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Immigrazione

Rivolte degli autoctoni contro l’immigrazione in tutta la Gran Bretagna

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Manifestazioni di cittadini britannici contro l’immigrazione sono divampate in tutto il Regno Unito, con scontri con la polizia ed altre fazioni come attivisti di sinistra e, soprattutto, bande di immigrati islamici.

 

I disordini si sono creati in seguito al cruento omicidio di tre bambine da parte di un adolescente di origine ruandese all’inizio di questa settimana.

 

Sabato si sono tenute più di 30 proteste in città tra cui Liverpool, Nottingham, Leeds, Belfast, Stoke-on-Trent, Blackpool e Hull.

 

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Le dimostrazioni sono avvenute quasi una settimana dopo che nella città di Southport erano scoppiate delle rivolte in seguito all’accoltellamento mortale di tre bambine e al ferimento di altri dieci da parte di Axel Rudakubana, un diciassettenne nato in Gran Bretagna da genitori ruandesi.

 

 

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Le rivolte di Southport si sono estese a tutta l’Inghilterra: mercoledì a Londra sono state arrestate più di 100 persone e venerdì una stazione di polizia è stata incendiata a Sunderland.

 

 

Sabato i dimostranti hanno urlato slogan anti-immigrazione e anti-Islam, nonostante il fatto che Rudakubana non sia musulmano.

 


Tuttavia, le tensioni tra immigrati musulmani e nativi britannici sono covate nell’Inghilterra settentrionale da quando è stato rivelato che la polizia ha insabbiato l’esistenza di molteplici «gang di adescamento» di musulmani nella regione negli ultimi due decenni.

 

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A Leeds, dove sette uomini musulmani sono stati condannati a pene detentive ad aprile per aver violentato otto ragazze britanniche, i dimostranti hanno scandito slogan come «via i pedofili musulmani dalle nostre strade «salvate i nostri bambini».

 

Gli agenti di polizia hanno tenuto separati i dimostranti da un gruppo di militanti di sinistra pro-immigrazione che si erano presentati per organizzare una contro-manifestazione.

 

 

Un hotel riempito di immigrati – fenomeno comune anche in Italia – è stato circondato nella città inglese di Rothertam.

 

 

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A Manchester sono scoppiati scontri tra manifestanti di sinistra e di destra: la parte di destra ha lanciato recinzioni e altri detriti contro gli agenti di polizia che cercavano di separare i gruppi.

 

Alcuni filmati dei disordini sono disturbanti al punto che alcuni parlano di un Paese sull’orlo della guerra civile.

 

 

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In certi video sembra che la polizia stia totalmente dalla parte dei musulmani. In uno, un’agente dice ad un omone barbuto musulmano «non preoccuparti, siamo qui per proteggerti».

 

 

Altri video non verificati finiti in rete mostrerebbero gang di islamici che circolano per le città in cerca di attivisti del gruppo nazionalista Englidh Defense League (EDL), che è ritenuto organizzatore di parte di questa ondata di protesta.

 

 

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Invece di condannare l’orribile violenza contro le ragazze britanniche assassinate, giovedì il nuovo primo ministro britannico laburista Keir Starmer ha condannato i manifestanti che manifestavano contro gli accoltellamenti definendoli «teppisti di destra» e «inclini alla violenza».

 

Nel discorso alla nazione di giovedì, lo Starmer si è concentrato quasi esclusivamente sulla reazione alle bambine assassinate, piuttosto che sulle bambine accoltellate stesse. Starmer ha condannato l’ «odio di estrema destra» che alimenta le rivolte e ha promesso di dare alla polizia poteri aggiuntivi per affrontare simili disordini in futuro.

 

 

La difesa dei migranti da parte di Starmer e la condanna dei cittadini preoccupati sembrano aver incoraggiato gli invasori musulmani, che da allora sono scesi in strada armati di coltelli, mazze e martelli in città come Stoke, Belfast, Blackburn, Liverpool e altre in cerca di anti-manifestanti dell’immigrazione.

 

 

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A Liverpool si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti: due agenti sono stati ricoverati in ospedale dopo essere stati colpiti da mattoni e altri proiettili.

 

 

Gli agenti di polizia di Bristol non sono riusciti a impedire sporadici scontri tra gruppi di sinistra e di destra.

 

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Le riprese video della città di Stoke avrebbero mostrato bande di uomini musulmani marciare armati di machete e altre armi.

