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Big Pharma

Vaccini, farmaci ed etica medica, intervista a Stefano Montanari

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Cristiano Lugli, portavoce di Renovatio 21, intervista in esclusiva il Dr. Stefano Montanari.

Medici, etica medica, scandali nel mondo della scienza e commercio di organi: questo e molto altro in un’intervista chedelinea una situazione sconvolgente all’interno del mondo della medicina e della scienza, dove l’etica e la morale sono state abbandonate per obbedire, ciecamente, ai dettami dell’interesse economico e di potere.

 

Dottor Montanari, di recente alcuni camion vela hanno solcato la provincia parmense e vicentina con manifesti il cui messaggio rivolto ai cittadini era piuttosto chiaro: «Solo il 15% dei medici si vaccina. Ti fidi dei medici?». Come potrà immaginare, la categoria è tutta, interamente, sobbalzata dalla poltrona gridando allo scandalo. Eppure, è stato lo stesso Gualtiero «Walter» Ricciardi, ancor prima di dimettersi dall’imponente carica di Presidente ISS, a denunciare queste scarse percentuali. Chi ha ragione, i medici indignati o Ricciardi?

Temo che non abbia ragione nessuna delle due parti. A mio parere, avendo parlato in camera caritatis con più di un medico, credo proprio che a vaccinarsi sia al massimo un decimo di quel 15%. Naturalmente, nessuno dispone dei dati reali e ognuno può inventare ciò che più gli aggrada, cosa che oggi è del tutto abituale.

 

Le dirò che a me capita non di rado di ricevere reazioni poco urbane ogni volta che rispondo “non lo so” a una domanda. Il fatto è che, se non lo so, non lo so e basta. Ma la gente è stata ormai ammaestrata a bersi qualunque cosa e addirittura a pretendere risposte pur sapendo in cuor suo che si tratterà spesso di panzane.

«A mio parere, avendo parlato in camera caritatis con più di un medico, credo proprio che a vaccinarsi sia al massimo l’1,5% dei dottori»

 

Esiste ancora un’etica medica fra i medici?

Sì, esiste. Non è detto, però, che sia sempre rispettata.

 

Essa imporrebbe a tutti i medici di vaccinarsi con tutti i vaccini esistenti in circolazione?

L’etica medica è chiara e semplice ed è contenuta in quello che viene comunemente definito il Giuramento d’Ippocrate la cui base è di agire solo ed esclusivamente per il bene di chi a loro si affida. Potrà essere divertente leggere l’articolo 5 del codice deontologico, dove si dice che il medico «non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura».

 

È evidente che, se si ubbidisce alla cieca all’imposizione di vaccinare chiunque e comunque, la deontologia scompare in nome di altro e così pure la dignità non solo professionale ma umana. Ma è interessante pure l’articolo 9 che dice che «Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò che gli è confidato o che può conoscere in ragione della  sua professione». Il che è in qualche modo ripreso dall’articolo seguente: «Il  medico  deve tutelare  la riservatezza  dei dati personali  e della documentazione  in suo possesso riguardante le persone».

Articolo 10 del codice deontologico: «Il  medico  deve tutelare  la riservatezza  dei dati personali  e della documentazione  in suo possesso riguardante le persone». Curiosamente, però, il medico denuncia i bambini che non sono vaccinati.

 

E, ancora, all’articolo 11: «Nella comunicazione di atti o di documenti relativi a singole persone, anche se destinati a Enti o Autorità  che svolgono attività sanitaria, il medico deve porre in essere ogni precauzione atta a garantire la tutela del segreto professionale». Curiosamente, però, il medico denuncia i bambini che non sono vaccinati. Mi chiedo che cosa ne direbbe San Giovanni Nepomuceno. Vero è che, per salvare la faccia ma, in realtà, rovinandola ancora di più, si pongono eccezioni tra cui quella relativa ad un presunto interesse pubblico mai dimostrato a fatti.

