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Chi sta preparando il prossimo conclave?

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1.

Durante l’incontro avuto con i suoi confratelli gesuiti in Slovacchia il 12 settembre 2021, Papa Francesco ha denunciato il comportamento sospetto di alcuni prelati, durante e dopo l’intervento chirurgico del 4 luglio. «Si stavano preparando per il conclave», ha detto.

 

La rivelazione di una sorta di congiura per preparare la sua successione ha destato lo stupore di diversi commentatori, tra cui quello di Giovanni Butta, riportato sul sito di Aldo Maria Valli il 28 settembre. La sorpresa non è venuta tanto dal contenuto di questa rivelazione, quanto da chi l’ha fatta…

 

Ricordiamo, infatti, che lo stesso cardinale Jorge Mario Bergoglio ha beneficiato dell’appoggio efficiente e discreto di prelati progressisti per la sua elezione.

 

A questo proposito si può fare riferimento a Confession d’un cardinal  [Jean-Claude Lattès, 2007] dove, anonimamente, il cardinale Achille Silvestrini (1923-2019) ammette che si tennero incontri per preparare la successione di Benedetto XVI, dal l’inizio del suo pontificato.

 

Si può inoltre consultare la biografia del cardinale Godfried Danneels (1933-2019), [Karim Schelkens Jurgen Mettepenningen Godfried Danneels, Polis éd., Anversa, 2015] dove il prelato belga designa sotto il nome di «Mafia di San Gallo» il gruppo di presuli che si sono incontrati, su iniziativa del cardinale Silvestrini, in questa città svizzera.

 

Un mese dopo questa rivelazione del Papa su un ipotetico «complotto», il giornalista Francesco Boezi ammette prontamente, in un articolo de Il Giornale del 17 ottobre, che le fazioni all’interno del Collegio cardinalizio si stavano già organizzando «per non essere colti di sorpresa quando inizierà la sede vacante».

 

Il giornalista italiano descrive un’assemblea di elettori attualmente divisa in tre filoni principali: cardinali «bergogliani» – «progressisti» inclini a continuare a riformare la Chiesa; i «ratzingeriani» – «conservatori» e desiderosi di riorientare la Chiesa; e il «grande centro» che riunisce gli alti prelati oscillanti tra i due fronti.

 

Francesco Boezi nota che i «Ratzingeriani» si possono contare ormai «sulle dita di una mano». Il che gli fa dire che l’elezione di un nuovo papa tendenzialmente conservatore è «totalmente improbabile».

 

Ammettendo una larga preminenza del gruppo progressista, il giornalista afferma che ci sono «molti nomi per il papato», tra cui quello del cardinale filippino Antonio Tagle e del tedesco Reinhard Marx.

 

Ma i «Ratzingeriani», sentendosi incapaci di piazzare uno dei loro beniamini sul seggio di Pietro, potrebbero optare per un’altra soluzione, più vicina a un ripiego. Per evitare l’elezione di un pontefice troppo progressista, potrebbero allearsi con il «grande centro». Che potrebbe determinare la scelta di un papa «moderato».

 

Ma dobbiamo fare i conti con il prossimo concistoro – di cui non sappiamo ancora la data, ma che si terrà certamente – in cui nuovi cardinali verranno a rafforzare il collegio degli elettori. Quale sarà allora la quota del «grande centro»? «Forse meno di quanto sperano i ratzingeriani», conclude Francesco Boezi.

 

 

2.

La prima parte ha presentato le tre tendenze che si notano tra i cardinali. Questa seconda parte introduce uno dei gruppi di pressione più influenti.

 

Operazione Sant’Egidio

Sandro Magister, dal canto suo, sul suo blog Settimo Cielo del 12 ottobre, vede pesare gravemente sull’elezione del successore di Francesco l’influenza della Comunità di Sant’Egidio. Il candidato di questa comunità progressista – zelante organizzatore dell’incontro interreligioso di Assisi (27 ottobre 1986) e di quelli che seguirono – è il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.

 

Questo prelato sta, secondo Sandro Magister, «all’ombra di Riccardi, uno dei fondatori della comunità di Sant’Egidio, che è indiscutibilmente la più potente lobby cattolica degli ultimi decenni a livello mondiale, tanto più influente, in un futuro conclave, quanto più il collegio dei cardinali elettori – dopo i maltrattamenti subiti da papa Francesco sia nelle nomine che nelle mancate convocazioni dei concistori – s’è fatto disordinato, di incerto sentire e facile a essere instradato da pressioni interne ed esterne».

