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La polizia russa ordina la distruzione del gigantesco pene di neve

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Uno scherzo degli studenti dell’Università Federale Russa degli Urali (URFU) nella città di Ekaterinburg si è concluso con l’intervento della polizia, hanno riferito nei giorni scorsi i giornali locali.

 

La quarta città più grande della Russia è stata in realtà tormentata da sculture di neve di peni eretti per settimane, spingendo alcuni residenti a chiedere alle autorità di reprimere la pratica, riporta il Moscow Times.

 

Il primo fallo di neve è apparso accanto a una scuola in Lenin Avenue. Gli operai municipali hanno rapidamente demolito la scultura, ma era troppo tardi per fermare quella che Yekaterinburg Online ha definito «un’ondata di neve genitale». Gli studenti della città hanno realizzato peni nei cortili dei dormitori, in prossimità di università, parchi e persino di fronte alla famosa Torre Iset di Ekaterinburg e al Teatro dell’Opera e del Balletto.

 

Tuttavia, la repressione si è abbattuta sulle fredde vergogne universitarie: le forze dell’ordine hanno ordinato a degli studenti di distruggere una delle grandi aste nivee eretta nel giardino di un dormitorio.


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Secondo quanto riferito, gli studenti avevano impiegato circa quattro ore per costruire un bianco fallo gigante. Tuttavia, quando avevano quasi finito, una pattuglia della polizia e giunta sul posto. Le forze dell’ordine hanno quindi chiesto che la scultura venisse demolita immediatamente. Altrimenti, qualora avessero rifiutato la distruzione dell’immane pene di neve, i suoi creatori sarebbero stati tradotti alla vicina stazione di polizia per ulteriori procedimenti legali.

 

Gli audaci discenti hanno dunque deciso optato per disintegrazione del grande simulacro invernale del membro maschile.

 

Un video emerso sui social e poi pubblicato da diversi media locali russi mostra tre persone che cercano di distruggere la scultura con le pale e si lanciano contro di essa in tentativi piuttosto futili di abbatterla. Tuttavia, nonostante la difficoltà causata dalla durezza del goliardico lingam, alla fine ci sono riusciti, secondo quanto riportato dai media.

 

Un video mostra la glaciale verga scultorea abbattuta senza alcuna pietà da una ruspa. Dalle immagini tuttavia risulta evidente che si tratti di un oggetto tutto di un pezzo, che si spezza ma non si piega.

 

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L’incidente è diventato l’ultimo episodio di una bizzarra tendenza che ha travolto la città degli Urali questo mese. Tutto è iniziato con alcuni studenti dell’URFU che hanno eretto una scultura simile – anche se secondo quanto riferito più piccola – vicino a un altro edificio universitario il 31 ottobre.

 

L’idea sembrava prendere piede poiché sculture simili, grandi e piccole, apparvero presto in vari quartieri della città, per lo più vicino a campus studenteschi o edifici appartenenti alle università e ai college della città. In alcuni casi, i servizi pubblici comunali hanno dovuto utilizzare un bulldozer per rimuoverli.

 

La questione ha attirato l’attenzione delle autorità locali, tanto che il vicesindaco della città, Aleksey Bubnov, l’ha definita una «provocazione».

 

«Se offendono qualcuno, allora si tratta di un reato amministrativo», ha detto il Bubnov ai media locali all’inizio di novembre, invitando la polizia e la società civile a opporsi a coloro che sono dietro gli scherzi, invitando i residenti della città a inviare le foto delle sculture alle autorità in modo che possano essere rimosse.

 

Il sindaco di Ekaterinburg Alexei Orlov ha condannato l’apparizione dei peni di neve come un «oltraggio».

 

Un gruppo di residenti di Caterimburgo ha anche creato una petizione su Change.org, chiedendo la fine di quello che hanno definito il flashmob «pseudo-artistico» che presumibilmente danneggia l’immagine della città. Perché, a differenza di altre attività, lo scherzo è bello se dura poco.

 

Non molto tempo dopo lo scandalo, e per completa coincidenza, le foto di un ano gigante costruito in un centro commerciale di Ekaterinburg all’inizio di ottobre hanno iniziato a circolare in tutta la Russia. I medici avevano utilizzato tale scultura per diffondere la consapevolezza del cancro intestinale.

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«Posseduta» inseguita dalla polizia: il video fa il giro della rete. Prendeva farmaci?

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Un classico inseguimento della polizia americana, filmato dagli elicotteri delle TV private, è giunto a una conclusione violenta quando una sospettata ha sbattuto frontalmente un furgone contro un muro di veicoli fermi su un’autostrada trafficata nel sud della California questa settimana.   L’incidente si è consumato intorno alle 4.20 di mattina dello scorso venerdì in località Venice, noto comune fuori Los Angeles che si affaccia sull’Oceano Pacifico.   Due agenti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles (LAPD) sono rimasti feriti quando una donna ha speronato in retromarcia nella loro auto di pattuglia e poi è fuggita dalla scena, riferisce Fox 11.

