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Atomiche e «Opzione Sansone», politico israeliano minaccia: se l’America non fornirà aiuti armati «dovremo usare tutto quello che abbiamo»

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Il politico israeliano Nissim Vaturi ha lanciato una sorta di minaccia, affermando che se gli americani non invieranno armi per combattere una guerra con l’Iran, Israele «dovrà usare tutto ciò che ha».

 

Come noto, dopo che Israele ha assassinato un generale di brigata iraniano di alto rango e altre 15 persone in un attacco aereo contro l’edificio dell’ambasciata iraniana in Siria il 1° aprile, l’Iran ha minacciato azioni di ritorsione, suscitando timori di una guerra regionale.

 

Il Vaturi, un rappresentante del partito Likud al governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha suggerito che Israele dovrebbe essere pronto a usare il suo arsenale nucleare nel caso in cui l’America non fornisse munizioni.

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«In caso di conflitto con l’Iran, se non riceviamo munizioni americane, dovremo usare tutto ciò che abbiamo», ha scritto il deputato della Knesset su X. In precedenza aveva suscitato polemiche quando aveva affermato che Gaza dovrebbe essere «bruciata adesso» e che non ci sono «innocenti» nella regione.

 

L’espressione «tutto ciò che abbiamo» potrebbe includerebbe le centinaia testate nucleari che si ritiene possieda lo Stato Ebraico.

 

Il riferimento alla cosiddetta «Opzione Sansone», secondo la quale Israele lancerebbe tutte le sue armi nucleari, dando potenzialmente inizio ad un Armageddone globale, come «ultima risorsa» per preservare la propria esistenza.

 

Il conduttore di Fox News Mark Levin e il commentatore Ben Shapiro hanno rilasciato dichiarazioni simili in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre.

 

 

Gli israeliani «hanno il loro arsenale, che non ammettono mai», ha detto il Levin, riferendosi alle testate atomiche. «Se Israele si trova ad affrontare l’annientamento, pensi che abbiano quelle armi nucleari lì dentro per raccogliere la polvere?»

 

Il Ben Shapiro, kippah sempre in testa, ha affermato che «Israele non permetterà che abbia luogo un secondo olocausto senza utilizzare tutto il suo arsenale» nel caso in cui Hezbollah e l’Iran attaccassero mentre Israele sta combattendo Hamas.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, a novembre scorso il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu ha suscitato indignazione nel mondo musulmano quando ha lanciato l’idea di sganciare una «bomba nucleare» su Gaza. Il primo ministro Benjamin Netahyau ha sospeso il ministro dalle riunioni del gabinetto in seguito ai suoi commenti, che hanno fatto dire al portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che potevano lasciar pensare ad un’ammissione riguardo al possesso di testate atomiche da parte dello Stato Ebraico. Il presidente turco Receps Erdogano approfittò per dire che era ora di fare chiarezza sullo status nucleare di Israele.

 

L’«Opzione Sansone» è il tema in un libro dei primi anni Novanta del giornalista investigativo premio Pulitzer Seymour Hersh, che documentava gli sforzi atomici di Israele, parlando del ruolo che avrebbe avuto il magnate inglese di origine transcarpatico-ebraica Robert Maxwell (vero nome Ján Ludvík Hyman Binyamin Hoch) come spia atomica dello Stato degli ebrei. Maxwell era il padre di Ghislaine, la madame di Jeffrey Epstein, arrestata dopo una enigmatica latitanza (si era fatta fotografare in un bar a Los Angeles mentre leggeva in libro sugli agenti segreti morti) e ora detenuta in carcere dove avrebbe ritrovato la fede ebraica di suo padre.

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Maxwell citò in giudizio Hersh, e nel 1994, il Mirror Group pagò «danni sostanziali» a Hersh e si scusò per attacchi stampa che mettevano in dubbio il suo lavoro, il quale sosteneva legami tra Maxwell e il Mossad.

