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Sanità

Agenda Sanitaria Globale dell’OMS, «sinistre forze in gioco»

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health DefenseLe opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Come un bambino che si trasforma da innocente a adolescente ribelle, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra aver usato la crisi COVID-19 come catalizzatore per dare una svolta al suo approccio precedentemente più altruista e democratico.

 

 

Cosa è l’OMS?

Molto è cambiato da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stata istituita subito dopo la seconda guerra mondiale. Come un neonato, l’OMS era ingenuo all’inizio ed è nato con nobili intenzioni.

 

Ha evoluto la sua definizione di salute, passando dalla mera assenza di malattia, a un concetto più olistico, uno «stato di completo benessere fisico, mentale e sociale».

 

Al centro della sua costituzione, ha posizionato «il godimento del più alto standard di salute raggiungibile» come un diritto fondamentale per ogni essere umano.

 

Dopo due traumatiche guerre mondiali, le persone hanno riconosciuto che un insieme di nazioni sovrane con ideali e priorità condivisi sarebbe stato il modo migliore per aumentare gli standard sanitari in tutto il mondo, riconoscendo che autorizzare gli individui a prendere il controllo della propria salute avrebbe rappresentato un potente passo verso questo obiettivo.

 

La Dichiarazione di Alma-Ata del 1978 è una lettura confortante.

 

In particolare: il Principio IV sottolinea l’importanza dell’individuo, così come della collettività, nella pianificazione e nell’attuazione della loro assistenza sanitaria; e il Principio VI, con un accenno a Norimberga e alla sperimentazione dei medici, che richiede che l’assistenza sanitaria di base debba essere fondata su «metodi e tecnologie pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili».

 

Con il modo molto recente e coercitivo con cui i vaccini genetici COVID-19 sono stati lanciati sperimentalmente sulle masse — molte di queste spesso pronte a tutto per riconquistare i mezzi di sussistenza ed essere libere dai lockdown— è chiaro che i principi costituzionali dell’OMS e quelli di Alma-Ata sono stati ignorati (vedi quiqui).

 

Come un bambino che si trasforma da innocente a adolescente ribelle, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra aver usato la crisi COVID-19 come catalizzatore per dare una svolta al suo approccio precedentemente più altruista e democratico.

 

Nel caso di un bambino, la maggior parte dei casi può essere attribuita alle influenze negative provenienti dall’ambiente immediato di quel bambino, come i genitori e la comunità locale.

 

Con un’organizzazione, non è molto diverso perché dipende da chi la controlla; e il controllo delle organizzazioni dipende fortemente da chi le finanzia.

 

Uno dei più grandi cambiamenti che l’OMS ha visto nei suoi 75 anni di storia è il passaggio dal finanziamento proveniente da Nazioni sovrane al finanziamento da parte di privati.

 

Oggigiorno, la maggior parte dei finanziamenti dell’OMS proviene dalla Bill & Melinda Gates Foundation e da due organizzazioni non profit strettamente allineate basate sui vaccini, finanziate da società vaccinali e farmaceutiche, l’alleanza vaccinale GAVI e la Coalizione Globale per le Innovazioni di Preparazione Epidemica o CEPI.

 

Non c’è modo di nascondere — nemmeno sui siti web di queste organizzazioni — l’incestuosa interconnessione tra vari governi e organizzazioni tra cui la Bill & Melinda Gates Foundation e il World Economic Forum (WEF).

 

Non è un caso che la Gates Foundation sia il secondo maggiore finanziatore dell’OMS, e che stia anche contribuendo a finanziare il WEF.

 

 

Emendamenti al RSI e trattato sulla pandemia: breve disaggregazione

Nonostante le intenzioni apparentemente positive dietro l’agenda dell’OMS, ci sono forze sinistre in gioco che minacciano di togliere la sovranità nazionale, di rimuovere la libertà di parola e di movimento verso un sistema di controllo sempre più centralizzato, globalizzato, autoritario, antidemocratico e verticistico sugli esseri umani e sulla loro salute.

 

I meccanismi utilizzati per questo spostamento profondamente inquietante verso una «One Health» globalizzata sono duplici.

 

Uno riguarda le modifiche proposte all’attuale Regolamento Sanitario Internazionale del 2005 (RSI) tramite emendamenti attualmente in fase di negoziazione. Questo è, in effetti, l’unico sistema normativo in vigore applicabile a livello internazionale che mira a regolare le risposte coordinate alle minacce per la salute.

 

Il secondo meccanismo prevede l’introduzione di un nuovo «trattato», vale a dire una «convenzione, accordo o altro strumento internazionale dell’OMS sulla preparazione e la risposta alla prevenzione delle pandemie».

 

Con un nome del genere, la sua forma breve, «Trattato Pandemico», è stata ampiamente adottata per facilità di riferimento.

 

Anche se si tratta di due documenti separati, gli emendamenti e il trattato pandemico funzionano in tandem. Il primo afferma il «cosa», mentre il secondo, il «come».

 

Gli emendamenti estendono drasticamente i poteri dell’OMS, ridefiniscono concetti importanti e ampliano il contesto, mentre il Trattato Pandemico riguarda il finanziamento e la governance necessari per sostenere questi emendamenti.

 

Emendamenti del RSI

Tra i cambiamenti profondamente inquietanti del RSI ci sono:

 

  • Articolo 12: conferisce al direttore generale dell’OMS, attualmente Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, pieno potere nel dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (PHEIC), ma anche un PHERC, un’emergenza sanitaria pubblica di «interesse regionale». La cosa più sconcertante è l’aggiunta della parola «potenziale» emergenza sanitaria pubblica, il che significa che non è necessaria un’effettiva emergenza sanitaria. Qualunque cosa potrebbe essere giustificata come un PHERC «potenziale» o PHEIC, perché non anche una «emergenza climatica», per esempio?

 

  • Attualmente, le raccomandazioni non sono vincolanti, come rispecchiato negli articoli 1 e 15, ma le modifiche elimineranno la loro natura «non vincolante», rendendo tali raccomandazioni vincolanti e rimuovendo qualsiasi flessibilità, portando a potenziali conflitti di interesse. Una volta reso vincolante, l’OMS avrà la supremazia su qualsiasi stato-nazione. La sovranità durante una pandemia, reale o fittizia, sarà stata eliminata. Gli stati nazionali si trasformano in semplici «stati membri» dell’OMS.

 

  • L’introduzione di un nuovo articolo, il 13A, sottolinea che gli Stati devono riconoscere l’OMS come «autorità di guida e coordinamento» e «impegnarsi a seguire le raccomandazioni dell’OMS». Questo articolo incoraggia anche lo sviluppo di linee guida di approvazione rapida per i prodotti sanitari (compresi i vaccini) e non sorprende che stiamo già assistendo a modifiche legislative nel Regno Unito che cercano di semplificare gli studi clinici al fine di rendere, ad esempio, l’approvazione del vaccino, più rapida e più facile, come qui.

