Spazio
Buco nero bulimico mastica stelle e sputa gli avanzi verso il pianeta Terra

Utilizzando il Very Large Telescope (VLT), alcuni scienziati hanno assistito a un buco nero a più di 8,5 miliardi di anni luce – la distanza più lontana alla quale gli astronomi abbiano mai osservato un evento del genere – «mangiarsi» una stella.
I ricercatori, che hanno pubblicato due studi separati nelle riviste Nature e Nature Astronomy, sono stati in grado di individuare l’orribile processo di cibazione galattica solo nella luce visibile, perché gli «avanzi del pasto» sono stati espulsi tramite un getto puntato proprio verso il pianeta Terra.
Questa minacciosa forma di catastrofe stellare è chiamata «Evento di distruzione mareale» (TDE), che si verifica quando stelle inconsapevoli si avvicinano ad un buco nero, dove la gravità immensamente potente e devastatrice finisce per inghiottire l’astro senza tanti complimenti.
Purtuttavia, come riporta Futurism, anche i buchi neri possono aver bisogno di «digerire» dopo un pasto pesante. Circa l’1% delle volte, un TDE provoca la fuoriuscita di getti di plasma e radiazioni da entrambi i poli del buco nero: in pratica, un immane rutto cosmico.
Il modo esatto in cui tale eruttazione spaziale avvenga non è ancora chiarissimo.
Il fatto che questo getto sia stato puntato verso il nostro pianeta, ha fatto si che sia stato rilevato dalla Zwicky Transient Facility, spingendo i ricercatori a puntare 21 telescopi dagli osservatori di tutto il mondo, incluso il VLT, nella sua direzione.
Quando la materia del getto è stata rilevata per la prima volta, gli astronomi inizialmente si aspettavano che la causa fosse un lampo di raggi gamma, una delle esplosioni di energia più luminose ed energetiche dell’universo. Invece sono rimasti sbalorditi nel trovare un buco nero intento al fiero pasto stellare.
«Questo particolare evento è stato 100 volte più potente del più potente bagliore residuo di lampi di raggi gamma», ha spiegato Dheeraj Pasham, astrofisico del MIT e coautore dell’articolo di Nature Astronomy, in un comunicato stampa. «È stato qualcosa di straordinario»
Affinché il getto continui a essere così luminoso, Pasham ha stimato che il buco nero deve consumare circa metà della massa stellare ogni anno, un tasso di attività vorace che Pasham ha descritto come una «frenesia da iperalimentazione».
Buchi neri bulimici che ruttano in faccia al nostro pianeta: abbiamo visto anche questa. E buon anno all’universo.
Spazio
Sauditi lanciati verso la Stazione Spaziale Internazionale

La Axiom Mission 2 è stata lanciata con successo questo pomeriggio, su un Falcon 9 dell’azienda aerospaziale SpaceX di Elon Musk, dal Kennedy Space Center in Florida.
Si tratta di una missione di un equipaggio privato sulla ISS, costituito da vari astronauti di cittadinanza saudita. La permanenza prevista a bordo della ISS è di 10 giorni. Dopo la partenza del veicolo spaziale, si affonderà nell’Oceano Atlantico.
Il comandante della missione è Peggy Whitson, un astronauta della NASA in pensione, che ha un totale di 665 giorni nello spazio, più di qualsiasi altro americano. Il pilota è John Schoffer, un pilota e investitore di uno spettacolo aereo americano, che ha acquistato un posto nella missione.
#Ax2's @SpaceX Dragon Freedom spacecraft has separated from its rocket—the Axiom Mission 2 crew is now on course for the @Space_Station.
Tune in for docking coverage (here and on NASA TV) starting at 7:30am ET (1130 UTC) on Monday, May 22. pic.twitter.com/RIRiAlOD1R
— NASA (@NASA) May 21, 2023
Lo specialista di missione 1 è Ali al Qarni, un astronauta saudita, selezionato per la missione Axiom 2 dalla Commissione spaziale saudita, già capitano della Royal Saudi Air Force.
