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Politica

Anche i tifosi del Liverpool fischiano la Corona britannica: «f*****o alla famiglia reale, date da mangiare ai poveri»

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I tifosi del Liverpool hanno fischiato a gran voce l’inno nazionale prima dello scontro di Premier League con il Brentford sabato, soffocando l’inno nazionale «God Save the King» («Dio salvi il Re», quanto mai centrale nei giorni dell’incoronazione) con il canto ripetuto «Liverpool-Liverpool-Liverpool».

 

Mentre il Regno Unito celebrava l’incoronazione del re Carlo III, anche i tifosi del Liverpool – come avevano fatto in maniera piuttosto determinata i tifosi del Celtic Glasgow, hanno espresso sonoramente la loro mancanza di rispetto per la monarchia.

 

Quando entrambe le squadre si sono schierate ad Anfield, lo stadio del Liverpool, le prime note dell’inno sono state sepolte sotto una marea montante di fischi, a cui è seguita l’incitazione ripetuta al «Liverpool», di modo da oscurare l’inno alla Nazione e a re Carlo.

 

 

I tifosi scouser (come vengono in linguaggio colloquiale chiamati gli abitanti della città situata sul Mare d’Irlanda) hanno l’abitudine di lunga data di fischiare durante l’inno, che gli esperti hanno attribuito alle tendenze politiche di sinistra della città, alla sua numerosa popolazione irlandese e al disgusto generale dei suoi residenti per l’establishment.

 

 

In un incidente che aveva fatto notizia a livello nazionale, i tifosi del Liverpool avevano fischiato l’inno allo stadio londinese di Wembley quando il principe William ha assistito alla finale di FA Cup (la principale coppa del calcio inglese) lo scorso anno.

 

 

 

In una dichiarazione prima della partita, la squadra del Liverpool FC ha affermato che, insieme a tutti gli altri club in campo sabato, la Premier League gli aveva chiesto di suonare l’inno prima del calcio d’inizio per celebrare la «storica occasione» dell’incoronazione di Re Carlo III.

 

 

«Ovviamente è una scelta personale il modo in cui quelli di Anfield sabato celebrano questa occasione e sappiamo che alcuni tifosi hanno opinioni forti al riguardo», concludeva il comunicato.

 

Queste opinioni forti erano evidenti quando il Liverpool ha giocato contro il Fulham mercoledì, e il pubblico di Anfield ha cantato, «Fuck the Royal Family, feed the poor»: «vaffanculo alla famiglia reale, date da mangiare ai poveri»

 

 

I tifosi lidpulians, quindi, non si sono fatti mancare nemmeno il canto «you can shove your coronation up your arse», proprio quello sentito dalle parti dei colleghi scozzesi del Celtic: «puoi infilarti la tua incoronazione su per il».

 

 

I cori o degli ultras lidpuliani hanno indispettito il giornalista britannico TV Piers Morgan, un tempo in forze alla CNN americana, che si è indignato. In rete circolano dunque foto di Piers Morgan con Ghislaine Maxwell, la dama inglese di Jeffrey Epstein, il cui amicissimo principe Andrea era ovviamente presente all’incoronazione in quanto fratello del re.

 

 

Mentre migliaia di sostenitori e dozzine di dignitari stranieri si sono riuniti a Londra per la cerimonia di incoronazione sabato, centinaia di manifestanti antimonarchici hanno tenuto una manifestazione a Trafalgar Square.

 

Almeno sette di questi manifestanti sono stati arrestati con l’accusa di aver complottato un «disturbo pubblico» e centinaia di cartelli e striscioni sono stati sequestrati dalla polizia.

 

 

 

 

 

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Politica

Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

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Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.

 

I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.

 

Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.

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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.

 

Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.

 

Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.

 

Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.

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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.

 

Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.

 

Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.