 

 

In un video, si vede un agente di polizia che dice agli uomini di consegnare le armi in una moschea vicina, ma non sono stati segnalati arresti. Un filmato non verificato mostra un altro folto gruppo di uomini musulmani che cantano «Allahu Akbar» mentre la polizia antisommossa osservava da lontano.

 

 

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Caos è stato registrato anche a Belfast, in Ulster, dove sarebbe stato filmato l’impossibile: manifestanti cattolici e protestanti uniti contro l’immigrazione massiva subita dalle loro comunità.

 

 

 

 

Come riportato da Renovatio 21, moti violenti erano scoppiati in settimana fuori da una moschea della cittadina gallese di Newport, teatro della strage delle bambine.

 

Il ministro dell’Interno Yvette Cooper ha avvertito sabato che erano stati preparati procuratori e spazi carcerari aggiuntivi e che chiunque fosse coinvolto in «violenza criminale e disordini» avrebbe «pagato il prezzo».

 

Non è detto che le minacce autoritarie del nuovo governo riescano a fermare la rabbia della popolazione, oramai stremata da decenni di ingegneria sociale forsennata, che ha reso le città britanniche più insicure, più brutte, più povere.

 

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Immagine screenshot da YouTube

 

Immigrazione

Mohammed e Ahmad sono i nomi più popolari tra i beneficiari dell’assistenza sociale tedesca

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Secondo i dati recentemente rivisti e pubblicati dal governo federale, Mohammed e Ahmad sono tra i nomi più comuni tra i beneficiari dell’assistenza sociale in Germania. Olena, variante ucraina di Helen, è l’unico nome femminile tra i primi dieci.   Il tasso di disoccupazione in Germania ha raggiunto il 6,4% ad agosto, con il numero totale di disoccupati che ha superato i tre milioni per la prima volta in un decennio. Secondo i dati dell’Agenzia Federale per l’Impiego, alla fine del 2024 percepivano sussidi sociali 5,42 milioni di persone, di cui il 48% stranieri, rispetto al 19,6% del 2010.   Il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD) aveva chiesto informazioni sui nomi più comuni dei destinatari per sostenere la sua tesi sul fallimento dell’integrazione.   A giugno, il ministero del Lavoro ha risposto che i nomi principali erano Michael, Andreas e Thomas, seguiti da Daniel, Olena e Alexander, scatenando la ridicolizzazione mediatica dell’AfD. Tuttavia, l’elenco iniziale non combinava le diverse grafie dei nomi, come Thomas e Tomas o Mohammed e Mohamed, elencandoli separatamente.   I dati rivisti hanno posizionato Mohammed – distribuito su 19 varianti – al primo posto con quasi 40.000 voci, seguito da Michael con circa 24.600 e Ahmad con oltre 20.600. Olena è rimasto l’unico nome femminile tra i primi dieci, con circa 14.200 voci.

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Secondo i dati delle Nazioni Unite, la Germania è la principale destinazione migratoria dell’Unione Europea e il terzo Paese al mondo per numero di rifugiati. Grazie alle politiche di apertura delle frontiere dell’ex cancelliera Angela Merkel, nel 2015 sono arrivate oltre un milione di persone da Siria, Afghanistan e Iraq. Negli ultimi anni, il Paese ha concesso protezione temporanea a 1,2 milioni di ucraini e ha ricevuto 334.000 domande di asilo nel 2023, quasi un terzo del totale dell’UE.   La crisi dei migranti ha messo a dura prova il settore immobiliare, i servizi pubblici e le finanze, contribuendo all’ascesa dell’AfD, che di recente è in testa ai sondaggi nazionali come partito politico più popolare in Germania.   Non vi è solo la questione assistenzialista a riguardare il nome Muhammad, parola che un tempo in Italia si traduceva in «Maometto» (così si chiamavano i sultani turchi come Maometto II, Maometto III, etc., mentre per qualche ragione ci si riferisce al re del Marocco come a Muhammad IV). Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso era emerso che in Inghilterra il nome più gettonato era, di fatto, «Muhammad».   Ciò ci porta a delineare un disegno semplice-semplice su quanto sta accadendo in Europa: il contribuente sta mantenendo intere popolazioni che sono qui per sostituirlo. Un paradosso osceno e insopportabile, epperò realizzato da ancora troppe poche persone. Noi tutti stiamo di fatto lavorando per il piano Kalergi, stiamo versando le nostre tasse all’anarco-tirannia che sconvolge le nostre città e le nostre vite.   Lo Stato moderno detesta il suo popolo, vuole ridurlo e sostituirlo, forsanche, ad un certo punto, annientarlo. Perché nessun partito politico, nessun movimento pubblico, lo vuole capire?

