Geopolitica
Cina, varata una legge per agire contro chiunque nel pianeta

Secondo una disposizione celata nella nuova legge, il PCC può agire contro chiunque sul pianeta ne contesti il regime. .
Questa prospettiva apre alla realtà mostruosa di possibili exatrordinary rendition cinesi, da eseguirsi su tutto il mondo, senza confini possibili – in ispecie in Paese come il nostro dove al governo ci sono forze filocinesi. Le rendition sono quei rapimenti a scopo di estradizione con seguente prigionia (e, nei casi CIA emersi, financo tortura) perpetrate dagli USA del dopo 11 settembre (caso Abu Omar, detto anche «caso dell’Imam rapito»).
Pensare a dei rapimenti da parte delle forze cinesi ci preoccupa assai; tuttavia la Cina sotto il presidente Xi ha già dato prova di poter effettuare azioni su cittadini anche stranieri al di fuori dei propri confini: è il caso dei librai-editori di Hong Kong, spariti mentre si trovavano fuori dal territorio della Repubblica Popolare Cinese, come è avvenuto per il cittadino svedese Gui Minhai portato via mentre dal treno era in compagnia di diplomatici di Stoccolma.
Secondo una disposizione celata nella nuova legge, il PCC può agire contro chiunque sul pianeta ne contesti il regime
«In base a questa norma, la Cina, o meglio il PCC, rivendica la giurisdizione su ogni essere umano su questo pianeta e forse anche su altri».
Renovatio 21 pubblica questo articolo del professor Massimo Introvigne, giù apparso sul sito Bitter Winter – Libertà religiosa e diritti umani in Cina. «Il nostro lavoro funziona grazie a qualche centinaio di reporter cinesi, una cinquantina dei quali sono stati arrestati e una trentina ancora in prigione – ci ricorda il professor Introvigne– Nessuno di loro è retribuito e continuano a fare uscire notizie e fotografie inedite a rischio della galera».
Questa prospettiva apre alla realtà mostruosa di possibili exatrordinary rendition cinesi
Molto è già stato scritto a proposito della nuova Legge della Repubblica popolare cinese per la salvaguardia della sicurezza nazionale nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong, di cui ora è disponibile il testo completo.
La legge estende a Hong Kong le disposizioni anti-sovversione vigenti nella Cina continentale, rendendo di fatto crimine qualsiasi forma di critica nei confronti del PCC ed eliminando le garanzie precedentemente esistenti per la libertà di parola e una certa indipendenza dei tribunali di Hong Kong.
Secondo alcuni commentatori della nuova legge imposta da Pechino Hong Kong il controllo è diventato più severo e repressivo che nella Cina continentale
La legge istituisce inoltre una nuova agenzia, l’Ufficio per la salvaguardia della sicurezza nazionale (维护 国家 安全 公署), cui ne è demandata l’applicazione nei casi ritenuti particolarmente gravi. L’Ufficio lavorerà prevalentemente in segreto e potrà trasferire, di fatto estradare, gli accusati nella Cina continentale dove saranno processati.
Tutte le disposizioni della nuova legge sono già state ampiamente commentate da studiosi e osservatori specializzati, e alcuni di loro hanno notato che a Hong Kong il controllo è diventato più severo e repressivo che nella Cina continentale. Vi è però una disposizione che non ha ricevuto sufficiente attenzione e che è veramente straordinaria.
Si tratta dell’Articolo 38, che recita: «Questa Legge si applica ai reati ai sensi della presente legge commessi contro la Regione amministrativa speciale di Hong Kong al di fuori della regione stessa da un soggetto che non risieda permanente della regione».
Vi è una disposizione che non ha ricevuto sufficiente attenzione e che è veramente straordinaria
Bisogna leggerlo due volte prima di concludere che, in base a questa norma, la Cina, o meglio il PCC, rivendica la giurisdizione su ogni essere umano su questo pianeta e forse anche su altri.
Il sottoscritto non risiede permanente a Hong Kong, ma credo di infrangere «questa Legge» quotidianamente.
