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Geopolitica

Il governo tedesco etichetta giornalista come «criminale» e le blocca il conto bancario per i suoi articoli sul Donbass

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Una giornalista tedesca indipendente è stata presa di mira dal governo di Berlino per aver documentato le atrocità in corso da parte del governo ucraino nella regione del Donbas.

 

Alina Lipp afferma che il governo tedesco ha aperto un procedimento penale contro di lei e ha congelato i conti bancari suoi e di suo padre in attesa di un processo  per aver denunciato l’operazione militare russa nella regione del Donbass negli ultimi mesi.

 

«Sono una giornalista tedescoa indipendente che vive a Donetsk. Vivo qui da sei mesi e sto raccontando ai tedeschi cosa sta succedendo nella regione del Donbass in Ucraina. E per questo, le autorità tedesche hanno iniziato a perseguitarmi», ha spiegato la Lipp in video.

 

«In primo luogo, hanno cancellato il mio materiale su Internet, poi hanno bloccato il mio conto bancario, bloccato il conto bancario di mio padre e ieri ho ricevuto questa lettera dalle autorità tedesche che ora hanno aperto un procedimento penale contro di me».

 

La Lipp ha esaminato i documenti del governo in cui accusava la sua segnalazione degli atti di genocidio dell’Ucraina contro la popolazione della regione del Donbass come violazione della legge.


«Questi sono i documenti, e per i tedeschi, il sostegno all’operazione speciale della Russia in Ucraina è già un atto criminale, per il quale ovviamente puoi ottenere 3 anni di prigione», ha detto Lipp.

 

«Quello che è interessante, alla fine della lettera, scrivono che non mi inviteranno a un’audizione perché ciò turberebbe le indagini. È molto interessante. Quindi mi stanno perseguitando ma non vogliono ascoltarmi», ha aggiunto.

 

Nel frattempo, il governo ucraino aveva etichettato Lipp come una «terrorista russa» per i suoi articoli sul Donbasso che hanno minato la narrativa occidentale, quella per cui cui l’Ucraina è la vittima.

 

Come riporta Infowars, la Lipp non è l’unica giornalista europeo ad essere perseguitato dalle autorità occidentali per aver riportato eventi in Ucraina che non si adattano alla narrativa ufficiale.

 

Il giornalista indipendente britannico Graham Phillips è stato accusato dal Parlamento britannico di potenziali crimini di guerra per aver intervistato un soldato britannico catturato dalle forze russe ad aprile.

 

Negli Stati Uniti, il governo ha risposto alle notizie sul conflitto in Ucraina che non si adattavano alla narrativa prescritta creando il cosiddetto «Comitato per la governance della disinformazione», incaricato  di contrastare la «disinformazione» relativa all’Ucraina: in pratica un ministero della Verità orwelliano che agisce anche sul discorso della guerra ucraina.

 

In particolare, l’ex presidente del board Nina Jankowicz (detta altresì Scary Poppins) aveva precedentemente consigliato il governo ucraino le comunicazioni strategiche nel suo ruolo di titolare di una borsa di studio per le politiche pubbliche Fulbright-Clinton.

 

 

 

 

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Geopolitica

La Tunisia dice che la Flottilla è presa di mira in un «attacco deliberato»

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Mercoledì, il ministero dell’Interno tunisino ha affermato che l’attacco recente contro una nave umanitaria in rotta verso Gaza, ormeggiata nel porto di Sidi Bou Said, è stato pianificato in anticipo.

 

La nave Alma, con bandiera britannica e parte della Global Sumud Flotilla (GSF), è stata bersagliata martedì da un drone mentre si trovava ancorata nelle acque territoriali tunisine.

 

La flottiglia civile, formata da circa 20 imbarcazioni, ha lasciato il porto spagnolo di Barcellona il 1° settembre con forniture umanitarie per Gaza. La Tunisia figurava tra le fermate previste della spedizione, prima di proseguire per recapitare gli aiuti tramite un corridoio umanitario ipotizzato.

 


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In un comunicato ufficiale, il dicastero ha qualificato l’episodio come «un attacco preparato».

 

«Gli uffici del Ministero dell’Interno si faranno carico di condurre tutte le indagini e le perquisizioni necessarie per chiarire ogni dettaglio, affinché l’opinione pubblica, non solo in Tunisia ma a livello globale, conosca i responsabili della pianificazione di questo assalto, i complici e coloro che ne hanno diretto l’esecuzione», recita il testo.

 

Le telecamere di videosorveglianza sul luogo, a quanto consta, hanno immortalato alcune persone che puntavano al cielo esclamando «fuoco» pochi secondi prima che l’ordigno incendiario impattasse sull’imbarcazione.

 

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Questo episodio segue un analogo di martedì precedente, riguardante la Family, un’altra unità della stessa flottiglia con bandiera portoghese.

