Connettiti con Renovato 21

Spirito

«Dove non regna Cristo vige la dittatura di Satana»: omelia di mons. Viganò per la Domenica delle Palme

Pubblicato

il

Renovatio 21 pubblica l’omelia per la Domenica delle Palme 2025 dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

 

 

Regnavit a ligno

Omelia nella seconda Domenica di Passione o delle Palme

 

 

 

Exsulta satis, filia Sion;
jubila, filia Jerusalem:
ecce rex tuus veniet tibi justus, et salvator:
ipse pauper, et ascendens super asinam
et super pullum filium asinæ.

Zc 9, 9

 

La scuola della Santa Liturgia ripete ciclicamente, ogni anno, i Misteri della vita del Salvatore, mostrandoceli alla luce dell’Antica Legge che li prefigurava, della Nuova Legge che li realizza e della fine dei tempi che li riconduce nella loro dimensione escatologica ed eterna.

 

Come la ruota di un carro o un pianeta, l’anno liturgico gira sul proprio asse mentre si muove lungo un più ampio percorso, sicché ad ogni giro che ha compiuto la meta finale è sempre più vicina e, per certi versi, più chiara. I Misteri della Settimana Santa rispondono a questa impostazione altamente pedagogica, richiamando le figure dell’Antico Testamento, mostrando la realtà del Nuovo e diradando progressivamente la nebbia che avvolge il futuro della Chiesa e dell’umanità intera.

Sostieni Renovatio 21

In questa luce, l’entrata trionfale di Nostro Signore in Gerusalemme, che ripete il regale cerimoniale liturgico dell’incoronazione di Davide (1Re 1, 38-40), compie la profezia di Zaccaria (Zc 9, 9) e anticipa il ritorno nella gloria del sommo Giudice: è sul monte degli Ulivi, infatti, che si rivelerà il Signore nel giorno del giudizio (Zc 14, 4).

 

I mantelli stesi dal popolo al passaggio del Re Messianico, e in particolare lungo i gradini del tempio (2Re 9, 13), alludono parimenti all’ascesa al trono e realizzano perfettamente le parole del Salmista: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio e c’illumina. Festeggiate il solenne giorno con folti rami, sino agli angoli dell’altare. (Sal 117, 26-27).

 

Tutto, nell’economia della Salvezza, è ricapitolato in Cristo Re, Alfa e Omega, Principio e Fine: Heri, hodie et in sæcula. La mentalità odierna, nella sua ignoranza che la sradica dal passato e la priva di un futuro, non tollera che si possa ancor oggi acclamare un Re (anche se proprio in questi giorni ne abbiamo visto uno aggirarsi nel nostro Paese, acclamato dalle Autorità con tutti gli onori…).

 

Non lo tollera perché ogni sovrano, specialmente se cristiano, richiama l’unico Re universale, dal Quale promana ogni terrena autorità. Non lo tollera perché la Monarchia terrena – quella temporale e quella spirituale – è intrinsecamente coerente con il κόσμος divino, al punto che anche le creature organizzate in società, come le api, hanno una propria regina.

 

Non lo tollera perché la potestà regale è di origine necessariamente divina: Regnum meum non est de hoc mundo (Gv 18, 36), dice il Signore a Pilato, a significare non che la Sua autorità non è esercitata sulle società umane, ma che l’origine di questa autorità è soprannaturale e quindi superiore. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù (ibid.).

 

Per questo la Rivoluzione, che è la realizzazione terrena del χάος infernale, ci impone come modello la «democrazia»: non perché non sia lecito agli uomini darsi un regime in cui la moltitudine governa, ma perché proprio nel proclamare «sovrano» il popolo essa intende spodestare Nostro Signore Gesù Cristo, Re divino.

 

E il popolo che si illude si essere padrone di se stesso e dei propri destini finisce inesorabilmente per essere schiavo di potentati e di lobby tiranniche, votate al male. Perché dove non regna Cristo vige la dittatura di Satana. Il potere temporale, che nell’ordine voluto da Dio è vicario in terra della Sua potestà, una volta strappato alla sua origine e pervertito nel suo fine ultimo diventa illegittimo, perché esercitato contro la Maestà divina e contro la Sua Legge.