 

Per venire alla sua domanda, se i medici rispettassero il loro codice deontologico, allora, sì: tutti i vaccini a tutti i medici e ai loro figli. Ma, come accade anche in altri ambiti, la legge è uguale per tutti ma la sua applicazione no.

 

È perché non lo fanno?

Forse perché, molto banalmente, non sono fessi o, forse, ironicamente, perché l’articolo 12 recita in modo testuale: «La prescrizione  di un accertamento  diagnostico e/o di una  terapia impegna la responsabilità professionale  ed etica del medico e non può che far seguito  a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, a un fondato sospetto diagnostico. Su tale presupposto al medico è riconosciuta autonomia nella programmazione, nella scelta e nella applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico, anche in regime di ricovero, fatta salva la libertà del paziente di rifiutarle e di assumersi la responsabilità del rifiuto stesso».

Se i medici rispettassero il loro codice deontologico, allora, sì: tutti i vaccini a tutti i medici e ai loro figli. Ma, come accade anche in altri ambiti, la legge è uguale per tutti ma la sua applicazione no.

 

Io non do volentieri consigli ma stavolta faccio un’eccezione invitando tutti a perdere qualche decina di minuti per leggere il testo del Codice Deontologico con tanto di commenti. Chiunque potrà accorgersi della situazione.

 

In compenso, però, tagliano lo stipendio del 20% ai medici che pongono obiezioni sull’obbligo vaccinale, come nel caso del Dr. Fabio Vaccaro, medico di famiglia a cui, per decisione del Collegio arbitrale regionale e per applicazione della Asl, verrà decurtato lo stipendio per 5 mesi…

Sarebbe come se lei chiedesse a me perché la mafia delinque.

 

Come commenta questo caso?

Vuole farmi prendere una querela?

 

Di recente, in America, un grande e storico oncologo si è dimesso dai numerosi incarichi di editore di grandi riviste perché un’indagine ha dimostrato che circa l’87% degli articoli pubblicati erano frutto di collusioni con le case farmaceutiche. È veramente questo il mondo che ruota intorno a Big Pharma?

Ricordo di aver assistito personalmente nel 1974, e per me era la prima volta, alla falsificazione di risultati da parte di medici pagati da un’industria farmaceutica. Non  ricordo quale fosse l’industria ma ricordo che si trattava di un farmaco per il trattamento della vescica neurogena flaccida. Il prodotto era palesemente inefficace ma i risultati che uscirono da quella farsa furono vicini all’entusiasmo.

Richard Horton,  il direttore di The Lancet, cioè del giornale medico forse di maggior prestigio, disse candidamente che metà di ciò che si pubblica in medicina è falso

 

Già nel 2005 John Ioannidis pubblicò un articolo denunciando la falsità di molto di ciò che si pubblica in medicina. Richard Horton, poi, che di The Lancet, cioè del giornale medico forse di maggior prestigio, è il direttore disse candidamente che metà di ciò che si pubblica in medicina è falso.

 

Il tutto fu confermato da Marcia Angell del New England Journal of Medicine, altra rivista di grande prestigio. In realtà le cose non stanno esattamente così: se si vuole pubblicare, è ineludibile dover passare attraverso maglie strettissime di censura. Il perché è presto detto: i giornali medici non potrebbero sopravvivere senza che l’industria farmaceutica li mantenesse di fatto in toto.

 

È evidente, allora, che solo ciò che non tocca gli interessi del “benefattore” potrà avere il via libera. Una delle tante cose che la gente comune non sa è che le case farmaceutiche dispongono di squadre di persone ingaggiate per scrivere articoli che di fatto sono pubblicitari. Quegli articoli vengono firmati da presunti luminari (oggi è facilissimo crearne nella percezione popolare e noi italiani ne abbiamo testimonianza), vengono pubblicati e presi per verità rivelata.

