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Bioetica

Virus, vaccini, mascherine: il bilancio della Marcia per la Vita 2021 da parte di un membro del Comitato

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Si è svolta lo scorso sabato la 10ª Marcia per la Vita, evento che negli anni si era posizionato come il più grande evento pubblico prolife in Italia. Chi segue Renovatio 21 avrà contezza delle polemiche scatenatesi sull’edizione di quest’anno, visto che una delle persone legate alla Marcia ha pubblicamente dichiarato la liceità dei vaccini prodotti con feti abortiti, scandalizzando non pochi attivisti prolife. Prima dell’evento avevamo sentito Alfredo De Matteo, membro del Comitato Marcia sin dalla prima edizione, ora in disaccordo con l’evento riguardo alla gestione del tema dei vaccini fatti con linee cellulari da feti abortiti. Abbiamo risentito Alfredo nel dopo-Marcia per capire cosa alla fine è successo durante l’evento, e quale bilancio dobbiamo trarne.

 

 

 

Ciao Alfredo, alla fine hai deciso di andare alla Marcia oppure no?

Finora non ho avevo saltato una sola edizione della Marcia ma stavolta non ho voluto prendere parte alla manifestazione.

 

«Non ho condiviso molte scelte, su tutte quella di non prendere posizione sulla questione dei vaccini prodotti con feti abortiti»

Come mai questa scelta?

Non ho condiviso molte scelte, su tutte quella di non prendere posizione sulla questione dei vaccini prodotti con feti abortiti. In realtà, tale argomento è stato affrontato, male e in modo contraddittorio, in un’intervista rilasciata poco tempo prima dell’evento dalla portavoce della Marcia e pubblicata sulla Nuova Bussola Quotidiana a firma di Tommaso Scandroglio. 

 

Qualcuno della tua famiglia ha partecipato?

La mia famiglia è sempre stata particolarmente attiva all’interno dell’organizzazione e anche quest’anno mia moglie e le mie figlie hanno voluto partecipare alla Marcia.

 

«Un signore è stato allontanato in malo modo e costretto a posare a terra il cartello recante la seguente scritta: “no ai vaccini con feti abortiti sì alla vita senza compromessi”»

Qual è stata l’impressione che ti hanno riferito?

Le impressioni sono state positive: hanno riscontrato il consueto clima di gioia e condivisione che si respira all’evento. Tuttavia, sono rimaste deluse dall’atteggiamento di alcuni membri del servizio d’ordine nei confronti di chi intendeva manifestare, in modo civilissimo, la propria contrarietà all’uso dei feti abortiti nella produzione dei vaccini. Un signore è stato allontanato in malo modo e costretto a posare a terra il cartello recante la seguente scritta: «no ai vaccini con feti abortiti sì alla vita senza compromessi».  

 

Hai avuto altri riscontri di amici o conoscenti che hanno partecipato alla marcia?

Non molti per la verità. 

 

Quasi all’ultimo hanno comunicato a tutti che per la Marcia non erano ammessi slogan o striscioni di alcun tipo se non quelli consegnati dall’organizzazione. È sempre stato così negli anni precedenti?

No, nella maniera più assoluta. Negli anni passati era vietata solamente l’esposizione dei simboli politici. Per il resto, le singole persone, i gruppi e le associazione erano liberi di manifestare ciascuno secondo il proprio stile e la propria sensibilità. 

«Negli anni passati era vietata solamente l’esposizione dei simboli politici. Per il resto, le singole persone, i gruppi e le associazione erano liberi di manifestare ciascuno secondo il proprio stile e la propria sensibilità»

 

Come mai questa scelta allora e cosa ne pensi tu, in qualità di membro del Comitato?

Il Comitato non è stato messo al corrente di tale assurda scelta. Ad ogni modo, si è trattato di un clamoroso autogol, di un vero e proprio tradimento dei principi cui si ispira la marcia per la vita e di una grave offesa alla Verità. 

 

Parliamo di numeri: hai notato un calo dei presenti rispetto agli scorsi anni?

A sentire chi era presente sembra proprio che in termini di numeri quella di quest’anno non sia stata una delle edizioni più partecipate. 

 

Pensi sia dovuto al tema COVID, o al fatto che la Marcia abbia perso di credibilità?