 

La Rivoluzione è entrata anche nella Chiesa Cattolica, e con essa l’idea blasfema che anche il Papato possa essere stravolto nella sua essenza, «riletto» – come piace ipocritamente dire ai bergogliani – in chiave sinodale, ossia democratica. Era tutto anticipato nei testi conciliari, nei quali, come gli avvelenatori dei pozzi, i neo-modernisti hanno riversato le loro eresie, lasciando che il tempo le facesse riemergere al momento opportuno nella loro devastante distruttività.

 

La collegialità di Lumen Gentium non è che il germe infetto della sinodalità bergogliana. L’usurpatore che occupa empiamente il Soglio del Principe degli Apostoli sa bene che le premesse poste dalla Rinuncia di Benedetto XVI e della creazione di un «papato emerito» gli consentono di ipotizzare un «presidente» del Papato che detenga il munus petrinum, e un collegio di Cardinali – e Cardinalesse, perché no – che eserciti il ministerium. Anche in questo caso l’autorità papale, separata da Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, diventa illegittima.

 

La vacanza dell’autorità civile e religiosa è un elemento ricorrente nella storia sacra. Quando Nostro Signore Si incarnò e nacque da Maria Santissima, tanto i Sommi Sacerdoti Anna e Caifa quanto il re Erode erano saliti al potere con frodi e nomine manipolate e non rappresentavano quindi il potere legittimo. Quando Gesù Cristo tornerà a prendere possesso di ciò che è Suo per diritto divino, di stirpe e di conquista, l’autorità civile e religiosa saranno parimenti vacanti. E questo, per chi sa leggere gli eventi sub specie æternitatis, è già presente sotto i nostri occhi.

 

Riporre le proprie speranze negli uomini, per quanto ben intenzionati, è sempre un inganno: Maledictus homo qui confidit in homine, dice il Profeta (Ger 17, 5); e continua: ti renderò schiavo dei tuoi nemici in una terra che non conosci, perché avete acceso il fuoco della mia ira, che arderà sempre (ibid., 4).

 

Noi oggi non riconosciamo più la nostra terra, sconvolta nella natura, invasa da orde di barbari, devastata da crimini e peccati che gridano vendetta al Cielo. Siamo stranieri nella nostra Patria e nemici di chi pretende di governarci. Pensare che la salvezza provenga dagli uomini è illusorio e blasfemo. La nostra unica salvezza, infatti, è la Croce di Cristo: o Crux, ave, spes unica! Una salvezza che il Signore ci accorda solo a patto che Lo seguiamo, fino a regnare con Lui nell’eternità.

 

Nel Signore accolto trionfalmente in Gerusalemme, vediamo compiersi la profezia di Zaccaria: Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina (Zc 9, 9). Umile, cavalca un asino.

 

Perché la Regalità divina di Cristo vuole essere riconosciuta nell’umiltà: nell’umiltà di Colui che, per obbedienza al Padre, Si è incarnato, propter nos homines et propter nostram salutem, per noi uomini e per la nostra salvezza, offrendoSi come Vittima divina. Se Cristo non fosse stato riconosciuto Re e Pontefice nell’atto supremo del Sacrificio, Egli non avrebbe rappresentato dinanzi al Padre né i singoli né le nazioni oggetto della Redenzione.

Iscriviti al canale Telegram

Ma, allo stesso tempo, se vogliamo regnare con Cristo, con Cristo dobbiamo ascendere al trono della Croce. Ce lo ricorda San Pietro: A questo infatti siete stati chiamati, perché Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio, affinché seguitate le sue orme (1Pt 2, 21).

 

Egli è giusto e vittorioso, umile (Zc 9, 9). La giustizia violata dal nostro peccato richiedeva riparazione: Egli è giusto. La riparazione richiedeva la Passione e la Morte, per vincere sulla morte: Egli è vittorioso. Il trono è un patibolo, la corona è di spine, lo scettro una canna, il manto la veste dei pazzi: Egli è umile.

 

In questa umiltà regale non possiamo non riconoscere come Nostra Signora e Regina Maria Santissima, Regina Crucis appunto. PrendiamoLa a nostro modello, in queste ore di tenebre che, come nell’oscurità della Parasceve, preludono al trionfo della Resurrezione. Non dimentichiamolo mai: è ai piedi della Croce, trono dell’Agnello, che il Re divino ha costituito la Vergine Augustissima nostra Madre, e noi Suoi figli. E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

13 Aprile 2025
Dominica II Passionis seu in Palmis

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine: Jacopo Tintoretto (1519–1594), Crocifissione (1565), Gallerie dell’Accademia, Venezia.

