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Immigrazione

Violenza degli immigrati alla Stazione Centrale di Milano

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Immagini raccapriccianti da Piazza Duca d’Aosta, davanti al palazzo della Stazione Centrale di Milano.

 

Il video è impressionante.

 

Un ragazzo di etnia levantina, che poi sarebbe risultato un homeless minorenne tunisino secondo quanto riportato, si aggira coperto di sangue.

 

D’un tratto, da fuori l’inquadrature giunge un uomo di colore, che colpisce il ragazzo con un potente calcio volante. Il ragazzo crolla al suolo.

 

Non è finita: l’africano, mentre l’altro è a terra sotto shock,  gli lancia in testa una bottiglia birra, spaccandola in mille pezzi.

 

Le immagini di questa violenza belluina, avvenuta in pieno giorno, circolano in rete.

 

 


Il diavolo è nel dettaglio, si usa dire. Qui di dettagli ce ne sono una marea, e di fatto la cosa ci pare un inferno.

 

Perché il ragazzo circolava seminudo per la piazza antistante la Stazione?

 

Perché l’uomo di colore che lo attacca è scalzo?

 

Particolare anche le brave soccorritrici accorse sul luogo: una sembra cinese, l’altra, quella più attiva, potrebbe essere anche lei immigrata, o forse no?

 

Insomma cosa sta succedendo in quella piazza?

Da tenere a mente anche un’altra cosa: riporta il Corriere che «la polizia è intervenuta intorno alle 20 di venerdì 22 luglio, su segnalazione delle pattuglie dell’esercito che presidiano lo scalo ferroviario».

 

Cioè, fateci capire: c’erano lì i militari? In effetti sì, li ricordiamo. E noi non stiamo pensando al fatto che potevano intervenire loro: no, noi stiamo realizzando che oramai la massa di immigrati senza legge procedono a commettere crimini anche dinanzi a militari armati.

 

Anzi, ci viene in mente quanto successo questo mese a Napoli: la massa africana attacca direttamente le forze dell’ordine, cosa che è successa, di fatto, anche contro la celere schierata contro l’invasione («colonizzazione», la definivano i ragazzini immigrati organizzatori) di Peschiera del Garda.

 

Bisogna tuttavia stare tranquilli: a Milano c’è Beppe Sala, il sindaco già top manager con il calzino LGBT, amatissimo dall’élite dei radical chic ereditieri del capoluogo lombardo, così come dagli avanzi dei centri sociali, che – abbiano o meno i soldi di papà – rappresentano nel loro sostegno a Sala il loro imbarazzante  fallimento storico, personale e generazionale.

 

La grande débacle, per la metropoli progressista e quindi femminista, è stata il capodanno con violenze sessuali di massa – la cosa ha un nome arabo: Taharrush gamea – in Piazza Duomo ai danni di povere ragazze. Gli autori, ma ci sono voluti giorno perché ciò emergesse, erano bande di ragazzini immigrati.

 

Come riportato da Renovatio 21, è curioso anche il caso della Bocconi, dove ad una certa ora gli studenti (cioè, le studentesse) devono essere accompagnate perché rischiano molestie nell’adiacente Parco Ravizza da parte di personaggi non precisati etnicamente da giornalisti e politici.

 

Chissà di dove sono originari.

 

Chissà perché si comportano così.

 

Ah, beh, sì, certo. Come nella violenza in Stazione, forse si sentono davvero, davvero impuniti. Altrimenti non commetterebbero crimini spudoratamente in pubblico, perfino dinanzi ai nostri soldati.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

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Immigrazione

La bandiera pakistana sventola sull’Abbazia di Westminster

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Una bandiera nazionale Pakistana è stata issata sopra l’Abbazia di Westiminster, il più importante luogo di culto già cattolico e poi anglicano di Londra, in pratica uno dei segni più alti del Cristianesimo in terra anglica.

 

La bandiera con la luna musulmana era lì in riconoscimento del Pakistan Day, una festa nazionale che commemora l’approvazione della risoluzione di Lahore, in base alla quale il 23 marzo 1940 fu approvata una nazione separata per i musulmani dell’impero indiano britannico richiesta dalla Lega musulmana, e  l’adozione della prima Costituzione del Pakistan il 23 marzo 1956, rendendo il Pakistan la prima Repubblica Islamica del mondo.

 


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La separazione di India e Pakistan a seguito della dipartita dei britannici – la cosiddetta Partition – causò almeno un milione di morti e un numero tra i 10 e 20 milioni di profughi, nonché tensioni geopolitiche mai risolte che ora possono sfociare in un confronto tra due potenze atomiche.

 

All’interno dell’Abbazia si è tenuto un evento di preghiera, a cui hanno partecipato funzionari dell’Alto Commissariato pakistano. Il problema, come alcuni hanno sottolineato, è che il Pakistan ha ancora leggi brutali sulla blasfemia e una storia di persecuzione dei cristiani.

