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Vaccini, farmaci ed etica medica, intervista a Stefano Montanari

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Cristiano Lugli, portavoce di Renovatio 21, intervista in esclusiva il Dr. Stefano Montanari.

Medici, etica medica, scandali nel mondo della scienza e commercio di organi: questo e molto altro in un’intervista chedelinea una situazione sconvolgente all’interno del mondo della medicina e della scienza, dove l’etica e la morale sono state abbandonate per obbedire, ciecamente, ai dettami dell’interesse economico e di potere.

 

Dottor Montanari, di recente alcuni camion vela hanno solcato la provincia parmense e vicentina con manifesti il cui messaggio rivolto ai cittadini era piuttosto chiaro: «Solo il 15% dei medici si vaccina. Ti fidi dei medici?». Come potrà immaginare, la categoria è tutta, interamente, sobbalzata dalla poltrona gridando allo scandalo. Eppure, è stato lo stesso Gualtiero «Walter» Ricciardi, ancor prima di dimettersi dall’imponente carica di Presidente ISS, a denunciare queste scarse percentuali. Chi ha ragione, i medici indignati o Ricciardi?

Temo che non abbia ragione nessuna delle due parti. A mio parere, avendo parlato in camera caritatis con più di un medico, credo proprio che a vaccinarsi sia al massimo un decimo di quel 15%. Naturalmente, nessuno dispone dei dati reali e ognuno può inventare ciò che più gli aggrada, cosa che oggi è del tutto abituale.

 

Le dirò che a me capita non di rado di ricevere reazioni poco urbane ogni volta che rispondo “non lo so” a una domanda. Il fatto è che, se non lo so, non lo so e basta. Ma la gente è stata ormai ammaestrata a bersi qualunque cosa e addirittura a pretendere risposte pur sapendo in cuor suo che si tratterà spesso di panzane.

«A mio parere, avendo parlato in camera caritatis con più di un medico, credo proprio che a vaccinarsi sia al massimo l’1,5% dei dottori»

 

Esiste ancora un’etica medica fra i medici?

Sì, esiste. Non è detto, però, che sia sempre rispettata.

 

Essa imporrebbe a tutti i medici di vaccinarsi con tutti i vaccini esistenti in circolazione?

L’etica medica è chiara e semplice ed è contenuta in quello che viene comunemente definito il Giuramento d’Ippocrate la cui base è di agire solo ed esclusivamente per il bene di chi a loro si affida. Potrà essere divertente leggere l’articolo 5 del codice deontologico, dove si dice che il medico «non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura».

 

È evidente che, se si ubbidisce alla cieca all’imposizione di vaccinare chiunque e comunque, la deontologia scompare in nome di altro e così pure la dignità non solo professionale ma umana. Ma è interessante pure l’articolo 9 che dice che «Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò che gli è confidato o che può conoscere in ragione della  sua professione». Il che è in qualche modo ripreso dall’articolo seguente: «Il  medico  deve tutelare  la riservatezza  dei dati personali  e della documentazione  in suo possesso riguardante le persone».

Articolo 10 del codice deontologico: «Il  medico  deve tutelare  la riservatezza  dei dati personali  e della documentazione  in suo possesso riguardante le persone». Curiosamente, però, il medico denuncia i bambini che non sono vaccinati.

 

E, ancora, all’articolo 11: «Nella comunicazione di atti o di documenti relativi a singole persone, anche se destinati a Enti o Autorità  che svolgono attività sanitaria, il medico deve porre in essere ogni precauzione atta a garantire la tutela del segreto professionale». Curiosamente, però, il medico denuncia i bambini che non sono vaccinati. Mi chiedo che cosa ne direbbe San Giovanni Nepomuceno. Vero è che, per salvare la faccia ma, in realtà, rovinandola ancora di più, si pongono eccezioni tra cui quella relativa ad un presunto interesse pubblico mai dimostrato a fatti.

 

Per venire alla sua domanda, se i medici rispettassero il loro codice deontologico, allora, sì: tutti i vaccini a tutti i medici e ai loro figli. Ma, come accade anche in altri ambiti, la legge è uguale per tutti ma la sua applicazione no.

 

È perché non lo fanno?