 

Misteriosamente annegato di notte mentre si trovava sul suo panfilo in mezzo all’Atlantico (mentre uno scandalo finanziario travolgeva il suo impero a Londra), il Maxwell ricevette un funerale da eroe da parte dello stato israeliano, con sepoltura sul Monte degli Ulivi alla presenza di vari capi dell’Intelligence. Alcuni sostengono che questo onore eccezionale sia stato concesso in cambio dell’aiuto di Maxwell nella cattura (avvenuta in Italia) dell’attivista ed ex tecnico nucleare israeliano Mordecai Vanunu, il quale aveva rivelato al mondo il programma segreto di armamento nucleare dello Stato Ebraico.

 

Un’altra sospetta spia atomica israeliana sarebbe stato il produttore Arnon Milchan, fondatore della casa di produzione Regency a cui si devono film come C’era una volta in AmericaBrazilPretty WomanNatural Born KillersL.A. ConfidentialThe Revenant12 Years a SlaveHeatFight Club.

 

Secondo articoli usciti nel 2013, Milchan fu reclutato nel Lekem, un’organizzazione segreta dell’intelligence israeliana responsabile dell’ottenimento di tecnologia e materiale per il programma nucleare israeliano e altri programmi altamente segreti.

 

Milchan aveva prodotto JFK, importante film di Oliver Stone sull’assassinio del presidente Kennedy, in grado di rianimare il dibattito sul caso mostrando le incongruenze delle indagini e si indicavano le probabili piste, da cui tuttavia era completamente assente quella israeliana: alcuni ritengono che Tel Aviv avesse rapporti assai difficili con i Kennedy per l’opposizione di essi al programma nucleare militare israeliano.

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Nucleare

L’Ucraina tenta di colpire una centrale nucleare durante la visita a Mosca del capo dell’AIEA

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Giovedì Kiev ha cercato di colpire la centrale nucleare di Kursk II con un drone, mentre Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, lodava i progressi tecnologici russi durante una visita a Mosca.   Il governatore della regione di Kursk, Aleksandr Khinshtein, ha riferito che il drone ha danneggiato un edificio ausiliario del cantiere della centrale a Kurchatov, lasciando segni di schegge sulle pareti, ma senza provocare incendi o vittime. Rosenergoatom, gestore dell’impianto, ha confermato che l’attività è proseguita normalmente e i livelli di radiazione sono rimasti stabili.   L’attacco è avvenuto mentre Grossi partecipava al Global Atomic Forum, dove ha elogiato la Russia come «pioniera» in settori come le centrali nucleari galleggianti, la propulsione nucleare navale e la ricerca sulla fusione.   Grossi ha invitato le aziende russe a una conferenza dell’AIEA sull’intelligenza artificiale nel settore nucleare, prevista per dicembre a Vienna, e ha proposto una possibile collaborazione con la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS.

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In seguito, Grossi ha incontrato il presidente Vladimir Putin al Cremlino, discutendo di sicurezza nucleare globale e della cooperazione russa con l’AIEA. Putin ha lodato il lavoro dell’agenzia, assicurando il pieno sostegno di Mosca.   «Faremo tutto il possibile per supportare le vostre attività», ha dichiarato Putin a Grossi, che di recente ha annunciato la sua candidatura a Segretario generale delle Nazioni Unite.   L’attacco a Kursk segue i ripetuti assalti alla centrale nucleare di Zaporozhye, la più grande d’Europa, che questa settimana è passata per la decima volta ai generatori diesel di emergenza da quando è sotto controllo russo nel 2022.   I funzionari russi hanno accusato Kiev di «terrorismo nucleare», avvertendo delle potenziali conseguenze catastrofiche.   Aleksey Likhachev, direttore di Rosatom, ha dichiarato a margine del forum che Grossi è «ben consapevole» dell’origine degli attacchi alle centrali russe, ma ha suggerito che il capo dell’AIEA sia limitato nelle sue dichiarazioni ufficiali. «In privato, fa valutazioni piuttosto adeguate, credetemi», ha aggiunto Likhachev.   Gli attacchi agli impianti atomici sono un pattern riconoscibile e continuo del conflitto.   Come riportato da Renovatio 21, un drone kamikaze ucraino è stato abbattuto nei pressi di una centrale elettrica nella regione russa di Kursk, parte della quale era sotto occupazione ucraina da diversi mesi.   L’anno passato la Russia aveva esortato l’AIEA a rivelare pubblicamente gli attacchi ucraini alla centrale nucleare di Zaporiggia.   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa un drone ha attaccato la centrale atomica di Chernobyl mentre Zelens’kyj incontra il vicepresidente USA Vance a Monaco.   Un anno fa gli ispettori nucleari costretti a nascondersi dagli attacchi dei droni ucraini alla centrale di Zaporiggia.   Come riportato da Renovatio 21, l’Ucraina ha colpito varie volte con droni kamikaze la «città atomica» russa di Kurchatov, nell’oblast’ di Kursk, scatenando la reazione di Mosca che accusa Kiev di «terrorismo nucleare».