 

  • Gli emendamenti cancellano anche le parole «pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone» dall’articolo 3 e le sostituiscono con principi di «equità, inclusività, coerenza e in conformità con … la responsabilità differenziata degli Stati». In poche parole, alcuni dei principi importanti, duraturi e universali dei diritti umani, vale a dire il rispetto della dignità e delle libertà fondamentali dell’individuo, vengono messi da parte, sostituiti da termini vaghi e indefiniti come «inclusività» e «coerenza». Il riferimento allo sviluppo economico e sociale implica anche che l’enfasi differenziale sarà applicata a diverse popolazioni.

 

  • L’articolo 15 originariamente riguardava le raccomandazioni temporanee emesse in caso di PHEIC. L’emendamento a questo articolo ora copre non solo un PHEIC, ma anche qualsiasi evento che abbia «il potenziale per diventare un PHEIC». Le raccomandazioni temporanee possono includere «contromisure mediche» e, come indicato sopra, diventeranno vincolanti per gli «Stati membri» dell’OMS. Questo potrebbe essere solo l’inizio dell’imposizione di programmi di vaccinazione obbligatori, per esempio.

 

  • L’allegato 1 include un nuovo requisito degli «Stati membri» per comunicare eventuali rischi e contrastare la «disinformazione e la falsa informazione», lo stesso punto incluso anche in un’altra clausola dell’allegato 1 (7) che richiede all’OMS di rafforzare la sua capacità di «contrastare la falsa informazione e la disinformazione». L’OMS diventerà l’arbitro ultimo, senza responsabilità e non eletto della scienza. Ha già sviluppato un «dipartimento infodemico». Questo avrà lo scopo di gestire le «infodemiche» attuali e imminenti, definite come «troppe informazioni, incluse informazioni false o fuorvianti in ambienti digitali e fisici durante un’epidemia». L’OMS, come molte agenzie globali e portali mediatici, è in missione per affrontare la disinformazione mettendo a tacere i discorsi, gli scienziati dissenzienti e tutto ciò che causa «confusione e comportamenti rischiosi». Ciò includerebbe presumibilmente l’esercizio del proprio diritto di rifiutare un vaccino sperimentale sulla base del fatto che vengono invece utilizzati protocolli che migliorano l’immunità naturale. Ciò viola direttamente il nostro diritto alla libertà di espressione e alla ricezione/diffusione di informazioni ai sensi dell’ articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e dell’articolo 15 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR).

 

  • L’articolo 13, paragrafo 5, stabilisce che una volta dichiarata un’emergenza o una potenziale emergenza, gli «Stati membri» dell’OMS dovranno consegnare fondi e materie prime all’OMS. Inoltre, qualsiasi proprietà intellettuale dovrà essere concessa all’OMS che, a sua volta, ne avrà la proprietà e il controllo della produzione di qualsiasi elemento rilevante per l’emergenza. La formulazione è stata modificata da «dovrebbe» a «deve», rendendola non più una scelta, ma un requisito. Ciò minaccia il diritto alla privacy ai sensi dell’articolo 17 dell’ICCPR e dell’articolo 8 della CEDU.

 

Più semplicemente, gli emendamenti al RSI darebbero a Ghebreyesus, l’attuale direttore generale, il potere supremo sulle decisioni all’interno del RSI che interesserebbero tutti gli oltre 190 «Stati membri» dell’OMS, indipendentemente da eventuali opinioni dissenzienti o disaccordi tra i membri.

 

La decisione di offrire tali poteri a un singolo individuo deve essere valutata molto attentamente alla luce della mancanza di trasparenza e responsabilità dell’OMS.

 

E l’individuo in questione? Pensiamo all’attuale direttore generale dell’OMS Ghebreyesus. Ha una presunta storia di genocidio contro varie tribù nella regione del Tigray del suo Paese d’origine, l’Etiopia, questione che è stata portata alla Corte Penale Internazionale dall’economista statunitense e ex consigliere del governo etiope, David Steinman, nel 2020.

 

Per coloro che potrebbero aver ritenuto che la dichiarazione dell’OMS sulla fine dell’ emergenza sanitaria pubblica COVID-19 all’inizio di questo mese fosse l’inizio di una transizione verso le norme pre-pandemia, è tempo di ripensarci. Ora è il momento che l’OMS e i globalisti stabiliscano il loro stallo per la prossima fase della loro agenda.

 

Il Trattato Pandemico

Come abbiamo indicato sopra, gli emendamenti del RSI devono essere interpretati insieme al «Trattato Pandemico», che, cosa abbastanza interessante, non riguarderà solo le pandemie. Esso introduce a livello globale la «One Health» che era già stata utilizzata dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie.

 

Il concetto riconosce l’interdipendenza della salute umana e animale e la connessione con l’ambiente. Parla meno (in realtà non parla affatto) di fughe di dati di laboratorio e ricerche sul guadagno di funzione che attualmente forniscono la spiegazione più plausibile di come è nato il COVID-19.

 

Attraverso questa agenda di One Health, l’OMS avrà il potere di prendere decisioni in materia di ambiente (comprese le emissioni di gas serra, l’inquinamento e la deforestazione), salute degli animali (ad esempio bestiame) e salute umana (comprese le vaccinazioni, determinanti sociali e movimento della popolazione).

 

Non c’è molto che riguardi la salute in cui l’OMS non possa avere influenza. Con questi poteri estesi l’OMS potrebbe prontamente dichiarare un’emergenza climatica o ambientale e imporre lockdown.

 

Potreste esservi chiesti perché i governi hanno sperimentato avvisi di emergenza (vedi esempio qui) di recente. Siete pronti per un altro lockdown vicino a voi?

 

(Nota a margine: sicuramente non lo stiamo pianificando, ma continuiamo a cercare modi per garantire che i nostri telefoni non ricevano tali avvisi!)

 

L’approccio One Health è coerente con il pensiero lineare e riduzionista dell’OMS che cerca di distillare tutte le potenziali soluzioni in una visione della scienza sottostante, una visione delle medicine necessarie e una sola verità.

 

Questo approccio monolitico comporta gravi pericoli per l’umanità dato che si tratta di approcci verticistici, decentralizzati e specifici a livello regionale a problemi di salute complessi che hanno sempre dimostrato di funzionare.

 

Dall’alto verso il basso, gli approcci «adatti a tutti», in particolare quelli distorti da interessi in conflitto, sono destinati al fallimento.

