Persecuzioni
Anche la cattedrale turca di Ani diventa moschea, come Hagia Sophia e Chora
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
È l’allarme lanciato dal deputato cristiano del movimento curdo Dem George Aslan. In una interrogazione parlamentare si rivolge al ministro della Cultura sul futuro del secolare luogo di culto, in attesa di restauro. Costruita nel X secolo, è considerata uno degli esempi più significativi dell’architettura armena medievale.
Dopo Hagia Sophia e Chora, le due celebri ex basiliche cristiane di Istanbul trasformate prima in musei e ora in moschee dalla politica nazionalismo e islam impressa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, un altro celebre luogo di culto cristiano rischia di subire la stessa sorte.
Il deputato George Aslan, del movimento filo-curdo Peoples’ Equality and Democracy (Dem) Party, ha presentato un’interrogazione parlamentare in riferimento a resoconti secondo cui la storica cattedrale armena di Ani, secolare chiesa di Kars, riaprirà come luogo di culto musulmano. A dare per primi la notizia i media di Stato, i quali hanno parlato della prossima apertura della «moschea» senza fare riferimento alle sue origini.
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Nel suo intervento, Aslan, anch’egli cristiano, ha riferito che la cattedrale di Ani, nota anche come Surp Asdvadzadzin, o Santa Madre di Dio, è una delle centinaia di chiese e monasteri storici della Turchia che si trovano in stato di abbandono. Sottolineando il valore storico, culturale e religioso della cattedrale, il parlamentare ha fatto riferimento a notizie circolate di recente su diversi organi di informazione in base ai quali emergerebbe l’intenzione di cambiare la destinazione di utilizzo dell’edificio stesso.
Rivolgendosi al ministro turco della Cultura e del turismo Nuri Ersoy, egli chiede se «è vero che dopo il restauro della cattedrale di Ani, questa sarà aperta come moschea? Se sì, qual è la motivazione di questa decisione?»
«La decisione di cambiare l’identità religiosa di questa struttura storica e di trasformarla in moschea – aggiunge – non sarebbe in contraddizione con il carattere multi-religioso e multiculturale della Turchia?».
«La decisione di trasformare la cattedrale di Ani in una moschea – prosegue nell’interrogazione – sarà riconsiderata rispetto alla sua identità religiosa e culturale originaria?»
Infine, George Aslan chiede anche «quali chiese o monasteri sono stati trasformati in moschee durante il suo mandato? Quante chiese e monasteri sono stati convertiti in moschee negli ultimi 20 anni?» oltre ai casi emblematici di Chora e Santa Sofia.
Il 3 luglio scorso l’agenzia statale Anadolu ha pubblicato un articolo intitolato «La “moschea della conquista” di Ani, dove si tenne la prima preghiera del venerdì in Anatolia, viene restaurata». Nel raccontare il luogo di culto e la sua storia, l’articolo lo chiama solo come «Moschea di Fethiye (della Conquista)», omettendo la sua identità cristiana originaria e il nome storico di cattedrale di Surp Asdvadzadzin. Viene inoltre presentata la conversione della cattedrale nel contesto della «tradizione della conquista turca», senza riconoscere la sua funzione religiosa originaria. E ancora, non si alcuna menzione specifica sul significato culturale della cattedrale per il popolo armeno o la sua importanza per le relazioni armeno-turche.
La cattedrale di Ani sorge all’interno delle rovine dell’omonima città antica, nella provincia nord-orientale turca di Kars, vicino al confine con l’Armenia. Costruita nel X secolo, è considerata uno degli esempi più significativi dell’architettura armena medievale. La sua costruzione ha preso il via nel 987 sotto il re armeno Smbat II ed è stata completata nel 1001 o nel 1010 dalla regina Katramide, moglie di Gagik I del regno Bagratide. L’architetto era Trdat, noto anche per aver restaurato nello stesso periodo la celebre cupola di Santa Sofia nell’antica Costantinopoli (l’odierna Istanbul).
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Il luogo di culto fungeva da centro religioso di Ani, che era la capitale del regno Bagratide Armeno. Oggi è parte del sito archeologico di Ani, classificato come patrimonio mondiale UNESCO. Secondo l’App mobile di Ani sviluppata da Anadolu Kültür, dopo la conquista dei Selgiuchidi nel 1064, la cattedrale è stata utilizzata per breve tempo come moschea col nome di «Fethiye».
Nel 1199, la dinastia georgiano-armena degli Zakaridi ha ripreso il controllo della città e restituito l’edificio all’uso cristiano. La struttura ha subito gravi danni durante il terremoto del 1319, che ne ha distrutto la cupola, mentre un altro terremoto nel 1988 ha provocato il crollo dell’angolo nord-ovest, lasciando in eredità profonde crepe nei muri.
In Turchia vi è libertà di culto, tuttavia negli ultimi 20 anni si sono registrate violazioni alla pratica religiosa, cambi d’uso di ex basiliche cristiane e fatti di sangue a sfondo confessionale come l’assassinio di don Andrea Santoro nel 2006 e mons. Luigi Padovese nel 2010.