Immagini di Didier Descouens via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

 

 

Spirito

Due nuovi «santi» venezuelani riaccendono le tensioni tra Chiesa e Stato

Pubblicato

il

Da

Tralasciando il dubbio valore delle nuove procedure di canonizzazione, una doppia canonizzazione in Venezuela è diventata rapidamente una questione di Stato, rivelando le profonde fratture tra una Chiesa cattolica fortemente coinvolta nell’arena politica, a rischio di apparire come una forza di opposizione, e il potere chavista detenuto dal presidente Nicolas Maduro.   Per comprendere la storia, dobbiamo fare un passo indietro. Il 19 ottobre 2025, papa Leone XIV proclamò «santi» i primi due venezuelani nella storia del Paese: José Gregorio Hernández Cisneros, il «medico dei poveri», e María del Carmen Rendiles Martínez, fondatrice della comunità delle Serve di Gesù. L’evento divenne rapidamente un affare politico.   Nicolás Maduro, al potere dal 2013, non ha perso tempo a sfruttare la canonizzazione. Dopo la cerimonia nella casa-museo di José Gregorio Hernández, circondato da fedeli e autorità governative, il capo dello Stato ha rilasciato una serie di dichiarazioni sui social media: «Siamo felici per i nostri santi. Sono entrambi grandi! Il papa ha agito giustamente!», ha dichiarato, esprimendo «immensa, eterna gratitudine» al pontefice, che ha definito un «amico» e un «fratello».   E presentare l’evento come un gesto provvidenziale di fronte alle «minacce» che la «più grande potenza militare della storia» rappresenterebbe nei Caraibi, vale a dire gli Stati Uniti, che da diversi anni cercano invano di far cadere il regime chavista.   Il chavismo ha una lunga storia con la religione: Hugo Chavez ha invocato la cosiddetta Teologia della Liberazione per la sua «Rivoluzione Bolivariana». Il processo di canonizzazione, guidato con grande entusiasmo dal defunto Papa Francesco, è visto da Nicolas Maduro come una forma di benedizione per il regime.   Ma l’opposizione non è rimasta indietro. Maria Corina Machado, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2025, un premio altamente politico, ed Edmundo Gonzalez, il candidato presidenziale fallito, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui José Hernández e Carmen Rendiles vengono descritti come «due santi per 30 milioni di ostaggi venezuelani», riferendosi al destino di 800.000 prigionieri «politici» e migliaia di esuli.

Iscriviti al canale Telegram

«Questi santi esemplari, che hanno dedicato la loro vita al servizio degli altri, offrono speranza e consolazione in mezzo all’oscurità», scrivono, invocando un «miracolo imminente»: la caduta del regime chavista.   Temendo che la messa papale del 19 ottobre potesse suggerire una forma di approvazione per Maduro, il giorno seguente, durante una messa di ringraziamento a San Pietro, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede ed ex nunzio in Venezuela dal 2009 al 2013, ha pronunciato un’omelia in cui ha chiesto «di aprire le prigioni ingiuste, di spezzare le catene dell’oppressione, di liberare gli oppressi, di spezzare tutte le catene».   Il caso torna di attualità a Caracas: la «Festa della Santità», prevista per il 25 ottobre 2025 allo stadio Monumental Simon Bolívar , davanti a 50.000 fedeli e alla presenza di tutti i vescovi venezuelani, è stata annullata il 22 ottobre, ufficialmente per «problemi di sicurezza e capienza» – erano state registrate più di 80.000 iscrizioni mentre la capienza non supera i 40.000 posti: «È una questione di sicurezza, sarebbero stati necessari circa tre stadi», spiega uno dei portavoce dell’arcidiocesi.   Nell’arcidiocesi di Caracas si vociferava addirittura che il regime chavista intendesse noleggiare autobus per migliaia di sostenitori, trasformando l’evento in una dimostrazione di forza pro-Maduro. Il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo emerito di Caracas, ha denunciato il 17 ottobre una situazione «moralmente inaccettabile»: «crescente povertà, militarizzazione come forma di governo, corruzione, mancanza di rispetto per la volontà popolare» e ha chiesto il rilascio dei prigionieri.   Nicolas Maduro rispose quattro giorni dopo: «Baltazar Porras ha dedicato la sua vita a cospirare contro José Gregorio Hernández (uno dei neo-canonizzati). È stato sconfitto da Dio, dal popolo». L’accesa discussione tra Chiesa e Stato – in un Paese in cui l’80% della popolazione è cattolica – arriva mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione contro il regime chavista.   Lo schieramento di una grande flotta al largo delle coste del Paese, accompagnata da un sottomarino nucleare d’attacco, da caccia F-35 e dalla CIA ufficialmente autorizzata da Donald Trump a operare sul territorio venezuelano: si intensifica la pressione su un Paese economicamente rovinato dal bolivarianismo e che – per fortuna o per sfortuna? – è uno dei più dotati in termini di risorse petrolifere. Abbastanza da suscitare cupidigia.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Guillermo Ramos Flamerich via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Continua a leggere

