Internet
Vietnam, repressione contro celebrità e cittadini per commenti online
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Dall’inizio dell’anno almeno quattro persone sono state arrestate, secondo Radio Free Asia. Anche un’ex concorrente di Miss Mondo ha ricevuto una multa dalle autorità per aver pubblicato un video di pettegolezzi sul mondo dello spettacolo. Nonostante le crescenti aperture economiche, il Vietnam non abbandona la censura sulle piattaforme social.
Il Vietnam continua a perseguitare le persone che sui social esprimono le loro opinioni. Solo la settimana scorsa sono stati arrestati Nguyen Chi Tuyen, creatore di due canali YouTube di commento politico molto popolari, e Hoang Viet Khanh, un utente Facebook di 41 anni che secondo le autorità ha pubblicato in internet materiale che «diffama il Partito comunista la Repubblica socialista del Vietnam».
Ma anche le celebrità non vengono risparmiate: Nguyen Le Nam Em, ex concorrente di Miss Mondo, dovrà pagare una multa di 37,5 milioni di dong (1.500 dollari) per aver pubblicato un video di «pettegolezzi» su personaggi del mondo dello spettacolo e aver menzionato l’ex leader del Paese Ho Chi Minh. «Questi contenuti provocano polemiche, rumore sui social network e la diffusione di molte informazioni negative», hanno comunicato le autorità locali.
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Gli arresti vengono eseguiti ai sensi dell’articolo 117, che secondo gli attivisti per i diritti umani è utilizzato per limitare la libertà di espressione e reprimere il dissenso. Nguyen Chi Tuyen verrà trattenuto in carcere per circa quattro mesi mentre verranno condotte le indagini, ha spiegato la polizia, che aveva già chiesto allo YouTuber di abbandonare il Paese.
Durante le sue ultime apparizioni online Tuyen aveva commentato l’adesione della Svezia alla NATO e altri eventi legati alla guerra tra Russia e Ucraina.
Secondo i dati raccolti da Radio Free Asia, solo quest’anno sono già state arrestate quattro persone, accusate di condividere sui social contenuti “contro lo Stato”.
Nonostante una crescente apertura ai commerci e agli investimenti, in Vietnam è aumentata la censura online, sottolinea il Nikkei Asia. La situazione ha iniziato a inasprirsi nel 2020, quando il Vietnam ha approvato il cosiddetto decreto 15, che ha introdotto sanzioni per coloro che diffondono notizie false o «informazioni che offendono la reputazione di agenzie o organizzazioni o l’onore e la dignità degli individui», si legge in un’analisi pubblicata dallo studio legale Tilleke & Gibbins.
Commentando la multa comminata a Nguyen Le Nam Em, il ministero dell’Informazione del Vietnam ha ricordato che anche le aziende hanno la responsabilità di mantenere internet «pulito».
Il governo, inoltre, lo scorso anno ha pubblicato una serie di liste (nere e bianche) in cui sono stati catalogati centinaia di profili Facebook, YouTube e TikTok.
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Internet
Meta avrebbe chiuso un occhio sul traffico sessuale: ulteriori documenti del tribunale
Ulteriori documenti giudiziari appena desecretati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, avrebbe tollerato per anni la presenza di account coinvolti nel traffico sessuale di minori, applicando una politica incredibilmente permissiva che permetteva fino a 17 violazioni prima di sospendere un profilo.
L’accusa emerge da una maxi-causa intentata in California da oltre 1.800 querelanti – tra cui distretti scolastici, minori, genitori e procuratori generali di vari Stati – che imputano ai colossi dei social (Meta, YouTube, TikTok e Snapchat) di aver perseguito «una crescita a ogni costo», ignorando deliberatamente i danni fisici e psicologici inflitti ai bambini dalle loro piattaforme.
L’ex responsabile della sicurezza di Instagram, Vaishnavi Jayakumar, ha testimoniato sotto giuramento di essere rimasta sconcertata nello scoprire la regola interna dei «17 avvertimenti»: un account poteva violare fino a 16 volte le norme su prostituzione e adescamento sessuale prima di essere sospeso alla diciassettesima infrazione. «È una soglia altissima, fuori da ogni standard di settore», ha dichiarato.
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I documenti dimostrano che Meta era pienamente consapevole di milioni di contatti tra adulti sconosciuti e minori, dell’aggravamento dei problemi mentali negli adolescenti e della presenza diffusa (ma raramente rimossa) di contenuti su suicidio, disturbi alimentari e abusi sessuali su minori.
Solo dopo le denunce Meta ha annunciato a USA Today di aver abbandonato la politica dei 17 avvertimenti, passando a una regola di «una sola segnalazione» con rimozione immediata degli account coinvolti nello sfruttamento umano.
L’azienda è sotto pressione crescente negli Stati Uniti: all’inizio dell’anno, dopo le rivelazioni sui chatbot AI di Meta che intrattenevano conversazioni sessuali con minori, sono state introdotte nuove restrizioni per gli account adolescenti, consentendo ai genitori di bloccare le interazioni con i bot.
A livello globale la situazione è altrettanto critica: la Russia ha bollato Meta come «organizzazione estremista» nel 2022; nell’UE l’azienda affronta una raffica di procedimenti, tra cui una multa antitrust da 797 milioni di euro per Facebook Marketplace e numerose cause per violazione di copyright, protezione dati e pubblicità mirata in Spagna, Francia, Germania e Norvegia.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate varie accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
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Due anni fa durante un’audizione al Senato americano era stato denunciato da senatori e testimoni come i social media ignorano le reti pedofile che operano sulle loro piattaforme.
Secondo il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento, Meta avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,
Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.
L’ultima tornata di documenti del tribunale aveva mostrato anche che Meta avrebbe insabbiato le ricerche sulla salute mentale degli utenti Facebook.
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Immagine di Minette Lontsie via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Meta ha insabbiato la ricerca sulla salute mentale di Facebook: documenti in tribunale
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