 

Secondo il vaticanista romano, già «nei conclavi del 1978, del 2005 e del 2013 gli uomini di Sant’Egidio hanno tentato di pilotarne l’esito. Ogni volta senza successo, ma sempre, poi, con l’abilità camaleontica di adattarsi perfettamente a ciascun nuovo papa, fino a toccare l’apogeo con il pontificato di Francesco».

 

Quest’ultimo «non solo ha promosso Zuppi ad arcivescovo di Bologna e a cardinale, ma ha collocato Vincenzo Paglia alla testa degli istituti vaticani per la vita e la famiglia, ha messo Matteo Bruni a capo della sala stampa e, da ultimo, ha nominato vicepresidi del rifondato pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia i coniugi Agostino Giovagnoli e Milena Santerini, il primo dei quali anche indefesso avvocato dell’attuale, disastrosa politica pontificia con la Cina».

 

La Comunità di Sant’Egidio non ha aspettato l’attuale pandemia per avanzare sotto mentite spoglie. Sandro Magister svela la tattica dei suoi dirigenti: «non schierarsi pubblicamente sui temi più realmente controversi nella Chiesa, specie se toccano i fondamenti della dottrina, ma di navigare in acque tranquille e di sicuro beneficio mediatico come i simposi per la pace e la madre terra, oltre che le attività caritative con i poveri».

 

«Quando invece, per i ruoli ricoperti, proprio non possono schivare di prendere posizione, la loro regola è di attestarsi sul terreno “pastorale”, quello tanto caro a papa Bergoglio, che consente di predicare e praticare le soluzioni più diverse, specie se conformi allo spirito del tempo, asserendo a parole che la dottrina resta sempre la stessa».

 

«Le confuse dichiarazioni di Paglia sull’eutanasia ne sono un esempio tra tanti, come lo è la sibillina prefazione del cardinale Zuppi all’edizione italiana del libro Building a bridge del gesuita James Martin, apprezzatissimo da Francesco, di sostegno a una nuova pastorale degli omosessuali».

 

Sandro Magister afferma che se il cardinale Zuppi «fosse eletto, non sarà lui, ma più di lui Andrea Riccardi, l’onnipotente fondatore e capo della comunità, dove da sempre non cade foglia che lui non voglia».

 

Intelligente, «Riccardi sa anche che per aggiudicarsi la successione a Francesco occorre prendere una certa distanza tattica dall’attuale papa, come richiesto dalla fisiologia di ogni cambio di pontificato».

 

«Ed è ciò che ha fatto in un suo recente libro di analisi sullo stato attuale della Chiesa, molto critico fin dal titolo, La Chiesa brucia, come per invocare un cambio di rotta, ma anche molto vago sul nuovo cammino da intraprendere, come per non voler scontentare nessuno».

 

E il vaticanista conclude prudente: «ma che l’operazione riesca è tutto da vedere. Anzi, non riuscirà affatto, una volta che le sia tolta la maschera»

 

 

3.

Il primo articolo presentava le tre tendenze che spiccano tra i cardinali. Il secondo descriveva il gruppo di pressione più influente. Questo terzo articolo passa in rassegna le manovre che hanno preparato i due precedenti conclavi.

 

La «mafia di San Gallo»

Per avere un’idea delle trattative in corso è utile fare riferimento al libro di Julia Meloni appena uscito negli Stati Uniti, The St. Gallen Mafia. [La Mafia di San Gallo, TAN Books, 2021]. Scrive lo storico Roberto de Mattei nella Corrispondenza Romana del 10 novembre, che chiunque «vuole comprendere che cosa c’è dietro il Sinodo sulla sinodalità aperto il 10 ottobre da papa Francesco non può fare a meno del libro appena pubblicato di Julia Meloni».

 

Lo studioso italiano ricorda: «San Gallo è una cittadina svizzera, di cui nel 1996 era vescovo mons. Ivo Fürer, che era stato, fino all’anno precedente, segretario generale della Conferenza dei vescovi europei».

 

«D’accordo con il cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), arcivescovo di Milano, mons. Fürer decise di invitare un gruppo di prelati, per stabilire un’agenda di lavoro per la Chiesa del futuro. Il gruppo si riunì per dieci anni, tra il 1996 e il 2006».

