interventi chirurgici e bloccanti della pubertà o tramite semplici modifiche ai documenti di identità senza coinvolgimento medico, di adottare bambini russi.

 

Vjacheslav Volodin, il presidente della camera bassa del Parlamento russo, ha difeso la manovra, definendola un passo necessario per proteggere i bambini dalle influenze occidentali «distruttive». Ha criticato specificamente le politiche di alcune nazioni occidentali che consentono ai minori di sottoporsi a riassegnazione di genere, descrivendo queste pratiche come dannose per il benessere dei bambini.

 

Questa decisione è stata presa dopo che la Russia ha introdotto severe restrizioni sulle procedure di riassegnazione di genere nel 2023. La legislazione, volta a frenare quella che i legislatori hanno definito «l’industria transgender», ha vietato le transizioni di genere legali e mediche, tranne in casi medici gravi, come quelli che coinvolgono anomalie alla nascita.

 

Di recente il patriarca aveva dichiarato che il terrorismo apocalittico e le speculazioni sulla guerra nucleare non sono salutari per le persone di fede da un punto di vista spirituale.

 

«Non c’è bisogno di assecondare tutto questo. I cristiani non hanno paura della cosiddetta fine del mondo», ha detto il patriarca ortodosso russo. «Stiamo aspettando il Signore Gesù, che verrà con grande gloria, distruggerà il male e giudicherà tutte le nazioni».

 

Come riportato da Renovatio 21, il patriarca aveva lanciato un monito apocalittico due anni fa, quando aveva dichiarato che la distruzione della Russia, «isola di libertà nel mare in tempesta di una moralità cancellata», porterà ad una catastrofe per tutto il mondo.

 

In altre occasioni il patriarca si è scagliato contro i sistemi di sorveglianza biometrica e il transumanismo.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

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Il cardinale USA Cupich sostiene l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso

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Il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, è senza dubbio una delle figure più progressiste e divisive dell’episcopato americano. Ha pubblicato un articolo sul sito Outreach – punto di riferimento per i cattolici LGBTQ secondo il loro logo – in cui ha sottolineato in modo molto positivo la possibilità di adottare bambini per coppie dello stesso sesso.   In questo articolo, il cardinale di Chicago spiega innanzitutto che il clero – in cui lui stesso si colloca – non deve «presumere» alcunché sulle persone, pensare di saperne più dei fedeli. E ne dà l’esempio con un consiglio dato dal cardinale Luis Ladaria Ferrer ai vescovi americani.   Quest’ultimo ha suggerito di cercare di comprendere meglio le motivazioni di coloro che esercitano cariche pubbliche e che sostengono legislazioni che autorizzano l’aborto, l’eutanasia o altri mali morali, prima di decidere una politica di esclusione dalla comunione.   Questo consiglio confonde completamente il piano oggettivo e soggettivo, personale e sociale. Una cosa è che un sacerdote si preoccupi di un fedele impegnato in politica che, nel tentativo di aiutarlo, sosterrebbe proposte contrarie alla morale di Gesù Cristo. Ma che un pastore debba decidere in modo oggettivo e sociale per il bene comune dei fedeli, è un’altra cosa.   È facile intuire come questo consiglio venga applicato dal cardinale Cupich nei confronti dei membri della comunità LGBT. Racconta di averli ascoltati a lungo e di aver sentito come vengono emarginati – nelle loro famiglie o in chiesa – e il rifiuto di alcuni dei loro approcci: accogliere un bambino «adottato» in una scuola cattolica, per esempio.   Ma, aggiunge, «molti dei nostri fratelli e sorelle cattolici LGBTQ apprezzano la vita comunitaria. Sono convinti (…) di avere qualcosa non solo da ricevere, ma anche da dare, che dobbiamo riconoscere e accogliere. Molte persone LGBTQ imparano e sperimentano anche l’amore sacrificale quando assumono il ruolo di genitori di figli che altrimenti non avrebbero una casa».

