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Guerra cibernetica

Hacker tenta avvelenare un’intera città aumentando i livelli di sostanze chimiche nell’approvvigionamento idrico

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Secondo resoconti dei media locali, una città della Florida è stata bersaglio di un attacco informatico che ha alterato brevemente le sostanze chimiche nella sua fornitura d’acqua a «livelli potenzialmente dannosi».

 

Le autorità federali e locali stanno attualmente indagando sull’intrusione nella rete di computer avvenuta venerdì scorso mattina, i cui dettagli allarmanti stanno emergendo dallo scorso lunedì.

 

I tecnici hanno iniziato a notare che i livelli di idrossido di sodio (o liscivia), che viene utilizzato per trattare l’acqua della città in piccole quantità al fine di controllare l’acidità durante la rimozione dei metalli pesanti, venivano fatti salire da remoto

Gli operatori dell’impianto che sovrintendono all’approvvigionamento idrico della piccola città di Oldsmar hanno iniziato a osservare strane attività sui loro monitor. È stato allora che i tecnici hanno iniziato a notare che i livelli di idrossido di sodio (o liscivia), che viene utilizzato per trattare l’acqua della città in piccole quantità al fine di controllare l’acidità durante la rimozione dei metalli pesanti, venivano fatti salire da remoto.

 

I tecnici hanno notato in tempo reale che i livelli chimici erano soggetti a manipolazione esterna non autorizzata e si sono immediatamente mossi per riportare l’ingresso di idrossido di sodio ai suoi livelli corretti e sicuri.

 

L’agenzia Associated Press ha scritto sulla base di articoli di testate locali che «un operaio dell’impianto ha notato per la prima volta l’attività insolita intorno alle 8 del mattino di venerdì, quando qualcuno ha brevemente avuto accesso al sistema».

 

«Verso le 13:30, qualcuno vi ha avuto accesso di nuovo, ha preso il controllo del mouse, lo ha indirizzato al software che controlla il trattamento dell’acqua e ha aumentato la quantità di idrossido di sodio».

L’hacker o gli hacker devono ancora essere scoperti e arrestati

 

L’hacker o gli hacker devono ancora essere scoperti e arrestati. Secondo i dettagli annunciati dallo sceriffo della contea Bob Gualtieri e pubblicati sul Tampa Bay Times:

 

«Qualcuno è entrato da remoto in un computer per il sistema di trattamento dell’acqua della città e ha aumentato brevemente la quantità di idrossido di sodio, noto anche come liscivia, di un fattore superiore a 100 , ha detto Gualtieri in una conferenza stampa lunedì. La sostanza chimica viene utilizzata in piccole quantità per controllare l’acidità dell’acqua, ma è anche un composto corrosivo che si trova comunemente nei prodotti per la pulizia della casa come i detergenti per scarichi liquidi».

 

Sembra essenzialmente che l’hacker stesse tentando di avvelenare l’acqua potabile di un’intera città

«Questo è ovviamente un aumento significativo e potenzialmente pericoloso», ha aggiunto lo sceriffo della contea di Pinellas.

 

Ha inoltre spiegato che le modifiche dell’hacker all’interno del sistema sono state rilevate prima che venisse fatto qualsiasi danno che potesse colpire il pubblico: «Il pubblico non è mai stato in pericolo», ha aggiunto Gualtieri. «Anche se il gestore dell’impianto non avesse invertito rapidamente la maggiore quantità di idrossido di sodio, sarebbero occorse dalle 24 alle 36 ore affinché l’acqua raggiungesse il sistema di approvvigionamento idrico».

 

Funzionari federali e gli esperti di sicurezza informatica negli ultimi anni hanno espresso ansia per la vulnerabilità delle infrastrutture vitali statunitensi a attacchi potenzialmente devastanti, in particolare da entità straniere, che in alcuni casi potrebbero effettivamente minacciare vite umane

L’impianto di trattamento delle acque di Oldsmar è responsabile della fornitura di acqua a circa 15.000 residenti insieme a dozzine di aziende. Sembra essenzialmente che l’hacker stesse tentando di avvelenare l’acqua potabile di un’intera città.

 

Attualmente l’FBI e il Secret Service si sono uniti agli sforzi dello sceriffo della contea nel tentativo di rintracciare l’hacker.

 

L’allarmante incidente arriva dopo che i funzionari federali e gli esperti di sicurezza informatica negli ultimi anni hanno espresso ansia per la vulnerabilità delle infrastrutture vitali statunitensi a attacchi potenzialmente devastanti, in particolare da entità straniere, che in alcuni casi potrebbero effettivamente minacciare vite umane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Guerra cibernetica

Internet down in tutto il mondo a causa del crash del sistema di Cloudfare

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Martedì, piattaforme di rilievo come X e ChatGPT hanno subito un’interruzione temporanea a causa di un guasto al servizio del fornitore di infrastrutture internet Cloudflare. Anche downdetector.com, tool diffuso per monitorare i disservizi online, è stato colpito dal malfunzionamento.