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Putin: la Russia rifiuta il «colonialismo tecnologico» atomico

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Mosca intende condividere la sua avanzata tecnologia per l’energia nucleare, senza però mirare a rendere i paesi partner dipendenti dalle soluzioni russe, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso al Global Atomic Forum di giovedì.

 

«Rifiutiamo il cosiddetto colonialismo tecnologico», ha affermato Putin, sottolineando che la Russia desidera supportare i Paesi nello sviluppo di industrie nucleari indipendenti, attraverso la formazione del personale, la collaborazione con aziende energetiche locali, l’assistenza nella gestione delle unità di produzione e la garanzia delle forniture nucleari e dello smaltimento dei rifiuti.

 

L’energia nucleare rappresenta una fonte chiave di energia pulita in un contesto di crescente domanda globale, alimentata in parte dall’Intelligenza Artificiale e dall’elaborazione dati su larga scala, ha osservato Putin, aggiungendo che la Russia sta già sviluppando sistemi modulari di elaborazione dati presso le centrali nucleari, che garantiscono un’alimentazione elettrica costante per tali tecnologie.

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Il presidente ha evidenziato che l’energia atomica è un pilastro delle tecnologie verdi, superando altre fonti energetiche per costi, sicurezza ambientale e stabilità.

 

Essendo l’unico paese con capacità nucleari a ciclo completo, gli impianti progettati in Russia sono tra i più affidabili e richiesti al mondo, ha notato Putin. Ha inoltre confermato che il paese sta procedendo verso la produzione in serie di piccole centrali nucleari terrestri e galleggianti.

 

La sicurezza rimane una priorità assoluta e richiede standard più rigorosi in ogni fase del ciclo nucleare, dall’estrazione dell’uranio allo smaltimento dei rifiuti, ha ribadito.

 

Secondo Putin, il finanziamento di progetti nucleari su larga scala richiede una distribuzione equilibrata dei rischi, e la Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS ha confermato la sua disponibilità a sostenere tali iniziative.

 

Riguardo alle risorse, Putin ha sottolineato che garantirne la disponibilità è «la questione più importante» e che, mentre alcune stime prevedono l’esaurimento dei giacimenti mondiali di uranio entro il 2090, in realtà ciò potrebbe avvenire già entro il 2060.

 

La Russia sta già lavorando a soluzioni per questo problema e, entro il 2030, prevede di lanciare il primo sistema di energia nucleare al mondo con un ciclo del combustibile chiuso, che permetterà di riutilizzare il 95% del combustibile esaurito nei reattori, ha annunciato al pubblico.

 

Il presidente russo ha suggerito che questo meccanismo potrebbe risolvere definitivamente il problema dell’accumulo di scorie radioattive e affrontare la questione della disponibilità di uranio.