Se si vuole pubblicare in riviste scientifiche, è ineludibile dover passare attraverso maglie strettissime di censura. Il perché è presto detto: i giornali medici non potrebbero sopravvivere senza che l’industria farmaceutica li mantenesse di fatto in toto

 

La cosa buffa, e a me è capitato di assistere a scene comiche d’imbarazzo, è che, se si chiede un chiarimento al presunto autore, quello non conosce nemmeno il contenuto dell’articolo che ha firmato. Dunque, stante la censura, ahimè, ad essere falso è molto, molto più della metà di ciò che esce. Insomma, sì: il mondo che ruota intorno a Big Pharma è corrotto fino al midollo e a subirne gli effetti è tanto il paziente quanto il medico, spessissimo incapace di rendersi conto della qualità di ciò che gli viene propinato.

 

È possibile allora che anche intorno alla chemioterapia ci siano grossi interessi?

Non è possibile: è certo.

 

Ci spieghi meglio…

Si deve partire sapendo che la medicina non è una scienza, mancandole epistemologicamente alcuni presupposti di base, il primo dei quali è la ripetibilità assoluta dei risultati e, dunque, la prevedibilità. Così, in medicina, quella vera, intendo, vale il più assoluto pragmatismo: è tutto buono ciò che funziona.

 

«La medicina non è una scienza, mancandole epistemologicamente alcuni presupposti di base, il primo dei quali è la ripetibilità assoluta dei risultati e, dunque, la prevedibilità»

A questo punto, etica impone che si vadano a controllare in modo gelidamente imparziale i risultati dei vari approcci a diverse malattie. Se lo si facesse, si scoprirebbe, seppure con molte difficoltà perché i dati faticano parecchio ad uscire alla luce, che non poche cure definite grottescamente alternative, e qui c’è da chiedersi alternative a che, funzionano meglio di quelle della giostra dei quattrini. Io stesso ne sono testimone da decenni.

 

Per non cadere in malintesi, è indispensabile precisare che la medicina classificata come alternativa ospita parecchi ciarlatani che sconfinano nella delinquenza vera e propria

Per non cadere in malintesi, è indispensabile precisare che la medicina classificata come alternativa ospita parecchi ciarlatani che sconfinano nella delinquenza vera e propria e, dunque, bisogna essere capaci di scegliere la strada giusta, cosa tutt’altro che facile anche agli addetti ai lavori, e questo per le falsità che inquinano pesantemente la medicina.

 

Parliamo di un tema delicato quanto discusso: i trapianti di organi. Il fatto che esista un commercio di organi è cosa ormai assodata. La cosa la stupisce?

No di certo, così come non mi stupisce nessuna forma di delinquenza.

 

Caso del traffico d’organi: «un medico che opera non “in scienza e coscienza”  ubbidendo acriticamente ad ordini, non avrà troppa strada da percorrere per altri atti di delinquenza

È ormai noto il caso dell’ex presidente del Barcelona Calcio, Sandro Rosell, il quale fu costretto a negare di aver acquistato illegalmente un fegato umano per l’ex difensore del Barcellona Eric Abidal nel 2012, colpito da un tumore, dopo un reportage sul quotidiano spagnolo El Confidencial in cui la polizia affermava di aver intercettato le telefonate di Rosell che presumibilmente comprovavano l’acquisto dell’organo da trapiantare al suo giocatore. Degli organi si occupano i medici, ragione per cui non crede che se esiste un commercio di organi, esiste anche, per logica conseguenza, una grave responsabilità da parte dei medici?

Non è che si possa prelevare un organo e impiantarlo a chiunque. I tessuti di donatore e ricevente vanno tipizzati con molta cura ed espianto, conservazione, trasporto e impianto hanno bisogno di personale e di chirurghi esperti. È evidente, allora, che il traffico non può prescindere dalla presenza non di un medico ma di una squadra di medici. E anche qui non ci si può stupire.