Entrambe le cose. Aggiungo che non si è trattato di una Marcia ma di una manifestazione statica e ciò ha inevitabilmente inciso sulla partecipazione all’evento. Marciare per le vie della capitale, seppur in maniera gioiosa e pacifica, con cartelli e striscioni inneggianti alla vita simboleggia l’avanzare di un esercito di combattenti che si muove a difesa della vita innocente. Di contro, rimanere confinati all’interno di uno spazio dove confluiscono solamente i manifestanti non restituisce lo stesso valore simbolico e militante. Forse non è stato un caso che la Marcia questa volta non sia stata una vera Marcia…

«Probabilmente, si è voluto far vedere all’opinione pubblica che gli organizzatori rispettano le regole, sono ossequiosi nei confronti delle autorità e condividono la narrazione ufficiale sul coronavirus»

 

Che tu sappia, si è parlato anche solo lontanamente del tema vaccini e, quindi, dello stretto legame che molti di essi hanno con l’aborto?

Che io sappia no. Del resto, non solo non è stata consentita l’esposizione di cartelli recanti slogan contro i vaccini prodotti con i feti abortiti ma pochi giorni prima della manifestazione è stato anche rimosso dal sito della Marcia un articolo su un convegno del 2019 di Renovatio 21 proprio sul tema dei vaccini, come voi avete giustamente denunciato qualche giorno fa.

 

Hai sentito il discorso del presidente della Marcia per la Vita? Cosa ti ha colpito di più?

Francamente, non l’ho sentito. Comunque, la cosa che più mi ha colpito è stata l’evidente contraddizione insita in un evento che ha come motto quello di essere «per la vita senza compromessi» e in cui però si è scelto di censurare parte della Verità. 

 

Alcune persone presenti alla Marcia ci hanno riferito che per accedere agli spazi attigui al palco si dovevano superare delle transenne prima delle quali venivano eseguiti dei veri e propri controlli da parte degli organizzatori. Ce lo confermi?

Sì, confermo. 

«Non sembra un caso che coloro i quali ci hanno sempre criticato o, ancora peggio, ignorato questa volta ci hanno teso la mano. Mi riferisco in particolare al quotidiano dei vescovi italiani che ha pubblicato un resoconto sulla Marcia stranamente positivo»

 

Pensi si sia trattato solo di un pro-forma legato a motivi di sicurezza generale, o piuttosto un tentativo di controllare che nessuno portasse proteste legate al tema dei vaccini?

Credo più la seconda.

 

Abbiamo visto dai video e dalle immagini tantissimi bambini sul palco con in faccia la mascherina. Cosa ne pensi?

Che sia stata una discutibile messinscena.

 

Forse i controlli prima di accedere agli spazi sotto al palco erano finalizzati anche a questo, cioè a controllare che tutti i presenti fossero ben muniti della mascherina impostaci dal diktat sanitario?  

Penso di sì. Probabilmente, si è voluto far vedere all’opinione pubblica che gli organizzatori rispettano le regole, sono ossequiosi nei confronti delle autorità e condividono la narrazione ufficiale sul coronavirus.

 

«La Marcia non appartiene ad una persona né ad un gruppo ristretto di persone, bensì è un patrimonio che appartiene al popolo della vita e nessuno ha il diritto di trasformarla in qualcos’altro»

C’è qualche scena, qualche discorso o in generale qualche impressione che come membro del Comitato organizzatore da tantissimi anni ti ha lasciato una brutta impressione? 

In generale, sono molto amareggiato per la china negativa che ha preso un evento a cui tengo moltissimo.

 

Ritieni sia giusto affermare che la Marcia sia ormai diventato il simbolo di un potere davvero verticale e assolutista piegato alle logiche di una dittatura biopolitica che non sembra guardare più alla morale cattolica ma ad altri interessi?

La Marcia è sempre stata segno di contraddizione e non sembra un caso che coloro i quali ci hanno sempre criticato o, ancora peggio, ignorato questa volta ci hanno teso la mano. Mi riferisco in particolare al quotidiano dei vescovi italiani che ha pubblicato un resoconto sulla Marcia stranamente positivo. Tuttavia, la Marcia non appartiene ad una persona né ad un gruppo ristretto di persone, bensì è un patrimonio che appartiene al popolo della vita e nessuno ha il diritto di trasformarla in qualcos’altro.   

 

 

 

 

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Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.

 

«Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».

 

«Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore.
«La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.

 

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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».

 

«Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.

 

«Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».

 

«L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.

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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».

 

«Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

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Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»

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Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.   Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».   Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.

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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».   I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».   Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.     La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.   Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.  

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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.   La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.   Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».   Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.   La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».   Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».   Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».

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Bioetica

«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno

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Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.

 

Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.

 

«Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.

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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.

 

L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».

 

«Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».

 

«Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.

 

«La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati ​​a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».

 

«Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.

 

«Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».

 

«Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».

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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.

 

«Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».

 

«La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.

 

Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.

 

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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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