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Nipote di SS ucraino picchia soldato transessuale. Poi si scusa e proclama che «le donne trans sono donne»

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Un soldato transessuale ucraino è stato aggredito per le strade di Leopoli martedì notte, quando un aggressore che, secondo quanto riferito, lo ha insultato prima di colpirlo in faccia con violenza. Un gruppo per i diritti LGBT ha esortato i funzionari federali ad agire sul caso. Lo riporta il sito russo RT.

 

Identificata solo come «Helen», il trans-soldato avrebbe detto al sito Kyiv Pride che stava visitando la città dell’Ucraina occidentale per essere presente al funerale di sua madre, ma è stata avvicinata da un uomo che ha iniziato a «parlare in modo aggressivo».

 

«Helen gli ha chiesto di andarsene, e un attimo dopo l’uomo le ha dato un pugno sul naso, dicendo “Cosa sei, f****o?’», ha detto l’organizzazione LGBTQ in un post sui social media. «Il colpo ha fatto perdere l’equilibrio a Helen e lui l’ha presa a pugni più volte finché non è riuscita a spostarsi di qualche metro».

 

 

 

Parti dell’attacco sono state riprese in video sia da Helen che da un passante, dove si vede il milite transgender sanguinare dopo aver preso un calcio in faccia. Il transessuale soldato ha detto che mentre alcune persone hanno assistito all’aggressione, tuttavia nessuno ha tentato di intervenire.

 

Il filmato dell’incidente sembra mostrare che un uomo tenta di afferrare l’aggressore, ma si arrende rapidamente e gli ha permesso di andarsene.

 

 

La storia, tuttavia, non è finita.

 

In un colpo di scena da stropicciarsi gli occhi, l’indomani viene caricato in rete un video in cui la vittima e l’aggressore sono insieme, con quest’ultimo che si scusa profusamente per l’attacco.

 

Nel video, messo in circolo da «Helen», il transessuale istruisce il suo carnefice su come deve scusarsi.

 

L’uomo per qualche motivo esordisce ammettendo il suo «orientamento di destra». Poi fornisce dettagli impagabili sulla motivazione dell’aggressione.

 

«Sono il nipote di un ricognitore della divisione SS Galizia», ha detto, riferendosi alla 14ª divisione Waffen SS Grenadier, un’unità tedesca nazista dell’era della Seconda Guerra Mondiale, composta principalmente da collaborazionisti di etnia ucraina.

 

 

Il nipote SS quindi tenta di spiegare il suo assalto al soldato trans con il fatto che lo considera «innaturale», cosa per cui provava «disagio».

 

«Comunque, comunque, mi scuso per il mio comportamento. E sarò più tollerante nei confronti delle donne e degli uomini transgender», dichiara l’aggressore pentito scandendo bene le parole.

 

Il transessuale quindi demanda che l’aggressore proclami che «le donne transgender sono donne», che immaginiamo essere il nuovo granello di incenso richiesto dall’Imperatore per poter continuare a vivere. Qui il ragazzo con il nonno SS mostra qualche esitazione, dicendo che non era a conoscenza di quale fosse la cosa «corretta» da dire.

 

Alla fine, tuttavia, l’uomo cede: «OK: le donne transgender sono transgender» professa in video, apparentemente non felicissimo.

 

Il soldato «Helen» non è l’unico militare transgender che combatte per conto di Kiev a fare notizia negli ultimi mesi. Sarah Ashton-Cirillo, cittadino americano transessuale ed ex giornalista, è stato poc’anzi stato nominato portavoce delle forze di difesa territoriale dell’Ucraina all’inizio di quest’anno.

 

Nel suo esordio come portavoce, ha dichiarato che i russi non sono esseri umani e ha lanciato un boicottaggio della CNN.

 

La strana convivenza tra il neonazismo e l’omosessualismo nell’Ucraina post-Maidan è emersa anche al recente Gay Pride di Monaco di Baviera, dove un cantante presumibilmente gay o giù di lì, ha cantato canzoni con slogan dell’idolo ucronazista Stepan Bandera, il teorico del nazionalismo integralista ucraino nonché collaborazionista della Germania Nazista durante la Seconda Guerra Mondiale e i programmi di sterminio di Hitler.

 

«Batko nash Bandera – Ucraina mati»: il nostro padre è Bandera, l’Ucraina è la nostra madre, ha cantato la popstar Melovin, facendo ripetere al pubblico, tra bandiere ucraine e arcobaleni LGBT.

 

 

Il cantante parrebbe aver anche visitato la tomba di Bandera a Monaco.

 

 

Più confusi di così, in verità, non riusciamo ad essere. Tuttavia forse è proprio quello lo sforzo: rintronarci a suon di dissonanze cognitive, di modo da farci mollare ogni legame possibile con la realtà oggettiva.

 

La maggior parte delle frasi scritte in questo articolo, dal titolo in giù, sarebbero da mal di testa se lette solo qualche anno fa.

