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L’Albania vieta TikTok per «teppismo, perversità, violenza, bullismo, criminalità»
L’Albania sta per emanare un divieto di un anno su TikTok in nome della protezione di bambini e adolescenti. Tuttavia, i critici del premier di Tirana Edi Rama sostengono che il suo vero obiettivo è quello di mettere a tacere l’opposizione politica prima delle elezioni di maggio, secondo Reuters.
Rama ha annunciato il divieto a fine dicembre, dopo quelle che ha detto essere settimane di consultazioni con genitori e insegnanti, dicendo che la decisione è stata motivata dall’accoltellamento mortale di un ragazzo di 14 anni a novembre per una disputa sui social media. TikTok ha sollevato obiezioni, sottolineando che né la vittima né l’aggressore avevano utilizzato la piattaforma.
«Ciò crea un precedente pericoloso, ovvero che in qualsiasi momento i governi possano chiudere diverse piattaforme», ha detto all’agenzia Reuters Orkidea Xhaferaj di SciDEV, un think tank con sede a Tirana finanziato dalla Open Society Foundation di George Soros, di cui lo stesso Rama ha fatto parte in passato. «Vuole chiuderci la bocca», ha detto all’agenzia Arlind Qori, leader del partito politico Bashke (Insieme), descrivendo TikTok come un potente strumento di comunicazione dell’opposizione.
I leader dei due maggiori partiti di opposizione albanesi, Sali Berisha (Partito Democratico) e Ilir Meta (Partito della Libertà), sono stati accusati di corruzione. Hanno denunciato le accuse come motivate politicamente.
Il governo di Rama ha affermato che il divieto entrerà in vigore «all’inizio del 2025», ma TikTok è ancora online a partire da giovedì.
«Il divieto di TikTok per un anno in Albania non è una reazione affrettata a un singolo incidente, ma una decisione attentamente ponderata, presa in consultazione con le comunità di genitori nelle scuole di tutto il Paese», ha affermato il primo ministro a dicembre.
Dopo 1.300 incontri di questo tipo, il 90% degli educatori e dei genitori ha sostenuto il divieto di TikTok, ha dichiarato il governo all’AP.
«All’interno del TikTok cinese, non vedi teppismo, perversità, violenza, bullismo, criminalità», ha detto Rama nel discorso del mese scorso in cui annunciava il divieto, riferendosi alla piattaforma Douyin. «Perché ne abbiamo bisogno?»
L’origine cinese della piattaforma di condivisione video l’ha messa nel mirino di molti governi occidentali. L’anno scorso gli Stati Uniti hanno approvato una legge che obbliga ByteDance a vendere TikTok in nome della sicurezza nazionale, con scadenza il 19 gennaio.
La Romania ha annullato le elezioni presidenziali a novembre dopo che le agenzie di Intelligence hanno affermato che «l’influenza russa» era dietro una campagna TikTok a sostegno del candidato indipendente Calin Georgescu. La decisione non è stata revocata nemmeno dopo che è emerso che la campagna era stata manipolata dal Partito Nazionale Liberale filo-occidentale.
Nella storia del TikTok albanese si incrociano vari rilievi geopolitici: va ricordato, innanzitutto, il rapporto storico – evidentemente poi ripudiato con la fine del regime comunista – tra l’Albania di Enver Hoxha e la Cina di Mao, che definiva Tirana come «l’unica lampadina» di vero marxismo rimasta accesa in Europa (un’idea, ad un certo punto, condivisa anche da elementi del terrorismo rosso italiano). La collaborazione tra i due Paesi, in termini commerciali ed industriali, era fortissima.
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Tuttavia, con l’era Clinton l’Albania divenne un protettorato americano in funzione anti-serba (cioè, anti-russa), che finanziò anche il noto e molto controverso (per accuse di traffici, anche di organi umani) gruppo separatista UCK, le cui conferenze stampa, durante la guerra del Kosovo, finivano sui telegiornali italiani: uomini in passamontagna parlavano accanto alla bandiera albanese e a quella americana.