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I giornalisti locali definiscono l’inseguimento che ne seguì uno dei più pericolosi a cui abbiano mai assistito.   La polizia di Los Angeles ha inseguito il furgone sulla I-405, eseguendo diverse manovre PIT che non hanno avuto successo nel neutralizzare il veicolo.   All’improvviso, la donna al volante ha fatto un’inversione a U e ha iniziato a guidare direttamente nel traffico in arrivo, schiantandosi contro almeno un veicolo prima di proseguire.   Alla fine le autorità sono riuscite a bloccare l’autostrada, creando una sacca di spazio dove la fuggiasca poteva guidare senza mettere in pericolo gli altri automobilisti.   Tuttavia, mentre la signora si avvicinava a una fila di veicoli fermi, si è lanciata a tutta velocità contro più auto e un rimorchio.     Almeno un automobilista può essere visto fuggire dalla sua auto dopo che è stata colpita mentre un altro uomo sarebbe rimasto intrappolato all’interno della sua berlina a causa di estesi danni.   La tizia può essere vista salire sul tetto del furgone prima di strisciare sul cofano del grande camion. Alla fine gli agenti l’hanno trascinata a terra e l’hanno presa in custodia.   Le immagini che mostrano la donna insanguinata e con gli occhi spiritati hanno spinto gli utenti dei social media a speculare se fosse «posseduta».  

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Incredibilmente non si sono registrati feriti gravi a seguito degli scontri.   Le autorità non hanno rilasciato informazioni sulla signora arrestata o sulle accuse che potrebbe dover affrontare al momento.   Parimenti, non sappiamo se avesse assunto droghe di qualche tipo: illegali o legali – è possibile che si tratti di un episodio psicotico causato dagli psicofarmaci?   Come sempre, nessuna cronaca menziona la possibilità, nonostante la soverchiante quantità di casi del genere centrati su individui sotto droghe psichiatriche.

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Trafficante di droga latitante catturato mentre passeggiava con un delfino morto

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La polizia russa ha arrestato un sospettato di traffico di droga di 40 anni, dopo che è stato visto dalle telecamere a circuito chiuso mentre trasportava con disinvoltura quello che è stato descritto come un «delfino morto» nella località di Sochi sul Mar Nero.

 

Un bizzarro video che circola online mostra l’uomo, che era su una lista di ricercati, mentre trasporta il cetaceo defunto nel suo appartamento.

 

La polizia locale ha detto giovedì che dopo aver esaminato il filmato, ha identificato l’uomo come un fuggitivo della regione di Mosca, ricercato con l’accusa di traffico di droga.

 

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La polizia russa ha descritto l’animale come un «delfino morto», anche se i filmati suggeriscono che in realtà si trattasse di una focena, una piccola specie di balena imparentata più con i beluga e i narvali che con i delfini.

 

L’animale era già morto quando il sospettato lo ha trovato sulla spiaggia, ha osservato la polizia, senza spiegare perché avesse deciso di portarlo con sé.

 

Il sospettato è stato preso in custodia nella sua residenza nella cittadina balneare di Adler, appena a sud di Sochi. Tra breve sarà consegnato alle autorità della regione di Mosca per affrontare l’accusa di traffico di droga in quantità eccezionalmente elevate. Se ritenuto colpevole, rischia tra i 15 e i 20 anni dietro le sbarre.

 

Come riportato da Renovatio 21, il traffico di droga e le grandi creature marine si sono incrociati in un’altra storia di questi tempi, quella degli squali strafatti di cocaina a causa dei carichi criminali finiti in mare.

 

È noto che cetacei sono stati addestrati per fini militari, al punto che vi è un beluga in Norvegia sospettato di essere una spia russa. È possibile che le organizzazioni criminali utilizzino i mammiferi marini per i loro loschi piani?

 

Ci chiediamo quindi: che anche la focena morta del Mar Nero fosse direttamente coinvolta in uno schema di narcotraffico?

 

Dopo le nefandezze viste in questi ultimi mesi da parte di orche, delfini e balenotteri, niente ci potrebbe ancora stupire.

 

Anzi diciamo pure che non vi sarebbe nessuna sorpresa a scoprire che la bestia marina era in realtà il vero capo del traffico criminale.

