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Geopolitica

516° giorno di guerra

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– La controffensiva ucraina è in ritardo, ma procede secondo i piani, ha affermato il ministro della Difesa ucraino Reznikov in un’intervista alla CNN. Inoltre, ha affermato che Kiev continuerà a colpire il ponte di Crimea.

 

– Putin: la Russia si aspetta un raccolto di grano record, e quindi è pronta a sostituire il grano ucraino sia su base commerciale che gratuitamente.

 

– Dopo gli attacchi russi di stanotte ai porti ucraini di Reni e Izmail, al confine con la Romania, la circolazione navale sul Danubio è completamente ferma. Ci sono circa 50 navi ancorate nel fiume.

 

– Vladimir Putin ha firmato la legge sull’introduzione del rublo digitale e la creazione di un’apposita piattaforma elettronica.

 

– L’esercitazione congiunta della Marina russa e della Marina cinese, nota come “Nord/Interazione-2023”, si è conclusa ieri.

 

– Drone kamikaze Geran colpisce il porto di Reni.

 

 

 

– Il ministro delle finanze Siluanov dice che quest’anno il bilancio avrà un deficit del 2% (3.000 miliardi). L’incognita maggiore sono le rimesse energetiche da cui sono attesi 8.000 miliardi e che sono ferme a 3.382.

 

– Il ministro dell’Industria e del commercio russo Manturov dice che la produzione mensile di armi sta raggiungendo i volumi dell’intero 2022. Allo stesso tempo il comparto della difesa ha bisogno di 16.000 specialisti.

 

– L’ Agenzia internazionale dell’energia (IEA) avverte che attualmente, fra tubo e LNG, l’UE importa dalla Russia circa 48 miliardi di metri cubi l’anno. Per un raffronto: nel 2021 erano 129.

 

– Gli Stati Uniti «non sono riusciti a monitorare l’uso finale delle attrezzature militari» fornite all’Ucraina nell’anno fiscale 2022, secondo un rapporto dell’ispettore generale pubblicato di recente.

 

– Cattura di soldati ucraini nella zona di Kremensk.

 

 

 

– Putin e Lukashenko oggi sono arrivati a Valaam. I presidenti hanno visitato il monastero della Trasfigurazione.

 

– Il sindaco di Odessa Trukhanov (considerato russofilo prima della guerra) ai russi: Se solo sapeste quanto Odessa vi odia e vi disprezza. State combattendo contro neonati e chiese ortodosse. I vostri missili colpiscono i cimiteri. Non ci spezzerete ma aumenterete la nostra rabbia.

 

– Bergoglio propone di incontrare Kirill in un aeroporto Mosca nello scalo da ritorno dal viaggio pastorale in Mongolia.

 

Bloomberg: L’Ucraina deve far rientrare almeno una parte dei 2,8 milioni di donne che hanno lasciato il paese per avere la possibilità di una ripresa economica. Altrimenti, le perdite ammonteranno a 20 miliardi di dollari all’anno, che facilmente azzererà il pacchetto di aiuti quadriennali proposto dalla UE a Kiev.

 

– Lukashenko riporta le parole inquietanti dei «wagneriti» che vorrebbero andare in Occidente per «un’escursione».

 

 

– La Russia propone ai paesi BRICS di creare il proprio modulo per la stazione orbitale russa, dove saranno condotte ricerche scientifiche, ha affermato Borisov, capo di Roscosmos. Si prevede che il primo modulo della nuova stazione verrà lanciato nel 2027 e gli astronauti potranno raggiungerlo nel 2028.

 

– Il presidente della Repubblica Centrafricana Tuadera ha dichiarato in un’intervista ad Al Arabiya di aver firmato un accordo di cooperazione per la difesa con la Russia che consente lo schieramento di truppe russe nel Paese.

 

– La banca centrale russa ha rialzato i tassi per la prima volta dall’inizio della guerra. Ora sono all’ 8,5%.

 

– Zelensky ha rassicurato i suoi alleati occidentali all’Aspen Security Forum dicendo che la controffensiva sta per «guadagnare slancio» (Financial Times)

 

– Gay Pride ucraino in Germania: «il Donbass è gay».