 

Poco prima di mezzogiorno UTC, l’azienda ha comunicato sulla sua pagina di stato di aver rilevato un «degrado interno del servizio» e di essere al lavoro per chiarirne le cause.

 

«L’interruzione di Cloudflare ha avuto ripercussioni sui servizi in tutto il mondo. Durante questo periodo, Downdetector ha ricevuto oltre 2,1 milioni di segnalazioni su tutti i servizi interessati», ha scritto il sito web di monitoraggio Downdetector su X.

 

I server di Cloudflare operano come «reverse proxy», deviando il flusso di traffico web attraverso la propria infrastruttura per schermare i clienti da rischi cibernetici. Tutelano quasi un quinto di tutti i siti globali.

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I principali portali che ne fanno uso hanno registrato disagi sporadici.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, un guasto esteso a Amazon Web Services (AWS) aveva provocato blackout diffusi sui servizi digitali. Un singolo intoppo può ripercuotersi su milioni di fruitori.

 

Il co-fondatore ed ex CEO di Binance, Changpeng «CZ» Zhao, ha commentato su X l’interruzione di Cloudflare: «la blockchain ha continuato a funzionare».

 

Non è ancora chiaro cosa possa essere successo. Alcuni ipotizzano che potrebbe essere stato un attacco alla schermatura offerta da Cloudfare di modo da fare disaccoppiare un particolare sito o sistema dal servizio, così da poter attaccare quest’ultimo, ma si tratta, come sempre nell’ambito cibernetico, di pure speculazioni.

 

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Guerra cibernetica

Orban: gli ucraini sono dietro il furto dei dati personali dei cittadini dell’UE

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Dietro il furto e la fuga di dati personali di 200.000 ungheresi ci sono individui ucraini e un partito di opposizione ungherese, ha dichiarato il premier magiaro Vittorio Orban, definendo la situazione un «grave rischio per la sicurezza nazionale» che richiede un’immediata indagine statale.   Le accuse, formulate in una dichiarazione video di lunedì, seguono le notizie diffuse dai media ungheresi secondo cui un database con i nomi, gli indirizzi e i recapiti degli utenti che avevano scaricato l’app di organizzazione Vilag del partito Tisza è stato brevemente pubblicato online alla fine della scorsa settimana.   Il partito pro-UE e il suo leader Peter Magyar rappresentano la principale opposizione al governo Orban, che accusa l’UE di interferire nella politica interna del Paese.   «Un grave scandalo ha scosso la vita pubblica ungherese. I dati personali di 200.000 nostri connazionali sono stati pubblicati online senza il loro consenso», ha dichiarato Orban. «In base alle informazioni attuali, questi dati sono stati raccolti dal partito Tisza».

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Il primo ministro di Budapesto ha affermato che un’analisi del database ha dimostrato che «anche individui ucraini erano coinvolti nella gestione dei dati» e ha ordinato ai funzionari della sicurezza nazionale di condurre l’indagine.   Sia il partito Tisza che il suo leader hanno negato qualsiasi coinvolgimento ucraino nello sviluppo dell’app. Magyar ha affermato domenica – senza fornire prove – che l’app del partito era stata presa di mira da «hacker internazionali… che sono ovviamente supportati dai servizi segreti russi».   Tuttavia, un articolo del quotidiano ungherese Magyar Nemzet ha ipotizzato che i dati trapelati provenissero dalla piattaforma Vilag, osservando che le prime voci corrispondevano ad account di sviluppatori e tester, alcuni con identificativi dello stato ucraino.   Orban, un critico convinto del sostegno militare occidentale all’Ucraina, ha ripetutamente affermato che l’UE e Kiev stanno cospirando per influenzare la politica ungherese e portare al potere il partito Tisza, sostenuto da Bruxelles, nelle elezioni del 2026.   Affermazioni simili sono state riprese all’inizio di quest’anno dal Servizio di Intelligence estero russo (SVR), secondo cui la Commissione Europea stava «studiando scenari di cambio di regime» in Ungheria.   Bruxelles intende portare Magyar al potere nelle elezioni parlamentari del 2026, «se non prima», ha affermato l’SVR, aggiungendo che Bruxelles starebbe impiegando significative «risorse amministrative, mediatiche e di lobbying», mentre i servizi segreti ucraini farebbero il «lavoro sporco».   Come riportato da Renovatio 21, il ministro magiaro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.   A inizio ottobre Orban ha ribadio apertis verbis che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.

