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Bioetica

Come vengono utilizzati i bambini abortiti nella ricerca medica degli anni 2020

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«A un livello fondamentale, la ricerca che salva le vite dovrebbe preservare la dignità umana».

 

Stacy Trasancos, nuova anima del gruppo americano Children of God for Life, lo scorso dicembra ha pubblicato un importante articolo per la testata USA National Catholic Register.

 

Quando si parla di feti utilizzati per la ricerca la questione delle linee cellulari da feto abortito presenti nei vaccini è solo la punta dell’iceberg

Per la signora Trasancos non è necessario andare a fare video in incognito per seguire i dipendenti della multinazionale dell’aborto Planned Parenthood per scoprire come i resti dei bambini abortiti vengono utilizzati nella ricerca. «Basta dare un’occhiata ai rapporti scientifici. I metodi sono descritti in dettaglio con le parole degli stessi scienziati che dipendono dagli aborti per progettare esperimenti».

 

Trasancos, che con il marito Jose ha preso il testimone dei COG for Life da Debi Vinnedge, è consapevole che quando si parla di feti utilizzati per la ricerca la questione delle linee cellulari da feto abortito presenti nei vaccini è solo la punta dell’iceberg.

 

«Negli ultimi decenni, la letteratura scientifica ha riportato nuove tecnologie come la trascrittomica unicellulare, topi umanizzati e organoidi, solo per citarne alcuni. Quello che segue è un riassunto di tre nuovi rapporti di ricerca pubblicati solo nell’ultima metà del 2020. Ce ne sono molti altri».

«Negli ultimi decenni, la letteratura scientifica ha riportato nuove tecnologie come la trascrittomica unicellulare, topi umanizzati e organoidi, solo per citarne alcuni. Quello che segue è un riassunto di tre nuovi rapporti di ricerca pubblicati solo nell’ultima metà del 2020. Ce ne sono molti altri»

 

 

Topi «umanizzati» con pelle di feto

Un esempio, di cui ha parlato poche settimane fa Renovatio 21, è quello dell’Università di Pittsburgh.  I ricercatori hanno pubblicato il loro lavoro sullo sviluppo di topi e ratti umanizzati con «pelle umana intera».

 

«La pelle umana protegge un individuo dalle infezioni, ma non c’è modo di studiare gli effetti dei patogeni sugli individui senza sottoporli a malattie. La pelle umana intera dei feti è stata innestata sui roditori, e contemporaneamente si co-innestavano i tessuti linfoidi dello stesso feto e le cellule staminali ematopoietiche dal fegato, in modo che i modelli di roditori fossero umanizzati con organi e pelle dello stesso bambino. Questi modelli di topo e ratto con “pelle umana e sistema immunitario (hSIS) umanizzati” hanno lo scopo di aiutare lo studio del sistema immunitario quando la pelle è infetta».

 

«Per realizzare i modelli di roditori umanizzati con hSIS, la pelle fetale intera viene prelevata da esseri umani abortiti all’età gestazionale di 18-20 settimane di gravidanza presso il Magee-Women’s Hospital e l’Università di Pittsburgh Health Sciences Tissue Bank. Le madri hanno fornito il consenso scritto all’uso dei feti nella ricerca». I feti, a quanto pare, no.

«Per realizzare i modelli di roditori umanizzati, la pelle fetale intera viene prelevata da esseri umani abortiti all’età gestazionale di 18-20 settimane di gravidanza» 

 

Dai feti abortiti, il timo, il fegato, la milza e la pelle intera sono stati trapiantati e innestati sui roditori e lasciati crescere. Quindi ai modelli di roditori è stata provocata un’infezione da stafilococco sulla pelle per studiare la risposta degli organi interni. 

 

«La pelle umana è stata prelevata dal cuoio capelluto e dalla parte posteriore dei feti in modo da poter confrontare gli innesti con e senza peli nel modello di roditore. I tessuti adiposi in eccesso, attaccati allo strato sottocutaneo della pelle, sono stati tagliati e quindi la pelle fetale è stata innestata sulla gabbia toracica del roditore, dove era già stata rimossa la sua stessa pelle. Gli innesti sono durati fino a 10 settimane dopo il trapianto. Negli innesti sono stati osservati più strati di cheratinociti e fibroblasti umani e la pelle umana ha fatto crescere i vasi sanguigni e le cellule immunitarie».

 

I capelli umani erano evidenti entro le 12 settimane, ma solo negli innesti prelevati dal cuoio capelluto fetale.