 

 

 

Wall Street Journal: I funzionari occidentali sapevano che Kiev non aveva armi sufficienti per una controffensiva, ma speravano nella «intraprendenza» dell’esercito ucraino, queste speranze non si sono concretizzate. Ora la controffensiva possa rischia di finire in un vicolo cieco.

 

– Il numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati dalla UE a cittadini russi nel 2022 è stato di 94.000. Tuttavia, correggendo il dato tenendo conto dei Paesi che non hanno comunicato statistiche, si potrebbe arrivare vicino a 100.000.

 

– Drone kamikaze russo Lancet contro un carrarmato Leopard.

 

 

 

– In Russia è stato fatto il primo passo verso una rete di satelliti a bassa orbita, analogo di Starlink.

 

– Le sorprese delle sanzioni… Le Maldive sono al secondo posto nella fornitura di semiconduttori alla Russia subito dopo la Cina. In un anno e mezzo, le Maldive, dove non esiste alcuna industria dei semiconduttori, hanno trasferito in Russia microchip per un valore di 53,6 milioni di dollari. Presumibilmente, si tratta di 400mila semiconduttori di fabbricazione americana. Le consegne sono aumentate vertiginosamente lo scorso maggio, quando sono ripresi i voli Aeroflot da Mosca alla capitale delle Maldive, Malé.

 

– Ma le sanzioni hanno creato problemi ai Russi? L’87%, in un sondaggio Levada, dice di no.

 

– Immagini satellitari della base di addestramento della Wagner in Bielorussia.

 

 

 

– L’Ucraina riceverà caccia F-16 americani, ma anche se la decisione in merito venisse presa domani, il trasferimento degli aerei e l’inizio del loro utilizzo da parte di Kiev richiederebbero mesi, ha dichiarato il segretario di Stato americano Anthony Blinken in un’intervista alla CNN.

 

– Ozon, la versione russa di Amazon, assume 500 ex detenuti. L’operazione è presentata, a fini promozionali, come una campagna di rilievo sociale, ma sicuramente gioca un ruolo anche la piena occupazione portata dalla guerra.

 

– La delegazione russa guidata da Shoigu visiterà la Corea del Nord Il 25-27 luglio per partecipare alle celebrazioni in occasione del 70° anniversario della vittoria del popolo coreano nella guerra 1950-53, ha riferito il Ministero della Difesa russo.

 

Washington Post: lo sminamento dell’Ucraina potrebbe richiedere 757 anni. L’area minata ha all’incirca le dimensioni dell’Uruguay o della Florida.

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia e Intel Slava Z.

 

 

Immagine da Telegram

 

 

 

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Geopolitica

Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025

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I leader europei e i media dell’establishment sono in preda al panico dopo la diffusione, sul portale ufficiale della Casa Bianca, della «Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America 2025» (NSS).

 

A terrorizzare Bruxelles e dintorni è l’impegno esplicito del governo USA a privilegiare «Coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee», descritta in termini aspri ma realistici. Il report si scaglia in particolare contro l’approccio dell’UE alla Russia.

 

L’NSS ammonisce che il Vecchio Continente rischia la «cancellazione della civiltà» se non invertirà la rotta imposta dall’Unione Europea e da altre entità sovranazionali. La «mancanza di fiducia in se stessa» del Continente emerge con evidenza nelle interazioni con Mosca. Gli alleati europei detengono un netto primato in termini di hard power rispetto alla Russia in quasi tutti i campi, salvo l’arsenale nucleare.

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Dopo l’invasione russa in Ucraina, i rapporti europei con Mosca sono drasticamente deteriorati e numerosi europei vedono nella Federazione Russa una minaccia esistenziale. Gestire le relazioni transatlantiche con la Russia esigerà un impegno diplomatico massiccio da Washington, sia per reinstaurare un equilibrio strategico in Eurasia sia per scongiurare frizioni tra Mosca e gli Stati europei.

 

«È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché per consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina, consentendole di sopravvivere come Stato vitale».

 

Il conflitto ucraino ha paradossalmente accresciuto la vulnerabilità esterna dell’Europa, specie della Germania. Oggi, le multinazionali chimiche tedesche stanno erigendo in Cina alcuni dei più imponenti complessi di raffinazione globale, sfruttando gas russo che non possono più procurarsi sul suolo patrio.