 

«Le personalità chiave, oltre al cardinale Martini, erano Walter Kasper, vescovo di Rottenburg-Stoccarda e Karl Lehmann (1936-2018), vescovo di Magonza, entrambi destinati a ricevere la porpora cardinalizia. Successivamente vennero cooptati altri due futuri cardinali: Godfried Danneels (1933-2019), arcivescovo di Malines-Bruxelles e Cormac Murphy-O’Connor (1932-2017), arcivescovo di Westminster».

 

«Ad essi si aggiunse nel 2003 il cardinale della Curia romana Achille Silvestrini (1923-2019), grazie al quale il gruppo di San Gallo divenne una potente lobby, capace di determinare l’elezione di un Pontefice. Pochi giorni dopo il funerale di Giovanni Paolo II, su invito di Silvestrini, la “mafia di San Gallo” si incontrò a Villa Nazareth, a Roma, per concordare un piano di azione in vista del prossimo conclave».

 

Su quanto stava accadendo durante il conclave che elesse Benedetto XVI, il 19 aprile 2005, apprendiamo i seguenti fatti: «il cardinale Murphy-O’Connor era a sua volta legato con il cardinale Jorge Maria Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e lo presentò al gruppo come possibile candidato anti-Ratzinger».

 

«Bergoglio raccolse il consenso della “mafia”, ma fu proprio il cardinale Martini a nutrire i maggiori dubbi sulla sua candidatura, anche alla luce delle informazioni che sul vescovo argentino gli giungevano dall’interno della Compagnia di Gesù».

 

«Quando nel conclave del 2005 la sconfitta di Bergoglio divenne certa, fu forse con sollievo che Martini annunciò al cardinale Ratzinger che avrebbe messo a sua disposizione i suoi voti. Il gruppo di San Gallo ha tenuto un ultimo incontro nel 2006, ma Martini e Silvestrini hanno continuato ad esercitare una forte influenza sul nuovo pontificato».

 

Interrogata da Corrispondenza romana, il 10 novembre, Julia Meloni porta interessanti elementi sugli incontri di San Gallo: «l’arcivescovo di Malines-Bruxelles recentemente scomparso, il cardinale Godfried Danneels, uno dei membri del gruppo di San Gallo, lo definiva come una “mafia”».

 

«Nel linguaggio comune, il termine “mafia” è associato ad un’organizzazione criminale». «L’auto-designazione del gruppo come “mafia” è certamente una scelta curiosa, rivelatrice. Stavano chiaramente tramando una rivoluzione nella Chiesa, un programma specifico che iniziò con la proposta di Kasper per la Comunione a divorziati e risposati civilmente».

 

«Abbiamo ampie prove che Martini e altri avevano codificato tale agenda nel corso di molti anni. Per quanto riguarda le modalità della sua attuazione, risulta chiaro come dovesse essere una persona specifica ad eseguire il programma della mafia: Bergoglio. Quindi è significativo che, ad esempio, pochi giorni dopo la sua elezione, papa Francesco abbia specificamente elogiato il cardinale Walter Kasper [1], mettendo in moto il vecchio piano della mafia per portare avanti la proposta di quest’ultimo».

 

In tema di concordanza tra il piano eversivo di San Gallo [soprattutto le idee ultraprogressiste del cardinale Martini] e gli atti di papa Francesco [in particolare in Amoris laetitia], Julia Meloni dice:

 

«Lo storico Roberto de Mattei ha sostenuto in modo convincente che l’essenza di Amoris Laetitia è contenuta nell’“ultimo testamento” di Martini, l’ultima intervista da lui rilasciata, pubblicata subito dopo la sua morte nel 2012» [31 agosto].

 

«In quel testamento Martini parlava specificamente di portare i sacramenti a divorziati risposati civilmente, prefigurando così la riproposizione della proposta di Kasper nei sinodi sulla famiglia e poi in Amoris Laetitia».

 

«In un’intervista, rilasciata nel 2009, Martini indicava che le priorità per la rivoluzione nella Chiesa sarebbero state, in quest’ordine, il divorzio, il celibato sacerdotale e il rapporto tra la gerarchia ecclesiastica e la politica. Due di questi aspetti sono risolti, o almeno in via di risoluzione – il divorzio e il rapporto tra Chiesa e politica – se non altro deviando dall’osservanza dell’immutabile Magistero della Chiesa».