 

Solo coloro che non riescono a guardare al quadro scientifico più ampio sono pronti a convincersi che il primo tentativo globale dell’OMS di gestire una pandemia, che include mascherinelockdown e vaccini genetici, è stato un successo.

 

Al suo interno, i poteri estesi dell’OMS porteranno a una censura ancora maggiore e smantelleranno la nozione di scienza del consenso costruita su un metodo scientifico trasparente e mettendo a tacere le voci dissenzienti.

 

Alcune altre clausole importanti da notare all’interno del Trattato Pandemico includono:

 

  • L’articolo 4 (17) pone l’OMS in un «ruolo centrale» come «autorità di direzione e coordinamento con supremazia sugli «Stati membri» dell’OMS».

 

  • L’articolo 6 istituisce una catena di approvvigionamento e una rete logistica.

 

  • L’articolo 7 riguarda il trasferimento di tecnologia e prodotti correlati alla pandemia (compresi vaccini, terapie, ecc.) e «rinunce a tempo determinato ai diritti di proprietà intellettuale». Data la quasi nulla separazione tra gli interessi vaccinali che finanziano l’OMS e l’OMS stessa, questo potrebbe dare l’impressione di responsabilità collettiva e mancanza di interesse personale — ma è più come passarsi la palla tra amici molto intimi.

 

  • L’articolo 8 accantona sfacciatamente la visione di lunga data del valore di anni di supervisione normativa nell’approvazione di nuove tecnologie e vaccini. Richiede che i Paesi accelerino il processo di approvazione. Ciò potrebbe violare il nostro diritto alla salute ai sensi dell’articolo 12 ICESCR, nonché il diritto a prodotti medici sicuri ed efficaci. Questo è già implementato dalla campagna CEPI, che cerca di accelerare l’approvazione del vaccino a 100 giorni, invece del precedente processo di approvazione del vaccino di 5-10 anni. Questa mossa che è stata catalizzata dall’arrivo della tecnologia mRNA potrebbe presentare conseguenze gravi e sconosciute per la salute e la sicurezza della popolazione.

 

  • L’articolo 12 cerca di costruire una «forza lavoro».

 

  • L’articolo 15 ci ricorda ancora una volta il ruolo centrale dell’OMS come «autorità di direzione e coordinamento» globale.

 

  • L’articolo 17 ci dà una comprensione più chiara delle implicazioni del trattato sulla nostra libertà. Si afferma che le parti dovrebbero impegnarsi a «contrastare l’informazione falsa e fuorviante e la disinformazione». Ancora una volta, questa sembra essere una dichiarazione ripetitiva sia tra gli emendamenti del RSI che nel trattato stesso. L’articolo 17(b) richiede che gli «Stati membri» dell’OMS conducano «regolari ascolti e analisi sociali» (alias sorveglianza) con l’obiettivo di contrastare e sviluppare strategie per affrontare la disinformazione. Questo non solo limita la libertà di parola, ma minaccia anche il discorso scientifico e l’accesso all’informazione.

 

  • Come Melissa Fleming, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per le Comunicazioni Globali, ha dichiarato durante la riunione del panel del WEF del 2022: «Possediamo la scienza e pensiamo che il mondo dovrebbe saperlo».

 

La discesa verso il totalitarismo

Per diventare legge internazionale, gli emendamenti richiedono semplicemente che il 50% degli «Stati membri» dell’OMS li approvi. Il «Trattato Pandemico», al contrario, richiede il sostegno di due terzi dell’Assemblea Mondiale della Sanità (WHA), in cui ogni paese, indipendentemente dalle dimensioni, esprime un singolo voto.

 

Come ci si potrebbe aspettare, la discussione sull’importazione di questi emendamenti sta ottenendo scarsa o nessuna diffusione nei media mainstream.

 

Di conseguenza, non c’è dibattito pubblico o discussione di cui parlare, tranne che nei regni dei «media alternativi» che non vengono ascoltati dalla maggioranza o, quando lo sono, vengono rapidamente liquidati, come le farneticazioni dei teorici della cospirazione.

 

C’è qualche limitato respingimento da parte di una manciata di politici audaci e schietti, anche se alcuni dei pochi che hanno parlato hanno affrontato conseguenze disastrose.

 

Ad esempio, non molto tempo dopo che il membro del Parlamento britannico Andrew Bridgen ha comunicato le sue preoccupazioni al Parlamento, è stato espulso definitivamente dal suo partito, nel suo caso, apparentemente per aver paragonato i vaccini COVID-19 all’Olocausto.

 

Senza una rivolta internazionale dal basso, questi emendamenti andranno avanti.

 

Il silenzio e la passività sono il nostro consenso. È, senza dubbio, parte della lenta discesa nel totalitarismo, che ci porta sempre più lontano dai principi e dai valori che hanno caratterizzato molte civiltà negli ultimi millenni, vale a dire il diritto alla libertà, i diritti dell’individuo e l’importanza della sovranità nazionale.

 

Cosa possiamo fare per fermare la supremazia dell’OMS sulla nostra salute?

Il punto di partenza deve essere la comunicazione e l’educazione. Questo significa schierarsi e parlare apertamente. Dobbiamo aprire conversazioni tra le masse, i politici, i governi, i leader mondiali, le imprese, le organizzazioni non profit e gli influencer nelle loro molteplici e diverse forme.

 

Questo argomento deve diventare conversazione quotidiana nelle famiglie di tutto il mondo, non solo un argomento di interesse per i pochi privilegiati alla cena occasionale.

 

Dobbiamo dare voce a coloro che sono stati all’altezza di questo problema negli ultimi due anni. Proprio lassù c’è l’ex consulente legale dell’IHR, la dottoressa Sylvia Behrendt e lo studioso senior ed ex scienziato dell’OMS, il dottor David Bell.

 

Ci deve quindi essere un’intensa attività di lobbying pubblico e un discorso basato su una corretta comprensione di questi emendamenti e del trattato proposto, insieme alle implicazioni che avranno se lasciati nella loro forma attuale.

 

Scadenze temporali

Sebbene gli emendamenti e il Trattato non siano ancora stati attuati, i governi hanno preparato il terreno e lentamente ci hanno facilitato nei cambiamenti.

 

Quest’ anno, tra il 20 e il 24 febbraio, il Working Group on IHR (WGIHR) ha tenuto la sua seconda riunione in cui gli emendamenti sono stati discussi per la prima volta. I prossimi passi sono stati concordati per quanto riguarda i negoziati più approfonditi, che si sono svolti tra il 17 e il 20 aprile.

 

Di seguito sono riportate alcune date aggiuntive per l’agenda:

  • Maggio76a Assemblea Mondiale della Sanità. Il tema dell’incontro è «Salvare vite umane, guidare la salute per tutti» dove delegati, agenzie e rappresentanti dell’AMS discuteranno delle «priorità future». L’Intergovernmental Negotiating Body (INB) sta preparando una relazione sullo stato di avanzamento presentata «per essere esaminata».