 

L’esecutivo Trump si scontra con i burocrati europei che coltivano illusioni irrealistiche sul prosieguo della guerra, appollaiati su coalizioni parlamentari fragili, molte delle quali calpestano i pilastri della democrazia per imbavagliare i dissidenti. Una vasta maggioranza di europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle scelte politiche, in gran parte ostacolate dal sabotaggio dei meccanismi democratici perpetrato da quegli stessi governi. Per quanto allarmati siano i continentali, l’establishment britannico lo è ancor di più.

 

Ruth Deyermond, docente al dipartimento di Studi della Guerra del King’s College London e specialista in dinamiche USA-Russia, ha commentato su X che il testo segna «l’enorme cambiamento nella politica statunitense nei confronti della Russia, visibile nella nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale – il più grande cambiamento dal crollo dell’URSS». Mosca appare citata appena dieci volte nel corposo documento, nota Deyermond, e prevalentemente per evidenziare le fragilità europee.

 

In un passaggio esemplare, il report afferma che «questa mancanza di fiducia in se stessa è più evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia». «L’assenza della Russia dalla Strategia di Sicurezza Nazionale 2025 appare davvero strana, sia perché la Russia è ovviamente uno degli stati che hanno l’impatto più significativo sulla stabilità globale al momento, sia perché l’amministrazione è così chiaramente interessata alla Russia (…) Non è solo la mancanza di riferimenti alla Russia a essere sorprendente, è il fatto che la Russia non venga mai menzionata come avversario o minaccia» scrive l’accademica.«La mancanza di discussione sulla Russia, nonostante la sua importanza per la sicurezza e l’ordine internazionale e la sua… importanza per l’amministrazione Trump, fa sembrare che stiano semplicemente aspettando di poter parlare in modo più positivo delle relazioni in futuro».

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La parte dedicata al dossier ucraino – che allude al fatto che «l’amministrazione Trump si trova in contrasto con i politici europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra» – pare quasi redatta dal Cremlino. L’incipit della Deyermond è lapidario: «Se qualcuno in Europa si aggrappa ancora all’idea che l’amministrazione Trump non sia inamovibile filo-russa e ostile alle istituzioni e ai valori occidentali, dovrebbe leggere la Strategia per la Sicurezza Nazionale del 2025 e ripensarci».

 

Il NSS dedica scarsa attenzione alla NATO, se non per insistere sulla cessazione della sua espansione indefinita, ma stando ad un articolo Reuters del 5 dicembre, Washington intende che l’Europa rilevi entro il 2027 la gran parte delle competenze di difesa convenzionale dell’Alleanza, dall’intelligence ai missili. Questa scadenza «irrealistica» è stata illustrata questa settimana a diplomatici europei a Washington dal team del Pentagono incaricato della politica atlantica, secondo cinque fonti «a conoscenza della discussione».

 

Nel corso dell’incontro, i vertici del Dipartimento della Difesa avrebbero espresso insoddisfazione per i passi avanti europei nel potenziare le proprie dotazioni difensive dopo l’«invasione estesa» russa in Ucraina del 2022. Gli esponenti USA hanno avvisato i loro omologhi che, in caso di mancato rispetto del termine del 2027, gli Stati Uniti potrebbero sospendere la propria adesione a certi meccanismi di coordinamento difensivo NATO, hanno riferito le fonti. Le capacità convenzionali comprendono asset non nucleari, da truppe ad armamenti, e i funzionari non hanno chiarito come misurare i progressi europei nell’assunzione della quota preponderante del carico, precisa Reuters.

 

Non è dato sapere se il limite temporale del 2027 rifletta la linea ufficiale dell’amministrazione Trump o meri orientamenti di singoli addetti del Pentagono. Diversi rappresentanti europei hanno replicato che un tale orizzonte non è fattibile, a prescindere dai criteri di valutazione di Washington, dal momento che il Vecchio Continente necessita di risorse finanziarie aggiuntive e di una volontà politica più marcata per rimpiazzare alcune dotazioni americane nel breve periodo.

 

Tra le difficoltà, i partner NATO affrontano slittamenti nella fabbricazione degli equipaggiamenti che intendono acquisire. Sebbene i funzionari USA abbiano sollecitato l’Europa a procacciarsi più hardware di produzione statunitense, taluni dei sistemi difensivi e armi made in USA più cruciali imporrebbero anni per la consegna, anche se commissionati oggi.

