Geopolitica
Gli USA minacciano di chiudere all’Ucraina i satelliti Starlink

I funzionari statunitensi hanno avvertito che potrebbero impedire all’Ucraina di utilizzare i terminali Internet Starlink di Elon Musk se Kiev non concedesse l’accesso alle sue riserve minerarie essenziali, ha riferito sabato la Reuters, citando tre persone a conoscenza della questione.
Musk, importante alleato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha donato più di 40.000 terminali Internet dal 2022, ampiamente utilizzati dalle truppe ucraine sul campo di battaglia.
Secondo quanto riportato da Reuters, durante un incontro tra il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj e l’inviato di Trump, Keith Kellogg, tenutosi giovedì a Kiev, agli ucraini è stato detto che avrebbero dovuto affrontare una «imminente chiusura» del servizio satellitare Starlink se non avessero firmato un accordo sui minerali essenziali con gli Stati Uniti.
«L’Ucraina si affida a Starlink. Lo considerano la loro Stella Polare», ha detto una fonte a Reuters, aggiungendo che perdere il servizio «sarebbe un duro colpo».
Il valore militare di Starlink si era visto poco dopo l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, quando il magnate della tecnologia aveva fornito a Kiev i terminali satellitari. Come riportato da Renovatio 21, stazioni di comunicazione Starlink vicine a Bakhmut sono state distrutte nella prima estate del conflitto dalle forze russe.
In seguito Musk ha impedito all’esercito ucraino di utilizzare la rete per guidare gli attacchi dei droni sulle navi russe nel Mar Nero, sostenendo che l’attacco avrebbe potuto agire da innesco della Terza Guerra Mondiale. In risposta, il regime Zelens’kyj lo aveva definito «malvagio».
Nel tentativo di garantire ulteriore aiuto militare dagli Stati Uniti, lo Zelens’kyj aveva proposto a Trump una partnership preferenziale nello sviluppo delle risorse dell’Ucraina, compresi i minerali di terre rare. Tuttavia, si è rifiutato di firmare un accordo che avrebbe concesso agli Stati Uniti la proprietà del 50% della ricchezza mineraria del Paese.
«Non posso vendere il nostro Paese», ha detto il presidente-attore mercoledì. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz, ha dichiarato che la reazione di Kiev è «inaccettabile» e ha consigliato ai funzionari ucraini di «abbassare i toni» e firmare l’accordo sui minerali.
Recenti affermazioni del segretario di Stato Marco Rubio alla stampa indicano che lo Zelens’kyj a Monaco, davanti al vicepresidente JD Vance e allo stesso Rubio, avrebbe accettato la proposta, chiedendo solo il tempo di farla passare per il ramo legislativo. Rubio dice quindi di essere stato sorpreso quando Zelens’kyj ha fatto quel tipo di dichiarazione poco dopo.
Sia Trump che Musk hanno intensificato le critiche allo Zelens’kyj all’inizio di questa settimana, definendolo «un dittatore» e sostenendo che è profondamente impopolare in patria. Il presidente degli Stati Uniti ha sostenuto che l’Ucraina non era nella posizione di lamentarsi della sua decisione di ripristinare i colloqui diretti con la Russia, sospesi dal suo predecessore, Joe Biden.
Lo Zelens’kyj ha ammesso all’inizio di questo mese che circa la metà dei suoi depositi di terre rare sono «sotto occupazione russa». Scrivendo per Bloomberg questa settimana, l’esperto di materie prime Javier Blas ha sostenuto che le aspettative di Trump da un accordo sono grossolanamente esagerate perché l’Ucraina «non ha depositi significativi di terre rare a parte piccole miniere di scandio».
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Immagine di Martin Bernardi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Orban promette di combattere i «burocrati guerrafondai» di Bruxelles

Brussels has turned the EU into a war project. They speak of peace but prepare for war, trying to force all nations into their agenda. Hungarians and Slovaks know what war means, and we will not be pushed onto that path. We choose sovereignty, and the power of love and unity over… pic.twitter.com/LsGISQY3qM
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) September 29, 2025
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Geopolitica
Trump: «Hamas pagherà all’inferno»

Il gruppo militante islamista Hamas ha quattro giorni per accettare il piano di pace per Gaza in 20 punti proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Presentato durante l’incontro di Trump con il premier israeliano Benjamin Netanyahu lunedì, il piano prevede un cessate il fuoco immediato, uno scambio di ostaggi con prigionieri, un ritiro graduale di Israele e un’amministrazione internazionale di transizione. Inoltre, stabilisce che Gaza diventi una «zona deradicalizzata e libera dal terrorismo», escludendo Hamas dal governo.
Rispondendo a un giornalista sul tempo concesso a Hamas per rispondere, Trump ha dichiarato: «Ci vorranno circa tre o quattro giorni», sottolineando che il gruppo ha «poco» margine per negoziare. «Hamas o lo farà o non lo farà, e se non lo farà, sarà una triste fine», ha aggiunto.
In un discorso successivo al Dipartimento della Guerra, presso la base dei Marines di Quantico, ha ribadito: «Abbiamo una firma di cui abbiamo bisogno, e quella firma pagherà all’inferno se non la firmeranno».
Se Hamas rifiuterà il piano o lo violerà, Israele avrà il suo «pieno appoggio», ha affermato.
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Netanyahu, che ha sostenuto la proposta, ha avvertito che Israele «finirà il lavoro» di eliminare Hamas se il gruppo dovesse rifiutare.
Hamas non ha partecipato ai negoziati per la stesura del piano, che richiede il disarmo del gruppo, una condizione che Hamas ha sempre respinto, insieme a qualsiasi proposta che escluda l’autodeterminazione palestinese.
I mediatori di Qatar ed Egitto hanno trasmesso il piano di Trump al gruppo lunedì sera, e fonti vicine ai colloqui hanno riferito ai media che Hamas si è impegnato a valutarlo «in buona fede». Si attende ancora una risposta ufficiale.
Quasi una dozzina di nazioni arabe e a maggioranza musulmana, tra cui Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, hanno appoggiato l’iniziativa di pace di Trump. L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che governa la Cisgiordania, ha accolto favorevolmente il piano, definendolo uno «sforzo sincero e determinato» per la pace a Gaza.
Secondo il piano, l’ANP assumerebbe il controllo di Gaza al termine del conflitto, dopo l’attuazione delle riforme previste dall’accordo.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi mesi Trump aveva dichiarato di voler andare in paradiso.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
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