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Quest’ultimo paragrafo mescola punti di vista che è assolutamente necessario tenere distinti. Ma soprattutto riconosce – cosa che è stata recentemente denunciata in un articolo – che le persone LGBT devono essere accettate come tali. Ma questo è un punto di vista insostenibile, perché essi rappresentano, che lo vogliano o no, una tendenza a un peccato grave, denunciato dalla morale cristiana.   In nessuna parte della Chiesa ladri, stupratori, abusatori, criminali, alcolisti e molti altri peccatori vengono riconosciuti come tali, ma come pentiti e desiderosi di evitare il peccato con la grazia di Dio. Voler entrare nella Chiesa con lo status LGBT, soprattutto se si tratta di una coppia, è come pretendere uno status di peccato all’interno della Chiesa.   Se ci approcciamo al caso dell’adozione, non solo c’è un’evidenza, stabilita da Dio stesso, che affermano che il matrimonio cattolico è tra un uomo e una donna e che ogni bambino ha diritto a un padre e a una madre, ma di fronte a la confusione delle menti, un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede si è sentito in dovere di ricordarlo nel 2003.   Il testo afferma: «L’integrazione dei bambini in unioni omosessuali mediante l’adozione significa sottoporli di fatto a violenze di vario genere, approfittando della debolezza dei più piccoli per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano».   «Una simile pratica sarebbe certamente gravemente immorale e in flagrante contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, secondo cui l’interesse superiore da proteggere in ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa».   Il sito web InfoCatolica riporta come «le agenzie di adozione cattoliche negli Stati Uniti abbiano dovuto affrontare diverse battaglie legali per essersi rifiutate di elaborare adozioni da parte di coppie dello stesso sesso». In diverse occasioni, le agenzie e le leggi che le proteggono hanno ricevuto il sostegno dei vescovi del Paese.   Ma, come sottolinea ulteriormente il sito, il cardinale Cupich è ben lungi dall’essere un’eccezione nell’opposizione alla dottrina cattolica sull’omosessualità e sull’adozione di bambini.   Nel maggio 2022, il sito web ufficiale del Sinodo sulla sinodalità ha pubblicato la testimonianza di tre coppie omosessuali che avevano adottato bambini.   Quando l’esempio viene dall’alto…   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.  

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Educazione sessuale: la farsa e la vergogna

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Questo non è un articolo, questo è uno sfogo. Perché non se ne può più.

 

Negli ultimi giorni impazza la polemica (una gigantomachia) sull’impiego del fondo da mezzo milione di euro che la legge di bilancio – accogliendo un emendamento proposto dal segretario di Più Europa Luca Magi ed evidentemente votato anche da più di qualcuno nella maggioranza – avrebbe stanziato per promuovere nelle scuole corsi di educazione sessuale e affettiva e salute sessuale.

 

Da qualche lustro a questa parte, con furia crescente, l’argomento sesso è diventato l’ossessione di tutti i benpensanti: radicali e clericali, estremisti e moderati.

 

Insomma, non sei una bella persona se non sali sul carro degli educatori aggiornati per i quali il sesso sta sopra ogni cosa e, soprattutto, rappresenta la prospettiva principe da inculcare il prima possibile a incolpevoli scolaretti in erba e poi, con virtuosismi all’altezza delle bassezze con cui già si stordiscono in rete, a ragazzini per lo più incapaci di intendere e di volere perché ignoranti di tutto il resto.

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È tragicamente esilarante osservare lo scontro in atto tra squadre di titani che manco si accorgono di portare acqua allo stesso identico mulino, ma strillano e si insolentiscono a vicenda. Come i proverbiali cecàti che fanno a pietrate.

 

Quelli del governo tuonano: «nessuno spazio nella scuola, né oggi né mai, per chi vorrebbe propagandare l’ideologia gender», e si premurano persino di rassicurare le mamme e i papà che l’educazione sessuale è nelle loro mani e non in quelle «di docenti politicizzati ed esperti esterni». Sorge spontanea la domanda: ma costoro dove vivono?

 

Qualcuno infatti dovrebbe spiegare al roboante onorevole incaricato di arringare il Parlamento come le scuole, tutte, siano invase da invasati che vi trovano praterie indifese da colonizzare perché nessuno ha più il coraggio di mettersi di traverso se non sussurrando piano piano all’orecchio del dirigente che, forse, sarebbe più adeguato evitare la promozione del sadomaso e fermarsi al capitolo precedente del prontuario.

 

Qualcuno dovrebbe anche riferire al gagliardo onorevole che il contagio della carriera alias corre ovunque indisturbato, dal momento che se non l’abbracci hai l’anello al naso o sei rimasto nel Medioevo, e invece oggi ogni virgulto deve decidere in libertà di cambiarsi il nome se per caso si sente altro da sé, perché il sesso è un’opinione.

 

Qualcuno dovrebbe far sapere inoltre, all’onorevole tonitruante, che i genitori e i docenti che hanno ancora la forza di guardare in faccia lo sfacelo sono completamente disarmati davanti all’onda di piena che ormai travolge ogni singola scuola con lezioncine desolanti di desolanti esperti certificati, reclutati a occupare fette sempre più estese dell’orario curricolare.

