Spirito
Chi sta preparando il prossimo conclave?
1.
Durante l’incontro avuto con i suoi confratelli gesuiti in Slovacchia il 12 settembre 2021, Papa Francesco ha denunciato il comportamento sospetto di alcuni prelati, durante e dopo l’intervento chirurgico del 4 luglio. «Si stavano preparando per il conclave», ha detto.
La rivelazione di una sorta di congiura per preparare la sua successione ha destato lo stupore di diversi commentatori, tra cui quello di Giovanni Butta, riportato sul sito di Aldo Maria Valli il 28 settembre. La sorpresa non è venuta tanto dal contenuto di questa rivelazione, quanto da chi l’ha fatta…
Ricordiamo, infatti, che lo stesso cardinale Jorge Mario Bergoglio ha beneficiato dell’appoggio efficiente e discreto di prelati progressisti per la sua elezione.
A questo proposito si può fare riferimento a Confession d’un cardinal [Jean-Claude Lattès, 2007] dove, anonimamente, il cardinale Achille Silvestrini (1923-2019) ammette che si tennero incontri per preparare la successione di Benedetto XVI, dal l’inizio del suo pontificato.
Si può inoltre consultare la biografia del cardinale Godfried Danneels (1933-2019), [Karim Schelkens Jurgen Mettepenningen Godfried Danneels, Polis éd., Anversa, 2015] dove il prelato belga designa sotto il nome di «Mafia di San Gallo» il gruppo di presuli che si sono incontrati, su iniziativa del cardinale Silvestrini, in questa città svizzera.
Un mese dopo questa rivelazione del Papa su un ipotetico «complotto», il giornalista Francesco Boezi ammette prontamente, in un articolo de Il Giornale del 17 ottobre, che le fazioni all’interno del Collegio cardinalizio si stavano già organizzando «per non essere colti di sorpresa quando inizierà la sede vacante».
Il giornalista italiano descrive un’assemblea di elettori attualmente divisa in tre filoni principali: cardinali «bergogliani» – «progressisti» inclini a continuare a riformare la Chiesa; i «ratzingeriani» – «conservatori» e desiderosi di riorientare la Chiesa; e il «grande centro» che riunisce gli alti prelati oscillanti tra i due fronti.
Francesco Boezi nota che i «Ratzingeriani» si possono contare ormai «sulle dita di una mano». Il che gli fa dire che l’elezione di un nuovo papa tendenzialmente conservatore è «totalmente improbabile».
Ammettendo una larga preminenza del gruppo progressista, il giornalista afferma che ci sono «molti nomi per il papato», tra cui quello del cardinale filippino Antonio Tagle e del tedesco Reinhard Marx.
Ma i «Ratzingeriani», sentendosi incapaci di piazzare uno dei loro beniamini sul seggio di Pietro, potrebbero optare per un’altra soluzione, più vicina a un ripiego. Per evitare l’elezione di un pontefice troppo progressista, potrebbero allearsi con il «grande centro». Che potrebbe determinare la scelta di un papa «moderato».
Ma dobbiamo fare i conti con il prossimo concistoro – di cui non sappiamo ancora la data, ma che si terrà certamente – in cui nuovi cardinali verranno a rafforzare il collegio degli elettori. Quale sarà allora la quota del «grande centro»? «Forse meno di quanto sperano i ratzingeriani», conclude Francesco Boezi.
2.
La prima parte ha presentato le tre tendenze che si notano tra i cardinali. Questa seconda parte introduce uno dei gruppi di pressione più influenti.
Operazione Sant’Egidio
Sandro Magister, dal canto suo, sul suo blog Settimo Cielo del 12 ottobre, vede pesare gravemente sull’elezione del successore di Francesco l’influenza della Comunità di Sant’Egidio. Il candidato di questa comunità progressista – zelante organizzatore dell’incontro interreligioso di Assisi (27 ottobre 1986) e di quelli che seguirono – è il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.
Questo prelato sta, secondo Sandro Magister, «all’ombra di Riccardi, uno dei fondatori della comunità di Sant’Egidio, che è indiscutibilmente la più potente lobby cattolica degli ultimi decenni a livello mondiale, tanto più influente, in un futuro conclave, quanto più il collegio dei cardinali elettori – dopo i maltrattamenti subiti da papa Francesco sia nelle nomine che nelle mancate convocazioni dei concistori – s’è fatto disordinato, di incerto sentire e facile a essere instradato da pressioni interne ed esterne».
