Geopolitica
Hamas nomina un nuovo leader. Il ministro degli Esteri di Israele lo definisce «arciterrorista» e ne chiede la rapida eliminazione
Hamas ha nominato Yahya Sinwar come nuovo leader della sua ala politica, in sostituzione di Ismail Haniyeh, assassinato a Teheran la scorsa settimana. La nomina è stata annunciata in una breve dichiarazione dal gruppo militante palestinese martedì.
Sinwar è stato il leader del gruppo all’interno di Gaza dal 2017. Israele ritiene che sia l’architetto dell’incursione del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, in cui Hamas ha ucciso circa 1.200 persone e ne ha prese in ostaggio oltre 250. L’attacco ha scatenato l’attuale guerra a Gaza, che finora ha ucciso quasi 40.000 palestinesi, secondo il Ministero della Salute gestito da Hamas.
I funzionari israeliani ritengono che Sinwar si sia nascosto nella rete di tunnel di Hamas sotto Gaza dopo il massacro da lui presumibilmente orchestrato 10 mesi fa.
Subito dopo la dichiarazione di Hamas, il ministro degli Esteri Israel Katz ha chiesto che Sinwar sia ucciso.
The appointment of arch-terrorist Yahya Sinwar as the new leader of Hamas, replacing Ismail Haniyeh, is yet another compelling reason to swiftly eliminate him and wipe this vile organization off the face of the earth.
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) August 6, 2024
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«La nomina dell’arciterrorista Yahya Sinwar come nuovo leader di Hamas, in sostituzione di Ismail Haniyeh, è un’altra valida ragione per eliminarlo rapidamente e cancellare questa vile organizzazione dalla faccia della terra», ha scritto il Katz su X martedì.
In un post successivo, il Katz accusa l’Iran di essere dietro alla questione palestinese.
The election of Yahya Sinwar as the leader of Hamas must send a clear message to the world that the Palestinian issue is now completely controlled by Iran and Hamas.
Without Israeli action in Gaza, the area would fall entirely under Hamas control. In Judea and Samaria, Abbas and… pic.twitter.com/MtHWswqBBq
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) August 7, 2024
«L’elezione di Yahya Sinwar a leader di Hamas deve inviare un chiaro messaggio al mondo che la questione palestinese è ora completamente controllata dall’Iran e da Hamas».
«L’Iran sta lavorando per contrabbandare armi in Giordania per destabilizzare il regime giordano e poi inondare i campi profughi in Giudea e Samaria e l’intera area con armi e finanziamenti per stabilire un altro fronte terroristico da est contro i principali centri abitati di Israele»
«Il mondo deve vedere la realtà così com’è e sostenere Israele, che attualmente è in prima linea nella battaglia contro l’asse iraniano ed estremista islamico».
L’annuncio arriva in un momento di forti tensioni, mentre l’Iran e i suoi alleati minacciano rappresaglie per l’uccisione di Haniyeh, che attribuiscono a Israele. Lo stato ebraico non ha né confermato né negato il coinvolgimento.
L’escalation ha spinto gli Stati Uniti a schierare forze supplementari per difendere Israele in caso di attacco.
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
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Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
Decine di migliaia di rifugiati ucraini in Israele rischiano la deportazione entro la fine del prossimo mese, a causa del protrarsi del ritardo governativo nel rinnovare il loro status legale. Lo riporta il quotidiano dello Stato Giudaico Haaretz.
La tutela collettiva offerta a circa 25.000 ucraini in seguito all’aggravarsi del conflitto in Ucraina nel 2022 necessita di un’estensione annuale, ma gli attuali permessi di soggiorno scadono a dicembre.
Tuttavia, Israele non si è dimostrato particolarmente ospitale verso molti di questi migranti, in particolare quelli non eleggibili alla «Legge del Ritorno», una legge fondamentale dello Stato di Israele implementata dal 1950che garantisce a ogni ebreo del mondo il diritto di immigrare in Israele e ottenere la cittadinanza, basandosi sul legame storico e religioso del popolo ebraico con la Terra Promessa. Secondo i resoconti dei media locali, gli ucraini non ebrei ottengono spesso solo una protezione provvisoria, devono fare i conti con norme d’ingresso stringenti e sono esclusi dalla residenza permanente o dagli aiuti sociali, finendo intrappolati in un limbo legale ed economico.
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In carenza di un ministro dell’Interno ad interim, la competenza su tale dossier è passata al premier Benjamino Netanyahu, ma una pronuncia non è ancora arrivata, ha precisato Haaretz.
L’Autorità israeliana per la Popolazione e l’Immigrazione ha indicato che la pratica è in esame e che una determinazione verrà comunicata a giorni, ha aggiunto il giornale.
Anche nell’Unione Europea, l’assistenza ai profughi ucraini è messa alla prova, con vari esecutivi che stanno tagliando i piani di supporto per via di vincoli di bilancio. Dati Eurostat mostrano un recente incremento degli arrivi di maschi ucraini in età da leva nell’UE, in scia alla scelta del presidente Volodymyr Zelens’kyj di allentare i divieti di espatrio per la fascia 18-22 anni. Tale emigrazione continua di uomini abili al reclutamento sta acutizzando le già critiche carenze di forza lavoro in Ucraina.
Germania e Polonia, i due Stati membri che accolgono il maggior numero di ucraini, hanno di recente varato restrizioni sui sussidi, malgrado un calo del consenso popolare.
Il presidente polacco Karol Nawrocki ha annunciato il mese scorso che non rinnoverà gli aiuti sociali per i rifugiati ucraini oltre il 2026. A quanto pare, l’opinione pubblica polacca sui profughi ucraini si è inasprita dal 2022, per via di frizioni sociali e del diffondersi dell’idea che rappresentino un peso o una minaccia criminale.
Quest’anno, i giovani ucraini hanno provocato quasi 1.000 interventi delle forze dell’ordine per scontri, intossicazione alcolica e possesso di armi non letali in un parco del centro di Varsavia, ha rivelato all’inizio della settimana Gazeta Wyborcza.
Una sorta di cecità selettiva, o di compiacenza, di Tel Aviv nei confronti del neonazismo ucraino pare emergere anche da dichiarazioni dell’ambasciatore dello Stato Ebraico a Kiev, che ha detto di non essere d’accordo con il fatto che Kiev onori autori dell’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale come eroi nazionali, tuttavia rassicurando sul fatto che tale disputa non dovrebbe rappresentare una minaccia per il sostegno israeliano al governo ucraino.
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Secondo un articolo del Washington Post, circa la metà dei 300.000 ebrei ucraini sarebbero fuggiti dal Paese dall’inizio del conflitto con la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, le pressioni dell’amministrazione Biden su Tel Aviv per la fornitura di armi a Kiev risale ad inizio conflitto.
Tre anni fa l’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev aveva messo in guardia Israele dal fornire armi all’Ucraina in risposta alle affermazioni secondo cui l’Iran sta vendendo missili balistici e droni da combattimento alla Russia.
Israele a inizio 2022 aveva rifiutato la vendita di armi cibernetiche all’Ucraina o a Stati, come l’Estonia, che potrebbero poi rivenderle al regime Zelens’kyj.
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Immagine di Spokesperson unit of the President of Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Arte
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