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Immigrazione

Gli Stati Uniti deportano i migranti in Ruanda ed Uganda. L’Italia cosa fa?

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Il Ruanda ha accolto sette migranti espulsi dagli Stati Uniti in base a un nuovo accordo bilaterale che potrebbe consentire alla nazione dell’Africa orientale di ospitare centinaia di persone che Washington ha dichiarato non idonee a rimanere sul suo territorio.

 

Il primo gruppo è arrivato a Kigali a metà agosto, ha dichiarato giovedì Yolande Makolo, portavoce del governo ruandese. I migranti stanno ricevendo alloggio, assistenza sanitaria e supporto formativo, con l’assistenza dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dei servizi locali, ha aggiunto.

 

«Tre di loro hanno espresso il desiderio di tornare nei loro Paesi d’origine, mentre quattro desiderano rimanere e costruirsi una vita in Ruanda», ha detto la Makolo, senza rivelare la loro nazionalità.

 

Nonostante le critiche e le proteste, l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha cercato di raggiungere accordi di reinsediamento con paesi terzi per espellere i richiedenti asilo nell’ambito di una più ampia repressione dell’immigrazione illegale.

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A giugno, Washington avrebbe raggiunto un accordo con Kigali, consentendo al Paese senza sbocco sul mare di accogliere fino a 250 espulsi i cui stati d’origine si fossero rifiutati di accoglierli. Makolo ha osservato che la decisione del Ruanda è stata influenzata dalla sua stessa storia di «difficoltà legate allo sfollamento», aggiungendo che ogni individuo proposto per il trasferimento sarebbe stato esaminato e approvato dal governo.

 

Questo sviluppo rende il Ruanda l’ultimo paese africano ad accogliere espulsi nell’ambito degli accordi di espulsione dell’amministrazione Trump, in seguito a una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha autorizzato i trasferimenti. Il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha già espulso cinque persone, descritte come «criminali barbari», in Eswatini e altre otto in Sud Sudan. Anche l’Uganda avrebbe concordato un accordo con Washington per ospitare migranti, a condizione che non abbiano precedenti penali.

 

Kigali aveva già raggiunto un controverso patto con la Gran Bretagna nel 2022 per accogliere migliaia di migranti irregolari dal Regno Unito, un progetto che è stato poi abbandonato l’anno scorso dal nuovo governo britannico. Il Regno Unito aveva versato al Ruanda 240 milioni di sterline (circa 305 milioni di dollari) e costruito strutture per ospitare i richiedenti asilo.

 

Sebbene non sia ancora chiaro se l’ultimo accordo con Washington includa una componente finanziaria, un funzionario ruandese ha affermato all’inizio di questo mese che Kigali riceverà in cambio una sovvenzione dagli Stati Uniti, senza rivelarne l’importo.

 

Le politiche di remigrazione sono perseguite dall’amministrazione Trump con determinazione internazionale e pure fantasia. Perché in Italia un governo formato da partiti anti-immigrazione non fa altrettanto?

 

Perché invece che inflessibili piani di deportazione, abbiamo il pasticcio del centro immigrato albanese? (Come se bastasse… come se non avessimo la sensazione che si tratta dell’ennesima trovata cosmetica)

 

Perché da quando la Meloni – quella del blocco navale: lo ricordate? –è al potere gli sbarchi sono aumentati?

 

Cosa ci vuole, davvero, per avere un Trump nel nostro Paese? Dobbiamo chiedere, à la Salvatore Giuliano, l’improbabile annessione a Washingtone? Si potrebbe, ma per l’anschluss trumpista c’è la coda: prima c’è la Groenlandia, e magari subito dopo il Canada, il Messico… Italia fanalino di coda, anche qui.

 

Si scherza, mentre le nostre città sono degradate, le nostre donne stuprate, la droga venduta ai nostri figli, la violenza anarco-tirannica kalergista sparsa ovunque, fuori e dentro le no-go zone afroislamiche.

 

Stiamo venendo violentati, feriti, uccisi, sostituiti. Quo usque tandem?