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Immagine screenshot da YouTube

 

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Politica

Sarkozy sarà messo in cella di isolamento

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L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, riconosciuto colpevole di associazione a delinquere per ottenere fondi illeciti per la sua campagna elettorale del 2007, sconterà la pena in isolamento, secondo quanto riportato dall’AFP.   Il 25 settembre, un tribunale parigino ha condannato Sarkozy, 70 anni, a cinque anni di carcere per un complotto del 2005 volto a ottenere finanziamenti segreti dal leader libico Muammar Gheddafi. Il tribunale ha stabilito che, in cambio dei fondi, Sarkozy si sarebbe impegnato a migliorare la reputazione internazionale della Libia. Il giudice, sottolineando la «gravità eccezionale» del crimine, ha disposto l’incarcerazione immediata, anche in caso di appello.   Presidente della Francia dal 2007 al 2012, Sarkozy è il primo ex capo di Stato di un Paese membro dell’UE a essere incarcerato. La sua detenzione inizierà martedì.   Domenica, l’AFP ha riferito fonti del carcere parigino di La Santé, secondo cui Sarkozy sarà probabilmente confinato in una cella di nove metri quadrati nell’ala di isolamento, per limitare i contatti con altri detenuti.

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Sarkozy ha definito il verdetto un’«ingiustizia», ribadendo la propria innocenza. I suoi legali hanno presentato ricorso e intendono richiedere la conversione della pena in arresti domiciliari una volta iniziata la detenzione.   L’inchiesta è partita nel 2013, dopo le dichiarazioni del 2011 di Saif al-Islam, figlio di Gheddafi, secondo cui il padre avrebbe versato circa 50 milioni di euro (54,3 milioni di dollari) per la campagna di Sarkozy.   Sarkozy ha avuto un ruolo chiave nell’intervento NATO che ha portato alla caduta e all’uccisione di Gheddafi nell’ottobre 2011 da parte di gruppi armati antigovernativi.   In precedenza, l’ex presidente era stato condannato in due casi separati per corruzione, traffico di influenze e finanziamento illecito di campagne elettorali, scontando in entrambi i casi gli arresti domiciliari.   Sarkozy è stato privato pure della Legion d’Onore, la più alta onorificenza statale di Francia. Nelle accuse era finita, ad un certo punto, anche la moglie Carla Bruni.  

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  Immagine di UMP via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
 
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Politica

Netanyahu intende candidarsi per un altro mandato

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Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano con il mandato più lungo, ha annunciato che si candiderà nuovamente alle elezioni parlamentari di novembre 2026. Durante il suo recente incarico, ha affrontato critiche e apprezzamenti per la controversa riforma giudiziaria, la gestione della crisi degli ostaggi di Hamas e la guerra a Gaza.

 

In un’intervista rilasciata sabato a Channel 14, Netanyahu ha confermato la sua intenzione di correre per un nuovo mandato, dichiarandosi fiducioso nella vittoria. Leader del partito di destra Likud, ha guidato il governo dal 1996 al 1999 e dal 2009 al 2021, tornando al potere nel dicembre 2022 dopo il collasso della coalizione di governo.

 

Netanyahu ha rivendicato di essere «l’unico in grado di garantire la sicurezza di Israele», sottolineando i suoi legami con il presidente USA Donald Trump. Ha adottato una linea dura contro Hamas e ha condotto una guerra aerea di 12 giorni contro l’Iran a giugno.

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Attualmente sotto processo per tre accuse di corruzione, dalle quali si difende negando ogni addebito, Netanyahu ha anche promosso una riforma per limitare i poteri della Corte Suprema, suscitando proteste di massa.

 

Come noto, le proteste contro Netanyahu, che si sospettava fossero organizzate con spinte dei servizi e pure dell’amministrazione Biden erano arrivate persino a circondare casa sua, sono immediatamente cessate dopo il 7 ottobre. Tuttavia, altre proteste si sono susseguite a partire dai famigliari degli ostaggi, la gestione dei quali da parte del governo USA è stata duramente criticata.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad un evento di piazza per il rilascio degli ostaggi la folla ha fischiato il nome di Netanyahu inneggiando poi a Donald Trump.

 

Un recente sondaggio di Channel 12 indica che, se le elezioni si tenessero oggi, il Likud conquisterebbe 72 seggi, confermandosi il partito più forte nella Knesset. La sua popolarità è cresciuta dopo il cessate il fuoco con Hamas, mediato a livello internazionale, e il rilascio degli ostaggi.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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