 

«Il recente incontro tra Bergoglio e Biden ne è una chiara dimostrazione. Cosa mancherà perché questo triplice programma venga debitamente completato?»

 

Julia Meloni conclude: «sebbene la maggior parte dei membri della mafia siano deceduti, con la notevole eccezione del cardinale Kasper, le loro idee sopravvivono in vari loro compagni di viaggio e pupilli. Anche se al momento la mafia non si incontra segretamente dietro le quinte, il suo spirito rimarrà alla luce del sole, specialmente perché papa Francesco ha nominato molti dei cardinali che sceglieranno il suo successore».

 

 

 

NOTE

1) Papa Francesco, Angelus 17 marzo 2013: «In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto».

 

 

Articoli previamente apparsi su FSSPX.news

 

 

 

Immagine screenshot da Youtube

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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»

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Renovatio 21 pubblica questo testo dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò apparso su X.

 

Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.

 

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A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.

 

Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario

 

Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre.

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Immagine: vetrata raffigurante l’Annunciazione originariamente installata nella Cattedrale di Santa Vibiana, Los Angeles, California, USA; ora si trova nel Mausoleo della Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, Los Angeles.

Immagine di via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0


 

 

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Mons. Faure: la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare

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Renovatio 21 riceve e pubblica la traduzione di questo testo di monsignor Jean-Michel Faure. Ci chiedono di scrivere che la presente traduzione non è stata verificata dall’autore del testo originale.   Lo scorso 4 novembre, il mondo intero è stato messo a conoscenza, con stupore e indignazione, del testo che Sua Eminenza il Cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, aveva appena pubblicato con l’approvazione del Papa.   Il documento, intitolato Mater Populi fidelis, è una «Nota dottrinale su alcuni titoli mariani che si riferiscono alla cooperazione di Maria all’opera di salvezza».   Questo testo, con il falso pretesto di non sminuire la funzione come Salvatore di Nostro Signore Gesù Cristo, insegna che «l’uso del titolo di “Corredentrice” per definire la cooperazione di Maria è sempre inopportuno» e che «è necessaria una particolare prudenza nell’applicazione dell’espressione “Mediatrice” a Maria».   «Il Sommo Pontefice Leone XIV, il 7 ottobre 2025, festa del Santissimo Rosario, ha approvato la presente Nota, deliberata nella sessione ordinaria di questo Dicastero, in data 26 marzo 2025, e ne ha ordinato la pubblicazione».

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Lo scandalo è enorme. Ricordiamo che il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è una delle cariche più importanti del Vaticano dopo quella del cardinale segretario di Stato. Abbiamo così le due più alte autorità della Chiesa cattolica in materia dottrinale che si presentano di fronte al mondo a dare uno schiaffo alla nostra santa Madre, con il falso pretesto del rispetto per suo Figlio e con il chiaro obiettivo dichiarato dell’ecumenismo.   Anche se i titoli di Corredentrice e Mediatrice di ogni grazia non sono stati ancora definiti dogmaticamente, questa affermazione va contro la Tradizione: numerosi teologi (e tra i più seri, come padre Garrigou-Lagrange, O.P.) hanno teologicamente certificato questi attributi di Nostra Signora, e persino alcuni papi hanno usato questi termini nei loro insegnamenti.   – Papa Pio IX, nella bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854, che definisce il dogma dell’Immacolata Concezione, afferma:  «Allo stesso modo – come tutti i fedeli cristiani devono sapere e comprendere pienamente –, la Beata Vergine Maria, fin dal primo istante del suo concepimento, è stata, per una grazia e un privilegio singolari di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, preservata intatta da ogni macchia di peccato originale; così appare chiaro a tutti che ella è stata onorata dal nostro Signore Gesù Cristo, suo unico Figlio, di un amore così grande ed elevata a una dignità così eminente che, unita a lui da un legame intimissimo e indissolubile, intercede potentemente presso di lui ed è mediatrice e avvocata di tutto il mondo; poiché molto grande è la grazia di cui gode presso Dio e molto efficaci sono le sue intercessioni».   – Papa Leone XIII, enciclica Magnae Dei Matris, dell’8 settembre 1892, la quinta delle undici encicliche scritte da Papa Leone XIII sul Rosario: «… Alla sua intercessione attribuiamo i numerosi e notevoli doni che abbiamo ricevuto da Dio…».   – Papa San Pio X (1903-1914), nell’enciclica Ad diem illum del 2 febbraio 1904: «La conseguenza di questa comunanza di sentimenti e di sofferenze tra Maria e Gesù è che Maria «meritò legittimamente di diventare la mediatrice dell’umanità decaduta» (Eadmeri Mon., De Excellentia Virg. Mariæ, c. IX), e, di conseguenza, dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ci ha acquisito con la sua morte e con il suo sangue (…) a causa di questa già menzionata comunione di dolori e angosce tra la Madre e il Figlio, a questa augusta Vergine è stato concesso «di essere presso il suo unico Figlio la potentissima mediatrice e avvocata del mondo intero » (Pius IX, in Bull. Ineffabilis)»   «Tuttavia, poiché Maria supera tutti in santità e in unione con Gesù Cristo, e poiché è stata associata da Gesù Cristo all’opera della redenzione, ella merita per noi de congruo (convenientemente), nel linguaggio dei teologi, ciò che Gesù Cristo merita per noi de condigno; ed è la suprema ministra della dispensazione delle grazie» dall’inizio alla fine della storia della salvezza.   Infine, va ricordato che nel 1921 Papa Benedetto XV concesse a tutte le diocesi del Belgio, nonché a tutte le diocesi che ne facessero richiesta, un ufficio e una messa propri in onore di Maria, Mediatrice di tutte le grazie, per il 31 maggio.   Non è fuori luogo ricordare qui che Dio ha voluto la devozione al Cuore Immacolato di Maria proprio per riparare alle bestemmie contro Nostra Signora…