 

  • 12-16 giugno: proseguimento delle riunioni del gruppo di redazione dell’INB.

 

  • Luglio: Sesta riunione dell’INB e del gruppo di redazione. Riunione del WGIHR (quarta riunione).

 

 

  • Ottobre: Quinto incontro del WGIHR.

 

L’INB terrà altre quattro sessioni all’inizio del 2024 in preparazione della 77a riunione dell’AMS nel maggio 2024.

 

In questa assemblea, l’OMS mirerà ad adottare sia il RSI sia il Trattato Pandemico. Se adottato (ai sensi dell’articolo 19 della Costituzione dell’OMS per il trattato e dell’articolo 21 per gli emendamenti del RSI), gli Stati membri avranno 10 mesi per presentare riserve o respingere gli emendamenti/trattato. Se non vengono presentati rifiuti o riserve, questi diventeranno legge vincolante entro 12 mesi (maggio 2025).

 

Il trattato richiede che 30 paesi lo ratifichino. Gli emendamenti del RSI entrerebbero in vigore all’inizio del 2025 solo per i paesi che non emettono un rifiuto.

 

Conclusione

Il Regno Unito, dopo la Germania, rimane il secondo Paese finanziatore dell’OMS in Europa. I cittadini britannici hanno già firmato una petizione per chiedere un referendum prima che il governo si impegni a firmare gli emendamenti IHR e il trattato.

 

Dopo un dibattito nel Parlamento del Regno Unito del 17 aprile, il governo britannico ha concluso che un referendum non è necessario e che «il Regno Unito rimarrebbe in controllo di eventuali future decisioni sulle restrizioni nazionali o altre misure» [vedi la risposta completa qui].

 

Si tratta di un’affermazione rassicurante o semplicemente di cecità intenzionale? Gli ultimi due anni e la natura vincolante della supremazia dell’OMS sugli stati-nazione indicherebbero quest’ultima opzione.

 

Noi, la massa, dobbiamo riconoscere i rischi di consegnare tale potere a un’organizzazione sovranazionale non responsabile e non eletta come l’OMS, sostenuta così fortemente dagli interessi vaccinale e che ora è considerata come un’opportunità di investimento.

 

I Paesi hanno il diritto di rifiutare così come il diritto di uscire dall’OMS — il che significa che c’è ancora una via d’uscita prima che sia troppo tardi. Cosa è successo ai desideri delle persone di proteggere lo stato di diritto, proteggere i nostri diritti umani intrinseci e la nostra democrazia? Questi non sono privilegi, sono diritti.

 

Il compito che ci attende significa bloccare questo processo a livello nazionale, in più paesi. Come indicato nella Dichiarazione dell’articolo IV di Alma Ata, abbiamo il diritto e il dovere di partecipare, individualmente e collettivamente, alla pianificazione e all’attuazione della nostra assistenza sanitaria.

 

Facciamolo.

 

 

Paraschiva Florescu

Rob Verkerk 

 

 

© 17 maggio 2023, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

Pubblicato originariamente da Alliance for Natural Health International.

Paraschiva Florescu è un facilitatore di missione di Alliance for Natural Health International.

Rob Verkerk è fondatore, direttore esecutivo e scientifico di Alliance for Natural Health International. 

 

 

 

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Sanità

Un nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si

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Tra le tante cose portateci dalla pandemia, ce ne è una di abbastanza clamorosa: la creazione di un nuovo sindacato, che ha già un migliaio di iscritti ed è in crescita costante. Legato al gruppo ContiamoCi! – che ha ottenuto successi non indifferenti in certe elezioni comunali, lasciando sbalorditi i professionisti dei partiti tradizionali – il sindacato Di.Co.Si terrà questo sabato18 ottobre una grande manifestazione a Roma in piazza Santi Apostoli alle ore 15.

 

Renovatio 21 intervista il dottor Dario Giacomini, radiologo e presidente del sindacato Di.Co.Si, nonché suo fondatore.

 

Dottor Giacomini, perché un nuovo sindacato?

Perché non ci sono più i sindacati nel vero senso del termine. I sindacati hanno abdicato al ruolo di difesa del mondo del lavoro. Un lavoro che era espressione delle capacità e dell’intelletto umano, e che ora è fagocitato dalla finanza e dall’automazione, con il lavoratore che tende a scomparire. Se ieri il sindacato esisteva per proteggere l’uomo dallo sfruttamento, ora bisogna aiutare l’uomo a lavorare, perché il lavoro è la forma più alta di realizzazione umana. Oggi la tendenza non è quella di tutelare il lavoratore, ma quella di rendere l’uomo uno schiavo.

 

Non si tratta più di sedersi ad un tavolo per discutere di salari e fringe-benefits. Si tratta di una battaglia più grande, la guerra dei mondi tra la tecnocrazia, e i capitali dietro ad essa, e l’essere umano. Per il capitalismo terminale è più semplice avere a che fare con una massa di automi. Ecco perché sindacato serve più oggi che trenta anni fa.

 

Chi è oggi il tuo datore di lavoro? È difficile dirlo. Non c’è più solo l’Agnelli di turno, ci sono megagruppi finanziari senza volto, con cui interagire è arduo. Sul mondo del lavoro si gioca la libertà delle persone. C’è la volontà chiara di avere un popolo di schiavi. Togli il lavoro, togli la dignità delle persone.

 

La Triplice non ha nessuna forza innovatrice, di contrasto alle direttrici economiche globali. Sono degli asserviti, vanno in piazza solo per rabbonirsi i lavoratori. Quando c’era bisogno che intervenissero per difendere il mondo del lavoro non lo hanno mai fatto – come in pandemia, quando questo è diventato assolutamente evidente.

 

C’è bisogno di un nuovo sindacato perché tanti sentono il bisogno di non delegare più. Molti stanno riscoprendo lo spirito di classe: siamo lavoratori e dobbiamo metterci fisicamente contro le ingiustizie, come è successo durante il COVID. Ricordiamo: licenziavano il collega, e non potevamo fare niente. Questo non deve ripetersi.

 

Il sindacato è lotta, lotta per i propri diritti. Di.Co.Si ContiamoCi! è il nome per esteso del sindacato: Diritti Costituzionali Sindacato ContiamoCi!

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Il sindacato è nato da ContiamoCi?

Sì. ContiamoCi! è un’associazione nata a giugno 2021 a seguito dell’obbligo vaccinale per i sanitari, allargandosi poi a tutte le categorie. Il simbolo sono quattro braccia che si sorreggono in uno scudo: tutti sono indispensabili, nessuno viene lasciato indietro. Ognuno ha la propria dignità: che non dipende dal successo, ma dalla vita di ciascuno. Il medico non è migliore dell’operatore sociosanitario, e lo abbiamo visto negli ultimi anni.