Forse perché, molto banalmente, non sono fessi o, forse, ironicamente, perché l’articolo 12 recita in modo testuale: «La prescrizione  di un accertamento  diagnostico e/o di una  terapia impegna la responsabilità professionale  ed etica del medico e non può che far seguito  a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, a un fondato sospetto diagnostico. Su tale presupposto al medico è riconosciuta autonomia nella programmazione, nella scelta e nella applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico, anche in regime di ricovero, fatta salva la libertà del paziente di rifiutarle e di assumersi la responsabilità del rifiuto stesso».

Se i medici rispettassero il loro codice deontologico, allora, sì: tutti i vaccini a tutti i medici e ai loro figli. Ma, come accade anche in altri ambiti, la legge è uguale per tutti ma la sua applicazione no.

 

Io non do volentieri consigli ma stavolta faccio un’eccezione invitando tutti a perdere qualche decina di minuti per leggere il testo del Codice Deontologico con tanto di commenti. Chiunque potrà accorgersi della situazione.

 

In compenso, però, tagliano lo stipendio del 20% ai medici che pongono obiezioni sull’obbligo vaccinale, come nel caso del Dr. Fabio Vaccaro, medico di famiglia a cui, per decisione del Collegio arbitrale regionale e per applicazione della Asl, verrà decurtato lo stipendio per 5 mesi…

Sarebbe come se lei chiedesse a me perché la mafia delinque.

 

Come commenta questo caso?

Vuole farmi prendere una querela?

 

Di recente, in America, un grande e storico oncologo si è dimesso dai numerosi incarichi di editore di grandi riviste perché un’indagine ha dimostrato che circa l’87% degli articoli pubblicati erano frutto di collusioni con le case farmaceutiche. È veramente questo il mondo che ruota intorno a Big Pharma?

Ricordo di aver assistito personalmente nel 1974, e per me era la prima volta, alla falsificazione di risultati da parte di medici pagati da un’industria farmaceutica. Non  ricordo quale fosse l’industria ma ricordo che si trattava di un farmaco per il trattamento della vescica neurogena flaccida. Il prodotto era palesemente inefficace ma i risultati che uscirono da quella farsa furono vicini all’entusiasmo.

Richard Horton,  il direttore di The Lancet, cioè del giornale medico forse di maggior prestigio, disse candidamente che metà di ciò che si pubblica in medicina è falso

 

Già nel 2005 John Ioannidis pubblicò un articolo denunciando la falsità di molto di ciò che si pubblica in medicina. Richard Horton, poi, che di The Lancet, cioè del giornale medico forse di maggior prestigio, è il direttore disse candidamente che metà di ciò che si pubblica in medicina è falso.

 

Il tutto fu confermato da Marcia Angell del New England Journal of Medicine, altra rivista di grande prestigio. In realtà le cose non stanno esattamente così: se si vuole pubblicare, è ineludibile dover passare attraverso maglie strettissime di censura. Il perché è presto detto: i giornali medici non potrebbero sopravvivere senza che l’industria farmaceutica li mantenesse di fatto in toto.

 

È evidente, allora, che solo ciò che non tocca gli interessi del “benefattore” potrà avere il via libera. Una delle tante cose che la gente comune non sa è che le case farmaceutiche dispongono di squadre di persone ingaggiate per scrivere articoli che di fatto sono pubblicitari. Quegli articoli vengono firmati da presunti luminari (oggi è facilissimo crearne nella percezione popolare e noi italiani ne abbiamo testimonianza), vengono pubblicati e presi per verità rivelata.

Se si vuole pubblicare in riviste scientifiche, è ineludibile dover passare attraverso maglie strettissime di censura. Il perché è presto detto: i giornali medici non potrebbero sopravvivere senza che l’industria farmaceutica li mantenesse di fatto in toto

 

La cosa buffa, e a me è capitato di assistere a scene comiche d’imbarazzo, è che, se si chiede un chiarimento al presunto autore, quello non conosce nemmeno il contenuto dell’articolo che ha firmato. Dunque, stante la censura, ahimè, ad essere falso è molto, molto più della metà di ciò che esce. Insomma, sì: il mondo che ruota intorno a Big Pharma è corrotto fino al midollo e a subirne gli effetti è tanto il paziente quanto il medico, spessissimo incapace di rendersi conto della qualità di ciò che gli viene propinato.