 

I filmati dell’accaduto hanno scioccato molti utenti della rete. Molti cittadini inglesi si sono inoltre chiesti come mai l’Union Jack, la bandiera nazionale del Regno Unito, non fosse in alcun modo visibile. In pratica, la bandiera britannica pareva essere stata, letteralmente, sostituita

 

 

L’attuale sindaco di Londra Sadiq Kham è di origine pakistana: la sua famiglia è di sunniti Muhajir, ossia di musulmani indiani emigrati in Pakistan dopo la partition. I nonni del Khan emigrarono da Lucknow  dall’India britannica al Pakistan inel 1947. Suo padre Amanullah e sua madre Sehrun arrivarono a Londra dal Pakistan nel 1968. La famiglia ha continuato ad inviare denaro ai parenti in Pakistan, «perché siamo fortunati ad essere in questo Paese».

 

Nel 2018, a Khan è stato conferito Sitara-e-Pakistan – il più alto encomio della Repubblica Islamica del Pakistan – per i suoi servizi ad Islamabad dal presidente pakistano Mamnoon Hussain.

 

Durante la pandemia, il Khan istituì uno dei lockdown più duri del mondo, imprigionando di fatto l’intera popolazione della megalopoli inglese. Nel luglio 2021, il sindaco pakistano ha mantenuto l’obbligo della mascherina sui trasporti londinesi, nonostante il governo abbia rimosso l’obbligo a livello nazionale, citando il rischio di trasmissione del virus.

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Immigrazione

Immigrazione, scoperta fossa comune in Libia

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Un’agenzia delle Nazioni Unite ha riferito della scoperta di una fossa comune in Libia, che si ritiene contenga i corpi di almeno 65 migranti morti mentre venivano trasportati clandestinamente attraverso il deserto.   L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha dichiarato venerdì che le circostanze esatte della morte delle persone e delle loro nazionalità sono sconosciute.   Il Paese nordafricano è stato devastato dal conflitto e dal caos, con circa 700.000 migranti e rifugiati che risiedono entro i suoi confini. Serve anche come via di transito per le persone che cercano asilo in Europa attraverso il Mediterraneo.   L’OIM ha invitato le autorità libiche a indagare sulle morti insieme alle agenzie partner delle Nazioni Unite, «per garantire un recupero dignitoso, l’identificazione e il trasferimento dei resti dei migranti deceduti, e notificare e assistere adeguatamente le loro famiglie».

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Tripoli ha già avviato le proprie indagini sulla fossa comune rinvenuta nel sud-ovest del Paese.   Secondo Reuters, un post su Facebook non verificato di lunedì presenta filmati di droni ripresi dal Dipartimento di investigazione criminale (CID) del Ministero degli Interni di Tripoli e mostra una regione desertica con segni bianchi e nastro giallo che circonda i corpi numerati.   Il CID ha riferito che i corpi sono stati scoperti nella valle di al-Jahriya, nella città di Al Shuwairf, a circa 421 kma Sud di Tripoli.   All’inizio di questo mese, l’OIM ha riferito che il 2023 ha segnato l’anno più mortale per i migranti, con almeno 8.565 individui che sono morti lungo le rotte dei migranti in tutto il mondo.   «Almeno 3.129 morti e scomparse sono state registrate nel 2023 lungo la rotta del Mediterraneo», aggiunge. «Senza percorsi regolari che offrano opportunità di migrazione legale, tali tragedie continueranno a essere una caratteristica lungo questo percorso», ha affermato l’agenzia.   La Libia è precipitata nella guerra civile dopo il violento rovesciamento di Muammar Gheddafi in una rivolta sostenuta dai Paesi NATO nel 2011. Gheddafi aveva ottenuto con successo concessioni diplomatiche dall’Europa in cambio della fine del flusso di immigrati, che il ras di Tripoli – non diversamente di quanto fatto da Erdogan negli ultimi anni – utilizzava con arma di massa per il ricatto della controparte europea.   Gheddafi fu trucidato selvaggiamente, e da allora – complice l’incredibile insediamento in Vaticano di un secondo papa che subito ha mostrato il suo immigrazionismo oltranzista (primo viaggio: Lampedusa…) – il flusso è partito senza mai arrestarsi, portando in Europa milioni e milioni di africani e non solo.   Molti migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversano il paese in rotta verso il Mediterraneo. I contrabbandieri e i trafficanti di esseri umani spesso ne approfittano, vendendo i migranti come schiavi. Un servizio della CNN nel 2017 ha documentato una presunta asta di schiavi vivi in ​​Libia, dove gli africani sono stati venduti per soli 400 dollari.

