Spirito
Cardinale Burke: il messaggio di Fatima mette in guardia dall’«apostasia pratica del nostro tempo»
Il messaggio di Fatima è legato all’«apostasia pratica del nostro tempo», ha affermato questo fine settimana il cardinale Raymond Burke. Lo riporta LifeSite.
Celebrando la messa di domenica per commemorare il 108° anniversario della terza apparizione della Madonna di Fatima, il cardinale Burke ha tenuto un’omelia sull’importanza della devozione del primo sabato e sulla portata del messaggio di Fatima per i tempi attuali.
«Il messaggio parla dell’apostasia pratica del nostro tempo, che consiste nell’allontanamento da Cristo di così tante persone nella Chiesa e nella violenza e nella morte che ne sono il frutto», ha affermato.
Cardinal Burke: Fatima “speaks about the practical apostasy of our time that is the going away from Christ by so many in the Church, & the violence & death which are its fruit”
Many “embrace the confusion, lies, & violence of contemporary culture. Their lives contradict the most… pic.twitter.com/OPKhNEji75
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) July 14, 2025
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«Molti, anche se non sposano direttamente insegnamenti eretici, nella pratica rifiutano la verità e l’amore che fluiscono incessantemente e incommensurabilmente dal glorioso cuore trafitto di Gesù attraverso il Cuore Immacolato di Maria» ha aggiunto il porporato americano. «Invece, abbracciano la confusione, le menzogne e la violenza della cultura contemporanea. Le loro vite contraddicono le verità più fondamentali della fede».
La messa di Burke si è svolta presso la sede centrale della Blue Army di Nostra Signora di Fatima nel New Jersey, nell’ambito delle celebrazioni annuali organizzate dal movimento mariano per commemorare le apparizioni della Madonna ai tre giovani veggenti di Fatima nel 1917: i santi Francesco e Giacinta Marto e la venerabile Lucia dos Santos. La Blue Army («Armata blu»), fondata nel 1947, è un importante organismo internazionale dedito alla promozione del messaggio di Fatima e nel 2010 è stata riconosciuta dal Vaticano come Associazione Pubblica Internazionale di Fedeli.
La messa di domenica è servita a mettere in risalto in modo particolare l’apparizione della Madonna ai tre bambini, avvenuta il 13 luglio, durante la quale mostrò loro una visione dell’inferno e comunicò loro il triplice segreto.
Spiegando ai bambini la visione dell’inferno, la Madonna di Fatima disse:
«Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».
«Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
Anche Burke, che ora ha 77 anni, è da tempo un sostenitore delle apparizioni di Fatima, dei messaggi ivi trasmessi e della devozione dei primi sabati.
I temi del terzo segreto e della Consacrazione della Russia hanno segnato un particolare elemento di conflitto nella vita della Chiesa. Nel 2000, la Congregazione per la Dottrina della Fede dell’allora cardinale Joseph Ratzinger pubblicò quella che descrisse come la «totalità» del Terzo Segreto di Fatima, un punto fortemente contestato da numerosi studiosi e chierici di Fatima.
Più di recente, nel 2016, padre Ingo Dollinger, amico personale di Ratzinger, ha dichiarato a Maike Hickson di LifeSite che Ratzinger gli aveva detto nel 2000 che “c’è di più di quello che abbiamo pubblicato”.
Dollinger riferì di aver ricevuto da Ratzinger l’informazione che la parte pubblicata del Segreto era autentica e che la parte non pubblicata del Segreto parlava di «un cattivo concilio e di una cattiva Messa» che si sarebbero verificati nel prossimo futuro. Il Vaticano, in un raro intervento, rilasciò una dichiarazione , a quanto pare dell’allora papa emerito Benedetto, che contraddiceva l’affermazione di Padre Dollinger e dichiarava che «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa».
Simili peculiari comportamenti del Vaticano si sono manifestati anche in merito alla consacrazione della Russia, che i papi hanno ripetutamente rifiutato di fare nonostante le ripetute richieste della Madonna di Fatima.
La richiesta fu fatta dalla Madonna nel 1917, poi ripetuta nel 1929. Nonostante ciò, i papi non la ascoltarono. Sebbene Papa Pio XII avesse consacrato la Chiesa e l’umanità al Cuore Immacolato, non esaudì la richiesta specifica, nonostante si trovasse di fronte alla catastrofe globale e allo spargimento di sangue della Seconda Guerra Mondiale.