Secondo il vaticanista romano, già «nei conclavi del 1978, del 2005 e del 2013 gli uomini di Sant’Egidio hanno tentato di pilotarne l’esito. Ogni volta senza successo, ma sempre, poi, con l’abilità camaleontica di adattarsi perfettamente a ciascun nuovo papa, fino a toccare l’apogeo con il pontificato di Francesco».
Quest’ultimo «non solo ha promosso Zuppi ad arcivescovo di Bologna e a cardinale, ma ha collocato Vincenzo Paglia alla testa degli istituti vaticani per la vita e la famiglia, ha messo Matteo Bruni a capo della sala stampa e, da ultimo, ha nominato vicepresidi del rifondato pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia i coniugi Agostino Giovagnoli e Milena Santerini, il primo dei quali anche indefesso avvocato dell’attuale, disastrosa politica pontificia con la Cina».
La Comunità di Sant’Egidio non ha aspettato l’attuale pandemia per avanzare sotto mentite spoglie. Sandro Magister svela la tattica dei suoi dirigenti: «non schierarsi pubblicamente sui temi più realmente controversi nella Chiesa, specie se toccano i fondamenti della dottrina, ma di navigare in acque tranquille e di sicuro beneficio mediatico come i simposi per la pace e la madre terra, oltre che le attività caritative con i poveri».
«Quando invece, per i ruoli ricoperti, proprio non possono schivare di prendere posizione, la loro regola è di attestarsi sul terreno “pastorale”, quello tanto caro a papa Bergoglio, che consente di predicare e praticare le soluzioni più diverse, specie se conformi allo spirito del tempo, asserendo a parole che la dottrina resta sempre la stessa».
«Le confuse dichiarazioni di Paglia sull’eutanasia ne sono un esempio tra tanti, come lo è la sibillina prefazione del cardinale Zuppi all’edizione italiana del libro Building a bridge del gesuita James Martin, apprezzatissimo da Francesco, di sostegno a una nuova pastorale degli omosessuali».
Sandro Magister afferma che se il cardinale Zuppi «fosse eletto, non sarà lui, ma più di lui Andrea Riccardi, l’onnipotente fondatore e capo della comunità, dove da sempre non cade foglia che lui non voglia».
Intelligente, «Riccardi sa anche che per aggiudicarsi la successione a Francesco occorre prendere una certa distanza tattica dall’attuale papa, come richiesto dalla fisiologia di ogni cambio di pontificato».
«Ed è ciò che ha fatto in un suo recente libro di analisi sullo stato attuale della Chiesa, molto critico fin dal titolo, La Chiesa brucia, come per invocare un cambio di rotta, ma anche molto vago sul nuovo cammino da intraprendere, come per non voler scontentare nessuno».
E il vaticanista conclude prudente: «ma che l’operazione riesca è tutto da vedere. Anzi, non riuscirà affatto, una volta che le sia tolta la maschera»
3.
Il primo articolo presentava le tre tendenze che spiccano tra i cardinali. Il secondo descriveva il gruppo di pressione più influente. Questo terzo articolo passa in rassegna le manovre che hanno preparato i due precedenti conclavi.
La «mafia di San Gallo»
Per avere un’idea delle trattative in corso è utile fare riferimento al libro di Julia Meloni appena uscito negli Stati Uniti, The St. Gallen Mafia. [La Mafia di San Gallo, TAN Books, 2021]. Scrive lo storico Roberto de Mattei nella Corrispondenza Romana del 10 novembre, che chiunque «vuole comprendere che cosa c’è dietro il Sinodo sulla sinodalità aperto il 10 ottobre da papa Francesco non può fare a meno del libro appena pubblicato di Julia Meloni».
Lo studioso italiano ricorda: «San Gallo è una cittadina svizzera, di cui nel 1996 era vescovo mons. Ivo Fürer, che era stato, fino all’anno precedente, segretario generale della Conferenza dei vescovi europei».
«D’accordo con il cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), arcivescovo di Milano, mons. Fürer decise di invitare un gruppo di prelati, per stabilire un’agenda di lavoro per la Chiesa del futuro. Il gruppo si riunì per dieci anni, tra il 1996 e il 2006».
«Le personalità chiave, oltre al cardinale Martini, erano Walter Kasper, vescovo di Rottenburg-Stoccarda e Karl Lehmann (1936-2018), vescovo di Magonza, entrambi destinati a ricevere la porpora cardinalizia. Successivamente vennero cooptati altri due futuri cardinali: Godfried Danneels (1933-2019), arcivescovo di Malines-Bruxelles e Cormac Murphy-O’Connor (1932-2017), arcivescovo di Westminster».