Lo specialista di missione 2 è Rayyanah Barnawi, anch’egli selezionato dalla Commissione spaziale saudita. È una ricercatrice biomedica, con una specializzazione nella ricerca sul cancro e sulle cellule staminali che ha conseguito un Master in Scienze Biomediche presso l’Università di al Faisal in Arabia Saudita e un Bachelor in Scienze Biomediche presso l’Università di Otago in Nuova Zelanda. È la prima donna astronauta dell’Arabia Saudita.
#Ax2 Commander @AstroPeggy was all smiles as she made history AGAIN on the Ax-2 mission.
Adding to her many accomplishments, she became the first woman to command a private space mission! pic.twitter.com/QNvR0rqvmf
— Axiom Space (@Axiom_Space) May 23, 2023
La missione sarà il primo volo spaziale per la Barnawi e l’al Qarni, e segna anche la prima volta che gli astronauti sauditi sono volati sulla ISS.
Nei video clip, ogni membro dell’equipaggio ha descritto i propri sogni e le motivazioni per unirsi alla missione.
WATCH: Rayyanah Barnawi, a scientist specializing in cancer stem-cell research, is one of the all-private crew members on SpaceX's Axiom Mission 2. She is Saudi Arabia's first woman astronaut to head to the International Space Station pic.twitter.com/UEteZb0dza
— Reuters Science News (@ReutersScience) May 22, 2023
La Barnawi ha parlato di come voleva ispirare e incoraggiare la prossima generazione a dedicarsi all’esplorazione dello spazio; «le possibilità sono davvero illimitate».
I Paesi arabi negli ultimi anni stanno investendo molto nei programmi spaziali. L’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, sta perseguendo missioni su Marte dopo il lancio di Mars Hope nel luglio 2020, che intende creare la prima immagine olistica diurna dell’atmosfera di Marte con tre strumenti scientifici montati su un orbiter. Il 9 febbraio 2021 gli emiratini hanno piazzato con successo la loro sonda in orbita attorno a Marte. Il Centro spaziale EAU impiega 75 persone che il governo degli Emirati Arabi Uniti spera di raddoppiare entro il 2022.
Il 29 settembre 2020, il controverso sovrano di Dubai, lo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum, aveva annunciato la missione senza equipaggio degli Emirati Arabi Uniti sulla Luna nel 2024, poiché l’Emirato stava cercando di espandere il proprio settore spaziale. Lo sceicco al Maktoum ha anche affermato che il rover lunare sarà chiamato «Rashid», in onore al padre a cui si attribuisce la modernizzazione di Dubai, coprirà «aree non ancora raggiunte nelle precedenti missioni esplorative».
Anche un’azienda spaziale israeliana qualche anno fa ha invece tentato un allunaggio con una navicella priva di equipaggio, fallendo però l’obiettivo.
Cina
Pechino guarda oltre il sistema solare per colonizzare pianeti abitabili

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’obiettivo è completare il programma e renderlo operativo entro il 2030 grazie a immagini ad alta risoluzione. Un piano «ambizioso e significativo» per studiare i corpi celesti distanti nello spazio. La sfida economia e militare con gli Stati Uniti. La missione su Marte di Zhurong e il lancio della navicella spaziale cargo Tianzhou 6.
Se il primo obiettivo della Cina in ambito territoriale – e terrestre – nell’immediato futuro è quello di riannettere l’isola “ribelle” di Taiwan, i programmi a lunga scadenza vanno ben oltre i confini del sistema solare, alla ricerca di «pianeti abitabili» da poter colonizzare.
Almeno questo è l’ambizioso piano spaziale di Pechino che, come spiegano esperti cinesi del settore, dovrebbe essere completato e operativo entro la fine del 2030 grazie all’utilizzo di immagini ad alta risoluzione e indagini spettroscopiche.