Spirito

Omelia relativista di Papa Leone XIII: «nessuno possiede tutta la verità»

Pubblicato

il

Da

Papa Leone XIV ha dichiarato che «nessuno possiede la verità assoluta» e che «nessuno è escluso» dalla Chiesa, durante la sua omelia domenicale del 26 ottobre, pronunciata in occasione della messa giubilare per i gruppi sinodali e gli organismi partecipativi.

 

Le sue parole, che potrebbero essere interpretate come relativistiche rispetto alla proclamazione della fede unica della Chiesa cattolica, hanno sconvolto moltissimi.

 

L’amore è la «regola suprema della Chiesa». «Nessuno è chiamato a comandare», ma «tutti sono chiamati a servire»; nessuno deve «imporre le proprie idee», tutti sono invitati all’ascolto reciproco; e «nessuno è escluso» poiché «tutti siamo chiamati a partecipare».

 

«Nessuno possiede la verità tutta intera, tutti dobbiamo umilmente cercarla, e cercarla insieme»: un’affermazione scioccante per chi è il vicario di colui che è la Via, la Verità e la Vita..

 

Essere Chiesa sinodale significa riconoscere che la verità non si possiede, ma si cerca insieme, lasciandosi guidare da un cuore inquieto e innamorato dell’Amore.

 

Leone ha enfatizzato il concetto di Chiesa «sinodale», termine spesso usato dal suo predecessore, Papa Francesco, pur rimanendo vago nel significato. «Le équipe sinodali e gli organi di partecipazione sono immagine di questa Chiesa che vive nella comunione», ha aggiunto oscuramente il romano pontefice.

Sostieni Renovatio 21

«Dobbiamo sognare e costruire una Chiesa umile. Una Chiesa che non sta dritta in piedi come il fariseo, trionfante e gonfia di sé stessa, ma si abbassa per lavare i piedi dell’umanità; una Chiesa che non giudica come fa il fariseo col pubblicano, ma si fa luogo ospitale per tutti e per ciascuno; una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma resta in ascolto di Dio per poter allo stesso modo ascoltare tutti».

 

«Impegniamoci a costruire una Chiesa tutta sinodale, tutta ministeriale, tutta attratta da Cristo e perciò protesa al servizio del mondo» ha esortato il sommo pontefice con linguaggio sempre più tecnico e cervellotico.

 

Sebbene nessun individuo possegga la pienezza della verità, la Chiesa cattolica, in quanto Corpo mistico di Cristo guidato dallo Spirito Santo, ha sempre sostenuto di essere la custode del deposito della fede, ossia la verità rivelata da Dio.

 

I commenti di papa Leone appaiono ambigui e potenzialmente relativistici, poiché non ha chiarito la distinzione tra i membri fallibili della Chiesa, che possono errare nella comprensione della verità, e la Chiesa stessa, che custodisce e proclama l’unica vera fede.

 

Le parole di Prevost sembrano andare contro il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione» (CCC, I dogmi della fede, 88).

 

La Sacra Scrittura parla della «casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e base della verità» (1Tim 3,15).