Violo l’Articolo 20 perché, scrivendo spesso a sostegno del diritto all’identità storica, culturale e religiosa dei cittadini di Hong Kong, del Tibet e dello Xinjiang, posso essere accusato del crimine di «separatismo» per il quale la pena nei casi di «natura grave» è l’ergastolo. Inoltre infrango regolarmente l’Articolo 22, in quanto critico e dunque «mino» «la base del sistema della Repubblica popolare cinese», una «base del sistema» fondata sul potere assoluto del PCC e della sua ideologia. Per la sistematica e grave violazione dell’Articolo 21 la pena è ancora l’ergastolo.
Si tratta dell’Articolo 38, che recita: «Questa Legge si applica ai reati ai sensi della presente legge commessi contro la Regione amministrativa speciale di Hong Kong al di fuori della regione stessa da un soggetto che non risieda permanente della regione».
Quel che è peggio, poi, è che potrei essere accusato di violare anche l’Articolo 29 poiché mi procuro e pubblico su Bitter Winter informazioni non generalmente conosciute altrove e probabilmente dannose per la «sicurezza nazionale» della Cina, il che comporta una terza condanna all’ergastolo.
Una persona ragionevole potrebbe pensare che, essendo io un cittadino italiano e scrivendo dall’Europa, non dovrei preoccuparmi degli effetti di una legge cinese valida per Hong Kong. Tuttavia quella persona ragionevole si sbaglierebbe. Infatti l’Articolo 38 stabilisce chiaramente che la legge si applica anche a tutti coloro che «non risiedono permanentemente nella Regione» (Hong Kong).
Significa che il PCC verrà a cercarmi in Italia per catturarmi? Forse no, ma, come ha scritto Donald Clarke, docente nella George Washington University ‒ uno dei maggiori esperti di Diritto cinese ‒, l’Articolo 38 «attribuisce alla Legge una portata ancor più ampia di quella della legge penale vigente nella Cina continentale. Secondo quest’ultima, uno straniero non è perseguibile per un atto che secondo la legge è un crimine a meno che l’atto o i suoi effetti non si verifichino in Cina. Ma la Legge per la sicurezza nazionale a Hong Kong non prevede questa limitazione».
«In base a questa norma, la Cina, o meglio il PCC, rivendica la giurisdizione su ogni essere umano su questo pianeta e forse anche su altri»
Il professor Clarke ipotizza l’esempio di un giornalista che scriva per testate statunitensi, sostenendo che l’occupazione cinese del Tibet è illegale o che per qualsiasi motivo «offenda le autorità cinesi o di Hong Kong». Ebbene, in base all’Articolo 38, costui è «responsabile ai sensi della legge per la sicurezza nazionale di Hong Kong» e se vi mette piede può essere arrestato.
E questo, sostiene il professor Clarke, non è tutto. «Supponiamo che quell’editorialista si rechi non a Hong Kong, ma a Pechino. Sebbene non abbia commesso alcun crimine ai sensi della legge penale vigente nella RPC, lo ha fatto ai sensi della Legge per la sicurezza nazionale di Hong Kong. Se le autorità di Hong Kong chiedessero a quelle della Cina continentale di arrestare il giornalista e di estradarlo queste respingerebbero la richiesta?». Probabilmente no, e per territorio cinese si intendono anche i velivoli cinesi e quelli di Hong Kong (esplicitamente menzionati nella nuova legge), nonché le ambasciate cinesi in tutto il mondo.
Secondo l’Articolo 38, i critici del PCC che mettano piede sul territorio cinese, considerato in senso ampio, possono essere arrestati
La pretesa cinese di una giurisdizione planetaria è chiaramente assurda e illegale ai sensi del diritto internazionale. Ma ciò è irrilevante. Secondo l’Articolo 38, i critici del PCC che mettano piede sul territorio cinese, considerato in senso ampio, possono essere arrestati.
Chi ritiene che ciò non accadrà mai davvero, può semplicemente considerare cosa sta accadendo ai «due Michaels» canadesi. Certo si tratta un caso diverso, ma obbedisce alla stessa logica perversa.