Zhang Xuhui, vice-presidente esecutivo della China Academy of Aerospace Science and Technology Innovation, sottolinea che il piano chiamato «Miyin», ancora in fase di sviluppo, intende dare la caccia a nuovi pianeti abitabili oltre alla terra. Citato dal quotidiano in lingua inglese Global Times, vicino al partito comunista, l’esperto ha affermato durante una conferenza ad Hefei, nell’est del Paese, che i primi passi di questa nuova ricerca dovrebbero iniziare nel 2030, ultimato il processo di assemblaggio del telescopio di base.
Alla ricerca della vita
I ricercatori puntano ad effettuare immagini ad alta risoluzione e osservazioni spettroscopiche di vari tipi di oggetti, per mappare la componente acquosa presente nel sistema solare.
«Il programma Miyin – ha aggiunto Zhang – è ambizioso e significativo, ma è ancora in fase di sviluppo tecnologico. In futuro, progrediremo nel suo grado di maturità attraverso una serie di test di volo, compiendo al contempo lungo il percorso ulteriori scoperte scientifiche».
La progressione del programma spaziale cinese prevede diverse tappe: nel 2025, la stazione spaziale cinese sarà la base per gli esperimenti nel campo delle interferenze ottiche, meglio nota come interferometria, una tecnica utilizzata per studiare oggetti celesti distanti nello spazio; un anno più tardi gli scienziati intendono lanciare un satellite sperimentale con tecnologia atta a realizzare per la prima volta il rilevamento delle interferenze ottiche distribuite nello spazio, oltre a verificare i punti chiave del programma Miyin; infine, entro il 2030 il completamento del telescopio per immagini a interferenza ottica.
Ultima tappa, ha concluso Zhang, la ricerca di pianeti “abitabili”.
L’obiettivo è mappare la struttura e le proprietà fisiche degli oggetti del sistema solare, nonché la distribuzione dei componenti molecolari del sistema solare, in particolare l’acqua, e rivelarne l’origine, la dinamica e l’evoluzione della composizione chimica.
La corsa allo spazio di Pechino prevede inoltre indagini sulla genesi della vita sulla terra e delle sue componenti, in un mix di progresso verso l’esterno e di indagine interna fino alle origini. Un piano che rafforza, una volta di più, le ambizioni cinesi con i suoi investimenti miliardari e che hanno già decretato alcuni successi come l’atterraggio di una sonda sul lato più lontano e oscuro della Luna nel gennaio 2019, una prima assoluta mondiale sino ad oggi.
Inoltre, la stazione spaziale cinese Tiangong diventerà con tutta probabilità la sola operativa e funzionante in orbita nel momento in cui la NASA condurrà fuori dall’orbita del nostro pianeta la Stazione Spaziale Internazionale entro il 2031. Washington ha sempre negato l’accesso alla Cina sulla ISS, per i segreti militari connessi al programma spaziale.
La guerra spaziale
Pechino ha avviato i primi programmi spaziali negli anni ‘50 del secolo scorso, inizialmente collaborando con l’allora Unione Sovietica per proseguire con un programma autonomo dopo la crisi con Mosca del 1960.
Tra i primi successi da annoverare, la messa in orbita del satellite artificiale 10 anni più tardi nel 1970, cui è seguita una fase di lenti progressi fino alla nuova accelerazione – grazie a investimenti ingenti e tecnologie all’avanguardia – negli anni ‘90 con l’invio di astronauti oltre l’atmosfera e i più recenti veicoli robotici sulla Luna e su Marte. I progressi di Pechino sono seguiti con preoccupazione dagli Stati Uniti, che vedono in pericolo il loro primato nello spazio e per la minaccia economico-militare.
La Cina è la terza nazione dopo Unione Sovietica e Stati Uniti ad aver realizzato missioni umane oltre l’atmosfera terrestre con l’uso esclusivo di tecnologia di produzione interna. Già oggi il controllo dello spazio appare di vitale importanza tanto quanto quello delle risorse economiche sulla terra, in particolare per le potenzialità dei satelliti artificiali. E se, in futuro, diventerà possibile e sostenibile sul piano economico lo sfruttamento delle risorse del nostro satellite o di altri corpi celesti, il confronto fra le parti è destinato a diventare ancora più aspro anche perché gli attuali trattati inerenti il diritto aerospaziale non sanciscono regole precise per le diverse controversie politiche, diplomatiche e strategiche che ne possono derivare.