 

Ma è il mondo che hanno preparato sotto i nostri occhi, senza che potessimo fare nulla per fermarli.

 

 

 

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«Posseduta» inseguita dalla polizia: il video fa il giro della rete. Prendeva farmaci?

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Un classico inseguimento della polizia americana, filmato dagli elicotteri delle TV private, è giunto a una conclusione violenta quando una sospettata ha sbattuto frontalmente un furgone contro un muro di veicoli fermi su un’autostrada trafficata nel sud della California questa settimana.

 

L’incidente si è consumato intorno alle 4.20 di mattina dello scorso venerdì in località Venice, noto comune fuori Los Angeles che si affaccia sull’Oceano Pacifico.

 

Due agenti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles (LAPD) sono rimasti feriti quando una donna ha speronato in retromarcia nella loro auto di pattuglia e poi è fuggita dalla scena, riferisce Fox 11.

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I giornalisti locali definiscono l’inseguimento che ne seguì uno dei più pericolosi a cui abbiano mai assistito.

 

La polizia di Los Angeles ha inseguito il furgone sulla I-405, eseguendo diverse manovre PIT che non hanno avuto successo nel neutralizzare il veicolo.

 

All’improvviso, la donna al volante ha fatto un’inversione a U e ha iniziato a guidare direttamente nel traffico in arrivo, schiantandosi contro almeno un veicolo prima di proseguire.

 

Alla fine le autorità sono riuscite a bloccare l’autostrada, creando una sacca di spazio dove la fuggiasca poteva guidare senza mettere in pericolo gli altri automobilisti.

 

Tuttavia, mentre la signora si avvicinava a una fila di veicoli fermi, si è lanciata a tutta velocità contro più auto e un rimorchio.

 

 

Almeno un automobilista può essere visto fuggire dalla sua auto dopo che è stata colpita mentre un altro uomo sarebbe rimasto intrappolato all’interno della sua berlina a causa di estesi danni.

 

La tizia può essere vista salire sul tetto del furgone prima di strisciare sul cofano del grande camion. Alla fine gli agenti l’hanno trascinata a terra e l’hanno presa in custodia.

 

Le immagini che mostrano la donna insanguinata e con gli occhi spiritati hanno spinto gli utenti dei social media a speculare se fosse «posseduta».

 

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Incredibilmente non si sono registrati feriti gravi a seguito degli scontri.

 

Le autorità non hanno rilasciato informazioni sulla signora arrestata o sulle accuse che potrebbe dover affrontare al momento.

 

Parimenti, non sappiamo se avesse assunto droghe di qualche tipo: illegali o legali – è possibile che si tratti di un episodio psicotico causato dagli psicofarmaci?

 

Come sempre, nessuna cronaca menziona la possibilità, nonostante la soverchiante quantità di casi del genere centrati su individui sotto droghe psichiatriche.

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Trafficante di droga latitante catturato mentre passeggiava con un delfino morto

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La polizia russa ha arrestato un sospettato di traffico di droga di 40 anni, dopo che è stato visto dalle telecamere a circuito chiuso mentre trasportava con disinvoltura quello che è stato descritto come un «delfino morto» nella località di Sochi sul Mar Nero.   Un bizzarro video che circola online mostra l’uomo, che era su una lista di ricercati, mentre trasporta il cetaceo defunto nel suo appartamento.   La polizia locale ha detto giovedì che dopo aver esaminato il filmato, ha identificato l’uomo come un fuggitivo della regione di Mosca, ricercato con l’accusa di traffico di droga.  

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La polizia russa ha descritto l’animale come un «delfino morto», anche se i filmati suggeriscono che in realtà si trattasse di una focena, una piccola specie di balena imparentata più con i beluga e i narvali che con i delfini.   L’animale era già morto quando il sospettato lo ha trovato sulla spiaggia, ha osservato la polizia, senza spiegare perché avesse deciso di portarlo con sé.   Il sospettato è stato preso in custodia nella sua residenza nella cittadina balneare di Adler, appena a sud di Sochi. Tra breve sarà consegnato alle autorità della regione di Mosca per affrontare l’accusa di traffico di droga in quantità eccezionalmente elevate. Se ritenuto colpevole, rischia tra i 15 e i 20 anni dietro le sbarre.   Come riportato da Renovatio 21, il traffico di droga e le grandi creature marine si sono incrociati in un’altra storia di questi tempi, quella degli squali strafatti di cocaina a causa dei carichi criminali finiti in mare.   È noto che cetacei sono stati addestrati per fini militari, al punto che vi è un beluga in Norvegia sospettato di essere una spia russa. È possibile che le organizzazioni criminali utilizzino i mammiferi marini per i loro loschi piani?   Ci chiediamo quindi: che anche la focena morta del Mar Nero fosse direttamente coinvolta in uno schema di narcotraffico?   Dopo le nefandezze viste in questi ultimi mesi da parte di orche, delfini e balenotteri, niente ci potrebbe ancora stupire.   Anzi diciamo pure che non vi sarebbe nessuna sorpresa a scoprire che la bestia marina era in realtà il vero capo del traffico criminale.