«Ad essi si aggiunse nel 2003 il cardinale della Curia romana Achille Silvestrini (1923-2019), grazie al quale il gruppo di San Gallo divenne una potente lobby, capace di determinare l’elezione di un Pontefice. Pochi giorni dopo il funerale di Giovanni Paolo II, su invito di Silvestrini, la “mafia di San Gallo” si incontrò a Villa Nazareth, a Roma, per concordare un piano di azione in vista del prossimo conclave».
Su quanto stava accadendo durante il conclave che elesse Benedetto XVI, il 19 aprile 2005, apprendiamo i seguenti fatti: «il cardinale Murphy-O’Connor era a sua volta legato con il cardinale Jorge Maria Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e lo presentò al gruppo come possibile candidato anti-Ratzinger».
«Bergoglio raccolse il consenso della “mafia”, ma fu proprio il cardinale Martini a nutrire i maggiori dubbi sulla sua candidatura, anche alla luce delle informazioni che sul vescovo argentino gli giungevano dall’interno della Compagnia di Gesù».
«Quando nel conclave del 2005 la sconfitta di Bergoglio divenne certa, fu forse con sollievo che Martini annunciò al cardinale Ratzinger che avrebbe messo a sua disposizione i suoi voti. Il gruppo di San Gallo ha tenuto un ultimo incontro nel 2006, ma Martini e Silvestrini hanno continuato ad esercitare una forte influenza sul nuovo pontificato».
Interrogata da Corrispondenza romana, il 10 novembre, Julia Meloni porta interessanti elementi sugli incontri di San Gallo: «l’arcivescovo di Malines-Bruxelles recentemente scomparso, il cardinale Godfried Danneels, uno dei membri del gruppo di San Gallo, lo definiva come una “mafia”».
«Nel linguaggio comune, il termine “mafia” è associato ad un’organizzazione criminale». «L’auto-designazione del gruppo come “mafia” è certamente una scelta curiosa, rivelatrice. Stavano chiaramente tramando una rivoluzione nella Chiesa, un programma specifico che iniziò con la proposta di Kasper per la Comunione a divorziati e risposati civilmente».
«Abbiamo ampie prove che Martini e altri avevano codificato tale agenda nel corso di molti anni. Per quanto riguarda le modalità della sua attuazione, risulta chiaro come dovesse essere una persona specifica ad eseguire il programma della mafia: Bergoglio. Quindi è significativo che, ad esempio, pochi giorni dopo la sua elezione, papa Francesco abbia specificamente elogiato il cardinale Walter Kasper [1], mettendo in moto il vecchio piano della mafia per portare avanti la proposta di quest’ultimo».
In tema di concordanza tra il piano eversivo di San Gallo [soprattutto le idee ultraprogressiste del cardinale Martini] e gli atti di papa Francesco [in particolare in Amoris laetitia], Julia Meloni dice:
«Lo storico Roberto de Mattei ha sostenuto in modo convincente che l’essenza di Amoris Laetitia è contenuta nell’“ultimo testamento” di Martini, l’ultima intervista da lui rilasciata, pubblicata subito dopo la sua morte nel 2012» [31 agosto].
«In quel testamento Martini parlava specificamente di portare i sacramenti a divorziati risposati civilmente, prefigurando così la riproposizione della proposta di Kasper nei sinodi sulla famiglia e poi in Amoris Laetitia».
«In un’intervista, rilasciata nel 2009, Martini indicava che le priorità per la rivoluzione nella Chiesa sarebbero state, in quest’ordine, il divorzio, il celibato sacerdotale e il rapporto tra la gerarchia ecclesiastica e la politica. Due di questi aspetti sono risolti, o almeno in via di risoluzione – il divorzio e il rapporto tra Chiesa e politica – se non altro deviando dall’osservanza dell’immutabile Magistero della Chiesa».
«Il recente incontro tra Bergoglio e Biden ne è una chiara dimostrazione. Cosa mancherà perché questo triplice programma venga debitamente completato?»
Julia Meloni conclude: «sebbene la maggior parte dei membri della mafia siano deceduti, con la notevole eccezione del cardinale Kasper, le loro idee sopravvivono in vari loro compagni di viaggio e pupilli. Anche se al momento la mafia non si incontra segretamente dietro le quinte, il suo spirito rimarrà alla luce del sole, specialmente perché papa Francesco ha nominato molti dei cardinali che sceglieranno il suo successore».
NOTE
1) Papa Francesco, Angelus 17 marzo 2013: «In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto».
