Arte
In mostra al Prado un dipinto ritrovato di Caravaggio

Questo Ecce homo era stato erroneamente attribuito ad un pittore poco conosciuto, ed era stato quasi battuto all’asta per 1500 euro. Fu finalmente autenticato come opera di Caravaggio e fu esposto per alcuni mesi al Museo del Prado di Madrid.
Dipinto tra il 1605 e il 1609, questo dipinto raffigura Cristo, con le mani legate e il capo circondato da una corona di spine, durante la sua presentazione alla folla da parte di Ponzio Pilato, poco prima della sua crocifissione. È uno dei sessanta dipinti al mondo attribuiti al maestro italiano Michelangelo Merisi da Caravaggio, detto il Caravaggio (1571-1610), specialista del chiaroscuro.
Il Museo del Prado parla di un dipinto di «straordinario valore», segnato da una storia straordinaria, e lo presenta al grande pubblico fino a ottobre. Una mostra resa possibile dalla «generosità» del suo nuovo proprietario, che ha accettato di prestare l’opera temporaneamente, ha dichiarato il 27 maggio il direttore del Prado, Miguel Falomir, nel corso di una conferenza stampa nella quale si è trattenuto dal rivelare l’identità del fortunato acquirente.
Secondo David Garcia Cueto, capo del dipartimento di pittura italiana del Prado, la scoperta di questo dipinto è «un evento importante», perché «sono passati più di 45 anni» da quando è stata identificata una nuova «opera di Caravaggio».
Per gli esperti che ne hanno studiato la storia, questo piccolo olio su tela entrò nella collezione privata del re Filippo IV di Spagna a metà del XVII secolo, prima di essere esposto negli appartamenti del figlio Carlo II.
Lasciato in eredità alla Real Academia de San Fernando, a Madrid, sarebbe stato recuperato nel 1823 dallo statista e diplomatico spagnolo Evaristo Pérez de Castro, in cambio di un altro dipinto, prima di essere trasmesso ai suoi discendenti.
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Il dipinto era caduto nell’oblio fino all’aprile 2021 quando, – scambiandolo per opera di un discepolo di José de Ribera, pittore spagnolo dell’inizio del XVII secolo ed estimatore di Caravaggio –, una casa d’aste di Madrid lo aveva quotato 1500 euro.
Allertato dagli esperti, il Prado ha poi invocato «sufficienti prove documentali e stilistiche» per ritenere che l’opera fosse di Caravaggio. Il Ministero della Cultura spagnolo ha bloccato la vendita.
«Gli specialisti» che hanno studiato attentamente questo dipinto hanno stabilito «in modo assolutamente unanime» che si trattava di un dipinto del maestro italiano, insiste David Garcia Cueto. Tra gli esperti che hanno partecipato all’autenticazione di questo Ecce homo, c’era Maria Cristina Terzaghi, docente di arte moderna all’Università italiana Roma Tre.
In un’intervista rilasciata all’AFP nel 2021, questa specialista di Caravaggio ha confidato di aver «capito subito che poteva trattarsi di un dipinto molto importante», dopo aver visto un’immagine del dipinto inviata da amici antiquari.
Il dipinto «è stato sottoposto a radiografie» e ad un «esame» approfondito durante il restauro, ha spiegato l’accademico italiano, presente alla conferenza stampa del 27 maggio. Tutti questi elementi dimostrano che si tratta di «un vero capolavoro di Caravaggio», ha aggiunto, evocando la natura delle pennellate, la composizione del dipinto e l’espressività dei personaggi, tutti tipici dello specialista del chiaroscuro.
Sorge una domanda: cosa ne sarà di questo dipinto dopo i nove mesi di esposizione al Prado? Secondo i media spagnoli, il dipinto – acquistato per 36 milioni di euro da un cittadino britannico residente in Spagna – potrebbe restare esposto al grande pubblico.
L’opera «non finirà a casa del suo acquirente» perché quest’ultimo vuole che entri a far parte «di collezioni pubbliche ma, per il momento, sotto forma di prestito», ha spiegato al quotidiano El País, Jorge Coll, responsabile della galleria d’arte responsabile della sua vendita.
Dal lato del Prado sono cauti: «È un’opera privata, quindi il suo proprietario avrà l’ultima parola» sottolinea Miguel Falomir.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mons. Viganò offre la sua preghiera per il pittore Gasparro