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Secondo uno studio condotto dalla IOM Displacement Tracking Matrix, la Libia ospita 706.062 migranti provenienti da più di 44 paesi, 5.000 dei quali sono in custodia statale.   Non ci sono solo i mortali traffici di esseri umani a far parlare delle remote lande di deserto libico.   Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2023 circa 2,5 tonnellate di uranio segnalate come disperse da un sito in Libia sono state recuperate dalle forze armate con sede nell’est del Paese, ha detto un portavoce militare, appena un giorno dopo che l’agenzia nucleare delle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme per il materiale perduto.   Gheddafi ha pubblicato in Italia un libro intitolato Fuga all’Inferno. E il suo assassinio di Gheddafi ha aperto decisamente l’inferno: e non solo per la Libia, non solo per gli africani, ma per tutti gli europei e potenzialmente per l’intera umanità.

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Immagine di Saharate via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Immigrazione

Biden si scusa per aver chiamato «clandestino» l’immigrato che ha assassinato una ragazza americana

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Il presidente Joe Biden si è scusato per aver usato accuratamente il termine «illegal» (cioè immigrato illegale, clandestino) durante il SOTU, l’annuale discorso sullo stato dell’Unione tenuto dai presidenti americani.

 

Durante l’evento la scorsa settimana, la deputata trumpiana Marjorie Taylor Greene lo aveva interrotto dicendo al presidente che dovrebbe pronunciare il nome di Laken Riley, cosa che Biden ha fatto per poi dire che era stata uccisa da un illegal.

 

Il vegliardo ha eseguito: «Lincoln. Lincoln Riley», ha risposto il vegliardo della Casa Bianca, storpiando il nome della ragazza morta. «Una giovane donna innocente che è stata uccisa da un clandestino», ha continuato Biden, per poi aggiungere che epperò tanta gente viene uccisa da persone che clandestine non sono – un grande argomento, davvero.

 

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Tuttavia, ad offendersi delle parole di Biden non ha offeso la destra americana, quanto piuttosto la sinistra, con l’altrettanto senescente deputata democratica californiana Nancy Pelosi che ha sparato il primo colpo, rimproverando Biden durante un’apparizione sulla CNN per l’uso della parola «illegal».

 

A Biden è stato chiesto un commento sulla questione fuori dall’Air Force One, e il presidente ha riformulato in maniera geriatrico-sofistica: «tecnicamente, non dovrebbe essere qui».

 

Biden e i suoi pupari hanno pensato che sarebbe stata un’ottima idea chiedere scusa all’anziano presidente in carica alla televisione nazionale, ma non hanno ritenuto abbastanza importante chiedere scusa alla famiglia di Laken Riley per aver pronunciato male il suo nome o per aver causato il confine crisi che potrebbe essere stata direttamente responsabile della sua morte.

 

«Non avrei dovuto usare il termine “illegale”, avrei dovuto dire senza documenti», ha detto Biden a Jonathan Capehart di MSNBC ad Atlanta. L’idea è che il Partito Democratico pro-invasione stia ripescando un termine molto diffuso nella Francia di fine anni Novanta, sans papiers, «senza carte», per definire gli immigrati clandestini.

 

In risposta alle scuse di Biden per aver offeso dei clandestini, l’ex presidente Trump ha invitato Biden a scusarsi con la famiglia di Riley per aver pronunciato male il suo nome, invece di «scusarsi per la parola che ha usato» per descrivere il suo assassino.

 

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Trump ha anche ospitato la famiglia di Riley durante una manifestazione di sabato, dove ha incolpato Biden per la sua morte.

 

«Dovrebbe scusarsi con la famiglia invece di scusarsi per la parola che ha usato, che è una descrizione accurata», ha detto Chris LaCivita, consigliere senior della campagna di Trump, definendo la risposta di Biden «stonata» e un «momento cruciale» che mette in risalto i candidati. «Due differenze molto distinte nell’approccio all’invasione del confine».

 

«C’è una chiara differenza», ha detto LaCivita. «Uno è comprensivo, coccola e trova scuse. E l’altro vuole porre fine, porre fine a tutto ciò».

 

Nell’uso politico e giornalistico della lingua italiano abbiamo assistito, negli anni, alla sparizione del termine già di per sé politicamente corretto «extracomunitario» e alla sostituzione della parola «immigrato» (participio passato) con «migrante» (raro participio presente).

 

Anche in Italia, forse, è il caso che i politici comincino a ricordare, e pronunciare, i nomi delle persone uccise dall’immigrazione massiva che sta subendo il Paese: persone assassinate in casa durante rapine, mandate in overdose dagli spacciatori, stuprate e squartate in macabri rituali pagani.

 

Ricordiamo, en passant, che stiamo parlando di un Paese dove è al potere un sedicente governo nazionalista e sovranista, ma dove gli sbarchi di clandestini, invece che diminuire, sono sorprendentemente aumentati, rendendo la situazione nell’isola di Lampedusa fuori controllo, con la presenza un maggior numero di clandestini rispetto agli abitanti italiani.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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