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Immagine screenshot da Youtube
Cina
Il cardinale Parolin conferma che il Vaticano vuole rinnovare l’accordo segreto con la Cina
Il Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha confermato che la Santa Sede intende rinnovare il suo accordo segreto con la Cina comunista entro la fine dell’anno. Lo riporta LifeSiteNews, che cita comunicazioni dirette col segretario di Stato vaticano.
In uno scambio di e-mail con il sito pro-life canadese, Parolin ha affermato che il controverso accordo sino-vaticano che la Santa Sede ha con le autorità comuniste di Pechino sarà rinnovato quest’autunno.
Rispondendo a una domanda di LifeSiteNews che chiedeva se il Vaticano intendesse rinnovare l’ accordo, Parolin ha dichiarato che «con riferimento alla tua domanda sull’accordo della Santa Sede con la Cina… speriamo di rinnovarlo».
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«Su questo punto dialoghiamo anche con i nostri interlocutori cinesi», ha aggiunto il cardinale segretario di Stato.
Parolin è segretario di Stato e capo diplomatico del Vaticano dall’ottobre 2013 ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1986. La sua conferma dell’intenzione del Vaticano arriva mentre l’accordo altamente segreto con la Cina è pronto per il suo terzo rinnovo biennale a settembre o ottobre.
Si ritiene che l’ accordo ufficialmente segreto riconosca la Chiesa approvata dallo Stato in Cina e consenta al Partito comunista cinese (PCC) di nominare i vescovi. Apparentemente il Papa mantiene il potere di veto, anche se in pratica pare essere il solo PCC ad avere il controllo. Inoltre, presumibilmente, la rimozione dei vescovi legittimi può essere sostituita da vescovi approvati dal PCC.
Parlando nel luglio 2023, Parolin difese la natura segreta dell’accordo, affermando che «il testo è confidenziale perché non è stato ancora approvato definitivamente».
L’accordo, che «ruota attorno al principio fondamentale della consensualità delle decisioni che riguardano i vescovi», si realizza «confidando nella saggezza e nella buona volontà di tutti», ha detto il cardinale.
Nei commenti della scorsa estate, il porporato veneto aveva inoltre difeso l’accordo come mezzo necessario di «dialogo» con le autorità comuniste in Cina.
Papa Francesco e il cardinale Parolin si sono entrambi espressi in difesa dell’accordo, con il Papa che ha affermato prima del suo rinnovo nel 2022 che l’accordo «sta andando bene». In una lettera del 2018 ai cattolici cinesi, Francesco ha descritto l’accordo come la formazione di un «nuovo capitolo della Chiesa cattolica in Cina».
Ma fuori dalle mura del Palazzo Apostolico del Vaticano, le critiche sono arrivate dal clero cattolico, dai sostenitori della libertà e dagli esperti cinesi, scrive LifeSite.
L’accordo altamente segreto sino-vaticano è stato definito dal cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen come un «tradimento incredibile», con l’amato cardinale che accusa ulteriormente il Vaticano di «svendere» i cattolici cinesi. Nel 2018, il presule chiese le dimissioni di Parolin, criticando la sua «resa completa» della Chiesa alle autorità comuniste.
«È un tradimento della vera Chiesa», ha poi detto Zen dell’accordo nel luglio 2020 prima di aggiungere: «non è un episodio isolato. Quella di non offendere il governo cinese è già una politica di lunga data del Vaticano».
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Come noto, il cardinale Zen è sotto processo nell’Hong Kong oramai interamente pechinizzata In una conferenza stampa aerea, di ritorno da Budapest, Bergoglio aveva di fatto mollato il cardinale cinese, ex arcivescovo di Hong Kong che ha passato la vita a combattere le persecuzioni della Cina comunista e a difendere quei cattolici cinesi «sotterranei» che da quando è in corso l’accordo sino-vaticano, hanno il tremendo timore di essere stati abbandonati dal Vaticano. Zen è sotto processo nella nuova Hong Kong telecomandata da Pechino: l’assenza di mosse del Vaticano per difenderlo ha spinto persino il Parlamento Europeo (!) a chiedere alla Santa Sede di fare qualcosa.
L’inchiostro sull’accordo si era appena asciugato nel 2018 prima che AsiaNews riferisse che «i cattolici (sotterranei) sospettano amaramente che il Vaticano li abbia abbandonati».
Nei quasi sei anni trascorsi dall’attuazione dell’accordo, la persecuzione dei cattolici – in particolare dei cattolici «clandestini» che non accettano la Chiesa controllata dallo Stato – è aumentata in modo evidente .