Suor Lucia ricevette una rivelazione dal Signore nel 1943, in risposta a questo atto di Papa Pio XII: «a causa dell’atto di consacrazione compiuto da Sua Santità, Egli [Cristo] promette che la guerra finirà presto. Ma poiché è stata incompleta, la conversione della Russia è rinviata».
In particolare, la famosa consacrazione del 1984, difesa da molti come la definitiva adempimento della richiesta, in realtà non menzionava la Russia. Il cardinale Paul Josef Cordes ha confermato nel 2017 che nel 1984 Giovanni Paolo II «si trattenne dal menzionare esplicitamente la Russia perché i diplomatici vaticani gli avevano chiesto con insistenza di non menzionare questo Paese, altrimenti sarebbero potuti sorgere conflitti politici».
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Intervenendo a una conferenza a Fatima nel 2017, Burke commentò – come hanno sostenuto molti studiosi – che, pur non dubitando delle intenzioni di Giovanni Paolo II, «è evidente che la consacrazione non è stata eseguita nel modo richiesto dalla Madonna».
Bergoglio ha notoriamente consacrato Russia e Ucraina, una consacrazione che Burke ha difeso come conforme ai requisiti. Parlando dopo la consacrazione del 2022, Burke ha affermato:
«Ora, lui [Francesco] non ha mai fatto menzione di Fatima e non ha mai affermato di stare cercando di realizzare ciò che la Madonna ci ha chiesto a Fatima; ma ciononostante, credo che la preghiera sarà ascoltata e Nostro Signore risponderà».
Il dibattito, tuttavia, è continuato e altri prelati – come il vescovo Joseph Strickland e il vescovo della Fraternità San Pio X Bernard Fellay – hanno attestato che la consacrazione del 2022 non soddisfaceva i requisiti. Anche alcuni esperti di Fatima si sono uniti a questo numero, esortando Papa Leone XIV a compiere una consacrazione come richiesto.
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Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono
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Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo
Come il suo predecessore, Leone XIV adottò la pratica di tenere conferenze stampa in aereo al ritorno dal viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il pontefice rispose a domande su vari argomenti: il sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte esplosive di Francesco.
Si guadagna quota a 10.000 metri ? La domanda è lecita. In ogni caso, questo era l’ obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul fatto che Leone XIV fosse un «papa americano» nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’ amministrazione Trump.
Il pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura sia possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace.
Fu poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si limitava a dichiarazioni pubbliche: agiva attivamente «dietro le quinte». Rivelò che durante il suo viaggio aveva incontrato rappresentanti di vari gruppi coinvolti in conflitti interni e internazionali.
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Interrogato su possibili contatti con Hezbollah – attore chiave nella regione – il Santo Padre ha confermato che gli scambi sono avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione coerente della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza.
Il papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e si è rammaricato per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione.
Al momento di accettare il pontificato sovrano, colui che pochi secondi prima era immobile, il cardinale Robert Prevost, ha affermato di aver praticato il «lasciar andare» di fronte alla volontà divina, frutto in particolare della lettura di La Pratica della Presenza di Dio, di frate Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo.
Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, in virtù della sua storia e cultura, possiede, a suo avviso, una «capacità unica di mediazione» che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una «pace giusta».
Il pontefice ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha avuto un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) è rimasta una possibilità in una fase successiva.
Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha sottolineato che la Chiesa locale e il nunzio apostolico stavano lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a «eliminare» l’attuale governo, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo.
Interrogato sull’Islam, che molti cattolici percepiscono come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ripetuto alcuni luoghi comuni: le paure sono spesso «strumentalizzate» da «chi si oppone all’immigrazione», e ha presentato il Libano come una «lezione» di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti.
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Interrogato sul Cammino sinodale tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV si mosse con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma espresse una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ribadì l’ importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia romana per garantire che il «Cammino sinodale tedesco» non si allontani dal cammino della Chiesa universale.
Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum («In Colui che è Uno, noi siamo uno»), in risposta a una domanda sul contributo dei cristiani orientali all’Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo , ha portato come esempio quei cristiani capaci di offrire un «bacio» o un «abbraccio» nonostante le ferite della guerra.
A suo avviso, quanto più l’umanità promuoverà l’amicizia, il dialogo e la comprensione, tanto più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e genuina alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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