Dai feti abortiti, il timo, il fegato, la milza e la pelle intera sono stati trapiantati e innestati sui roditori e lasciati crescere. Quindi ai modelli di roditori è stata provocata un’infezione da stafilococco sulla pelle per studiare la risposta degli organi interni

 

«Negli innesti del cuoio capelluto si possono vedere sottili capelli umani crescere lunghi e scuri circondati dai corti peli bianchi del topo. Le immagini mostrano letteralmente una chiazza dei peli del bambino che cresce sulla schiena di un topo .Il lavoro è stato finanziato dal National Institute of Health (NIH) e supportato dal National Institutes of Health (NIH) -National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), lo stesso ramo con cui Moderna collabora per il vaccino COVID-19». 

 

 

 Feti utilizzati per studiare le differenze razziali nell’esposizione a sostanze chimiche

A luglio, anche sulla rivista Scientific Reports , un team negli Stati Uniti ha pubblicato le proprie scoperte sulle differenze razziali nell’esposizione fetale ai prodotti antifiamma.

 

Gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) sono ritardanti alla fiamma e rappresentano un problema per la salute pubblica perché interferiscono con l’attività ormonale, con la funzione immunitaria e con lo sviluppo del cervello fetale durante la gravidanza. 

 

In Nord America gli standard di infiammabilità elevati sono correlati a un’elevata esposizione al PBDE, specialmente in California, dove le normative di sicurezza sono più elevate. Il feto viene esposto ai PBDE quando le sostanze chimiche si trasferiscono dalla madre attraverso la placenta, ma poiché il loro fegato non è in grado di metabolizzare prontamente le sostanze chimiche, i PBDE si accumulammo nel bambino in via di sviluppo e il processo continua nell’infanzia e nella fanciullezza, periodi critici per lo sviluppo del sistema endocrino, immunitario e neurale.

 

Per valutare l’esposizione nei bambini in gestazione, i ricercatori dell’Università della California e hanno condotto uno studio sugli eteri di difenile polibromurato (PBDE), dei ritardanti alla fiamma. Nelle quattro fasi dello studio hanno reclutato un totale di 249 donne  per effettuare aborti programmati nel secondo trimestre

Per valutare l’esposizione nei bambini in gestazione, i ricercatori dell’Università della California e della California Environmental Protection Agency hanno condotto uno studio dal 2008 al 2016. Nelle quattro fasi dello studio hanno reclutato un totale di 249 donne  per effettuare aborti programmati nel secondo trimestre.

 

«Le donne hanno dato il consenso scritto o verbale affinché il loro sangue, la placenta e il fegato dei feti venissero sezionati dal cadavere in modo che gli scienziati potessero fare confronti madre-figlio dei livelli di PBDE. Gli autori fanno notare che fino a questo studio, la raccolta dei campioni era stata “in gran parte limitata al travaglio e al parto piuttosto che prima e durante la gestazione”, quando le sostanze chimiche si trasferiscono e iniziano a formarsi durante le «”finestre prenatali critiche di vulnerabilità”». 

 

Il lavoro è stato finanziato dalla US Environmental Protection Agency e dal National Institute of Environmental Health Services. Tutti i protocolli di studio sono stati approvati dal comitato di revisione istituzionale dell’Università della California-San Francisco (UCSF) prima del reclutamento delle donne programmate per gli aborti. I feti abortiti sono stati prelevati dal personale clinico presso il San Francisco General Hospital Women’s Option Center. Questo è il più grande studio del suo genere fatto fino ad oggi. 

 

Come previsto, i livelli fetali di PBDE erano superiori a quelli delle madri. Le prove evidenziano anche che le donne di colore possono essere esposte in modo sproporzionato alle sostanze chimiche contenute nei ritardanti di fiamma. Il documento ha sottolineato la necessità di ulteriori studi sui feti in questo intervallo gestazionale.

Non è sbagliato che questi feti siano stati offerti come sacrificio umano all’idolo della Scienza e della Società

 

Non è sbagliato che questi feti siano stati offerti come sacrificio umano all’idolo della Scienza e della Società.

 

«Questi feti al secondo trimestre hanno essenzialmente vissuto la loro breve vita in utero come macchine di analisi e poi sono stati utilizzati per fornire informazioni per mantenere i bambini, che vivono nella società, al sicuro».

 

 

165 bambini morti per studiare i linfociti B

A luglio, un team del Dipartimento di Immunologia della Yale University ha riferito sulla rivista Science sullo sviluppo delle immunità nei neonati.