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Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030

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Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sostenuto che l’Unione Europea si sta preparando a un confronto bellico con la Russia e mira a raggiungere la piena prontezza entro il 2030. Parlando sabato a un raduno contro la guerra, Orban ha denunciato come il Vecchio Continente stia già procedendo verso uno scontro militare diretto.   Il premier magiaro delineato un iter in quattro tappe che di norma conduce al conflitto: la rottura dei legami diplomatici, l’applicazione di sanzioni, l’interruzione della collaborazione economica e, da ultimo, l’inizio delle ostilità armate. Secondo lui, la maggioranza di questi passaggi è già stata percorsa.   «La posizione ufficiale dell’Unione Europea è che entro il 2030 dovrà essere pronta alla guerra», ha dichiarato, rilevando inoltre che i Paesi europei stanno virando verso un’«economia di guerra». Per Orban, taluni membri dell’UE stanno già riconfigurando i comparti dei trasporti e dell’industria per favorire la fabbricazione di armamenti.   Il premier du Budapest ha ribadito la contrarietà di Budapest al conflitto. «Il compito dell’Ungheria è allo stesso tempo impedire che l’Europa entri in guerra», ha precisato.

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Orban ha più volte manifestato aspre critiche alla linea dell’UE riguardo alla crisi ucraina. L’Ungheria ha sempre respinto le sanzioni nei confronti di Mosca e gli invii di armi a Kiev, invocando invece colloqui di pace in luogo di un inasprimento.   L’allarme riecheggia le recenti uscite del presidente serbo Aleksandar Vucic e del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, entrambi i quali hanno insinuato che un scontro tra Europa e Russia diventi sempre più verosimile nei prossimi anni.   Malgrado la retorica sempre più bellicosa di certi membri dell’UE e della NATO verso la Russia, nessuno ha apertamente manifestato l’intenzione di impegnarsi in una guerra. La scorsa settimana, il presidente del Comitato Militare NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha confidato al Financial Times che l’Unione sta valutando opzioni per un approccio più ostile nei riguardi di Mosca, inclusa l’ipotesi che un attacco preventivo possa configurarsi come atto difensivo.  

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Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia

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Lunedì la Thailandia ha condotto raid aerei in Cambogia, mentre i due vicini del Sud-est asiatico si attribuivano reciprocamente la responsabilità di aver infranto la tregua negoziata dagli Stati Uniti.

 

A luglio, una controversia confinaria protrattasi per oltre cinquant’anni è sfociata in scontri armati tra i due Stati. Il presidente USA Donald Trump, tuttavia, era riuscito a imporre un cessate il fuoco dopo cinque giorni di ostilità.

 

L’esercito thailandese ha riferito che i nuovi episodi di violenza sono emersi domenica, accusando le unità cambogiane di aver sparato contro i soldati di Bangkok nella provincia orientale di Ubon Ratchathani. Un militare thailandese è caduto, mentre altri quattro hanno riportato ferite; in seguito, ulteriori truppe thailandesi sono state bersagliate da artiglieria e droni presso la base di Anupong, ha precisato lo Stato Maggiore.

 

 

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Il portavoce della Royal Thai Air Force, il maresciallo dell’aria Jackkrit Thammavichai, ha comunicato in tarda mattinata di lunedì che i jet F-16 sono stati impiegati per «ridurre le capacità militari della Cambogia al livello minimo necessario per salvaguardare la sicurezza nazionale e proteggere i civili». Il portavoce del ministero della Difesa cambogiano, il tenente generale Maly Socheata, ha replicato domenica sera sostenendo che le truppe thailandesi hanno sferrato vari assalti contro le postazioni di Phnom Penh, utilizzando armi leggere, mortai e carri armati.

 

«Anche la parte thailandese ha accusato falsamente la Cambogia senza alcun fondamento, nonostante le forze cambogiane non abbiano reagito», ha dichiarato. Il dicastero ha altresì smentito le denunce thailandesi su un potenziamento delle truppe lungo il confine.

 

La contesa territoriale affonda le radici nell’epoca coloniale, quando la Francia – che dominò la Cambogia fino al 1953 – delimitò i confini tra i due paesi. Gli scontri di luglio provocarono decine di vittime e oltre 200.000 sfollati da ambo le parti.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Thailandia aveva sospeso la «pace di Trump» quattro settimane fa.

 

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