 

Che i medici recuperino la dignità di chi esercita una delle professioni più nobili, difficili e indispensabili, magari cominciando con il radiare dalla professione qualcuno

Una persona che non ha mai commesso un’infrazione alla legge avrà delle inibizioni morali fortissime ad uccidere qualcuno. Però se la persona è un rapinatore, il passo verso l’assassinio non sarà poi così difficile. La stessa cosa esiste per i medici che altro non sono se non esseri umani con tutti i loro pregi e con tutti i loro vizi. Un medico che opera non «in scienza e coscienza» come la categoria ama affermare ma ubbidendo acriticamente ad ordini, non avrà troppa strada da percorrere per altri atti di delinquenza.

 

In un modo o nell’altro, troverà sempre una giustificazione alla sua criminalità. C’è solo da sperare che a delinquere siano sempre meno e che i medici recuperino la dignità di chi esercita una delle professioni più nobili, difficili e indispensabili, magari cominciando con il radiare dalla professione qualcuno che oggi si esibisce alla ribalta.

 

 

Cristiano Lugli

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Big Pharma

Affermazioni fuorvianti sul vaccino Pfizer «hanno portato discredito» a Big Pharma: parla un autorità di autoregolamentazione britannica

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La Prescription Medicines Code of Practice Authority, un organismo indipendente e di autoregolamentazione istituito dall’Associazione dell’industria farmaceutica britannica, ha stabilito che l’azienda ha violato cinque regole del suo Codice di condotta per la pubblicità.

 

Un’agenzia di regolamentazione del Regno Unito ha scoperto che i migliori dipendenti Pfizer «hanno portato discredito» all’industria farmaceutica quando hanno fatto affermazioni fuorvianti che promuovevano un «medicinale senza licenza» nei tweet sul vaccino COVID-19, ha riferito domenica The Telegraph.

 

La Prescription Medicines Code of Practice Authority (PMCPA), un organismo indipendente e di autoregolamentazione istituito dall’Associazione dell’industria farmaceutica britannica, ha stabilito che l’azienda avrebbe violato cinque regole del suo Codice di condotta per la pubblicità.

 

L’organismo di vigilanza dell’industria farmaceutica britannica UsForThem ha presentato un reclamo al PMCPA nel febbraio 2023. Il reclamo riguardava i tweet del 2020 dei massimi dirigenti Pfizer, tra cui il direttore medico britannico Berkeley Phillips. I tweet erano ancora visibili sui social al momento della presentazione della denuncia.

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L’organizzazione ha affermato che Pfizer «ha promosso in modo fuorviante e illegale il suo vaccino contro il COVID-19» riportando tassi di efficacia relativa molto elevati senza fornire informazioni sui tassi di efficacia assoluta o informazioni richieste sulla sicurezza.

 

UsForThem ha affermato che era importante presentare questa denuncia due anni dopo perché «tale comportamento scorretto era ancora più diffuso» di quanto si pensasse in precedenza, estendendosi «fino ai vertici» delle attività di Pfizer nel Regno Unito e «apparentemente continuando fino ad oggi».

 

Commentando l’importanza dei risultati, Daniel O’Conner di Trial Site News, che ha anche trattato la storia, ha dichiarato a The Defender: «il comportamento di Pfizer durante la pandemia è stato davvero scandaloso. E ovviamente l’obiettivo: grandi soldi».

 

O’Connor ha affermato che il «comportamento aziendale di Pfizer durante la pandemia», come rivelato da questa e altre sentenze del PMCPA, è «altrettanto insidioso» quanto i problemi con i percorsi normativi per i farmaci e i principali difetti negli stessi studi clinici che Trial Site News ha monitorato.

 

Pfizer ha una chiara esperienza di agire come «impresa di profitto inaccettabile durante la peggiore pandemia del secolo», ha aggiunto. «La domanda che abbiamo è chi ha dato loro potere nel governo».