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

Continua a leggere

Pensiero

Miseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale

Pubblicato

il

Da

Ho un argomento molto metafisico, e al contempo concretissimo, per combattere l’abominio dell’ora legale. Un argomento che sono persino in grado di visualizzare.   Ci sono, certo i numeri: ci dicono che risparmieremo 300 gigawattora. Quando stanotte mi sono svegliato ad un orario innaturale, nella confusione inevitabile di non sapere se è troppo presto o troppo tardi, ho ripensato ad un altro dato: quante persone, in questi giorni, moriranno negli incidenti stradali dovuti ai colpi di sonno? Non credo che nessuno abbia mai fatto questo calcolo, che sarebbe più importante che qualsiasi discorso sparagnino.   Ma a chi importa? L’ora legale, teorizzata da Beniamino Franklin che, democraticamente, voleva piazzare un cannone in ogni via per svegliare la popolazione all’ora che diceva lui per risparmiare in candele, in Italia fu adottata nel 1916, in piena Prima Guerra Mondiale: i nostri ragazzi andavano verso l’inutile strage, il potere pensava a cambiargli l’orologio. Non sono in grado di calcolare l’effetto che l’ora legale può aver avuto sulle trincee, e non ho voglia nemmeno di chiedermelo.   Tuttavia non è questo pensiero di morte – diligente e terminale conseguenza dell’azione dello Stato moderno, che è macchina antiumana – che mi spinge a vedere nell’ora legale un’aberrazione satanica.

Sostieni Renovatio 21

Ho, negli occhi, e nel cuore, un’immagine invincibile, quella della chiesetta dove assisto alla Santa Messa, ovviamente in rito tridentino. Molti lettori già la conoscono, perché ho usato la sua foto in vari articoli.   Andò più o meno così: oramai sette anni fa, trovammo questa chiesetta – dell’estrema nobiltà della proprietà che ce la concesse parlerò altrove. Si tratta di un oratorio che risale al XII secolo, ma notizie certe in merito non si hanno, e mi piace pensare che vi sia davvero un millennio di storia lì.   La chiesa sta fuori dalla città, sopra un borghetto che sa ancora di medioevo, su una collina di boschi e pareti di roccia. L’oratorio stesso sembra posato su un’enorme roccia, anzi sembra esservi stato scolpito, sottratto una scalpellata dopo l’altra da quantità di mani laboriose e fedeli vissute in secoli dimenticati.   Arrivati al nostro secolo, arrivati a noi, c’era pronto tutto quello che serviva: il luogo era stato restaurato, nessuno vi aveva introdotto il tavolone-alare conciliare, a poca distanza c’era tanto parcheggio… per i tanti che, non solo dalla provincia, finalmente potevano avere a portata la Messa in latino.   Iniziarono così le celebrazioni del rito antico, tuttavia ottenemmo dai sacerdoti, impegnati a dire Messe in tanta parte della regione ed oltre, un orario pre-serale, alle 18.   D’inverno, a quell’ora è il buio. Nella scala di pietra mettevamo delle candeline, e lo facciamo ancora oggi in caso di celebrazione notturna. L’effetto è abbastanza magico, tuttavia nulla ha a che fare con quanto avremmo scoperto più avanti.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Anni dopo, a fronte di una comunità di fedeli sempre più vasta e persistente (unita davvero, come dimostrò la solidarietà in pandemia…) aumentarono il numero di Sante Messe, e fu concessa quindi una celebrazione la domenica mattina, alle 11:00.   Saltò così fuori il fenomeno che ancora mi stupisce, mi commuove. Ci accorgemmo che, precisamente a mezzogiorno – ora nella quale si ha, con la messa iniziata alle 11, la consacrazione eucaristica, un raggio di luce entra dalla finestra a lato e colpisce esattamente il centro dell’altare, dove è posato il tabernacolo.   L’incenso aiuta a vederlo, tuttavia a volte può capitare di notarlo anche in assenza di fumo. È impressionante. Tendo a sospettare di quanti vedono questa cosa e non restano sbalorditi. Le immagini che vedete qui sotto non sono ritoccate in nessun modo. Anzi, ad occhio nudo l’effetto è ancora più forte.    