 

È possibile allora che anche intorno alla chemioterapia ci siano grossi interessi?

Non è possibile: è certo.

 

Ci spieghi meglio…

Si deve partire sapendo che la medicina non è una scienza, mancandole epistemologicamente alcuni presupposti di base, il primo dei quali è la ripetibilità assoluta dei risultati e, dunque, la prevedibilità. Così, in medicina, quella vera, intendo, vale il più assoluto pragmatismo: è tutto buono ciò che funziona.

 

«La medicina non è una scienza, mancandole epistemologicamente alcuni presupposti di base, il primo dei quali è la ripetibilità assoluta dei risultati e, dunque, la prevedibilità»

A questo punto, etica impone che si vadano a controllare in modo gelidamente imparziale i risultati dei vari approcci a diverse malattie. Se lo si facesse, si scoprirebbe, seppure con molte difficoltà perché i dati faticano parecchio ad uscire alla luce, che non poche cure definite grottescamente alternative, e qui c’è da chiedersi alternative a che, funzionano meglio di quelle della giostra dei quattrini. Io stesso ne sono testimone da decenni.

 

Per non cadere in malintesi, è indispensabile precisare che la medicina classificata come alternativa ospita parecchi ciarlatani che sconfinano nella delinquenza vera e propria

Per non cadere in malintesi, è indispensabile precisare che la medicina classificata come alternativa ospita parecchi ciarlatani che sconfinano nella delinquenza vera e propria e, dunque, bisogna essere capaci di scegliere la strada giusta, cosa tutt’altro che facile anche agli addetti ai lavori, e questo per le falsità che inquinano pesantemente la medicina.

 

Parliamo di un tema delicato quanto discusso: i trapianti di organi. Il fatto che esista un commercio di organi è cosa ormai assodata. La cosa la stupisce?

No di certo, così come non mi stupisce nessuna forma di delinquenza.

 

Caso del traffico d’organi: «un medico che opera non “in scienza e coscienza”  ubbidendo acriticamente ad ordini, non avrà troppa strada da percorrere per altri atti di delinquenza

È ormai noto il caso dell’ex presidente del Barcelona Calcio, Sandro Rosell, il quale fu costretto a negare di aver acquistato illegalmente un fegato umano per l’ex difensore del Barcellona Eric Abidal nel 2012, colpito da un tumore, dopo un reportage sul quotidiano spagnolo El Confidencial in cui la polizia affermava di aver intercettato le telefonate di Rosell che presumibilmente comprovavano l’acquisto dell’organo da trapiantare al suo giocatore. Degli organi si occupano i medici, ragione per cui non crede che se esiste un commercio di organi, esiste anche, per logica conseguenza, una grave responsabilità da parte dei medici?

Non è che si possa prelevare un organo e impiantarlo a chiunque. I tessuti di donatore e ricevente vanno tipizzati con molta cura ed espianto, conservazione, trasporto e impianto hanno bisogno di personale e di chirurghi esperti. È evidente, allora, che il traffico non può prescindere dalla presenza non di un medico ma di una squadra di medici. E anche qui non ci si può stupire.

 

Che i medici recuperino la dignità di chi esercita una delle professioni più nobili, difficili e indispensabili, magari cominciando con il radiare dalla professione qualcuno

Una persona che non ha mai commesso un’infrazione alla legge avrà delle inibizioni morali fortissime ad uccidere qualcuno. Però se la persona è un rapinatore, il passo verso l’assassinio non sarà poi così difficile. La stessa cosa esiste per i medici che altro non sono se non esseri umani con tutti i loro pregi e con tutti i loro vizi. Un medico che opera non «in scienza e coscienza» come la categoria ama affermare ma ubbidendo acriticamente ad ordini, non avrà troppa strada da percorrere per altri atti di delinquenza.

 

In un modo o nell’altro, troverà sempre una giustificazione alla sua criminalità. C’è solo da sperare che a delinquere siano sempre meno e che i medici recuperino la dignità di chi esercita una delle professioni più nobili, difficili e indispensabili, magari cominciando con il radiare dalla professione qualcuno che oggi si esibisce alla ribalta.

 

 

Cristiano Lugli

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