 

Grave censura per aver portato «discredito su» Big Pharma

La denuncia si concentrava su un tweet che Phillips di Pfizer ha condiviso su Twitter, ora X, originariamente realizzato da un dipendente Pfizer con sede negli Stati Uniti.

 

Il tweet affermava:

 

«Il nostro vaccino candidato è efficace al 95% nella prevenzione del COVID-19 e al 94% nelle persone di età superiore ai 65 anni. Archivieremo tutti i nostri dati presso le autorità sanitarie entro pochi giorni. Grazie a tutti i volontari della nostra sperimentazione e a tutti coloro che combattono instancabilmente questa pandemia».

 

Il comitato investigativo della PMCPA ha scoperto che quattro dipendenti di Pfizer UK avevano ritwittato il post e altri lo avevano messo «mi piace». Hanno detto che probabilmente il pubblico e gli operatori sanitari avrebbero visto il tweet.

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La giuria ha concordato con le accuse di UsForThem secondo cui il messaggio conteneva informazioni limitate sull’efficacia e nessuna informazione sulla sicurezza, in violazione delle regole sull’inganno del pubblico e sulla fornitura di dati accurati sulla sicurezza.

 

Il panel ha inoltre sottolineato che i codici di condotta esistenti vietano la promozione dei medicinali prima della loro autorizzazione all’immissione in commercio. Tuttavia, in diretta violazione dei codici, i tweet dei dipendenti Pfizer hanno portato alla «diffusione proattiva di un farmaco senza licenza su Twitter agli operatori sanitari e al pubblico nel Regno Unito», ha rilevato la commissione.

 

I tweet violavano anche la politica stessa di Pfizer che vieta ai dipendenti Pfizer di interagire con i social media relativi ai medicinali e ai vaccini dell’azienda.

 

Il comitato PMCPA ha concluso che «Pfizer ha portato discredito e ridotto la fiducia nell’industria farmaceutica», il che, secondo lui, è una seria censura che riserva a gravi violazioni come quella in cui un’azienda ha promosso un farmaco prima ancora che fosse stato autorizzato.

 

I casi che si ritiene abbiano portato discredito all’industria vengono pubblicizzati sulla stampa medica, farmaceutica e infermieristica.

 

Un portavoce di Pfizer UK ha affermato che la società «riconosce e accetta pienamente le questioni evidenziate da questa sentenza PMCPA» e che è «profondamente dispiaciuta», secondo The Telegraph.

 

Pfizer ha inoltre affermato che esaminerà l’uso dei social media da parte dei propri dipendenti per garantire che rispettino i codici attuali e per prevenire tali problemi in futuro.

 

Il giornale ha anche riferito che Phillips, il cui re-tweet era principalmente in questione, ha affermato che il post era «accidentale e non intenzionale». «Detto questo, abbiamo immediatamente accettato la sentenza del caso e facciamo tutto il possibile per garantire che i nostri dipendenti aderiscano alla nostra rigorosa politica sui social media e al Codice di condotta del settore quando utilizzano i loro social media personali» ha aggiunto.

 

Altri cinque rimproveri legati alla promozione del vaccino anti-COVID

Pfizer è stata rimproverata sei volte dall’autorità di regolamentazione per la sua promozione non etica del vaccino COVID-19.

 

Il 4 marzo, pochi giorni dopo che la PMCPA aveva annunciato la sua sentenza sui tweet del 2020 che promuovevano il vaccino, l’agenzia ha anche annunciato una seconda sentenza , rilevando che Pfizer aveva violato un’altra clausola del codice di condotta in un tweet del 2022 di Pfizer UK che «non è riuscita a mantenere standard professionali».

 

Tale sentenza, emessa anche in risposta a una denuncia presentata da UsForThem, riguardava una serie di tre tweet pubblicati sul feed Twitter di Pfizer UK che includevano un collegamento a un articolo di Pulse Today.