Da Zhurong a Tianzhou 6
Nel maggio 2021 un veicolo robotico cinese chiamato Zhurong, è atterrato con successo su Marte, sancendo di fatto l’ingresso della Cina fra le nazioni protagoniste delle missioni oltre l’atmosfera. Il mezzo da 240 kg con sei strumenti scientifici fra i quali una telecamera topografica ad alta risoluzione ha studiato il suolo e l’atmosfera del pianeta rosso, esplorandone la superficie per ben 358 giorni e viaggiando per quasi 2mila metri. Superato il periodo di missione previsto di tre mesi, il rover completamente robotico dal maggio dello scorso anno è entrato in una fase di letargo, con tutta probabilità dovuto a un accumulo di sabbia e polvere, facendo così perdere le tracce.
Gli esperti cinese continuano a monitorare l’evoluzione della situazione, proseguendo al contempo l’attività su molti altri fronti considerando che oggi dispone di quattro spazio-porti per lanci orbitali, di razzi e tecnologie all’avanguardia a conferma delle ambizioni.
Uno degli obiettivi dichiarati è quello di inviare astronauti sulla Luna e installare sul satellite una base permanente, per poi proseguire puntando dritti su Marte oltre a pianificare la costruzione di una centrale capace di immagazzinare energia solare nello spazio e trasferirla sulla terra.
Questo è il domani, mentre l’oggi è rappresentato dal lancio della navicella spaziane da cargo Tianzhou 6, che è chiamata a rifornire la stazione spaziale Tiangong, prima missione di questa natura dal completamento della stazione a novembre.
Il vettore, privo di equipaggio e caricato con 7,4 tonnellate di carburante, cibo, rifornimenti e mezzi di ricerca scientifica, è partito ieri dalla stazione di lancio di Wenchang, isola di Hainan, nel sud del Paese secondo i dati forniti dalla China Manned Space Agency (CMSA).
«Il razzo e il mezzo sono in ottime condizioni. Pronti a volare» ha affermato Zhong Wenan, ingegnere capo presso il centro di Xichang, che sovrintende al sito di Wenchang.
Il mezzo è poi regolarmente attraccato alla stazione orbitante, completando tutte le fasi otto ore dopo il lancio. «In futuro – aggiunge il capo progettista Wang Ran, operativo alla China Academy of Space Technology – abbiamo in programma l’invio di un enorme frigorifero, di modo che gli astronauti possano cibarsi di frutta fresca e cibo congelato».
La corsa allo spazio continua.
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Spazio
Anche l’India va verso le armi spaziali

L’India deve potenziare le sue capacità difensive e offensive nel dominio spaziale, poiché «il futuro sta nell’avere piattaforme spaziali», ha detto sabato il maresciallo capo dell’aeronautica Vivek Ram Chaudhari a un forum di sicurezza nazionale e geopolitica. Lo riporta la testata Economic Times.
«In futuro, invece di avere sistemi offensivi puramente terrestri, dovremmo avere anche sistemi offensivi basati sullo spazio», ha detto il mareschiallo Chaudhari, che ha sottolineato come la competizione e la rivalità tra le potenze globali nello spazio «avranno i suoi effetti su tutti gli altri domini della guerra»
Il Chaudhari prevevede quindi che l’Aviazione (Air Force) indiana si trasformerà presto in una Aviazione spaziale (Air Space Force), e «sarà chiamata a prendere parte a consapevolezza della situazione spaziale, esercizi di negazione dello spazio o esercizi di controllo dello spazio».
Come noto le due superpotenze militari globali hanno da tempo già iniziato questo percorso: gli USA, su impulso del presidente Trump, hanno creato la Space Force. Nel 2015 la Russia ha invece ribattezzato la sua aviazione come «Forze aerospaziale» (Vozdushno-kosmicheskie sily, abbreviato in genere come VKS).