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Putin offre agli Stati Uniti un accordo temporaneo sul controllo nucleare «per impedire una nuova corsa agli armamenti»

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Lunedì, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto al presidente Trump un accordo temporaneo sul controllo degli armamenti nucleari, suggerendo una proroga di un anno dello status quo, in un contesto in cui il destino del Nuovo Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche, noto come Nuovo START, rimane incerto.   Nel corso di una riunione con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza russo, Putin ha dichiarato di essere disponibile a estendere di un anno l’ultimo accordo sul controllo degli armamenti tra Mosca e Washington, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters. Questo consentirebbe di negoziare una proroga ulteriore, probabilmente di cinque anni, «a condizione che gli Stati Uniti rispondano positivamente, per evitare una nuova corsa agli armamenti», ha precisato Putin.   Putin ha descritto un panorama preoccupante per la sicurezza strategica globale, affermando: «Purtroppo, la situazione continua a peggiorare a causa di una combinazione di fattori, tra cui elementi negativi che amplificano i rischi strategici esistenti e ne generano di nuovi», sottolineando che il problema principale risiede nel progressivo smantellamento degli accordi sugli armamenti dell’era della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia, ormai quasi completamente abbandonati, con il Nuovo START come unica eccezione.   «Passo dopo passo, il sistema di accordi sovietico-americani e russo-americani sul controllo dei missili nucleari e delle armi strategiche difensive è stato quasi del tutto dismantellato», ha dichiarato il leader russo. «I numerosi problemi accumulati in ambito strategico dall’inizio del XXI secolo sono da noi attribuiti alle azioni distruttive dell’Occidente».   Il presidente russo ha poi ribadito che nessuno dovrebbe dubitare della prontezza della Russia a fronteggiare qualsiasi minaccia. «I nostri piani per rafforzare le capacità di difesa del Paese tengono conto dell’evoluzione della situazione globale e vengono attuati in modo completo e tempestivo», ha affermato, sottolineando: «Nessuno dovrebbe avere dubbi: la Russia è pronta a rispondere a qualsiasi minaccia, esistente o futura».

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Tuttavia, l’offerta di Putin di estendere il Nuovo START per un anno, mentre si negoziano i termini di un rinnovo, rappresenta un segnale positivo, mostrando progressi nella fiducia verso i tentativi di Trump di instaurare colloqui bilaterali, nonostante il conflitto in corso in Ucraina.   Il Nuovo START scadrà a febbraio 2026, salvo un’estensione di cinque anni. Entrambi i leader hanno mostrato volontà di raggiungere un accordo su questo tema. Putin ha dichiarato che «eliminare tali limitazioni non sarebbe una mossa ragionevole» e ha aggiunto che la Russia propone un’estensione di un anno dei limiti, a condizione che gli Stati Uniti facciano altrettanto, per scongiurare una nuova corsa agli armamenti.   Il trattato ha l’obiettivo di limitare e ridurre le armi nucleari di entrambe le parti, stabilendo un tetto massimo di 1.550 testate e 700 missili schierati. Lo START I è entrato in vigore nel 1991, mentre il Nuovo START è stato firmato nel 2010 sotto le amministrazioni Obama e Medvedev come suo successore.   Nell’agosto 2023, gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver violato il trattato, impedendo le ispezioni in loco da parte americana previste dall’accordo. In risposta, Washington ha bloccato le ispezioni russe sul suolo statunitense.   Come riportato da Renovatio 21, un anno fa Mosca aveva dichiarato che la politica nucleare USA era «profondamente ostile». Gli faceva eco Pechino che definiva Washington la «più grande minaccia nucleare».   Trump negli scorsi mesi ha segnalato la volontà di avere nuovi colloqui con la Russia sulle atomiche. Sei mesi fa, tuttavia, il presidente ha dichiarato di voler modernizzare l’arsenale nucleare americano, sulla cui sistemazione, durante la passata presidenza, ha vantato di aver già investito un trilione di dollari.   Come riportato da Renovatio 21, in varie occasioni è emersa l’ostilità, e la paura, che Trump ha nei confronti delle armi atomiche, delle quali sarebbe stato edotto dallo zio professore al MIT, John G. Trump, scienziato che fu il primo ad esaminare le carte di Nikola Tesla, tra cui il supposto progetto del fisico per un «raggio della morte».

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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