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Nella sua lettera indirizzata a padre Gonçalves, del 4 gennaio 1936, suor Lucia scriveva a proposito della devozione al Cuore Immacolato di Maria: «Si tratta (…) di implorare il perdono e la misericordia a favore delle anime che bestemmiano contro Nostra Signora, perché a queste anime la misericordia divina non perdona senza riparazione…».   E, nella sua conversazione con padre Augustin Fuentes, il 26 dicembre 1957, suor Lucia aggiunse: «Ricordiamoci che Gesù Cristo è un buon figlio e che non permette che offendiamo e disprezziamo la sua santissima Madre».   Qui gli attacchi provengono dai due più alti dignitari della Santa Chiesa, coloro che sono responsabili soprattutto di difendere l’ortodossia della dottrina e l’onore di Nostro Signore e di Nostra Signora.   Tutti sanno che l’eruzione del Monte Pelée nel 1902 avvenne in seguito a una Via Crucis blasfema; meno noto è il fatto che i primi segni seri dell’eruzione apparvero dopo una processione blasfema contro la Santa Vergine… Non si scherza con Dio, tanto meno con la sua Santissima Madre.   Miserere nobis Domine!   Preghiamo e facciamo penitenza, come la Vergine di Fatima è venuta a ricordarci con insistenza.   Che con la sua potente mediazione, la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare.   «Un grande segno apparve nel cielo: una donna avvolta dal sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo». Apocalisse XII, 1   «Metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua discendenza e la sua discendenza: questa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno.» Genesi III, 15. Mons. Jean-Michel FAURE

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  Immagine:scultura raffigurante la Crocifissione di Gesù che osserva la Vergine Maria che culla il corpo senza vita di Gesù (Pietà). Galleria Nazionale della Slovenia. XIV e XV secolo., Lubiana Immagine di Petar Milošević via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
 
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Gran Bretagna, ondata persistente di conversioni al cattolicesimo

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Un recente rapporto evidenzia un fenomeno inaspettato: le conversioni del clero anglicano alla Chiesa cattolica sono in aumento e le riordinazioni rappresentano un contributo significativo in un momento in cui le vocazioni sacerdotali stanno diventando scarse in un mondo anglosassone duramente colpito dalla secolarizzazione.

 

Il Tamigi sta diventando un affluente del Tevere? Si potrebbe essere tentati di pensarlo alla luce del rapporto pubblicato il 20 novembre 2025 dalla Saint Barnabas Society, intitolato «Convert Clergy in the Catholic Church in Britain». Questo documento di 24 pagine, co-autore del sociologo della religione Stephen Bullivant, professore alla St. Mary’s University di Londra, offre una panoramica completa di oltre tre decenni di «migrazioni» ecclesiastiche.