È un peccato che solo 27 Paesi (oltre agli Stati Uniti d’America, che non hanno firmato per via dei problemi che hanno con il Consiglio per i diritti umani) abbiano appoggiato la dichiarazione del Regno Unito alle Nazioni Unite che condanna le violazioni dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang (mentre 53 Paesi, la cui lista non è stata resa pubblica, sono entrati nel nuovo «asse della vergogna», firmando una dichiarazione redatta da Cuba a sostegno della Cina).
La pretesa cinese di una giurisdizione planetaria è chiaramente assurda e illegale ai sensi del diritto internazionale. Ma ciò è irrilevante. Secondo l’Articolo 38, i critici del PCC che mettano piede sul territorio cinese, considerato in senso ampio, possono essere arrestati
Vale allora la pena pubblicare i nomi dei 27 Paesi che hanno firmato a sostegno della libertà e dei diritti umani: Australia, Austria, Belgio, Belize, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Germania, Giappone, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Repubblica delle Isole Marshall, Regno dei Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Palau, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
I nostri lettori sono abbastanza intelligenti da notare quali Paesi democratici non sono nella lista e di intuirne il motivo. Forse tali Paesi cambieranno opinione quando i loro cittadini inizieranno a essere arrestati in Cina.
Aggiornamento. L’elenco dei Paesi che hanno sottoscritto la dichiarazione di appoggio alla Cina è stato pubblicato.
Articolo apparso su Bitter Winter con il titolo «L’art. 38 della Legge sulla sicurezza nazionale ci manderà tutti in galera»
Immagini di Tksteven via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
Geopolitica
Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

L’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato, aveva dichiarato di essere minacciato di morte ogni giorno per le sue posizioni critiche, in particolare contro il sostegno finanziario degli Stati Uniti al conflitto ucraino. Si dice che almeno una minaccia di omicidio, attribuita a un portavoce ucraino, potrebbe essere stata diretta personalmente a lui.
Nel 2023, il Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev ha accusato Kirk di promuovere la «propaganda russa». Nel 2024, un sito ucraino aveva incluso Kirk e la sua organizzazione, Turning Point USA, in una lista nera comprendente 386 individui e 76 gruppi americani contrari al finanziamento dell’Ucraina.
Il transessuale americano Sarah Ashton-Cirillo, già responsabile della comunicazione in lingua inglese per le Forze di Difesa Territoriali ucraine, aveva dichiarato di voler «dare la caccia» a quelli che aveva definito «propagandisti del Cremlino», annunciando un imminente attacco contro una figura vicina al presidente russo Vladimir Putin.
Aveva in seguito minacciato anche giornalisti americani, e dichiarato che «i russi non sono esseri umani».
.@charliekirk11 on Volodymyr Zelenskyy: “The gangster is coming back to extort more American politicians to try to get us further into a no-win war.” pic.twitter.com/AF53AP67rB
— Human Events (@HumanEvents) September 15, 2023
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«Proveranno a uccidere Steve Bannon, Tucker Carlson o forse me?» si era chiesto Kirk, citando altre note figure conservatrici dei media americani.
«Noi non siamo burattini di Putin né propagandisti russi, eppure il New York Times ci etichetta così, Twitter ci etichetta così», aveva affermato Kirk nel suo programma. «E quella persona, finanziata dal Tesoro degli Stati Uniti, dichiara: vi troveremo e vi uccideremo».
La questione se il governo degli Stati Uniti stesse finanziando Ashton-Cirillo è diventata oggetto di dibattito pubblico dopo che la sua dichiarazione è diventata virale, interessando anche l’allora senatore dell’Ohio JD Vance, oggi vicepresidente USA. Il transessuale statunitense fu quindi prontamente rimosso dalle forze armate ucraine.
Kirk è stato un critico costante dello Zelens’kyj, descrivendolo come «un bambino ingrato e capriccioso», un «go-go dancer» che non merita nemmeno un dollaro delle tasse americane e «un burattino della CIA che ha guidato il suo popolo verso un massacro inutile».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Mosca critica Israele per l’attacco al Qatar

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Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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