 

L’idea era anche quella di difendere la scienza medica. Nel nostro motto è detto che la libertà è scelta, la libertà è ricerca, la libertà è responsabilità. Vogliamo tutelare non una libertà anarchica, ma una libertà del dovere, della responsabilità.

 

ContiamoCi! non è nata esattamente come un’associazione di scopo. Le associazioni di solito hanno obbiettivi più definiti, noi abbiamo solo l’idea di riprenderci lo spazio che ci è stato sottratto in questi anni: nell’economia, nella Salute, nella scuola, nel lavoro, nella difesa dei minori. Abbiamo creato un’architettura programmatica e una base organizzativa per poterlo fare.

 

Crediamo che è solo con la partecipazione attiva, nella sfera pubblica, che possiamo tutelare la vita privata. ContiamoCi! vuole porre la lente sulla polis, sulla res publica, lo spazio che ci è stato portato via. Per farlo bisogna fare una battaglia.

 

Quando è nata l’idea di fare un sindacato?

L’idea è nata tra settembre e ottobre 2021 quando mi sono reso conto che pandemia e vaccini erano un attacco al lavoro. Ho pensato che la pandemia vera che doveva venire era la pandemia del lavoro. Intelligenza Artificiale, Robotica, umanoidi: per la prima volta la produzione avviene senza l’essere umano, ridotto a consumatore, lo avevamo capito subito, lo abbiamo profetizzato, ed eccoci qui.

 

La digitalizzazione può distruggere il mondo del lavoro rendendolo transnazionale. Con la telemedicina, ad esempio, posso assumere medici in qualsiasi parte del mondo, senza nemmeno farli spostare da casa. Nessuna contrattazione di categoria è più possibile. Diventiamo pezzi di carta intercambiabili. La pandemia è servita a questo: ha forzato il passaggio da un mondo analogico ad un mondo digitale, con la sparizione di classi intere di figure professionali. Se mancano i medici in alcuni aree, ti dicono che ci mettono i sensori, la consulenza remota di qualcuno che ti controlla

 

Siamo all’inizio di questa trasformazione, ma per i giovani è più facile, perché si interfacciano già alla realtà con strumenti digitali.

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Chi si iscrive a Di.Co.Si?

Nella gran parte sono sanitari, ma anche nel mondo della scuola. Sicuramente chi ha subito l’ingiustizia di questi anni, come il greenpass. Si avvicinano a noi quanti vedono che non ci siamo piegati alle minacce di quegli anni, e mettiamo davanti, come un vero sindacato, non interessi personali ma collettivi. Il nostro sindacato promette lotta e sofferenza e non avanzamenti di carriera e lauti stipendi. Nel nostro sindacato non c’è un sindacalista di professione: siamo tutti lavoratori che vogliono tutelare se stessi e gli altri lavoratori.

 

Quanti sono ad oggi gli iscritti?

Stiamo arrivando al migliaio, ma tra tante categorie professionali.

 

Che servizi offre?

Servizi assicurativi, di CAF, patronato, formazione professionale, consulenza legale. E il servizio più grande, quello culturale: ridare consapevolezza al lavoratore del suo valore, del suo ruolo indispensabile, per far sì che non vi siano prevaricazioni da parte del datore di lavoro e dello Stato. Si tratta di ridare una coscienza collettiva al lavoratore.

 

Cosa hanno passato i vostri iscritti durante la pandemia?

Hanno subito la più grande pressione psicologica della storia repubblicana: per la prima volta si è visto uno Stato che perseguitava cittadini onesti, violentati psicologicamente. Lo Stato ti mentiva e ti perseguitava. Una situazione drammatica in cui non potevi fidarti neanche del collega, che poteva essere un delatore o uno che voleva ghettizzarti. La situazione era di stress emotivo estremo, ma non solo. Alcuni, sospesi, hanno sofferto anche la fame. Conosco infermieri che hanno venduto la casa, per dire che la propria dignità non è in vendita. Si tratta di un atto rivoluzionario.

 

Ha patito anche lei gli effetti delle leggi pandemiche?

Assolutamente sì. Io, che dirigevo il reparto di tutte le radiologie dell’Ovest vicentino, ho avuto un demansionamento e mesi di sospensione. Ho avuto delle pressioni molto forti per non proseguire nel mio percorso. Ho subìto la situazione di tanti altri, forse con pressioni maggiori, ma non mi sento diverso da tanti altri lavoratori a cui sono state inflitte le stesse cose. Poi, essendo medico, facile pensare che la mia voce dissenziente poteva mettere in crisi la credibilità del sistema agli occhi dei cittadini.

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Quali vantaggi ha un sindacato rispetto ad altri enti nell’ordinamento italiano?

Un sindacato può parlare a nome dei lavoratori ed è un’istituzione che può parlare con le altre, come riconosciuto dalla Costituzione italiana. In un ordinamento che è ancora democratico, un sindacato è la voce del popolo, del popolo produttivo. Il numero degli iscritti fa la differenza: con un milione di persone in piazza, le politiche dello Stato possono essere cambiate. Lo sciopero può essere usato non per far avanzare ideologie politiche, ma per proteggere il lavoro garantito dalla Costituzione, in una nazione che magari smette di dare lavoro.

 

E la politica? Avete rapporto con qualche figura parlamentare?

Sì, sulle nostre posizioni, negli anni abbiamo incontrato spezzoni dell’attuale maggioranza. Ciò ci dà speranza per il futuro, e speriamo che si possa continuare. Noi però non siamo subalterni alla politica. Possiamo condividere solo se è a vantaggio dei lavoratori, cioè di tutti i cittadini italiani. Vogliamo, possiamo stimolare leggi in questo senso.

 

I sindacati tradizionali hanno cercato di cooptarvi?

Qualche sindacato minore, sì. Perché comunque ragionano ancora per bacini di tessere, numeri di iscritti per raggiungere la soglia per sedersi alla contrattazione nazionale. Noi non vogliamo trafficare pacchetti di tessere e stipendi da delegato sindacale. Per cui non abbiamo avuto interlocuzioni positive con chi ci ha contattato. Certo, non abbiamo sentito la Triplice, che non ha bisogno di noi, e che ci è stata ostile. Ancora oggi quando ci sono le elezioni nelle aziende e negli ospedali lo scontro con chi ha avallato le politiche di Draghi è massimo.

 

Possiamo dire che i sindacati hanno smesso di proteggere i lavoratori? È quello che pensano i vostri iscritti?