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Accademici della Nuova Guinea attaccano Biden per i discorsi sullo zio cannibalizzato

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Gli accademici della Papua Nuova Guinea hanno criticato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per aver insinuato che i loro connazionali avessero mangiato suo zio dopo un incidente aereo in tempo di guerra. Le tribù locali «non mangiano semplicemente gli uomini bianchi caduti dal cielo», ha detto un professore al quotidiano britannico Guardian.

 

Mercoledì, parlando a una manifestazione elettorale in Pennsylvania, Biden ha raccontato il presunto destino del secondo tenente Ambrose J Finnegan Jr., il cui aereo da ricognizione fu «abbattuto in Nuova Guinea» nel 1944. «Non hanno mai trovato il suo corpo», ha detto Biden, «perché una volta c’erano molti cannibali – davvero – in quella parte della Nuova Guinea».

 

Michael Kabuni, docente di scienze politiche all’Università della Papua Nuova Guinea, ha detto al Guardian che, sebbene il cannibalismo fosse storicamente praticato da alcune tribù che abitavano il Paese, «non mangiavano semplicemente tutti gli uomini bianchi caduti dal cielo».

 

«Il gruppo melanesiano… è un popolo molto orgoglioso», ha detto il professor Kabuni. «E troverebbero questo tipo di categorizzazione molto offensivo. Non perché qualcuno dica “oh, in Nuova Guinea c’era il cannibalismo” – sì, lo sappiamo, è un dato di fatto. Ma toglierlo dal contesto e insinuare che tuo zio salti giù dall’aereo e in qualche modo pensiamo che sia un buon pasto è inaccettabile».

 

La carne umana non era un alimento base nella dieta melanesiana, ha spiegato il dottor Kabuni. Invece, alcune tribù mangiano i loro parenti defunti come usanza funeraria, ha detto al giornale britannico. Secondo l’Università dell’Australia Occidentale, la pratica scatenò l’epidemia di una malattia mortale conosciuta come «Kuru» e si estinse all’inizio degli anni Sessanta.

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«In realtà sono senza parole», ha detto al Guardian il leader dell’opposizione della Papua Nuova Guinea, Allan Bird. «Non mi sento offeso. Ð davvero divertente. Sono sicuro che quando Biden era bambino, queste sono le cose che sentiva dire dai suoi genitori. E probabilmente gli è rimasto impresso per tutta la vita».

 

Il professore di economia Maholopa Laveil ha sostenuto che Biden avrebbe dovuto scegliere meglio le sue parole, considerando che gli Stati Uniti hanno firmato un patto di sicurezza con la Papua Nuova Guinea l’anno scorso. Una volta raggiunto l’accordo, Washington sta attualmente tentando di spingere il Paese a uscire da un patto separato con la Cina.

 

«Per un presidente degli Stati Uniti dire questo – soprattutto dopo che molti accordi sono stati siglati con PNG e il lavoro che hanno svolto nel Pacifico – anche a braccio, non penso che si sarebbe dovuto dire affatto», ha detto il professor Laveil.

 

Secondo i registri militari ufficiali, lo zio Finnegan è stato ucciso quando il suo aereo si è schiantato «per ragioni sconosciute» al largo della costa settentrionale dell’isola. “Un membro dell’equipaggio è sopravvissuto ed è stato salvato da una chiatta di passaggio”, afferma la POW/MIA Accounting Agency del Pentagono (l’ente per i prigionieri di guerra e i caduti), aggiungendo che «una ricerca aerea il giorno successivo non ha trovato traccia dell’aereo scomparso o dei membri dell’equipaggio dispersi».

 

Biden ha una lunga esperienza nell’esagerare il proprio coinvolgimento in eventi storici. L’81enne ha affermato falsamente di aver visitato Ground Zero a New York il giorno dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, di essere stato arrestato mentre tentava di far visita a Nelson Mandela in una prigione sudafricana e di aver marciato con manifestanti per i diritti civili negli anni Sessanta.

 

Si tratta di quantità di balle ripetute in ogni momento della sua carriera.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Biden al mendacio più spudorato ha aggiunto talvolta anche il plagio, come dimostrato dal caso dei discorsi copiati da quelli del politico laburista britannico Neil Kinnock, del quale ripeteva pure i dettagli biografici sulla sua famiglia.

 

Varie volte egli dovette scusarsi perché beccato a mentire spudoratamente, talvolta peggiorando la sua situazione. Al ritiro dalla campagna presidenziale 1987, La Repubblica (sì, La Repubblica), aveva intitolato «Casa Bianca, si ritira Biden, il candidato copione».

 

C’è da chiedersi: una carriera politica riuscita nonostante le menzogne o grazie alle menzogne?

 

Se esistesse ancora una stampa libera, se lo starebbe chiedendo da lungo tempo.

 

Perché questo è l’uomo che ci sta portando verso la Terza Guerra Mondiale.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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