 

L’accaduto, verificatosi nella tarda serata di lunedì vicino allo stesso scalo, era stato in un primo momento archiviato dalle autorità tunisine come un rogo fortuito, con i funzionari che attribuivano l’incendio a un innesco casuale e negavano ogni coinvolgimento esterno.

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Geopolitica

La Von der Leyen vole che l’UE rimuova il diritto di veto dei singoli Paesi sulla politica estera

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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha richiesto l’eliminazione dell’unanimità nel processo decisionale di politica estera dell’UE, sottolineando la necessità per l’Unione di agire più rapidamente su sanzioni, aiuti militari e altre misure.   Nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo di mercoledì, von der Leyen ha dichiarato che è arrivato il momento di «liberarsi dalle catene dell’unanimità» e di adottare il voto a maggioranza qualificata in alcuni settori della politica estera.   Con l’attuale sistema, tutti i 27 Stati membri devono essere d’accordo per approvare le decisioni. La Von der Leyen ha sostenuto che questo meccanismo ha rallentato la risposta dell’UE alle crisi e ha affermato che il voto a maggioranza eviterebbe che singoli governi possano bloccare azioni sostenute dalla maggioranza.

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Le sue parole hanno immediatamente suscitato l’opposizione di Slovacchia e Ungheria, che hanno entrambe minacciato di utilizzare il diritto di veto per bloccare politiche considerate dannose per i loro interessi nazionali. Il premier slovacco Robert Fico ha avvertito che l’abolizione del diritto di veto «segnerebbe la fine del blocco» e potrebbe persino essere «il precursore di un enorme conflitto militare».   Il premier ungherese Viktor Orbán ha definito la proposta di Bruxelles come un’iniziativa di «burocrati» e ha sostenuto che abbandonare il consenso minerebbe la sovranità, rischiando di trascinare gli Stati membri in guerre contro la loro volontà. Ha previsto che l’UE non sopravvivrà un altro decennio senza riforme strutturali e senza un disimpegno dalla guerra in Ucraina.   La settimana scorsa Ursula aveva accusato la Russia di aver disturbato il GPS del suo aereo, vicenda poi smentita da parte bulgara e dal sito Flightradar24.

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Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni prima la Von der Leyen aveva definito Putin «un predatore».   Come riportato da Renovatio 21, la Von der Leyen due mesi fa aveva accusato la combo costituita da Putin e no-vax come mandanti del voto di sfiducia che l’ha interessata nella vicenda dei messaggini al capo di Pfizer Albert Bourla per le forniture di sieri mRNA (peraltro specialità del marito) cancellati e spariti per sempre.   La Von der Leyen chiede un ingresso accelerato di Kiev in Europa, a cui si oppone il premier ungherese Vittorio Orban sostenendo che ciò trascinerebbe in guerra l’intero blocco.

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Geopolitica

Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

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L’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato, aveva dichiarato di essere minacciato di morte ogni giorno per le sue posizioni critiche, in particolare contro il sostegno finanziario degli Stati Uniti al conflitto ucraino. Si dice che almeno una minaccia di omicidio, attribuita a un portavoce ucraino, potrebbe essere stata diretta personalmente a lui.

 

Nel 2023, il Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev ha accusato Kirk di promuovere la «propaganda russa». Nel 2024, un sito ucraino aveva incluso Kirk e la sua organizzazione, Turning Point USA, in una lista nera comprendente 386 individui e 76 gruppi americani contrari al finanziamento dell’Ucraina.

 

Il transessuale americano Sarah Ashton-Cirillo, già responsabile della comunicazione in lingua inglese per le Forze di Difesa Territoriali ucraine, aveva dichiarato di voler «dare la caccia» a quelli che aveva definito «propagandisti del Cremlino», annunciando un imminente attacco contro una figura vicina al presidente russo Vladimir Putin.

 

Aveva in seguito minacciato anche giornalisti americani, e dichiarato che «i russi non sono esseri umani».

 

 


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«Proveranno a uccidere Steve Bannon, Tucker Carlson o forse me?» si era chiesto Kirk, citando altre note figure conservatrici dei media americani.

 

«Noi non siamo burattini di Putin né propagandisti russi, eppure il New York Times ci etichetta così, Twitter ci etichetta così», aveva affermato Kirk nel suo programma. «E quella persona, finanziata dal Tesoro degli Stati Uniti, dichiara: vi troveremo e vi uccideremo».

 

La questione se il governo degli Stati Uniti stesse finanziando Ashton-Cirillo è diventata oggetto di dibattito pubblico dopo che la sua dichiarazione è diventata virale, interessando anche l’allora senatore dell’Ohio JD Vance, oggi vicepresidente USA. Il transessuale statunitense fu quindi prontamente rimosso dalle forze armate ucraine.

 

Kirk è stato un critico costante dello Zelens’kyj, descrivendolo come «un bambino ingrato e capriccioso», un «go-go dancer» che non merita nemmeno un dollaro delle tasse americane e «un burattino della CIA che ha guidato il suo popolo verso un massacro inutile».

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

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