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Accademici della Nuova Guinea attaccano Biden per i discorsi sullo zio cannibalizzato

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Gli accademici della Papua Nuova Guinea hanno criticato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per aver insinuato che i loro connazionali avessero mangiato suo zio dopo un incidente aereo in tempo di guerra. Le tribù locali «non mangiano semplicemente gli uomini bianchi caduti dal cielo», ha detto un professore al quotidiano britannico Guardian.   Mercoledì, parlando a una manifestazione elettorale in Pennsylvania, Biden ha raccontato il presunto destino del secondo tenente Ambrose J Finnegan Jr., il cui aereo da ricognizione fu «abbattuto in Nuova Guinea» nel 1944. «Non hanno mai trovato il suo corpo», ha detto Biden, «perché una volta c’erano molti cannibali – davvero – in quella parte della Nuova Guinea».   Michael Kabuni, docente di scienze politiche all’Università della Papua Nuova Guinea, ha detto al Guardian che, sebbene il cannibalismo fosse storicamente praticato da alcune tribù che abitavano il Paese, «non mangiavano semplicemente tutti gli uomini bianchi caduti dal cielo».   «Il gruppo melanesiano… è un popolo molto orgoglioso», ha detto il professor Kabuni. «E troverebbero questo tipo di categorizzazione molto offensivo. Non perché qualcuno dica “oh, in Nuova Guinea c’era il cannibalismo” – sì, lo sappiamo, è un dato di fatto. Ma toglierlo dal contesto e insinuare che tuo zio salti giù dall’aereo e in qualche modo pensiamo che sia un buon pasto è inaccettabile».   La carne umana non era un alimento base nella dieta melanesiana, ha spiegato il dottor Kabuni. Invece, alcune tribù mangiano i loro parenti defunti come usanza funeraria, ha detto al giornale britannico. Secondo l’Università dell’Australia Occidentale, la pratica scatenò l’epidemia di una malattia mortale conosciuta come «Kuru» e si estinse all’inizio degli anni Sessanta.

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«In realtà sono senza parole», ha detto al Guardian il leader dell’opposizione della Papua Nuova Guinea, Allan Bird. «Non mi sento offeso. Ð davvero divertente. Sono sicuro che quando Biden era bambino, queste sono le cose che sentiva dire dai suoi genitori. E probabilmente gli è rimasto impresso per tutta la vita».   Il professore di economia Maholopa Laveil ha sostenuto che Biden avrebbe dovuto scegliere meglio le sue parole, considerando che gli Stati Uniti hanno firmato un patto di sicurezza con la Papua Nuova Guinea l’anno scorso. Una volta raggiunto l’accordo, Washington sta attualmente tentando di spingere il Paese a uscire da un patto separato con la Cina.   «Per un presidente degli Stati Uniti dire questo – soprattutto dopo che molti accordi sono stati siglati con PNG e il lavoro che hanno svolto nel Pacifico – anche a braccio, non penso che si sarebbe dovuto dire affatto», ha detto il professor Laveil.   Secondo i registri militari ufficiali, lo zio Finnegan è stato ucciso quando il suo aereo si è schiantato «per ragioni sconosciute» al largo della costa settentrionale dell’isola. “Un membro dell’equipaggio è sopravvissuto ed è stato salvato da una chiatta di passaggio”, afferma la POW/MIA Accounting Agency del Pentagono (l’ente per i prigionieri di guerra e i caduti), aggiungendo che «una ricerca aerea il giorno successivo non ha trovato traccia dell’aereo scomparso o dei membri dell’equipaggio dispersi».   Biden ha una lunga esperienza nell’esagerare il proprio coinvolgimento in eventi storici. L’81enne ha affermato falsamente di aver visitato Ground Zero a New York il giorno dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, di essere stato arrestato mentre tentava di far visita a Nelson Mandela in una prigione sudafricana e di aver marciato con manifestanti per i diritti civili negli anni Sessanta.   Si tratta di quantità di balle ripetute in ogni momento della sua carriera.   Come riportato da Renovatio 21, il Biden al mendacio più spudorato ha aggiunto talvolta anche il plagio, come dimostrato dal caso dei discorsi copiati da quelli del politico laburista britannico Neil Kinnock, del quale ripeteva pure i dettagli biografici sulla sua famiglia.   Varie volte egli dovette scusarsi perché beccato a mentire spudoratamente, talvolta peggiorando la sua situazione. Al ritiro dalla campagna presidenziale 1987, La Repubblica (sì, La Repubblica), aveva intitolato «Casa Bianca, si ritira Biden, il candidato copione».   C’è da chiedersi: una carriera politica riuscita nonostante le menzogne o grazie alle menzogne?   Se esistesse ancora una stampa libera, se lo starebbe chiedendo da lungo tempo.   Perché questo è l’uomo che ci sta portando verso la Terza Guerra Mondiale.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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