Pensiero
Apocalisse dei tamponi. La situazione è scappata di mano

Da fine anno, si può «uscire» dal COVID con un test antigenico rapido – avete presente, il tampone nelle narici, quello che non va in profondità e vi dà il risultato in 20 minuti. Fino a pochi giorni prima, si «usciva» dai domiciliari pandemici solo tramite un test PCR – avete presente, il «molecolare», quello «scientifico», «affidabile», «preciso», che ci impiega 24 o 48 ore per farvi sapere se avete in corpo o meno il coronavirus wuhaniano.
Ora il PCR in uscita lo fate solo se l’antigenico rapido dice che siete ancora positivi: in tal caso, dalla sala di attesa del centro tamponi tornate indietro qualche metro per farvi infilare in naso e in gola il bastoncino PCR.
Perché questa strana retromarcia?
L’impressione più basica che ne ricaviamo è che, ovunque nel mondo, il sistema si sia sovraccaricato in maniera oramai irrimediabile
L’impressione più basica che ne ricaviamo è che, ovunque nel mondo, il sistema si sia sovraccaricato in maniera oramai irrimediabile.
Gli USA hanno dimezzato la quarantena: da 10 giorni a 5. Nessuno pare preoccupato dal pensiero che una mossa simile faccia capire a molta gente che i numeri delle restrizioni pandemiche sono sempre e solo puro arbitrio.
La Gran Bretagna, abbiamo visto, ha seguito l’idea di sospendere i PCR per gli asintomatici. Gli scienziati inglesi hanno perfino ammesso il problema che ne scaturirà: non avranno dati genetici sulle varianti. Non importa.
Abbiamo viste le incredibili, inaudite parole del governatore della Toscana in conferenza stampa, davanti ad una ridda di giornalisti professionisti che non hanno ribattuto nulla (la cosa più incredibile): «evitare di eliminare dal green pass le persone già vaccinate perché risultano positive. Sono persone che hanno dimostrato un’autodisciplina, sono persone che hanno avuto la sfortuna di trovarsi positive».
Ovunque, è la stessa questione: i numeri che stanno uscendo dai tamponi – cioè i contagi – sono fuori controllo, inarrestabili.
Ovunque, è la stessa questione: i numeri che stanno uscendo dai tamponi – cioè i contagi – sono fuori controllo, inarrestabili.
Qualche settimana fa, l’ex inviata di guerra Lara Logan aveva sconvolto tutti paragonando Fauci a Mengele, ma nella tirata aveva detto una cosa molto più definitiva: «hanno creato un problema per cui non c’è soluzione».
Ora il potere stesso, ad ogni latitudine, comincia a capirlo. I tamponi non sono più il sistema di controllo della popolazione che hanno assicurato la sottomissione pandemica del biennio: più casi, più paura, più misure drastiche giustificate, lockdown, Grande Reset… No, ora i tamponi sono la prova stessa del fatto che la campagna vaccinale ha fallito, il vaccino non assicura immunità, il siero genico non ferma il contagio.
Di conseguenza, tutto il sistema che si reggeva sul vaccino – il green pass, il monopartito retto da tecnocrati, la minaccia di clausure ancora più tremende – che senso ha?
Come è possibile, per lo meno per una parte della popolazione vaccinata-rivaccinata-trivaccinata, non cominciare a porsi timidamente nel retrocranio questa domanda, una volta scoperto che il tampone è positivo?
Voi capite, questa per il potere pandemico può costituire un momento di crisi assoluta. È l’apocalisse dei tamponi.
I tamponi non sono più il sistema di controllo della popolazione che hanno assicurato la sottomissione pandemica del biennio: più casi, più paura, più misure drastiche giustificate, lockdown, Grande Reset… No, ora i tamponi sono la prova stessa del fatto che la campagna vaccinale ha fallito, il vaccino non assicura immunità, il siero genico non ferma il contagio
Apocalisse significa rivelazione. La rivelazione della mancata efficacia del siero genico può distruggere la narrativa pandemica. I risultati in termini politici e civili, davanti al possibile meltdown del racconto che dirige ore le nostre vite, non sono calcolabili. C’è da sospettare, però che potrebbero essere temibili.
Nel momentum impresso da questa ondata che sta infettando davvero tutti (avete visto il video del TG regionale calabrese, con il dottore che ammette candidamente che in terapia intensiva il 7% sono triplovaccinati?) non è dato sapere cosa succederà. L’unica è sperare che il minor numero di persone possibili – quelli che hanno obbedito, hanno fatto la fila per farsi inoculare, hanno accettato l’idea di possibili reazioni avverse, non hanno battuto ciglio quando gli hanno spiegato che nel sangue gli mischieranno un vaccino di marca diverso, come un bicchiere con Pepsi e Coca-cola insieme – si pongano la domanda.
