Economia
Società di criptovalute licenziano migliaia di lavoratori poco dopo pubblicità Super Bowl costosissime
I principali siti di scambio di criptovalute stanno ora licenziando migliaia di dipendenti a causa del secondo crollo delle cripto del 2022. Ciò avviene dopo aver lanciato spot estremamente costosi durante il Super Bowl. Lo riporta Futurism.
In dichiarazioni pubblicate sui siti web aziendali e su Twitter, i CEO di società come come Crypto.com e Coinbase , che hanno entrambi acquistato spot pubblicitari costosissimi durante la finale del campionato di Football americano di quest’anno, hanno annunciato che stanno licenziando percentuali sostanziali della loro forza lavoro in mezzo a le precipitose flessioni delle criptovalute a maggio e giugno.
Gemini e BlockFi, che non hanno acquistato pubblicità del Super Bowl ma hanno anche speso in modo aggressivo per corteggiare gli investitori o, hanno pure loro annunciato profonfi tagli al personale.
Il solo Coinbase, come riporta Vice, licenziando 1.100 membri dello staff . Nella dichiarazione della sua azienda , il CEO di Coinbase Brian Armstrong ha ammesso che l’exchange è «cresciuto troppo in fretta» e «assunto in eccesso».
Cripto.com – che ha annunciato poco prima della crisi di questo fine settimana che stava licenziando il 5% della sua forza lavoro, per un totale di 260 persone – aveva prodotto uno spernacchiatissimo spot con Matt Damon.
I critici ridacchiano scrivendo che se qualcuno avesse acquistato 1000 dollari di Bitcoin perché convinto dallo spot di Matt Damon , oggi ne avrebbe indietro 375. «La fortuna aiuta gli audaci» dice la pubblicità. Si è visto.
Damon e altre celebrità che hanno recentemente scelto gli scambi di criptovalute sono rimaste in silenzio quando Bitcoin ha iniziato a crollare per la prima volta il mese scorso.
Qualcosa di simile si era visto anche con operazioni finanziarie come gli Initial Coin Offering (ICO) di qualche anno fa, così come recentissimamente per gli NFT, tutte sponsorizzate da celebrità di tutti i tipi (sportivi, attori, socialite, youtuber) per attrarre ovviamente investitori nella rete.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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