Sì. È quello che pensano, perché in larga parte provengono da altri sindacati da cui si sono distanziati. Del resto i loro sindacati erano stati i primi a chiedere che i lavoratori fossero espulsi come «pericolosi». È la prima volta nella storia che un sindacato chiedeva che il lavoro non fosse dato o mantenuto, ma tolto.

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I sindacati hanno smesso di fare cultura, di essere un riferimento non solo amministrativo, ma anche morale, creativo?

I vecchi sindacati vogliono diventare un riferimento politico, non interessa a loro di essere un riferimento culturale. Non ricordo, negli ultimi anni, battaglie che non fossero di tipo politico. Penso alle ultime manifestazioni… Il potere dei vecchi sindacati non è solo politico e amministrativo, ma anche produttivo: controllano l’industria di intere regioni italiane. Sicuramente non fanno cultura, no.

 

Qual è l’obiettivo ultimo di Di.Co.Si?

Rimettere al centro l’uomo, tutta la sua creatività, le sue compentenze. Invece, quello che sta avvenendo è la trasformazione da lavoratore a consumatore. Questo non lo accettiamo. Oggi le persone sono viste solo come numeri, rubricati ad utenti e consumatori, e non più cittadini con i propri diritti.

 

Cosa accadrà alla manifestazione di Roma di sabato?

Ci saranno 59 associazioni e comitati, una quarantina circa di relatori a parlare in Piazza Santi Apostoli dalle 15 alle 19. Non sarà una manifestazione come le tante di questi anni, che chiusa la giornata ognuno è a casa e non succede nulla. Qui abbiamo un progetto, per far convergere chi partecipa, e chi vorrà farlo anche da casa, sui punti programmatici.

 

La base è ampia, dalle forze dell’ordine alla Sanità, alla scuola, i pensionati, gli agricoltori, le partite IVA… cercheremo di trovare una bandiera unitaria, al di là delle tribù. Per parlare con le istituzioni, ci vuole un interlocutore unico: vogliamo costruire a partire da qui.

 

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Sanità

«Momento spartiacque»: Kennedy rifiuta gli obiettivi sanitari delle Nazioni Unite che «ignorano» l’aumento globale delle malattie croniche

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Gli Stati Uniti hanno respinto la dichiarazione delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili, sostenendo che i suoi obiettivi sono deboli e insufficienti. In un discorso tenuto la scorsa settimana all’ONU, il Segretario alla Salute statunitense Robert F. Kennedy Jr. ha avvertito che la dichiarazione ignora il ruolo degli alimenti ultra-processati nell’aumento globale delle malattie croniche e lascia l’industria franca.   La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno respinto la dichiarazione politica delle Nazioni Unite (ONU) sulle malattie non trasmissibili, una proposta che non è sufficientemente efficace nel contrastare il «flagello» delle malattie croniche, ha dichiarato giovedì il Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr. all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.   La dichiarazione non vincolante stabilisce «obiettivi specifici ma modesti per la riduzione delle malattie croniche entro il 2030», ha riportato The Hill.   Gli obiettivi includono la riduzione del consumo di tabacco e del numero di persone affette da ipertensione di 150 milioni a livello globale entro il 2030, l’aumento del numero di persone con accesso all’assistenza sanitaria mentale dello stesso numero e la risposta all’aumento globale di malattie non trasmissibili come cancro, diabete e malattie cardiache.   Kennedy ha definito gli obiettivi insufficienti perché ignorano il contributo degli alimenti ultraprocessati all’aumento globale delle malattie croniche.   «Le malattie croniche sono più che raddoppiate in una sola generazione», ha affermato Kennedy. «Milioni di bambini ora perdono anni di salute prima di raggiungere l’età adulta”, ha aggiunto Kennedy. “Questa crisi non si ferma ai confini dell’America».  

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Kennedy ha affermato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump «vuole guidare lo sforzo globale contro gli alimenti ultra-processati e le malattie mediche e fisiche a essi associate».   «Chiediamo alla comunità internazionale di unirsi per combattere questo flagello. Siamo pronti a guidare, collaborare e innovare con ogni nazione impegnata per un futuro più sano», ha affermato Kennedy.   Sayer Ji, presidente del Global Wellness Forum e fondatore di GreenMedInfo, ha applaudito la decisione di Kennedy di respingere la dichiarazione, che ha definito un «momento spartiacque nella difesa della sovranità e della verità».   «Questa è stata la mossa giusta, anzi, l’unica che potesse onorare sia la Costituzione che la salute dei cittadini. La dichiarazione è un cavallo di Troia. Non nomina mai i veri colpevoli della crisi globale delle malattie croniche: i cartelli degli alimenti ultra-processati, le industrie chimiche tossiche e le pratiche aziendali predatorie» ha aggiunto.   Kennedy non ha semplicemente respinto una dichiarazione. Ha tracciato un confine di cui il mondo ha disperatamente bisogno: l’ONU può consigliare, ma non dettare. Può coordinare, ma non può costringere. Questa distinzione è la sottile linea tra democrazia e tecnocrazia. Il fatto che un funzionario americano abbia finalmente avuto il coraggio di dirlo – in modo chiaro, inequivocabile, sulla scena mondiale – segna l’inizio di un nuovo capitolo.   Prendere di mira gli alimenti ultra-processati è uno degli elementi chiave del programma Make America Healthy Again (MAHA) di Kennedy, che mira a invertire l’epidemia di malattie croniche.

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La dichiarazione porterebbe a una «gestione oppressiva» da parte degli organismi internazionali