L’accordo ha portato ad un aumento della persecuzione religiosa, che la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina ha descritto come una conseguenza diretta dell’accordo. Nel suo rapporto del 2020 , la Commissione ha scritto che la persecuzione testimoniata è «di un’intensità che non si vedeva dai tempi della Rivoluzione Culturale».
«Tutti i vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione patriottica cattolica vengono messi agli arresti domiciliari, o scompaiono, dal PCC», ha detto a LifeSiteNews l’esperto cinese Steven Moser all’inizio di questo mese. «Sebbene il Vaticano abbia affermato diversi anni fa che l’accordo sino-vaticano non richiede che nessuno si unisca a questa organizzazione scismatica, il rifiuto di farlo comporta persecuzioni e punizioni. E il Vaticano resta a guardare e non fa nulla».
Il momento in cui la Santa Sede si è avvicinata di più al riconoscimento delle carenze dell’accordo è stato tramite il suo ministro degli Esteri, l’arcivescovo Paul Gallagher. L’arcivescovo, che funge da segretario vaticano per le relazioni con gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha affermato l’anno scorso che l’accordo «non era il migliore accordo possibile» a causa della «controparte».
Proprio il mese scorso, il Gallagherro lo aveva descritto come ancora «un mezzo utile per la Santa Sede e le autorità cinesi per affrontare la questione della nomina dei vescovi», pur ammettendo con molta cautela dei limiti all’accordo. «Abbiamo sempre creduto che ciò sarebbe stato utile», non c’era alcuna «disponibilità o apertura» da parte delle autorità cinesi su questo punto, ha detto lo scorso mese il cardinale britannico.
Una serie di nomine episcopali – fatte mentre sacerdoti vengono torturati – dall’ultimo rinnovo dell’accordo nell’ottobre 2022 hanno evidenziato il primato del potere esercitato da Pechino nell’accordo. In tre occasioni note, tra cui la nomina del nuovo vescovo di Shanghai, il PCC ha nominato nuovi vescovi o li ha assegnati a nuove diocesi, lasciando che il Vaticano si mettesse al passo con gli eventi ed esprimesse la sua frustrazione espressa in termini diplomatici. «Appaiono quindi improbabili nuovi sviluppi nell’accordo a favore del Vaticano» scrive LSN.
Tutto dimostra che il papato del gesuita si è di fatto sottomesso al volere del Dragone.
Nel luglio 2023, il cardinale Parolino aveva dichiarato che la Santa Sede auspica «l’apertura di un ufficio di collegamento stabilito della Santa Sede in Cina» che «non solo favorirebbe il dialogo con le autorità civili ma contribuirebbe anche alla piena riconciliazione all’interno della Chiesa cinese e dei suoi viaggio verso una normalità desiderabile».
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I segni dell’infeudamento della gerarchia cattolica al potere cinese sono visibili da tempo, e appaiono in forme sempre più rivoltanti: un articolo in lingua inglese nel portale internet della Santa Sede sembrava lasciar intendere che le persecuzioni dei cristiani in Cina ad opera del Partito Comunista Cinese sono «presunte».
Come ipotizzato da Renovatio 21, dietro all’accordo sino-vaticano potrebbero esserci ricatti a vari membri del clero: la Cina per un periodo ha disposto dei dati di Grindr, l’app degli incontri omosessuali, dove si dice vi siano immense quantità di consacrati. Da considerare, inoltre, che per lungo tempo il messo per l’accordo con Pechino fu il cardinale Theodore McCarrick, forse la più potente figura cattolica degli USA, noto per lo scandalo relativo non solo ai suoi appetiti omofili (anche con ragazzini) ma alla struttura che vi aveva costruito intorno. McCarrick quando andava in Cina a trattare per la normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare e Santa Sede, dormiva in un seminario della Chiesa Patriottica Cinese….
Mentre continuano i cattolici desaparecidos, le delazioni sono incoraggiate e pagate apertamente, il lavaggio del cervello investe quantità di sacerdoti, le suore sono perseguitate e le demolizioni di chiese ed istituti religiosi continua senza requie, il Vaticano invita due vescovi patriottici al Sinodo, e Pechino, come ringraziamento, «ordina» nuovi vescovi senza l’approvazione di Roma – mentre i veri sacerdoti vengono torturati dal governo del Dragone.
Il controverso miliardario cinese Guo Wengui, ora rifugiato negli USA, sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino».
Il disastro del gesuita sul trono di Pietro va così. Come abbiamo già detto varie volte: prepariamoci ad ondate di sangue di martiri, che il pontefice attuale non riconosce come semen christianorum.
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Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Spirito
I funerali di mons. Huonder
Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.
Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.
Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagini da FSSPX.news
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