 

Basandosi sugli archivi di mons. John Broadhurst, un ex «vescovo» anglicano ordinato sacerdote cattolico (le ordinazioni anglicane sono invalide), e su interviste a 36 convertiti, il rapporto rivela che quasi 700 tra sacerdoti e religiosi di varie confessioni anglicane in Inghilterra, Galles e Scozia hanno scelto di unirsi alla Chiesa cattolica romana dal 1992.

 

Tra questi, 491 sono stati ordinati nella Chiesa cattolica: 486 sacerdoti e 5 diaconi. Questo afflusso, lungi dall’essere un fenomeno isolato, rappresenta circa un terzo di tutte le ordinazioni sacerdotali cattoliche in Inghilterra e Galles nello stesso periodo. Questa tendenza fa parte di una storia segnata da svolte decisive.

 

Tutto iniziò nel 1992, quando la Chiesa d’Inghilterra (anglicana) votò per l’ordinazione sacerdotale delle donne, suscitando scalpore tra gli anglicani devoti alla tradizione apostolica. Questa decisione innescò una prima ondata massiccia: quasi 160 conversioni di clero solo nel 1994, più del doppio rispetto agli anni precedenti.

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I convertiti, spesso provenienti da parrocchie anglicane piuttosto tradizionali, considerarono questa misura una rottura insormontabile con l’eredità patristica: «Per molti, l’ordinazione delle donne invalida la consacrazione eucaristica», osserva il rapporto, evidenziando come questo disagio dottrinale abbia spinto centinaia di pastori a cercare rifugio nella Chiesa cattolica.

 

Una seconda ondata si verificò nel 2011 sotto Benedetto XVI. Durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna nel 2010, promulgò la costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus, creando ordinariati personali in comunione con Roma per accogliere gli anglicani, consentendo loro di preservare alcune tradizioni: liturgia, musica. Nel 2011, ci furono più di 80 ricevimenti, e quasi 40 nel 2012. L’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham divenne un rifugio per questi «pellegrini del Tevere».

 

Fino ad oggi, il flusso non è diminuito. Il rapporto sottolinea una «continuità stabile»: ogni anno, fino a 11 chierici anglicani si uniscono alla Chiesa cattolica e altrettanti vengono ordinati. Dal 2015 al 2024, gli ex anglicani hanno rappresentato il 9% delle ordinazioni diocesane in Inghilterra e Galles. Includendo gli ordinariati, questa percentuale sale al 35% per il periodo 1992-2024.

 

Questo afflusso positivo compensa in parte il calo generale delle vocazioni cattoliche nel Regno Unito, in calo negli ultimi decenni: «È una fonte importante di vocazioni cattoliche, molto più importante di quanto si possa immaginare», afferma Stephen Bullivant, preoccupato per un possibile «vuoto pastorale» in futuro: i convertiti dei primi anni si stanno avvicinando alla pensione: «Un’ondata di abbandoni potrebbe benissimo colpire tutti in una volta», avverte il rapporto.

 

Le ragioni di queste conversioni spesso trascendono i semplici disaccordi dottrinali. Mentre l’ordinazione delle donne rimane il motivo principale della conversione – esacerbata dalle persistenti divisioni all’interno della Comunione Anglicana – i convertiti sottolineano un’aspirazione più profonda: l’unità visibile con la Sede di Pietro.

 

Il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, lo esprime nella prefazione del rapporto: «La loro conversione al cattolicesimo si spiega meno con il rifiuto della loro ricca eredità anglicana che con un’impellente necessità di integrarsi nella piena comunione visibile della Chiesa cattolica, unita al successore di Pietro». Le testimonianze raccolte nel rapporto confermano questa spiegazione.

 

Il rapporto, tuttavia, non trascura alcuni insuccessi: dei 700 membri del clero e religiosi convertiti, 35 sono tornati all’anglicanesimo, inclusi cinque dei 491 cattolici ordinati. Solo uno ha optato per l’Ortodossia. Ciononostante, la valutazione complessiva rimane ampiamente positiva e dimostra che il vero ecumenismo, quello che porta frutti, è quello praticato da una Chiesa che espone con orgoglio la bandiera del suo insegnamento.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

 

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Immagine: Ingresso Nord-Ovest della Cattedrale di Westminster


Immagine di Antiquary via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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