Kennedy ha affermato che, invece di concentrarsi sui rischi che gli alimenti ultra-processati pongono alla salute umana, la dichiarazione delle Nazioni Unite conteneva «disposizioni su tutto, dalle tasse alla gestione oppressiva», ha riportato The Hill.   Secondo Kennedy, queste disposizioni, se promulgate, limiterebbero la sovranità nazionale, dando luogo a una «gestione oppressiva da parte degli organismi internazionali» delle questioni di salute pubblica globale.   Kennedy ha messo in discussione il ruolo delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – un’agenzia delle Nazioni Unite – nella leadership sanitaria globale. «La bozza di dichiarazione non avrebbe dovuto essere inclusa nell’ordine del giorno di oggi».   «L’approccio delle Nazioni Unite è mal indirizzato. Tenta di fare sia troppo poco che troppo. Va oltre il ruolo che spetta alle Nazioni Unite, ignorando i problemi sanitari più urgenti. Ed è per questo che gli Stati Uniti lo respingeranno. L’OMS non potrà rivendicare credibilità o leadership finché non subirà una riforma radicale» ha aggiunto.   Gli Stati Uniti avevano già criticato la dichiarazione proposta. In un promemoria del 18 settembre, la Missione statunitense presso le Nazioni Unite ha affermato che la bozza di dichiarazione «non è stata concordata in anticipo per consenso» e pertanto «non dovrebbe essere sottoposta all’approvazione della riunione ad alto livello».   L’avvocato olandese Meike Terhorst, attiva su questioni di salute e sovranità medica, ha affermato: «la salute dovrebbe essere affrontata a livello nazionale, non a livello di ONU o OMS», ha affermato Terhorst. «Mi oppongo all’acquisizione di maggiori diritti da parte di organismi indipendenti basati su trattati come ONU e OMS, senza alcun sistema di controlli e contrappesi».   Shabnam Palesa Mohamed, direttore esecutivo di Children’s Health Defense Africa e fondatore di Transformative Health Justice, ha sottolineato la necessità di contestare gli sforzi delle Nazioni Unite per ampliare la propria autorità.   «È importante mettere in discussione l’estensione dell’attenzione delle Nazioni Unite oltre il suo mandato ufficiale», ha affermato. «L’allargamento delle missioni, senza la conoscenza e il consenso dell’opinione pubblica, rappresenta una minaccia per la salute, la sovranità nazionale e la cooperazione internazionale».   Secondo la National Public Radio (NPR), Kennedy non fu il solo a mettere in discussione le proposte della dichiarazione.   «Alcuni paesi e sostenitori hanno espresso preoccupazioni riguardo al testo, come il fatto che il documento non tratti delle bevande zuccherate nonostante il ruolo che svolgono nell’aumento dei tassi di obesità infantile», ha riferito NPR.   «La posizione di Kennedy ha aperto la porta ad altri», ha detto Ji. «Molte nazioni, soprattutto nel Sud del mondo, sanno in prima persona quanto queste istituzioni le abbiano deluse. Forse non lo diranno ancora apertamente, ma trarranno conforto dal fatto che l’America abbia tracciato una linea rossa».

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La dichiarazione darebbe il via a «infrastrutture per una biosorveglianza completa»

Scrivendo su Substack, Ji ha affermato che la dichiarazione conteneva diversi «meccanismi progettati per trasferire l’autorità dalle nazioni alle istituzioni globali».   Sarebbe necessario lo sviluppo di quella che Ji ha descritto come una «infrastruttura di sorveglianza digitale». Ha affermato che i paragrafi 61 e 73-74 della dichiarazione propongono una «sorveglianza integrata» con «interoperabilità tra piattaforme sanitarie digitali».   Questa proposta creerebbe «un’infrastruttura per una biosorveglianza completa», ha scritto Ji.   La dichiarazione chiede inoltre ai paesi di «introdurre o aumentare le tasse», anche su prodotti come tabacco e alcol, cosa che Ji ha descritto come una rinuncia alla sovranità fiscale nazionale.   L’appello della dichiarazione a un approccio che coinvolga «l’intera società» minerebbe ulteriormente la sovranità nazionale, creando strutture di «governance parallela» in cui organizzazioni non governative, aziende e altre organizzazioni internazionali «plasmano la politica nazionale senza mandato democratico, aggirando la responsabilità dei cittadini», ha scritto Ji.   Secondo Ji, Kennedy non ha avuto altra scelta che rifiutare la dichiarazione.    «Le implicazioni vanno ben oltre la politica sanitaria. La posizione di Kennedy segnala che l’America non subordinerà più la sua Costituzione, i suoi processi democratici o i diritti dei suoi cittadini a organismi internazionali non eletti, indipendentemente dal linguaggio umanitario utilizzato per giustificare tale subordinazione» ha scritto.   La dichiarazione “introduce di nascosto mandati di sorveglianza generalizzata, controlli fiscali e schemi di ingegneria comportamentale che concentrano il potere in mani non elette, fingendo di ‘salvare vite'”, ha detto Ji a The Defender.

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Il rifiuto della dichiarazione da parte degli Stati Uniti impone il voto all’Assemblea generale

Il rifiuto della dichiarazione proposta da parte degli Stati Uniti significa che, invece di essere approvata per consenso, ovvero senza votazione, la proposta dovrà essere sottoposta a votazione dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.   Secondo Health Policy Watch, questa votazione si terrà «molto probabilmente» il mese prossimo. Il Guardian ha riportato che la dichiarazione dovrebbe essere concordata «nelle prossime settimane», nonostante il rifiuto degli Stati Uniti.   In alcune dichiarazioni citate da NPR, la presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Annalena Baerbock, che ha ricoperto la carica di ministro degli Esteri della Germania come membro del Partito Verde tra il 2021 e il 2025, ha affermato che «gli altri governi andranno avanti, agiranno e porteranno avanti il ​​loro impegno».   «C’è la determinazione di non lasciare che questo ostacoli l’azione urgentemente necessaria», ha affermato Baerbock.   Health Policy Watch ha riferito che la dichiarazione, che è stata «negoziata con grande impegno», ha il sostegno della maggior parte degli stati membri delle Nazioni Unite, comprese coalizioni chiave come il Gruppo dei 77, che comprende la Cina e comprende 130 economie emergenti.   Jeremy Farrar, Ph.D., vicedirettore generale dell’OMS, ha affermato che la dichiarazione ha ancora slancio tra gli Stati membri delle Nazioni Unite. Ha dichiarato a Health Policy Watch:   «Anche se dobbiamo dire che nessuno è contento, tutti stanno andando avanti. E in definitiva, a qualcuno a Ho Chi Minh City, a Giacarta o a Londra importa davvero cosa c’è in quella dichiarazione? Ciò che conta è ciò che i governi ora tornano a fare nella propria giurisdizione, ed è questo che conta davvero».   Farrar ha già avuto un ruolo nello sviluppo di politiche chiave durante la pandemia di COVID-19, tra cui la vaccinazione di massa.

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L’opinione pubblica riconosce i «pericoli della cessione della sovranità alle istituzioni catturate»

Gli Stati membri dell’ONU si trovano ora di fronte a una «scelta binaria» tra accettare la dichiarazione e rinunciare alla propria sovranità nazionale oppure unirsi agli Stati Uniti nel rifiutare la dichiarazione, ha scritto Ji.   Rifiutando la dichiarazione, i paesi «manterrebbero la sovranità nazionale, affronterebbero le cause profonde (cibo ultra-processato), rifiuterebbero la cattura delle multinazionali, chiederebbero una riforma dell’OMS e darebbero priorità alla salute rispetto alla burocrazia», ha scritto Ji.   La decisione di respingere la dichiarazione arriva solo pochi mesi dopo altre decisioni dell’amministrazione Trump che mettono in discussione il ruolo delle Nazioni Unite e dell’OMS nella governance sanitaria globale.   A gennaio, Trump ha ordinato agli Stati Uniti di ritirarsi dall’OMS, citando la «cattiva gestione della pandemia di COVID-19» da parte dell’organizzazione. Il processo di ritiro sarà completato l’anno prossimo.   A luglio, gli Stati Uniti hanno respinto gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) dell’OMS. Kennedy affermò all’epoca che gli emendamenti avrebbero conferito un’autorità senza precedenti a «un’organizzazione internazionale non eletta che potrebbe ordinare lockdown, restrizioni di viaggio o qualsiasi altra misura che riterrà opportuna».   Per quanto riguarda la proposta delle Nazioni Unite, Ji ha affermato: «Questo documento rispecchia lo stesso schema di erosione della sovranità che abbiamo visto con gli emendamenti al RSI dell’OMS e il trattato sulla pandemia: burocrati e i loro partner aziendali che costruiscono il consenso, per poi imporre quadri di conformità alle nazioni senza mandato democratico».