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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Orban ha avviato una petizione contro il cosiddetto «piano di guerra» dell’UE, avvertendo che il sostegno continuo all’Ucraina sta spingendo il blocco verso un confronto diretto con la Russia.   Il primo ministro ad agosto aveva accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di aver minacciato gli ungheresi aggiungendo che l’Ucraina non può entrare nell’Unione Europea con la forza attraverso estorsioni, attentati e intimidazioni. In estate gli attacchi ucraini all’oleodotto Druzhba («Amicizia») di questo mese hanno ripetutamente interrotto i flussi verso Ungheria e Slovacchia, suscitando rabbia in entrambi i Paesi dell’UE.   Durante un’intervista a Tucker Carlson nell’agosto 2023, il premier ungherese Vittorio Orban aveva dichiarato significativamente che Ungheria e Serbia erano pronte ad entrare in guerra contro chiunque facesse saltare il loro gasdotto.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse settimane è stata data alle fiamme nella zona di confine una chiesa cattolica ungherese, sui cui muri è stato scritto in ucraino «coltello agli ungheresi».

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Accordo segreto di Israele con Google e Amazon

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Un’inchiesta condotta in collaborazione da vari media, tra cui il Guardian, rivela che Israele ha obbligato i colossi tech statunitensi Google e Amazon a infrangere i propri vincoli contrattuali previsti dall’accordo cloud del 2021 con lo Stato Ebraico.

 

I patti dello Stato Giudaico con le due piattaforme USA sono finiti sotto la lente in seguito alle accuse – mosse anche dall’ONU – di genocidio per la reazione militare all’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023, costato oltre 1.200 vite.

 

L’intesa, denominata Progetto Nimbus e del valore di 1,2 miliardi di dollari, impedirebbe alle aziende di negare al governo israeliano l’accesso ai servizi cloud, anche in caso di violazione dei loro termini d’uso, stando ai documenti pubblicati dal Guardian con +972 Magazine.

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Il contratto includerebbe inoltre un «meccanismo di allerta» che impone alle società di informare segretamente lo Stato degli ebrei ogni qualvolta uno Stato o un tribunale estero richieda i dati israeliani memorizzati in cloud.

 

Tale sistema prevede che l’azienda USA corrisponda a Israele una cifra – tra 1.000 e 9.999 shekel – pari al prefisso telefonico internazionale del Paese richiedente per ogni trasferimento di dati.

 

In pratica, questo escamotage permette alle tech di rivelare informazioni su richieste terze, normalmente secretate.

 

Google e Amazon rischierebbero pesanti penali se sospendessero i servizi a Israele. Lo Stato ebraico può «avvalersi di qualsiasi funzionalità» purché non infranga la legge israeliana, il copyright o implichi rivendita della tecnologia, secondo il testo trapelato.

 

La clausola mirerebbe a scongiurare che i giganti USA siano costretti a troncare i rapporti con Israele per pressioni di dipendenti, azionisti o attivisti.

 

Google ha dovuto affrontare crescenti critiche per il suo ruolo nel conflitto. A febbraio, ha rimosso dalle sue linee guida sull’Intelligenza Artificiale l’impegno a non sviluppare strumenti per armi o sorveglianza.

 

Negli ultimi anni i lavoratori Google hanno manifestato con crescente frequenza contro i legami aziendali con Tel Aviv, sullo sfondo del conflitto a Gaza. Ad aprile 2024 l’azienda ha licenziato circa 30 di essi, rei di aver ostacolato l’attività lavorativa.

 

Come riportato da Renovatio 21, a luglio 2025 il cofondatore di Google Sergey Brin ha bollato l’ONU come «apertamente antisemita» dopo un report che accusava le tech, inclusa Alphabet, di aver lucrato sulla guerra a Gaza.

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Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni è emerso che centinaia di ex agenti dell’Intelligence militare israeliana hanno acquisito posizioni di influenza in diverse grandi società tecnologiche, tra cui Google, Facebook, Microsoft e Amazon.

 

Si tratterebbe di ex agenti della famigerata Unità 8200, l’ufficio dell’Intelligence militare dello Stato ebraico dedicata alla guerra cibernetica. L’Unità 8200 è nota per «la sorveglianza della popolazione palestinese, accumulando kompromat su individui a scopo di ricatto ed estorsione» scrive MintPressNews. «Spiando i ricchi e famosi del mondo, l’Unità 8200 ha fatto notizia lo scorso anno, dopo lo scoppio dello scandalo Pegasus», cioè l’emersione dell’esistenza di uno spyware potentissimo in grado di penetrare qualsiasi telefono, una vera arma cibernetica che la società israeliana vendo per il mondo.

 

«Gli ex ufficiali dell’Unità 8200 hanno progettato e implementato un software che ha spiato decine di migliaia di politici e probabilmente ha contribuito all’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi» scrive il sito americano.

 

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