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Quel tweet diceva:

 

«Mentre il Regno Unito entra nel suo primo «inverno sbloccato» dal 2019, il nostro [dichiarato dipendente medico senior di Pfizer] spiega l’impatto devastante che le malattie respiratorie possono avere durante i mesi più freddi. Leggi di più @PulseToday 👇#WinterPressures».

 

Il tweet rimandava a un articolo promozionale — ripubblicato qui — commissionato da Pfizer su un sito web per operatori sanitari, ma non era chiaramente contrassegnato come contenuto promozionale pagato da Pfizer.

 

Il PMCPA in questo caso ha affermato di essere preoccupato che i tweet fossero disponibili al grande pubblico mentre il materiale nell’articolo di PulseToday era destinato agli operatori sanitari. Ciò ha violato gli elevati standard creati dai codici di condotta, hanno affermato le autorità di regolamentazione.

 

Nel febbraio 2023, l’agenzia ha scoperto che il CEO di Pfizer Albert Bourla, Ph.D., ha rilasciato commenti «fuorvianti» e «non qualificati» promuovendo l’uso dei vaccini mRNA contro il COVID-19 per i bambini piccoli durante un’intervista alla BBC.

 

In quel caso, UsForThem ha accusato il redattore medico della BBC, Fergus Walsh, di aver condotto l’intervista «come un’amichevole chiacchierata davanti al caminetto», dando a Bourla «un’opportunità promozionale gratuita che il denaro non può comprare» permettendogli di promuovere la diffusione del vaccino, in particolare tra i giovani. bambini per i quali il vaccino non era stato nemmeno autorizzato.

 

All’epoca, nessun vaccino contro il Covid-19 era stato approvato dall’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito per i bambini sotto i 12 anni, quindi la commissione ha ritenuto che i commenti di Bourla violassero il codice.

 

Due delle altre sentenze del PMCPA su Pfizer riguardavano i post di LinkedIn e una riguardava affermazioni fatte in un comunicato stampa.

 

La sanzione per la serie di violazioni, ha riferito The Telegraph, è una multa di 34.800 sterline.

 

Ben Kingsley, responsabile degli affari legali di UsForThem, ha dichiarato al Telegraph che «è sorprendente quante volte i dirigenti senior di Pfizer siano stati ritenuti colpevoli di gravi violazioni normative, in questo caso incluso il reato più grave di tutti ai sensi del Codice di condotta del Regno Unito».

 

«Tuttavia le conseguenze per Pfizer e le persone interessate continuano ad essere ridicole. Questo sistema di regolamentazione senza speranza per un’industria della vita e della morte multimiliardaria è diventato una farsa, che ha un disperato bisogno di riforme», ha affermato Kingsley.

 

«È assolutamente necessaria una radicale revisione del quadro normativo e legale in base al quale questo settore distrutto e corrotto può operare», ha twittato UsForThem.

 

I critici negli Stati Uniti hanno chiesto che i regolatori nazionali ritengano Pfizer responsabile in questo caso. In un tweet, Jay Bhattacharya, MD, Ph.D. di Stanford., ha invitato la Food and Drug Administration statunitense a farlo.

 

James Lyons-Weiler, Ph.D., ha scritto che la Federal Trade Commission e la Security and Exchange Commission intraprendono azioni simili.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

©8 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

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Immagine di U.S. Secretary of Defense via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine modificata.

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Alimentazione

Pfizer sospende la nuova pillola dimagrante dopo che i pazienti hanno riscontrato gravi effetti collaterali

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La nuova pillola sperimentale per la perdita di peso della Pfizer ha funzionato nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato, ma con alla perdita di peso si sono aggiunti effetti collaterali così gravi che la ricerca è stata interrotta.   In un comunicato stampa, il colosso farmaceutico ha affermato che avrebbe interrotto gli studi clinici sul danuglipron, la sua pillola dimagrante da prendere due volte al giorno. Questo farmaco utilizza un meccanismo simile a semaglutide, perché un’ampia percentuale delle persone che l’hanno assunto nelle prime due fasi sperimentali ha avuto disturbi gastrointestinali ed effetti indesiderati come nausea e diarrea.