Iscriviti al canale Telegram

È interessante notare che lo abbiamo riscoperto noi a Messa, ma da qualche parte l’eco di questo miracolo luminoso risuonava ancora. Una signora della Pro Loco, che ha stampato un libro sulla chiesetta, mi aveva domandato se mai fosse vera una leggenda locale secondo cui nel giorno del Santo patrono dell’oratorio un raggio di luce colpisce l’altare. Ho risposto invitandola a Messa la domenica successiva, dove ha fatto tante foto con il telefonino, e compreso che la leggenda conteneva una realtà ancora più stupefacente: quel raggio si produce ogni giorno.   Il fenomeno impone tanti pensieri. Il primo, è che le mani che hanno eretto questa chiesa sapevano fare cose che i moderno non sono in grado di fare. Di più: chi l’ha costruita, l’ha basata su principi che sono sconosciuti all’architettura moderna. Per fare una chiesa, bisogna orientarla, cioè l’abside deve dare ad orientem (come il sacerdote prima del Concilio), ma non solo.   Ho l’idea che chi ha costruito la chiesetta lo abbia fatto proprio a partire da quel raggio, alla faccia di quanti ne osservino gli elementi (scala esterna, portone, altare) e li considerino disallineati. Ossia, l’intera chiesa è concepita a partire dal rapporto del Cielo con la Terra, cioè di Dio con l’uomo – questo è un senso ultimo della religione cristiana, quella della divinità che si fa essere umano, del Dio del Cielo che scende sulla Terra, del Cielo che nutre la Terra con la sua luce, il suo calore la sua grazia.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Quel raggio, che casca durante la Santa Messa esattamente nel momento più alto, significa in maniera incontrovertibile l’armonia tra il Cielo e la Terra. L’accordo, nella bellezza, accordato all’uomo da un Dio buono, un Dio che è luce, che è amore.   Questo è l’ordine celeste, infinito, stupendo. Questo è il logos. Questo è il cosmos.   Non ci sono voluti tanti mesi per capire che, a parte il cattivo tempo, c’era solo una cosa in grado di distruggere il nostro raggio divino: l’ora legale. Come a marzo si cambia l’ora, quella luce svanisce, si fa più tenue, fino a sparire, facendo capolino, forse, solo dopo la Messa, quando qualcuno si attarda ad una confessione fuori tempo ed altri (io) rassettano prima di chiudere.   Di fatto, poi, il fascio luminoso scompare del tutto, dalla vista come dai cuori. Fine della magia, per ordine dello Stato moderno.  

Aiuta Renovatio 21

Ho sempre preso questo fatto come la prova definitiva della nequizia dell’ora legale – del suo essere un invento contronatura, e quindi contro Dio.   Solo il mondo moderno poteva pensare di alterare persino il tempo: l’uomo si sente in grado di modificare l’immutabile, l’uomo introduce il suo artificio in un sistema la cui complessità ha milioni di anni. Non è diverso per tante altre questioni: ad esempio, i vaccini, la fecondazione in vitro, la bioingegneria…   L’uomo-dio crede di poter mettere mano su qualsiasi cosa, devastando le leggi stesse della creazione, disintegrando quindi l’equilibrio del Cielo e della Terra – una realtà conosciuta dalla saggezza cinese: «l’uomo si conforma alla Terra / La Terra si conforma al Cielo / il Cielo si conforma al Tao» (Tao Te King, XXV). Era chiaro, agli antichi cinesi, che il Cielo è legato alla morale: «Sotto il cielo tutti / sanno che il bello è bello, / di qui il brutto, sanno che il bene è bene, / di qui il male» (Tao Te King, II).   Ora, nel Cristianesimo l’armonia tra la Terra e il Cielo è in realtà una vera alleanze tra persone, cioè tra gli uomini e Dio – e questa nuova alleanza è il Cristo risorto.   Alterare il tempo significa frantumare la relazione naturale con il Cielo. Adulterare la luce del sole significa quindi andare contro il divino, contro la legge naturale, contro Dio.   Non poteva essere altrimenti: il mondo moderno odia, più ancora dell’uomo, Nostro Signore, che vuole sostituire con l’essere umano ubriacato di hybris satanica, l’umanità onnipotente che, apoteosi del non serviam, si crede capace di cambiare le leggi del cosmo.   Ecco perché combatto l’ora legale: perché, ve ne rendiate conto o no, fa parte della macchina in atto per distruggere la presenza di Dio sulla Terra.   E quel raggio magnifico me lo ha ricordato anche domenica scorsa: sì, tornata l’ora del Sole, l’ora vera, è tornato. E con lui è venuta ancora da noi questa immagine potente di reincanto del mondo, di bellezza divina, di armonia cosmica, questa visione sacra che vale più di qualsiasi risparmio.   Vale tutto. Vale il senso vero dell’esistenza e dell’universo.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagini dell’autore
Continua a leggere

Più popolari