In particolare, la conversione in moschee delle antiche basiliche cristiane – poi musei a inizio ‘900 sotto Ataturk – di Santa Sofia e Chora rientra nella politica nazionalista e islamica impressa da Erdogan per nascondere la crisi economica e mantenere il potere.
A seguito del decreto che ne ha sancito la trasformazione, le autorità musulmane hanno coperto con una tenda bianca le immagini di Gesù, affreschi e icone che testimoniano la radice cristiana di Hagia Sophia, millenaria struttura dedicata alla sapienza di Dio e risalente al sesto secolo.
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Immagine di Francesco Bini via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Persecuzioni
Il Quebecco propone di vietare la preghiera pubblica e di inasprire le leggi contro i simboli religiosi
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Prime Minister @JustinTrudeau launches into an unfounded and divisive tirade on unvaccinated people, calling them unscientific, “misogynists” and “racists.” pic.twitter.com/rllDApdgNM
— Bright Light News (@BLNewsMedia) December 29, 2021
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Persecuzioni
L’Europa registra un’ondata di attacchi violenti e incendi dolosi mentre si intensifica l’odio anticristiano
Secondo il rapporto pubblicato lunedì dall’Osservatorio sull’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani in Europa (OIDAC Europe), con sede a Vienna, in Europa sono aumentati gli attacchi violenti anticristiani e gli incendi dolosi contro le chiese. Lo riporta LifeSite.
Basandosi sui dati provenienti da rapporti governativi, dalla società civile, dai media e dalle loro verifiche indipendenti, OIDAC Europe ha scoperto che, nonostante un leggero calo generale nel numero di crimini d’odio anticristiani, le tendenze hanno rivelato un forte aumento di attacchi personali violenti e incendi dolosi, il che suggerisce un’escalation dell’ostilità verso i cristiani.
Nell’anno solare 2024, l’OIDAC ha documentato 2.211 crimini d’odio anticristiani, un calo rispetto ai 2.444 del 2023 che il rapporto attribuisce a un cambiamento nella metodologia di registrazione di tali incidenti nel Regno Unito e a una temporanea battuta d’arresto in Francia, che sembra essere tornata a crescere all’inizio del 2025.
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Di questi incidenti, 274 sono stati classificati come attacchi personali, con un aumento rispetto ai 232 del 2023, nonostante non siano disponibili dati ufficiali su tali aggressioni nel Regno Unito e in Francia.
Inoltre, gli attacchi incendiari contro chiese e altre proprietà cristiane sono stati 94, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Di questi, un terzo (33) si è verificato in Germania, dove la Conferenza Episcopale ha recentemente avvertito che «tutti i tabù sono stati infranti» riguardo agli attacchi alle chiese.
Tra gli episodi particolarmente gravi c’è l’ omicidio di un frate di 76 anni da parte di un uomo di 46 anni che ha scavalcato la recinzione del suo monastero e lo ha aggredito insieme ad altre sei persone sopravvissute, gridando «Io sono Gesù Cristo!»
Un altro incidente ha coinvolto due uomini armati che sono entrati nella chiesa di Santa Maria a Istanbul nel gennaio 2024 e hanno ucciso un uomo che si stava convertendo al cristianesimo.
Un terzo incidente evidenziato da OIDAC Europe ha riguardato la quasi completa distruzione a causa di un incendio doloso della storica chiesa dell’Immacolata Concezione a Saint-Omer, in Francia, il 3 settembre 2024.
L’organizzazione di controllo ha inoltre documentato in modo indipendente 516 crimini d’odio anticristiani nel 2024, cifra che sale a 1.503 incidenti se si includono le effrazioni e i furti in proprietà religiose.
L’OIDAC è stato in grado di stabilire le motivazioni o le affiliazioni degli autori solo in 93 casi e ha registrato che i procedimenti più comuni derivavano da un’ideologia islamista radicale (35), un’ideologia di sinistra radicale (19), un’ideologia di destra radicale (7) e altri motivi politici (11). Sono stati inoltre documentati 15 incidenti che presentavano simboli o riferimenti satanici.
Oltre ai crimini d’odio, il rapporto documenta crescenti restrizioni legali e sociali alla vita e all’espressione cristiana, spesso presentate come misure di protezione della laicità o dell’uguaglianza, nonostante violino le leggi internazionali sui diritti.
Ad esempio, diversi cristiani sono stati processati per aver pregato in silenzio vicino a centri per l’aborto. In un caso, il veterano dell’esercito britannico Adam Smith-Connor è stato condannato e multato di oltre 11.000 dollari per aver chinato leggermente la testa in preghiera silenziosa mentre si trovava a meno di 100 metri dalla struttura.