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«Mentre gli eventi avversi più comuni erano lievi e di natura gastrointestinale coerenti con il meccanismo, sono stati osservati tassi elevati (fino al 73% di nausea; fino al 47% di vomito; fino al 25% di diarrea)», si legge nel comunicato stampa. «Tassi di interruzione elevati, superiori al 50%, sono stati osservati con tutte le dosi rispetto a circa il 40% con il placebo».   «Al momento, la formulazione di danuglipron due volte al giorno non avanzerà negli studi di Fase 3» scrive il comunicato.   Come il semaglutide, il principio attivo dei famosissimi iniettabili Ozempic e Wegovy, il danuglipron è un agonista del recettore del peptide-1 (GLP-1) simile al glucagone, il meccanismo esatto è oggetto di dibattito ma che a livello generale si ritiene imiti la sensazione di pienezza nell’intestino. Sebbene le iniezioni di semaglutide – che solo negli ultimi anni sono state approvate in USA per la perdita di peso – siano sempre più in voga, anch’esse possono avere alcuni importanti effetti collaterali gastrointestinali.   Con la popolarità degli iniettabili di semaglutide è arrivata una crescente spinta a trovare un modo per ottenere gli effetti del farmaco sotto forma di pillola. Fino a quando Pfizer non ha deciso di interrompere i suoi studi, il danuglipron sembrava destinato a diventare il prossimo grande passo nel trattamento della perdita di peso, soprattutto considerando che i risultati di studi precedenti suggerivano che fosse efficace quanto Ozempic.   L’azienda a fronte degli investimenti fatti e dei possibili grandi guadagni, ha sostenuto nella sua dichiarazione che, sebbene stia interrompendo i test sul danuglipron, sta ancora cercando di immettere sul mercato una pillola dimagrante.   «I risultati degli studi in corso e futuri sulla formulazione a rilascio modificato di danuglipron una volta al giorno forniranno informazioni su un potenziale percorso da seguire con l’obiettivo di migliorare il profilo di tollerabilità e ottimizzare sia la progettazione che l’esecuzione dello studio», ha affermato il dottor Mikael Dolsten, direttore scientifico e presidente di Pfizer.

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«Lo sviluppo futuro di danuglipron si concentrerà su una formulazione una volta al giorno, con dati farmacocinetici attesi nella prima metà del 2024» annuncia il comunicato Pfizer.   Come riportato da Renovatio 21, il semaglutide – commercializzato come Ozempic – sta rivoluzionando il settore farmaceutico e si annuncia, secondo alcuni analisti, come quello che potrebbe divenire il farmaco più venduto della storia. Il fenomeno potrebbe avere consegue trasformative per la società e l’economia: la banca d’affari Morgan Stanley ha pubblicato un rapporto sull’impatto dei farmaci contro l’obesità sui produttori di cibo spazzatura.   Il problema degli effetti collaterali tuttavia è già stato posto.   Come riportato da Renovatio 21, oltre al pericolo per le donne incinte, vi sarebbe un’inchiesta in corso per stabilire se esiste una possibile correlazione tra l’assunzione del semaglutide e l’ideazione di pensieri suicidi.   Una recente intervista di Tucker Carlson ad un ex dirigente di enti di regolazione del farmaco ha aperto numerosi dubbi riguardo gli effetti avversi del farmaco e riguardo alla bontà dell’intera filiera industrial-sanitario-statale che si prepara a sostenerne la massima diffusione. SOSTIENI RENOVATIO 21
 
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Big Pharma

Sciroppo uccide i bambini usbechi. Dietro, un fiume di corruzione

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Al processo per lo scandalo del Dok-1 Maks sta emergendo che i produttori indiani corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti. Nel frattempo il presidente Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute ma senza indicare quali nuove misure verranno adottate.