 

Qualcuno, se può, avvisi l’onorevole. Anche se basterebbe perlustrasse lui stesso la vetrina di qualche scuola a caso, per vedere a chi sono appaltati questi benedetti corsi, generalmente a scatola chiusa perché l’appaltatore si chiama «esperto» e degli esperti ci si deve fidare. Si accorgerebbe che il circo è gestito dalle associazioni più improbabili, come quelle composte «da professionist3 (non è un errore di battitura, ndr) della salute» che si autoqualificano come «queer, trans, neurodivergenti, non monogame, kinky», e chi non sa cosa significhi kinky è caldamente invitato ad andarlo a vedere.

 

In ogni caso, sappia l’onorevole che nel nostro piccolo possiamo fornirgli tonnellate di materiale degradante spacciato per programma educativo.

 

Ma torniamo alla gigantomachia.

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Sempre la maggioranza di governo, fingendo di non conoscere la realtà delle cose (o non conoscendola proprio: non si sa delle due quale sia l’ipotesi peggiore) cerca di tenere insieme la capra con i cavoli e decide che quei fondi, già approvati su iniziativa di Più Europa, saranno destinati a formare i docenti «in via prioritaria sulle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità»; e solo in via subordinata serviranno alla salute sessuale e alla educazione sessuale.

 

Pensano in tal modo, e probabilmente a ragione, di tacitare gli strilloni in servizio permanente dalla galassia sedicente pro-life e clericale, i quali esulteranno perché finalmente abbiamo un governo che incentiva le nascite e non saranno sfiorati dall’idea che l’unico business pro vita che tira, nell’ora presente, è quello della vita sintetica: vale a dire provette per tutti (compresi i diversamente praticanti di cui sopra), commercio di gameti, selezioni e manipolazioni genetiche – ossia l’industria della riproduzione artificiale. Che è esattamente il traguardo auspicato dai tifosi del sesso alternativo a quello fertile secondo le insuperabili leggi della biologia; è esattamente agli antipodi del miracolo della vita.

 

Intanto l’opposizione, anch’essa fingendo di non capire un tubo (o davvero non capendolo), si strappa i capelli e grida all’operazione sporca della maggioranza, alla sconcertante retromarcia frutto di una «politica manipolatrice votata a soddisfare la fissazione sessuofobica di certa destra».

 

Insomma una sceneggiata, un manicomio a cielo aperto conteso tra (stando alle accuse incrociate) maniaci sessuali da una parte e sessuofobi dall’altra.
E non è finita. Infatti, nel mentre che quelli litigano (o fingono di litigare), il titolare del dicastero dell’istruzione firma nientemeno che un protocollo di intesa coll’intraprendente genitore – originale interprete del lutto – della povera Giulia, diventato d’improvviso fondazione.

 

Il fine dell’accordo tra il ministero della pubblica (si ribadisca: pubblica) istruzione e la neonata fondazione privata in sfolgorante carriera sarebbe quello di avviare una collaborazione «per la definizione di progettualità» volte ad «affermare la cultura del rispetto verso ogni persona e in particolare verso le donne» tra studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Il che, come abbiamo visto, significa una cosa tanto semplice e chiara, quanto demenziale: convincere i maschi a sentirsi colpevoli di essere maschi, cioè ad essere fatti sbagliati.

 

Non che si tratti di una trovata nuova. Ricordiamo che, a ridosso del tragico fatto di cronaca e sulla spinta dell’inusitato clamore mediatico montatoci intorno, lo stesso titolare dello stesso ministero si era lanciato – sempre in applicazione (bisogna riconoscere, creativa) della logica della capra e dei cavoli, ovvero del diavolo e dell’acqua santa – nell’impresa surreale di piazzare una suora e una lesbica a capo dei programmi di educazione al rispetto e affettiva nelle scuole italiane. Ma siccome fu linciato da destra e da sinistra, dall’alto e dal basso, si rimangiò subito l’ideona.

 

Ancora, ben prima, ricordo anni fa quel mio figlio allora liceale che, dopo una delle istruttive psicolezioni della psicoesperta arruolata dalla scuola, tornò a casa comunicando la fine dell’epoca in cui uno nato maschio poteva provare a corteggiare una fanciulla (tipo regalandole un fiore, o dicendole che è bellissima, letteralmente) perché, nel nuovo orizzonte rispettoso di tutte di tutti e di tutt*, i gesti classici del corteggiamento sono inclusi d’ufficio nell’elenco delle offese capaci di integrare forme di implicita violenza nei confronti della destinataria, addestrata fin dalla culla e fino alla nausea a rivendicare la parità e l’uguaglianza, con le conseguenze del caso.