 

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Immagine di Manuel Werner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic

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Immigrazione

Rivolte in Svizzera dopo la morte di un adolescente congolese inseguito dalla polizia: stesso schema di Parigi e Milano

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Le rivolte etniche degli immigrati arrivano anche in Svizzera. Lo riporta Remix News.   Nella città svizzera di Losanna, sono scoppiate rivolte per la seconda notte dopo la morte di un giovane congolese di 17 anni durante un inseguimento della polizia. Durante la prima notte di disordini, un politico di destra è stato preso di mira da un folto gruppo di giovani, che lo hanno quasi linciato.   Tre sere fa, alle 22:00, circa 150-200 persone hanno allestito posti di blocco e hanno iniziato a bruciare cassonetti e bidoni della spazzatura. Hanno anche danneggiato gravemente un autobus.   Secondo la polizia, gli agenti sono stati colpiti con molotov, pietre per pavimentazione e recinzioni da cantiere, insieme ad altri oggetti. Le forze dell’ordine hanno reagito con gas lacrimogeni e proiettili di gomma ai rivoltosi per sedare i disordini. Non si sono registrati feriti.     I disordini sono seguiti ad attacchi simili avvenuti la notte precedente, durante i quali una folla più piccola di circa 100 giovani prese parte alla rivolta. Quella notte, un politico dell’Unione Democratica di Centro (UDC), Thibault Schaller, è stato preso di mira in un linciaggio, ripreso in un video.   Lo Schaller ha scritto su X di essersi avvicinato ai disordini perché era curioso di sapere cosa stesse succedendo. Avvicinandosi, alcuni individui, che ha detto di credere fossero Antifa, lo hanno riconosciuto e affrontato.     «Mi hanno ordinato di andarmene. Mi sono rifiutato e ho chiesto cosa stesse succedendo. Uno mi ha spinto, io l’ho spinto indietro e poi ho fatto un passo indietro. Qualcuno ha urlato qualcosa e 10, 15 persone mi sono corse incontro da ogni dove. Sono scappato, ho preso botte. Mi hanno bloccato la strada, sono caduto, mi sono protetto. Mi sono rialzato, sono corso, sono stato circondato di nuovo contro un muro, poi ho preso botte. Poi sono riuscito a scappare correndo. Sto bene, ma dobbiamo davvero riprenderci questa città», ha scritto lo Schaller.     Nel video, lo Schaller viene inseguito da un folto gruppo di individui, che lo prendono a calci a terra. Schaller si rialza ripetutamente e riesce a eludere il gruppo, riuscendo infine a fuggire. Durante l’attacco, uno degli individui lo ha apostrofato con l’inevitabile «fascista».   Lo Schaller ha scritto su X che la polizia non era responsabile della morte dell’adolescente e che «questa tragedia si sarebbe potuta evitare. Doveva solo ascoltare la polizia». La città era «tenuta in ostaggio da una manciata di teppisti», ha scritto ulteriormente ha aggiunto il politico UDC.   L’apparente motivo scatenante dei disordini degli stranieri pare ricalcare fedelmente uno schema visto a Parigi (durante la rivolta delle banlieue di due anni fa) e a Milano, con gli scontri a Corvetto di nove mesi fa: ragazzino morto dopo un inseguimento della polizia.   Le rivolte degli immigrati elvetici sono di fatto iniziate dopo la morte del diciassettenne Marvin M., cittadino svizzero di origini congolesi. La polizia afferma di averlo inseguito domenica sera mentre era alla guida di uno scooter rubato. È morto schiantandosi contro la porta di un garage.   Come visto anche nel caso parigino, è arrivato il commento della genitrice: la madre di Marvin M. ha affermato in un’intervista a 24Heures che suo figlio «non è un ladro di scooter» e «non è un bandito», assicurando che il ragazzo congolese un rapper appassionato e che il suo gruppo ha dichiarato di non tollerare la violenza che si sta verificando in città dopo la sua morte.   Come riportato da Renovatio 21, la Svizzera era stata teatro di rivolte di immigrati afroislamici ancora due anni fa, quando i disordini scoppiarono per contagio dalla Francia agli altri Paesi francofoni limitrofi.   È evidente che persino nella precisa, marziale Confederazione Elvetica è in caricamento, che sulle pagine di Renovatio 21, definiamo «anarco-tirannia». Il concetto fu al volgere del millennio dall’americano Samuel Todd Francis (1947-2005), che descrisse la crescente condizione dello Stato moderno che regola tirannicamente o oppressivamente la vita dei cittadini – tasse, multe, burocrazia – tuttavia non può, o meglio non vuole, proteggere gli stessi rispettando le leggi fondamentali.   Episodi dell’ascesa dell’anarco-tirannia in Europa (e non solo) per via migratoria sono purtroppo sotto i nostri occhi, davvero ovunque, tutti i giorni. In questi giorni, con il lancio transnazionale dei «lockdown maranza», è possibile capire meglio quale sia la vera dinamica di distruzione e controllo in atto.  

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  Immagine dall’account Twitter di Thibault Schaller  
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