 

Il tribunale di Taškent ha ripreso le sessioni del processo sullo scandalo dello sciroppo Dok-1 Maks, la cui assunzione ha portato 18 bambini all’invalidità permanente, mentre in tutto le persone che hanno subito gravi conseguenze sono ormai una settantina. Sono stati aggiunti altri nomi alla lista delle persone accusate, che sono attualmente 23.

 

L’accusa evidenzia come dopo l’assunzione del farmaco 16 bambini abbiano ricevuti traumi molto seri, e tre siano morti direttamente dopo l’assunzione dello sciroppo.

 

Lo scorso agosto è divenuto evidente che il numero delle persone colpite dall’assunzione del farmaco della compagnia indiana Marion Biotech sia di molto superiore a quanto si supponesse. Se all’inizio del 2023 si parlava di una ventina di bambini coinvolti, oggi quelli accertati sono almeno 65, come ha riferito in tribunale l’ex-primario del centro plurifunzionale della regione di Samarcanda, il dottor Mamaktul Azizov.

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Il presidente del tribunale, Musa Jusipov, ha inserito nell’elenco degli accusati 17 persone, e nei prossimi giorni verranno esaminate tutte le rispettive posizioni. Secondo la Corte suprema dell’Uzbekistan, come pubblicato agli atti dello scorso 1° dicembre, una parte della documentazione è stata inviata agli organi inquirenti «per rivedere le conclusioni accusatorie e approfondire le azioni processuali integrative, relative al coinvolgimento di altre persone nello stato di accusa».

 

Finora gli accusati sono 21 persone, compreso l’ex-direttore dell’Agenzia per lo sviluppo farmaceutico e direttore della compagnia Quramax Medikal, un cittadino indiano, insieme a diversi altri a lui collegati, in tutto 16 uomini e 5 donne contro i quali sono state presentate le accuse da parte del Servizio per la sicurezza nazionale dell’SGB.

 

Alla compagnia sono state ritirate le licenze per il commercio di prodotti farmaceutici. La procura ha dichiarato che i distributori del Dok-1 Maks avevano pagato tangenti ai funzionari locali, nella misura di 33 mila dollari, per rinunciare alle verifiche obbligatorie del preparato da immettere sul mercato, che è stato così registrato come accessibile sul mercato interno dell’Uzbekistan.

 

Inoltre è stato chiarito che gli imprenditori indiani che hanno prodotto il mortale sciroppo corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti.

 

Un rappresentante del comitato fiscale che ha testimoniato al processo ha spiegato che i produttori hanno pagato in tutto 5 miliardi e 57 milioni di som (circa mezzo milione di dollari) ai medici che raccomandavano lo sciroppo, e che aiutavano al suo acquisto. Le infermiere hanno ricevuto 122 milioni di som (circa 10 mila dollari), mentre i farmacisti hanno percepito 2 miliardi e 345 milioni di som (quasi 200 mila dollari). Oltre un milione di dollari è stato poi distribuito a vari altri collaboratori per la diffusione del farmaco.

 

L’anno scorso, secondo le informazioni diffuse da Radio Ozodlik, le autorità dello Stato indiano settentrionale dell’Uttar-Pradesh avevano autorizzato la Marion Biotech a rinnovare la produzione, ma dopo le morti di massa dei bambini in Uzbekistan lo sciroppo per la tosse è stato bloccato.

 

Nel frattempo, il presidente dell’Uzbekistan Šavkat Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute, nominando come sostituto provvisorio Asilbek Khudajarov: in una riunione «in spirito critico» alla presenza del primo ministro Abdulla Aripov, è stato licenziato il ministro Amrillo Inojatov, senza ulteriori chiarimenti sui futuri programmi del ministero.

 

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