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A giugno, il governo degli Stati Uniti ha ritirato i finanziamenti a GAVI, The Vaccine Alliance, la principale organizzazione globale per la promozione delle vaccinazioni. La Fondazione Bill & Melinda Gates ha co-fondato GAVI nel 2000 ed è uno dei membri permanenti del suo consiglio di amministrazione e il suo maggiore donatore. GAVI è il terzo maggiore donatore dell’OMS.   L’UNICEF, la Banca Mondiale e l’OMS – il cui secondo maggiore donatore è la Fondazione Gates – detengono gli altri seggi permanenti. Anche la Clinton Health Access Initiative fa parte del consiglio di amministrazione.   Mohamed ha detto:   «Questo ecosistema di dichiarazioni, emendamenti e accordi funge da sofisticata distrazione. Crea l’illusione di progresso, consentendo al contempo alle aziende che hanno dominato l’ultima pandemia, come i progetti guidati e finanziati da Gates, di preservare l’architettura che consentirà loro di dominare altre presunte emergenze».   Secondo Ji, la decisione di respingere gli sforzi globali di sanità pubblica guidati dalle Nazioni Unite gode di un ampio sostegno pubblico negli Stati Uniti. Ha affermato:   «Solo sulla piattaforma di advocacy digitale di Stand For Health Freedom, mezzo milione di attivisti americani hanno già preso iniziative nell’ultimo anno per chiedere agli Stati Uniti di uscire dall’OMS proprio per queste ragioni: la gente ha riconosciuto i pericoli di cedere la sovranità a istituzioni sottomesse».   Michael Nevradakis Ph.D.   © 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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Sanità

Down morto di fame in un ospedale britannico

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L’emittente britannica ITV ha diffuso un’inchiesta che documenta il caso di Adrian Poulton, un uomo di 56 anni con sindrome di Down, morto per malnutrizione in un ospedale del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) nel 2021.

 

L’uomo era stato ricoverato a settembre dello stesso anno al Poole Hospital in seguito alla frattura di un’anca. Nonostante la frattura stesse guarendo, i medici avevano emesso la direttiva «nil by mouth», «niente per via orale», che impedisce l’alimentazione del paziente per bocca.

 

Secondo quanto riferito dalla famiglia a ITV, Poulton non ricevette nutrizione per nove giorni. I familiari credevano che stesse venendo alimentato tramite flebo, ma successivamente è emerso che ciò non stava avvenendo. Il padre, Derek Poulton, ha dichiarato: «Non essendo medici, pensavamo naturalmente che ricevesse nutrimento. Ma a quanto pare, lo stavano facendo morire di fame». La sorella, Lesley Bungay, ha affermato che Adrian era consapevole delle sue condizioni e temeva per la propria vita.

 

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Poulton è deceduto il 28 settembre 2021. Un rapporto ufficiale dell’ospedale ha attribuito la causa della morte alla mancanza di nutrizione. La struttura ha espresso cordoglio e dichiarato di aver implementato modifiche operative in seguito all’accaduto, condividendole con i familiari.

 

Il caso riaccende l’attenzione su una questione più ampia riguardante il trattamento delle persone con disabilità intellettive nel sistema sanitario britannico. A settembre 2023, un rapporto commissionato dal governo ha rilevato che le persone con disabilità intellettive muoiono mediamente 20 anni prima della popolazione generale e che circa il 40% di questi decessi sarebbe evitabile.

 

La carenza di personale specializzato è un altro elemento critico: la forza lavoro infermieristica in questo settore è diminuita del 43% dal 2009, secondo quanto riportato in una lettera inviata da 16 organizzazioni di beneficenza al ministro della Salute, Wes Streeting.

 

«Se non cambia nulla, si prevede che entro il 2028 vi saranno pochissimi infermieri specializzati in disabilità intellettive in Inghilterra», si legge nella missiva, che sottolinea la necessità di un intervento urgente per evitare un collasso del settore.

 

Nel 2023, un altro caso simile ha coinvolto Louis Cartright, un ragazzo di 17 anni con sindrome di Down, morto dopo essere stato dimesso da un ospedale londinese senza ricevere cure appropriate. Cartright, inizialmente portato in ospedale per un malessere, non fu sottoposto a esami ematici poiché era ansioso all’idea del prelievo e i medici non ritennero opportuna la sedazione. Le sue condizioni peggiorarono progressivamente e morì a casa il 3 febbraio 2023. L’inchiesta del medico legale è ancora in corso.

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La madre, Jackie Cartright, ha riferito a ITV: «Non aveva mai avuto il COVID. Raramente si prende il raffreddore, non ha mai avuto un mal di stomaco. Era un bambino sanissimo». «Dicono di aver fatto tutto il possibile per Louis. Non crediamo che sia vero», ha detto suo padre Ian a ITV. «Aveva una disabilità, aveva la sindrome di Down, era un bambino spaventato. Avrebbero potuto fare qualcosa, e si sono rifiutati di farlo».

 

Organizzazioni e attivisti sottolineano che questi casi evidenziano criticità strutturali nel sistema sanitario e pongono interrogativi sull’equità delle cure fornite alle persone con disabilità. Paula McGowan, attivista e promotrice della formazione obbligatoria Oliver McGowan per il personale del NHS, ha affermato: «Le persone con disabilità intellettive continuano a morire per le stesse cause e gli stessi fallimenti. Il governo deve fare di più».

 

Il programma di formazione obbligatoria per il personale sanitario su disabilità intellettive e autismo è stato introdotto nel 2022, ma secondo ITV, NHS England fatica ancora a raggiungere gli obiettivi prefissati. Diverse fonti sottolineano che i problemi non derivano solo dalla mancanza di formazione, ma anche da una cultura sanitaria che, in alcuni casi, non riconosce appieno il valore della vita delle persone con disabilità.

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