 

Non era un’iperbole, i maschi lo sanno. E in effetti, stando così le cose, si sentiva davvero la mancanza del nuovo protocollo Cecchettin.

 

Ma in democrazia, si sa, decidono i sondaggi e, come ci informano i giornaletti di regime, «il 78% dei giovani vorrebbe una maggiore presenza dell’educazione sessuale a scuola, che è considerata troppo ingessata sui programmi». Ma guarda tu che sorpresa. L’argomento è decisivo quasi quanto la preghiera di Lilli Gruber dal pulpito televisivo: «Per favore, politici, date l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole italiane». Amen.

 

Come che sia, risultato della gigantesca operazione è che a scuola entrano esemplari di ogni genere a pontificare senza alcun controllo di sesso e dintorni, e di mille altre scemenze assortite, al riparo del loro patentino di esperti. Qualcuno nei palazzi, a buoi scappati, ricordandosi di aver vinto le elezioni con la promessa – tra le altre – di arginare la follia genderista, cerca tardivamente di metterci una pezza con la storia buffa del contrasto all’infertilità, ben sapendo che in ogni caso i rinforzi arrivano dalle retrovie col protocollo Cecchettin.

 

Ma ci chiediamo: tra tutti questi signori che, berciando e straparlando, decidono le sorti dei figli altrui, davvero a nessuno passa per la testa l’ovvia considerazione – peraltro dimostrata sia empiricamente sia scientificamente – che l’overdose di sesso ammannito in tutte le salse sortisca l’effetto paradosso di uccidere il desiderio e, in abbinata alla criminalizzazione dell’universo maschile, finisca per castrare in via definitiva una generazione intera? Si può dire vergognatevi tutti?

 

Anche perché in questo miserando teatrino fanno tutti finta di non sapere (o davvero non sanno?) che la scuola italiana – dove ormai si fa tutto fuorché scuola – versa in uno stato comatoso. E i poveri scolari arrivano alla maggiore età senza saper impugnare la penna, senza essere in grado di articolare una frase minima grammaticalmente corretta e munita di senso compiuto; di comprendere il significato di parole eccedenti un repertorio sempre più scarno (e sempre più squallido); di afferrare periodi complessi; di usare più di un modo verbale diverso dall’indicativo e di un tempo diverso dal presente; di distinguere un soggetto da un predicato, un aggettivo da un pronome. L’italiano letterario è diventato di fatto una lingua straniera, la geografia e la storia sono state abolite, la matematica non va oltre i test a crocette.

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La devastazione è sotto gli occhi di chiunque, eppure non si trova nulla di meglio da fare che incrementarla con carichi sempre nuovi di stronzate scolastiche vestite in ghingheri e accompagnate dalla colonna sonora di slogan precotti e irriflessi, quegli stessi che girano in TV e nei social che rintronano là fuori.

 

Il pretesto truffaldino di tenere la scuola al passo con i tempi – barbarie incluse – rimpinzandola di paccottiglia balorda e svuotandola del sapere, delle discipline e del ragionamento, serve a privare irreparabilmente le nuove generazioni delle chiavi di accesso a uno sterminato patrimonio culturale e spirituale sedimentato lungo un passato grande e maestro; un tesoro che per questa via viene correlativamente e fatalmente lasciato morire.

 

Invece è proprio entrando lì dentro che si impara il rispetto per le cose umane, levigato dal lungo flusso della vita e di un’esperienza tramandata, e immortalato in opere eterne; ed è precisamente questo il servizio fondamentale, e insostituibile, che una scuola degna del suo nome è chiamata a onorare.

 

Impedire a chi ci succede l’accesso a queste stanze è un crimine di portata epocale della cui responsabilità in molti porteranno il peso.

 

Elisabetta Frezza

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Trump promette di fermare la «follia transgender» dal «primo giorno»

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Il presidente Donald Trump ha affermato che fermerà la «follia transgender» «dal primo giorno». Lo riporta LifeSite.   Il presidente Trump ha ripetuto alcune frasi di successo della sua campagna presidenziale del 2024 durante il discorso di domenica alla conferenza America Fest di Turning Point USA.   «Con un colpo di penna il primo giorno, fermeremo la follia transgender», ha detto Trump. «E firmerò ordini esecutivi per porre fine alle mutilazioni sessuali sui minori, per far uscire i transgender dall’esercito e dalle nostre scuole elementari, medie e superiori», ha detto tra gli applausi.

