Geopolitica
Braccio destro di Zelens’kyj vuole per l’Ucraina una monarchia alla Tolkien
L’Ucraina potrebbe diventare una monarchia nel tentativo di sconfiggere la Russia, ha suggerito Oleksiy Mykolajovych Arestovych, celebre consigliere del presidente Volodymyr Zelens’kyj, paragonando la situazione a Kiev con quella espressa nel capolavoro di J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli.
In particolare, l’Arestovych ha fatto riferimento in particolare all’ultimo capitolo della trilogia, chiamato Il ritorno del re.
«Se siamo nella sceneggiatura de Il Signore degli Anelli… deve avvenire un ritorno del re, cioè Aragorn. L’Ucraina è pronta per una monarchia?» ha chiesto l’advisor presidenziale domenica durante un’intervista con il musicista ucraino Oleg Skripka. «E vi dirò, se pensate razionalmente, che l’unico modo per uccidere tutto ciò che ci viene da Mosca è dichiarare una monarchia»
Il braccio destro dello Zelens’kyj non ha chiarito chi potrebbe diventare il nuovo sovrano del Paese, sottolinea RT.
In un ulteriore tuffo in mondo di storia e folclore, l0 Arestovych ha affermato che una monarchia avrebbe anche consentito all’Ucraina di iniziare a «raccogliere le terre» che erano appartenute alla dinastia Rurik che governò la cosiddetta Rus’di Kiev dal IX secolo.
Dopo il crollo della Rus’ di Kiev quattro secoli dopo, i Rurik governarono il Granducato di Mosca, espandendo notevolmente il suo territorio e trasformandolo infine nell’impero dello Zar di Russia.
A sostegno della sua argomentazione, ha osservato che anche il Regno Unito è una monarchia. «Non è il peggior Paese del mondo, vero?» ha chiesto aspettandosi che gli si risponda di no.
«Considera questo pensiero anche al di fuori dell’ambito di questa intervista e cerca i benefici del ritorno del re», ha detto Arestovych.
Come riportato da Renovatio 21, il personaggio è noto per un filmato nel 2019 dove preconizzava la guerra contro la Russia per conto dell’Occidente. «Al 99,9% delle probabilità il prezzo per la nostra entrata nella NATO è una grande guerra con la Russia» dice nel video l’uomo che ricopre il ruolo viceministro della difesa per la guerra psicologica.
Il consigliere presidenziale ucraino e viceministro della difesa per la guerra psicologica Oleksiy Arestovych predice la guerra in Ucraina nel 2019, prima dell'elezione di Zelens'kyj pic.twitter.com/2WX6etbRso
— Renovatio 21 (@21_renovatio) August 28, 2022
Con il grado di colonnello, tra il 2014 e il 2017 è stato responsabile della preparazione psicologica dell’«operazione anti-terrorista» di Kiev, ossia la guerra in Donbass. È riportato che nei primi anni 2000 avrebbe preso parte a conferenze del Partito Eurasia di Aleksandr Dugin, opponendosi quindi alla Rivoluzione Arancione che portò al potere a Kiev Viktor Yushenko, talmente filo-americano da essere marito di una chicagoana dipendente del Dipartimento di Stato USA.
Arestovych ha dichiarato che, in caso Zelens’kyj non si ricandidasse, correrà lui per le prossime presidenziali ucraine. Quindi non è che ci stia dicendo che il re che deve tornare è lui stesso? Considerando il personaggio, mica ci stupiremmo.
Il Signore degli Anelli ha attirato l’attenzione dei media russofoni anche dopo un vertice informale dei leader della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) a San Pietroburgo il mese scorso. Al vertice, i leader partecipanti hanno ricevuto in dono nove «anelli del club». Qualcuno vi ha visto un’allusione alla trilogia di Tolkien, dove i nove anelli usati da Sauron, il Signore Oscuro Sauron, per piegare la loro volontà degli uomini.
«Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli» scrive il librone di Tolkien nell’immortale traduzione della principessa Vittoria Alliata da Villafranca.
Commentando l’analogia, il segretario stampa del Cremlino Dmitrij Peskov ha descritto gli anelli come «solo una specie di regalo di Capodanno», aggiungendo che «non c’è niente di speciale».
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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