Geopolitica
Barzelletta danese sul Nord Stream: sono stati i russi. Un’altra volta?
Prosegue lo show stile La sai l’ultima? sul Nord Stream messo in piedi, con ogni probabilità, dalle agenzie di Intelligence occidentali, in particolare quella più «centrale».
Dopo la barzelletta raccontata dal New York Times e rivendicata dai giornali tedeschi – il mega attentato cagionato da mezza dozzina di filo-ucraini in una imbarcazione da diporto – ora è il turno della barzelletta danese, espressione che di per sé è già un cortocircuito di senso.
I media di Copenhagen ora affermano che una nave speciale russa sarebbe stata avvistata nelle acque vicino a dove sono stati bombardati gli oleodotti Nord Stream quattro giorni prima dell’attacco del 26 settembre 2022 al largo dell’isola danese di Bornholm, nel Mar Baltico.
Un articolo apparso su Infomartion.dk afferma che una motovedetta danese aveva scattato alcune foto della nave russa. Le foto, e ci pare ovvio, sono state pubblicate all’improvviso solo ora, quasi nove mesi dopo. Si vede che il Paese della sirenetta ha i suoi tempi.
La nave russa è stata identificata dallo scooppo danese come SS-750, che sarebbe «la nave più interessante da confermare, perché sappiamo che ha la capacità di eseguire una tale operazione», ha affermato Jacob Kaarsbo, un ex membro dell’Intelligence della difesa danese.
Un altro «analista di Intelligence open source» (cioè: un tizio che legge i giornali) ha aggiunto che «il momento in cui ci si trova in quel particolare luogo in quel particolare momento è speciale».
In pratica: siamo daccapo. Sono stati i russi a farsi saltare, da soli, il loro tubo, in cui avevano investito tempo, miliardi, e sforzi infiniti di lobbying in Germania e in Europa. Come si dice in questi casi: non una grinza.
Hastatoputin. N’altra volta.
È incredibile vedere a che livello stiano inabissando la loro dignità servizi segreti e media europei pur di insabbiare le rivelazioni del giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh sul ruolo diretto dell’amministrazione Biden nel sabotaggio dell’anno scorso, un’operazione in grande stile costruita in modo tale da poter essere operata in totale segretezza, al punto tale da non essere nemmeno passata per la supervisione del Senato USA.
Come riportato da Renovatio 21, Michael Schellenberger, in un post di Substack del 19 aprile, aveva scoperto la censura di Facebook nei confronti di chiunque pubblicasse l’articolo di Hersh sulla loro piattaforma. Ogni volta che l’articolo veniva pubblicato, Facebook oscurava automaticamente il post e vi metteva sopra un messaggio con la scritta: «Informazioni false. Controllato da verificatori di fatti indipendenti».
L’articolo proviene da un istituto norvegese di fact-checking, Faktisk, che, secondo Schellenberger, è una partnership con una società di media di proprietà del governo norvegese, NRK.
Apparentemente, dopo le proteste pubbliche degli ultimi giorni, Facebook avrebbe ora modificato questo post automatico in «parzialmente falso».
Aspettiamo quindi la prossima barzelletta: dopo la barzelletta danese, quella tedesca, e quella svedese, ci aspettiamo quella norvegese, islandese, finlandese e pure quella delle isole Fær Øer, tutti popoli notissimi per la loro irresistibile capacità di raccontare cose in modo divertente.
In una famosa puntata di South Park (che ci tocca di citare per la seconda volta in pochi minuti) i tedeschi se la prendevano non poco per aver vinto un premio come popolo meno divertente della terra, surclassando i giapponesi e i ciukci, cioè gli eschimesi siberiani (che, in realtà, sono protagonisti di certune barzellette russe…)
Ebbene, sul podio, a questo punto, dove dobbiamo sistemare la Danimarca e gli altri?
Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.
L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.
«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.
Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».
Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.
Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.
Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».
Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.
Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.
«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.
Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».
Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».
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Immagine screenshot da Twitter
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Geopolitica
Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
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Geopolitica
Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rappresenta l’unico leader occidentale in grado di cogliere le vere motivazioni alla base del conflitto ucraino.
Parlando mercoledì al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Lavrov ha spiegato che, mentre gli Stati Uniti manifestano una «crescente impazienza» verso il percorso diplomatico mirato a cessare le ostilità, Trump è tra i pochissimi esponenti occidentali a comprendere le dinamiche che hanno originato la crisi.
«Il presidente Trump… è l’unico tra tutti i leader occidentali che, subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno, ha iniziato a dimostrare di aver compreso le ragioni per cui la guerra in Ucraina era stata inevitabile», ha dichiarato.
Lavrov ha proseguito sottolineando che Trump possiede una «chiara comprensione» delle dinamiche che hanno forgiato le politiche ostili nei confronti della Russia da parte dell’Occidente e dell’ex presidente statunitense Joe Biden, strategie che, a suo dire, «erano state coltivate per molti anni».
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Il ministro ha indicato che «si sta avvicinando il culmine dell’intera saga» ucraina, affermando che Trump ha sostanzialmente ammesso che «le cause profonde identificate dalla Russia devono essere eliminate».
Il vertice della diplomazia russa ha menzionato in modo specifico le storiche riserve di Mosca sull’aspirazione ucraina all’adesione alla NATO e la persistente violazione dei diritti della popolazione locale.
Lavrov ha poi precisato che Trump resta «l’unico leader occidentale a cui stanno a cuore i diritti umani in questa situazione», contrapposto ai governi dell’UE che, secondo Mosca, evadono il tema. Ha svelato che la roadmap statunitense per un’intesa includeva esplicitamente la tutela dei diritti delle minoranze etniche e delle libertà religiose in Ucraina, «in linea con gli obblighi internazionali».
Tuttavia, sempre secondo Lavrov, tali clausole sono state indebolite nel momento in cui il documento è stato sottoposto all’UE: il testo è stato modificato per indicare che l’Ucraina dovrebbe attenersi agli standard «adottati nell’Unione Europea».
Da tempo Mosca denuncia la soppressione della lingua e della cultura russa da parte di Kiev, oltre ai sforzi per limitare i diritti delle altre minoranze nazionali, e al contempo accusa i leader ucraini di fomentare apertamente il neonazismo nel paese.
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Immagine dell’Ufficio stampa della Duma di Stato della Federazione Russa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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