«Oggi, la corte ha deciso che certi pensieri – pensieri silenziosi – possono essere illegali nel Regno Unito», ha dichiarato Smith-Connor dopo la sentenza. «Non può essere giusto. Tutto quello che ho fatto è stato pregare Dio, nella privacy della mia mente, eppure sono stato condannato come criminale?»
La Corte suprema finlandese ha esaminato il caso di Päivi Räsänen, una Parlamentare che è stata processata per aver twittato un versetto della Bibbia in cui criticava la promozione degli eventi LGBT Pride da parte della sua chiesa.
Il rapporto evidenzia anche il caso di un tribunale svizzero che ha sospeso i finanziamenti pubblici a una scuola cattolica femminile poiché la missione della scuola discrimina l’ammissione dei ragazzi.
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OIDAC Europe ha inoltre segnalato due casi in Spagna, tra cui una sentenza di un tribunale contro una confraternita religiosa composta esclusivamente da uomini per discriminazione nei confronti delle donne, e un altro in cui il tribunale ha proibito a un padre di condividere le proprie convinzioni religiose con il figlio, incluso portarlo in chiesa e leggere la Bibbia con lui. Ha invece concesso alla madre laica l’autorità esclusiva sulla formazione religiosa del figlio.
A titolo di raccomandazione, l’organizzazione di controllo invita l’Unione Europea a nominare un coordinatore dedicato alla lotta contro il crescente odio anticristiano, in modo analogo a uffici simili che si concentrano sull’antisemitismo e l’islamofobia.
Sottolineando l’obiettivo generale di tali aggressioni anticristiane, Marc Eynaud, autore francese di «Chi vuole fare del male ai cattolici? Incendi, profanazioni: fatti che non vogliamo vedere», ha dichiarato a Le Figaro nel 2023: «Tra i saccheggi, le profanazioni, gli incendi, le aggressioni fisiche contro i sacerdoti o persino i fedeli, anche gli attacchi mediatici che contribuiscono a legittimare in qualche modo gli atti di violenza concreti… tutto ciò contribuisce allo stesso obiettivo più o meno consapevole: sradicare il cristianesimo».
Come riportato dal Renovatio 21, il rapporto dell’OIDAC ha sottolineato un raddoppio degli attacchi incendiari contro le chiese in Europa nell’arco di un solo anno.
La un tempo «cristianissima» Francia sta vivendo da anni un’impennata di chiese bruciate, a partire dalla sua cattedrale principale, Notre Dame a Parigi, dove il mistero continua: nel 2023 al mistero dell’incendio di Notre Dame si è aggiunta la storia del capo della ristrutturazione, Jean-Louis Georgelin, trovato morto vicino a un passo di montagna nel Sud-Est della Francia. Il decesso dell’uomo è stato definito come «incidente».
L’anno passato fa è stato il turno della cattedrale gotica di Rouen, andata a fuoco come tanti altri luoghi di culto, talvolta apertamente attaccati, talvolta finiti in fiamme senza che vi sia prova di dolo.
Il calcolo fatto è che la Francia stia perdendo un edificio religioso ogni due settimane. Al di là dell’anticristianismo piromanico, il mese la città di Parigi ha visto la profanazione di due chiese in appena tre giorni.
In India, un altro luogo in cui i roghi delle chiese sono meno misteriosi di quelli francesi, solo negli scorsi mesi sono stati bruciati più di 15 luoghi di culto cristiano, più una chiesa data alle fiamme a inizio di quest’anno. Chiese bruciate sono state registrate anche in Pakistan.
In Birmania l’esercito brucia regolarmente le chiese dei villaggi ritenuti ribelli. L’esercito della giunta si è distinto per far divorare dalle fiamme i luoghi del culto cattolico, cosa lamentata anche dagli arcivescovi locali. I militari birmani hanno incendiato la cattedrale di Bhamo solo cinque mesi fa.
Come riportato da Renovatio 21, un mese fa una chiesa ungherese è stata incendiata nella regione occidentale della Transcarpazia, in Ucraina. Sul muro i devastatori hanno scritto pure: «coltello agli ungheresi», che costituiscono la minoranza cattolica nell’area.
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Il fenomeno delle chiese abbruciate in serie non riguarda solo l’Europa. Secondo calcoli statistici, sarebbe il Canada a guidare la classifica delle chiese bruciate nel mondo, con oltre 100 casi dalla primavera 2022. In un caso, la centenaria chiesa di Notre-Dame-des-Septs-Allégresses a Trois-Rivières, nel Quebecco, è stata data alle fiamme tre volte in una settimana. Mesi fa era stato filmato un uomo mascherato intento a cospargere di benzina la parrocchia del Santissimo Sacramento a Regina, nella provincia canadese del Saskatchewan.
Come riportato da Renovatio 21, una chiesa del Canada occidentale due mesi fa ha installato una recinzione di filo spinato per tener lontani i vandali anticattolici.
Tre mesi fa monsignor Carlo Maria Viganò riguardo alle chiese bruciate ha parlato di un «piano per cancellare la presenza cattolica nella società».
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Persecuzioni
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