«La corsa per armare lo spazio è già iniziata e non è lontano il giorno in cui la nostra prossima guerra si diffonderà in tutti i domini di terra, mare, aria, cyber e spazio”, ha avvertito il capo dell’aeronautica di Nuova Dehli a marzo. Sabato scorso il maresciallo ha aggiunto l’analisi storica per cui la corsa alla militarizzazione dello spazio è partita quando la Germania nazista ha lanciato per la prima volta il suo razzo V-2, cioè quasi 80 anni fa.
Anche il capo di stato maggiore della difesa indiano, generale Anil Chauhan, ha recentemente affermato che «le applicazioni militari dello spazio sono il discorso dominante da cui non possiamo rimanere separati». Il generale aveva dichiarato l’11 aprile all’Indian DefSpace Symposium che «l’obiettivo per tutti noi dovrebbe essere lo sviluppo di piattaforme a duplice uso con particolare attenzione all’incorporazione di tecnologie all’avanguardia».
Non è chiaro quale tipo di armi spaziali futuristiche l’esercito cerchi di ottenere, ma Chaudhari ha affermato che l’India dovrebbe capitalizzare il successo del suo test missilistico con armi anti-satellite (ASAT) del 2019. La cosiddetta Missione Shakti ha distrutto un satellite a circa 300 km di distanza in orbita terrestre bassa ed è stata salutata all’epoca come un «risultato senza precedenti» dal primo ministro Narendra Modi.
L’India è diventata la quarta «superpotenza spaziale» dopo Stati Uniti, Russia e Cina, a dimostrare apertamente la sua capacità missilistica ASAT.
I membri di questo ristretto club di Nazioni spaziali si sono regolarmente accusati a vicenda di armare lo spazio, esprimendo sospetti su lanci militari segreti e test a doppio scopo, ma non hanno mai ammesso di possedere alcun sistema d’arma orbitale.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio 2022 l’Alleanza Atlantica ha pubblicato un documento di «Politica spaziale globale NATO» che sostiene la libertà del blocco di espandere i propri confini in qualsiasi direzione desideri. La Federazione Russa risponde definendo il documento NATO come «unilaterale e incendiario». I rapporti in orbita tra russi e americani hanno avuto, in questi mesi di conflitto ucraino, alti e bassi.
Come riportato da Renovatio 21, è notizia del mese scorso che anche la Santa Sede invierà un satellite nello spazio.
Il dominio spaziale pare sarà un requisito inevitabile per chiunque voglia nel futuro rimanere indipendenti, e non solo economicamente, ma soprattutto politicamente, geopoliticamente e pure – viste le capacità di sorveglianza dei satelliti, ormai in grado di scrutare perfino dentro gli edifici, di giorno e di notte – individualmente.
Il destino dei popoli liberi passa quindi giocoforza attraverso la creazione di una vera sovranità spaziale.
-
Ambiente7 giorni fa
Alluvione, undici scienziati dimostrano che le inondazioni non sono correlate ai cambiamenti climatici
-
Pedofilia2 settimane fa
L’OMS spinge la «masturbazione della prima infanzia» e le domande sull’identità di genere per i bambini di 4 anni
-
Spirito2 settimane fa
La battaglia tra la stirpe di Cristo e quella di Satana, antichiesa e sinedrio globalista massonico. Omelia di mons. Viganò
-
Epidemie2 settimane fa
Epidemia di streptococco tra i bambini italiani. Gli antibiotici sembrano spariti: cosa sta succedendo?
-
Bioetica6 giorni fa
Verso la società della discriminazione genetica
-
Reazioni avverse1 settimana fa
Vaccino HPV, l’esperienza terrificante di Candace Owens
-
Geopolitica5 giorni fa
Zelen’skyj in esilio in Italia?
-
Internet7 giorni fa
YouTube censura l’omelia di Pasqua di monsignor Viganò