Un secondo rilievo interessante è quello che riguarda Edi Rama, ora contestato, secondo quanto riportato, da organizzazioni legate a Giorgio Soros.
Come riportato da Renovatio 21, il Rama è di fatto un uomo di Soros, con cui ha collaborato molto direttamente negli anni passati.
Di fatto, Rama è stato nel direttivo della celebre Open Society Foundations, l’ente «filantrocapitalista» del discusso finanziere speculatore internazionale George Soros. Il premier albanese era anche uno degli invitati all’esclusivissima festa per il terzo matrimonio di Soros nel 2013, la cui lista degli invitati era praticamente una mappa dei personaggi mondialisti ficcati nella politica di ogni Paese possibile – più Bono Vox, ovviamente.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Trump: «Tutti in Ucraina, tranne Zelens’kyj, hanno apprezzato il mio piano»
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Lavrov: le perdite militari dell’Ucraina superano il milione
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che le perdite militari ucraine nel conflitto con la Russia hanno superato il milione e sono in costante aumento.
Lavrov non ha precisato la natura di tali perdite; nondimeno, con «vittime militari» si fa riferimento al totale dei soldati uccisi, feriti, dispersi in combattimento e catturati.
Kiev non divulga con regolarità i dati ufficiali sulle proprie perdite tra i ranghi militari, e le valutazioni differiscono ampiamente. All’inizio dell’anno in corso, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha riferito alla NBC News che, dall’inizio del 2022, 43.000 soldati ucraini sono stati uccisi e circa 380.000 feriti. In un’intervista successiva, ha parlato di 100.000 morti, ma il suo entourage ha in seguito smentito tale numero.
I media occidentali allineati con Kiev hanno manifestato dubbi su queste cifre, e la maggior parte delle analisi indica che il totale delle perdite ucraine è sensibilmente più elevato.
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«Secondo numerose valutazioni indipendenti, le perdite delle forze armate ucraine hanno da tempo superato il milione di persone e continuano ad aumentare», ha dichiarato Lavrov giovedì nel corso di una tavola rotonda all’ambasciata dedicata alla risoluzione del conflitto in Ucraina.
Il ministro ha proseguito osservando che, in uno scenario di sfondamento generalizzato del fronte, è improbabile che i partner occidentali di Kiev proseguano a lungo nel sostegno al regime, dato che le loro «risorse per portare avanti una guerra per interposta persona» contro la Russia «si stanno prosciugando».
Il mese scorso, la TASS ha riportato dati del ministero della Difesa russo secondo cui l’Ucraina perde circa 1.400 militari al giorno tra morti e feriti, con un totale che ha oltrepassato le 468.000 unità nei primi undici mesi del 2025. Il presidente Vladimir Putin ha sostenuto che le perdite russe siano nettamente inferiori, pur senza rivelare numeri precisi sulle vittime.
Le unità russe stanno registrando avanzate continue lungo il fronte, mentre i comandi ucraini denunciano una netta inferiorità numerica e di effettivi, e incontrano crescenti difficoltà nel rimpiazzare le perdite in battaglia, nonostante la campagna di mobilitazione coatta avviata l’anno precedente. Tale iniziativa ha provocato tensioni tra coscritti recalcitranti e addetti al reclutamento, inclusi arresti violenti in strada e denunce di maltrattamenti durante le retate.
Anche le diserzioni stanno gravando pesantemente sulle truppe ucraine. Gli ultimi dati pubblici disponibili registrano quasi 290.000 episodi dall’escalation del conflitto nel 2022, sebbene i detrattori ritengano che il numero effettivo di militari che abbandonano le proprie unità sia ancora maggiore.
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Immagine di Duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Papa Leone dice di non aver pregato in moschea perché preferisce pregare «in una chiesa cattolica» con l’Eucaristia
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