Ora, non bisogna farsi illusioni. La redpill, la sveglia, non riguarderà la stragrande maggioranza della popolazione vaccinata. Sulla maggioranza, quella che bovinamente è pronta come gli israeliani alla quarta dose, non vi sarà effetto di dissonanza cognitiva tale da spingerli a cambiare idea. Anzi: proseguiranno, sempre più tremende, le meccaniche di capro espiatorio contro il nemico no-vaxo.
Questo segmento della popolazione, è stato detto in una definizione ora censurata perfino da Google, è investito in processo di «Mass Formation Psychosis». È stato portato verso la psicosi – cioè, la separazione patologica del pensiero dalla realtà – e continuerà in questa schizofrenia paranoide probabilmente aumentando il tasso di violenza contro il capro espiatorio.
Questa parte della popolazione, psicotizzata e ipnotizzata, non si sveglierà nemmeno davanti al tampone positivo al terzo vaccino. È un altro il segmento che interessa, quello che pone tutti a rischio: quello di coloro che, invece, qualche domanda, a rigor di logica, cominciano a porgersela
L’idea è quella dell’ipnosi. L’incantamento ipnotico procede per fissazioni. Segui in pendolo. Segui il mio dito. Segui la mia voce. Segui i miei ordini… L’ipnotista fissa l’attenzione del soggetto su un elemento ripetitivo, con il quale poi ottiene il controllo della volontà. Oggi, i viro-ipnotisti (da Fauci al circo italiano, fateci caso: di fatto sempre, misteriosamente, le solite facce, perfino quando si contraddicono tragicamente o si ricoprono di ridicolo) vengono proposti ovunque con una fissazione sola: il vaccino, i no vax malvagi…
Questa parte della popolazione, psicotizzata e ipnotizzata, non si sveglierà nemmeno davanti al tampone positivo al terzo vaccino. Questo il potere lo sa.
È un altro il segmento che interessa, quello che pone tutti a rischio: quello di coloro che, invece, qualche domanda, a rigor di logica, cominciano a porgersela. Quelli che non accetteranno, almeno non subito, l’idea che se si sono ammalati è a causa del fatto che non hanno fatto ancora la quarta dose. O la quinta, la sesta, la dose trimestrale, mensile, bisettimanale, giornaliera etc.
Costoro sono l’ago della bilancia dell’equilibrio pandemico. Se il potere perdesse la loro fiducia, crollerebbe ogni cosa.
Soprattutto, crollerebbe l’intero paradigma costruito attorno al vaccino e all’emergenza. Filosoficamente, il ritorno della schiavitù. Tecnologicamente, il ritorno della schiavitù
Soprattutto, crollerebbe l’intero paradigma costruito attorno al vaccino e all’emergenza.
Filosoficamente, rischia di fallire il cambio di paradigma del potere politico: non più il popolo sovrano che informa Stato (le democrazie costituzionali), ma lo Stato che comanda sul popolo per il suo bene anche a costo di violare ogni suo diretto e libertà primaria (l’autocrazia). Filosoficamente, il ritorno della schiavitù.
Tecnologicamente, rischia di fallire il cambio di paradigma dell’era dell’accesso: non più il cittadino che gode di diritti e usufruisce di mezzi offerti dalla tecnica, ma la tecnica stessa – i database – che regna assoluta sulla vita dell’individuo. Tecnologicamente, il ritorno della schiavitù.
In breve: se il vaccino fallisce, se la gente comincia a dubitare, potrebbe cadere per sempre il sistema informatico del green pass.
In breve: se il vaccino fallisce, se la gente comincia a dubitare, potrebbe cadere per sempre il sistema informatico del green pass.
Che è la cosa più importante ottenuta dal potere pandemico, è il vertice del nuovo universo umano nato con il COVID-19. Il database che ci contiene, che decide per noi.
Il sistema nel quale, lo abbiamo scritto tante volte, non vi sarà solo il permesso di bere il caffè al bar, ma il denaro digitale, il denaro programmabile, che potrà esservi tolto con un clic, che potrà negarvi alcuni acquisti, o acquisti in alcune aree, che vi terrà per sempre sorvegliati e telcomandati.
Se leggete Renovatio 21 lo sapete: il green pass è emanato dal Fisco, non dalla Sanità. E l’euro digitale è alle porte. Anzi, dice la BCE, «è inevitabile».
Un piccolo errore di esecuzione, e questo grandioso piano totalitario – oramai in stato avanzatissimo – potrebbe saltare.
Basta che il piccolo uomo, quello docile e obbediente, cominci a porsi qualche domanda. E se avessero ragione i novax…?