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«E terremo gli uomini fuori dagli sport femminili. E questo avverrà anche il primo giorno. Devo farlo il primo, il secondo o il terzo giorno? Che ne dici del primo giorno, giusto?» ha detto. «Sotto l’amministrazione Trump, sarà la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti che ci siano solo due generi: maschile e femminile».   La posizione ufficiale dell’amministrazione Biden è che gli Stati non dovrebbero poter vietare ai minori con confusione di genere di procurarsi farmaci e sottoporsi a interventi chirurgici che possano causare danni permanenti.   Il suo procuratore generale ha sostenuto all’inizio di questo mese presso la Corte Suprema contro le leggi di buon senso in Kentucky, Tennessee e altrove che proibiscono le procedure. I farmaci e gli interventi chirurgici per transgender, oltre a promuovere la falsa idea che qualcuno possa cambiare sesso, sono anche collegati alla perdita di densità ossea, all’infertilità , alle malattie cardiache e ad altri gravi danni.   Nel frattempo, circa l’80%delle persone con confusione di genere supererà i propri problemi in modo naturale, mentre la consulenza e la preghiera possono aiutare gli altri.   Trump ha utilizzato regolarmente una linea di campagna elettorale simile a quella utilizzata nel fine settimana.   «Il primo giorno firmerò un nuovo ordine esecutivo per tagliare i fondi federali a qualsiasi scuola che promuova la teoria critica della razza, la follia transgender e altri contenuti razziali, sessuali o politici inappropriati sui nostri bambini», ha affermato Trump nel 2023, come precedentemente riportato da LifeSiteNews.   «E terrò gli uomini fuori dagli sport femminili», ha promesso il presidente Trump. «Firmerò una legge che proibisce le mutilazioni sessuali sui minori in tutti i 50 Stati».   L’attivista sportiva femminile Riley Gaines ha celebrato il discorso. «Promesse fatte, promesse mantenute», ha scritto su X (ex Twitter).  

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Sebbene Trump e la piattaforma del GOP abbiano adottato posizioni più liberali su matrimonio e aborto nel 2024 sotto la guida della nuora del presidente Lara Trump, ha vinto a novembre basandosi sulla sua forte posizione contro l’ideologia transgender. Tuttavia, ha suggerito che il problema con gli interventi chirurgici transgender è che potrebbero essere eseguiti senza il consenso dei genitori, non che promuovano una falsità antropologica e biologica.   Il sostegno della vicepresidente Kamala Harris alla fornitura gratuita di farmaci e interventi chirurgici per le persone transgender ai detenuti, insieme al rifiuto del Partito Democratico di condannare gli uomini con confondimenti di genere che competono negli sport femminili e utilizzano i loro spogliatoi, è considerato uno dei motivi per cui Trump ha vinto.   Il democratico del Massachusetts Seth Moulton ha dovuto affrontare le critiche degli attivisti LGBT per aver dichiarato, dopo le elezioni, che il suo partito è troppo estremista su alcune questioni transgender.   «I democratici passano troppo tempo a cercare di non offendere nessuno, invece di essere brutalmente onesti sulle sfide che molti americani affrontano», ha detto Moulton dopo le elezioni. «Ho due bambine, non voglio che vengano investite su un campo da gioco da un atleta maschio o ex maschio, ma come democratico dovrei avere paura di dirlo».   Nonostante le sconfitte del partito a novembre, l’ex portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha esortato i democratici a continuare a promuovere il programma transgender, criticando in particolar modo Moulton.   Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha intentato causa contro la National Collegiate Athletic Association (NCAA), l’ente nazionale statunitense per l’atletica universitaria, sostenendo che rappresenta in modo errato lo sport femminile e mette in pericolo le giocatrici consentendo a uomini biologici di competere.   Come riportato da Renovatio 21, traumi ad atlete causate da avversari transessuali si sono visti in vari sport, come la pallavolo, l’hockey, la BMXJu-jitsuMMA.   Nel frattempo, i record di ogni possibile disciplina femminile vengono stracciati dai transessuali, ma forse ora si tratta di un dettaglio minore: ora a essere minacciati non sono i risultati sportivi, ma i corpi stessi delle atlete.

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