 

«Questi feti al secondo trimestre hanno essenzialmente vissuto la loro breve vita in utero come macchine di analisi e poi sono stati utilizzati per fornire informazioni per mantenere i bambini, che vivono nella società, al sicuro»

«Quando i batteri e i virus attaccano, il corpo reagisce producendo tre tipi di globuli bianchi: i macrofagi, i linfociti B e i linfociti T. Si è ipotizzato, a causa dei meccanismi biochimici in competizione tra i linfociti, che la produzione degli anticorpi sia limitata all’inizio dello sviluppo fetale, lasciando i neonati vulnerabili alle infezioni. Tuttavia i campioni di sangue dei neonati mostrano una abbondanza di autoanticorpi».

 

Per indagare su questa inaspettata immunità, il team di Yale ha sezionato i corpi dei feti abortiti per rimuovere il fegato, il midollo osseo e la milza.

 

Quindi hanno raccolto le cellule dei linfociti B e prodotto centinaia di anticorpi. I 15 feti, tutti abortiti nel secondo trimestre di gravidanza, sono stati prelevati dal Birth Defects Research Laboratory dell’Università di Washington. Campioni di sangue, di midollo osseo e delle feci di adulti sani sono stati confrontati per analizzare il microbiota intestinale e la produzione di anticorpi. 

 

Per indagare sul sistema immunitario dei bambini, il team di Yale ha sezionato i corpi dei feti abortiti per rimuovere il fegato, il midollo osseo e la milza. 

Lo studio ha scoperto che meccanismi incompleti di tolleranza ai linfociti B nei feti favoriscono l’accumulo di cellule simili che hanno anche la proprietà di legare i batteri e di promuovere la colonizzazione nell’intestino, incoraggiando così un percorso di sviluppo alternativo per gli anticorpi nei neonati.

 

Questo lavoro è stato finanziato, ancora una volta, dal NIH, una borsa di studio alla Yale and Pew Charitable Trusts.

 

 

La ricerca biomedica distrugge la dignità umana

 

I 15 feti, tutti abortiti nel secondo trimestre di gravidanza, sono stati prelevati dal Birth Defects Research Laboratory dell’Università di Washington

Nella sua enciclica Evangelium Vitae ,  Giovanni Paolo II ha dichiarato che «l’uso di embrioni o di feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un crimine contro la loro dignità di esseri umani ed hanno il diritto allo stesso rispetto dovuto a un bambino una volta nato , proprio come per ogni persona»(63).

 

Tuttavia, l’uso di embrioni e feti umani per la ricerca oggi non spaventa più nessuno, nemmeno i cattolici, nemmeno i tradizionalisti. L’utilitarismo, la filosofia sociale britannica per cui è giusto sacrificare una parte della popolazione per la maggiore felicità di un’altra, è oramai penetrato nel sistema operativo di tutto il consorzio umano.

 

Il COVID, del resto, è servito esattamente a questo: il Grande Reset della mente globale, inclusa – soprattutto – quella cattolica, dove il tema della «dignità umana» (cioè, l’impossibilità di trattare i figli di Dio come meri strumenti da sfruttare ed uccidere a piacimento) trovava fondamento negli insegnamenti di Cristo e nella stessa realtà dell’Incarnazione.

 

Il COVID è servito esattamente a questo: il Grande Reset della mente globale, inclusa – soprattutto – quella cattolica, dove il tema della «dignità umana» (cioè, l’impossibilità di trattare i figli di Dio come meri strumenti da sfruttare ed uccidere a piacimento) trovava fondamento negli insegnamenti di Cristo e nella stessa realtà dell’Incarnazione

 «I campioni fetali descritti in questi articoli scientifici (i bambini che sono stati uccisi e sezionati come i migliori ratti da laboratorio) meritavano tutti di essere nominati e enumerati nella famiglia umana» scrive Stacy Trasancos.

 

Noi aggiungiamo: meritano di non essere morti in vano, meritano quella che in polemologia (lo studio della guerra) si dice per i soldati morte fertile: fertile non perché hanno trasmesso dati alla biofarmaceutica mengeliana che procede verso l’orrore più puro, ma perché devono spronare ad una battaglia per salvare migliaia di altri bambini dai sacrifici umani.

 

 

 

 

 

 

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Bioetica

Polonia, l’aborto avanza in Parlamento

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Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.

 

«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.

 

Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.

 

Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).

 

La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.

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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.

 

Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.

 

Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.

 

Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.

 

Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.

 

Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.    Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.   Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?   Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.    «Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»   Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:   «Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».   Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:   «In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.    
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Bioetica

Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea

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Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.

 

La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».

 

I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».

 

La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».

 

Minaccia ai gruppi pro-vita

I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.

 

Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.

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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»

La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».

 

Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».

 

Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.

 

Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata

Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:

 

«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».

 

Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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