Per questo motivo, vi dico di prepararvi al peggio. Non oso immaginare cosa si inventeranno ora. Di certo, non cambieranno direzione. Cercheranno di forsennare la psicosi, spingere l’ipnosi verso il profondo più cupo, accusare il capro espiatorio di misfatti sempre più illogici, nell’attesa di un sacrificio di violenza spettacolare
Per questo motivo, vi dico di prepararvi al peggio. Non oso immaginare cosa si inventeranno ora. Di certo, non cambieranno direzione. Cercheranno di forsennare la psicosi, spingere l’ipnosi verso il profondo più cupo, accusare il capro espiatorio di misfatti sempre più illogici, nell’attesa di un sacrificio di violenza spettacolare.
Voi dite: proporranno di lasciare i non vaccinati senza cibo. Possibile. Abbiamo visto che in Israele il totem elettronico del famoso fast food già nega di acquistare cibo in assenza di green pass. Ci hanno tolto il pane, nel senso figurato del lavoro: possono avere problemi a toglierci il pane stricto sensu?
Voi dite: proporranno il carcere per i non vaccinati, come in Austria. Possibile. È un Paese limitrofo. L’idea dei non vaccinati in prigione è già discussa fra gli zeloti. Nessuno batte ciglio per i campi di concentramento, che in Australia sono realtà. Anzi.
Voi dite: proporranno la vaccinazione casa per casa, magari con i militari. Possibile. In Italia, come in una serie di altri Paesi (Portogallo, Australia, Germania) la campagna vaccinale è una questione militare sin da subito – anzi, abbiamo scritto un anno fa, è sin dagli inizi una «religione militare». L’idea dei soldati pandemici nelle scuole e nelle case è già passata. I giornalisti dell’establishment sono arrivati a chiedere un governo vaccinale dei generali – cioè, in pratica, a salivare dinanzi a quello che assomiglia ad un golpe.
Vaccinare casa per casa, con il personale armato di siringa mRNA e non solo di quella. L’idea c’è di sicuro. Tuttavia, coloro che la accarezzano – essendo per lo più uomini mediocri che hanno fatto carriera nella palude della democrazia leccando culi e sgomitando sui deboli – non hanno contezza del precedente storico: Rio de Janeiro 1904, la Revolta da Vacina. Un fatto storico di cui, in Italia, vi ha praticamente parlato solo Renovatio 21.
Per il momento, osserviamo questa piccola crisi sistemica scatenata dai tamponi. Il suo vero valore – la sua carica dirompente – è in realtà invisibile. È dentro la mente di milioni di persone, è un tarlo che sta lavorando, notte e giorno, dentro il loro animo
No, i nostri mediocri burocrati pandemici non conoscono la Rivolta dei vaccini che sconvolse l’allora capitale brasiliana 116 anni fa. Non sanno che quella mossa, che finì ritirata, provocò una crisi tale da mettere a rischio la tenuta dello Stato stesso. Il potere tirò la corda. Quello che ne saltò fuori fu più di una rivolta di popolo, fu il collasso del sistema, o meglio il meltdown della sua narrazione progressista.
Cioè, quello che può succedere oggi, d’improvviso, se troppe persone cominciano a dubitare degli ordini ai quali obbediscono.
Qualcuno, lassù lo ha capito: il rischio di tenuto per la baracca è assoluto. Per cui, ripetiamo, preparatevi ad un contraccolpo potente. L’apartheid biotica diventerà pogrom biotico? Cosa succederà? Cosa possiamo fare?
«Vivi giorno per giorno» mi consiglia un sacerdote amico di Renovatio 21. «Nel medio termine, non abbiamo idea di cosa potranno inventarsi per non lasciarti stare».
Nel lungo termine, invece, sappiamo cosa succederà. In termini socioeconomici, tecnologici, politici – ma soprattutto, in termini spirituali. In termini, apocalittici.
Possiamo dire una preghiera, affinché l’apocalisse dei tamponi dia come frutto la fine della menzogna. E la fine di tutto questo sistema infernale che si sta caricando sotto i nostri occhi
Per il momento, osserviamo questa piccola crisi sistemica scatenata dai tamponi. Il suo vero valore – la sua carica dirompente – è in realtà invisibile. È dentro la mente di milioni di persone, è un tarlo che sta lavorando, notte e giorno, dentro il loro animo.
Cosa succederà poi, non dipende di noi. Dipende, appunto, dall’anima di tutti quegli individui. Dipende dal Logos: dipende dall’accettazione della ragione, della legge naturale che alberga nel loro cuore. Dipende da come essi risponderanno alla libertà, che è la verità, che li sta chiamando a sé.
Possiamo dire una preghiera, affinché l’apocalisse dei tamponi dia come frutto la fine della menzogna.
E la fine di tutto questo sistema infernale che si sta caricando sotto i nostri occhi.
Roberto Dal Bosco
Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un pò il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un pò in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza..
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perchè secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perchè incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
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Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Pensiero
La questione di Heidegger

Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».
Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».
Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.
Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.
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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.
Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.
L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.
Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.
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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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