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un messaggio di solidarietà per l’artista Giovanni Gasparro, che ora rischia sei mesi di carcere per aver dipinto un quadro che ritrae il martirio di San Simonino, il bambino secondo la tradizione cattolica (che, fino al Concilio Vaticano II, lo venerava come beato) trucidato dagli ebrei di Trento in un atto di omicidio rituale.
«La rappresentazione del martirio di San Simone di Trento risponde alla narrazione riportata negli atti processuali ed è confermata dagli studi di Ariele Toaff, in particolare da “Pasque di sangue”, pubblicato nel 2007» scrive monsignor Viganò, ricordando il famoso caso editoriale che oramai quasi due decenni fa sconvolse l’Italia e il mondo.
«Quanti accusano di antisemitismo i Cattolici che venerano come Martire il piccolo Simonino sono più preoccupati dei carnefici che della vittima, verso cui continuano a vomitare il loro odio».
La rappresentazione del martirio di San Simone di Trento risponde alla narrazione riportata negli atti processuali ed è confermata dagli studi di Ariele Toaff, in particolare da “Pasque di sangue”, pubblicato nel 2007.
Quanti accusano di antisemitismo i Cattolici che venerano… https://t.co/RQOVzgxvsI
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) September 25, 2025
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«Questa narrazione non incanta più nessuno» dichiara l’arcivescovo, che offre «Tutta la mia preghiera e solidarietà per Giovanni Gasparro».
Simonino di Trento, noto da tutti come San Simonino (1472-1475), bambino di due anni e mezzo, fu trovato morto durante la Pasqua del 1475, venerato come beato dalla Chiesa cattolica sino al Concilio Vaticano II. A seguito del ritrovamento in una roggia del corpo (che, secondo voci, da qualche parte ancora dovrebbe esserci…), quindici ebrei di Trento furono interrogati con la tortura, e confessarono. Furono messi a morte. Il culto di Simonino divenne nei secoli, e non solo per il mondo cattolico, la prova dell’esistenza dell’omicidio rituale ebraico.
Lo studio storico Pasque di Sangue, edito per i tipi prodiani de Il Mulino esamina il contesto storico e culturale dell’ebraismo ashkenazita medievale in diaspora, dove nacque l’accusa agli ebrei di compiere omicidi rituali di bambini cristiani durante la Pasqua, utilizzando il loro sangue per presunti riti anticristiani.
Nel saggio, da un lato Toaff rigetta l’idea di omicidi rituali come mito cristiano, in linea con la storiografia tradizionale che considera tali accuse una montatura delle autorità cristiane, dall’altro suggerisce che, pur mancando prove dell’uso magico o superstizioso del sangue, non si può escludere che singoli individui, forse legati a gruppi estremisti ashkenaziti, possano aver compiuto tali pratiche. In particolare, vi sarebbero elementi che farebbero pensare a collegamenti con culti cabalistici dell’ebraismo dell’Europa orientale.
Il libro fu precipitosamente ritirato dalle librerie poche ore dopo l’uscita, mentre sui giornali impazzava la polemica.
Toaff, va ricordato, è figlio del già rabbino capo di Roma Elio Toaff, la cui «amicizia» con Giovanni Paolo II è stata spesso raccontata ai media. Ariel, professore universitario che insegna storia medievale ad Haifa, ha recentemente pubblicato un post in lingua italiana sui social in cui condanna senza appello quanto Israele sta facendo a donne e bambini palestinesi.
Una smentita alle storie sull’omicidio di bambini è giunta la scorsa settimana per bocca dello stesso premier israeliano Beniamino Netanyahu in un suo intervento alla TV americana per negare che Israele abbia ucciso Charlie Kirk.
🚨🇮🇱🇺🇸 BREAKING: NETANYAHU claims “ISRAEL did NOT ASSASSINATE Charlie Kirk”
What an odd thing for a world leader who is busy bombing 7 countries to say… pic.twitter.com/Nc6WMWENif
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 12, 2025
«Nei secoli, specialmente nel Medio Evo, sono state dette le peggiori cose che si potevano dire riguardo agli ebrei: avvelenavamo i pozzi, noi bevevamo il sangue dei bambini cristiani… di tutto e di più… ciò è continuato sino all’Olocausto, i nazisti hanno detto le stesse cose» ha spiegato Netanyahu al canale della destra americana Newsmax, raccontando che ogni volta che queste cose sono state creduto ciò a portato a massacri, «culminando con il più grande massacro di tutti, l’Olocausto».
Nel frattempo, nel mondo impazzano le accuse per l’uccisione di migliaia di bambini, per bombe o per fame, nella campagna militare israeliana a Gaza.
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Quadro su San Simonino da Trento, chiesti sei mesi di carcere per il pittore Gasparro

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