Big Pharma
USA, un trapianto di cuore su sei proviene da overdose di oppiodi
Negli Stati Uniti i cuori dei «donatori» in overdose rappresentano una percentuale crescente di trapianti, è stato trovato uno studio retrospettivo recentemente pubblicato e discusso su Medpagetoday.
I donatori in overdose hanno rappresentato una percentuale in rapida crescita di allotrapianti cardiaci, con un aumento di 14 volte da circa l’1% nel 2000 ad oggi del 16,9%, «in linea con l’aumento dell’epidemia di oppioidi», sostiene il dottor Nader Moazami, di University Langone Health a New York City con altri colleghi in un paper apparso sugli Annals of Thoracic Surgery.
La crisi degli oppioidi (Opioid Epidemic) è oggi per la società americana un problema catastrofico. Ingeneratasi dalla facilità con la quale certi medici – talvolta aiutati dalle politiche di incentivazione di Big Pharma come Purdue, attualmente sotto processo – hanno prescritto ai loro pazienti antidolorifici (come OxyContin, Percoce, Vicodin, Norco, fentanyl) essa è degenerata in una diffusione massiva della dipendenza da queste droghe che ha portato grossa parte della popolazione al mercato nero dell’eroina (e dei nuovi derivati come il fentanyl, molto più potente ed economico grazie all’iperproduzione cinese) e quindi al dissesto biologico e sociale.
In molti stati, i «donatori» in overdose hanno rappresentato oltre il 25% dei donatori di allotrapianto cardiaco nel 2018, con un picco del 50% in Delaware, scrive il paper.
Molti cittadini – non più solo della categoria dei giovani drogati – cadono quindi di overdose, offrendo all’industria del trapianto tanta materia prima.
In molti stati, i «donatori» in overdose hanno rappresentato oltre il 25% dei donatori di allotrapianto cardiaco nel 2018, con un picco del 50% in Delaware, scrive il paper.
In particolare, lo studio afferma che i donatori in overdose da oppiodi
- hanno meno probabilità di essere scartati a causa di una condizione di organo malato rispetto ai donatori morti per altre cause (28,2% vs 36,1%; P <0,001)
- Sono più probabilmente ritenuti a più alto rischio da parte dei servizi di sanità pubblica (63,3% vs 13,2%; P <0,001)
- È più probabile che risultino positivi all’epatite C (30,8% vs 5,3%; P <0,001)
È più probabile che i «donatori» risultino positivi all’epatite C
Il problema degli organi infetti non sembra creare un deterrente. Una delle studiose afferma che anzi «la letteratura precedente mostra che il risultato con gli organi di questi donatori ad alto rischio è altrettanto buono come nel nostro pool di donatori a basso rischio, mettendo in evidenza molto semplicemente il numero di potenziali donatori che potremmo utilizzare».
Il tema dei donatori positivi all’epatite C non spaventa: «Abbiamo usato con successo quegli organi perché ora abbiamo un trattamento per l’epatite C. Anche se sappiamo che il ricevente svilupperà una viremia dell’epatite C, sappiamo che possiamo trattarli in modo efficace e usare ancora il cuore» sottolinea il dottor Moazami.
«Abbiamo usato con successo quegli organi perché ora abbiamo un trattamento per l’epatite C. Anche se sappiamo che il ricevente svilupperà una viremia dell’epatite C, sappiamo che possiamo trattarli in modo efficace e usare ancora il cuore»
Il che significa che con il trapianto e facile che, oltre ad un nuovo organo, il paziente riceva anche un’infezione.
Spazio è dedicato anche a raccontare la «qualità» degli organi delle persone in overdose, che sono spesso più giovani della media dei donatori.
«Questi sono donatori più giovani, i loro cuori sono probabilmente di qualità migliore rispetto ad alcuni dei donatori con morte non correlata agli oppioidi. Quindi penso che noi abbiamo solo bisogno di considerare fortemente l’uso di questi organi per aiutare i nostri pazienti, perché c’è davvero a questo punto c’è solo un piccolo svantaggio».
Non solo problemi infettivologici, ma anche i problemi di natura etica sembrano trattati con una certa plasticità.
«Questi sono donatori più giovani, i loro cuori sono probabilmente di qualità migliore rispetto ad alcuni dei donatori con morte non correlata agli oppioidi»
Nella ricerca fa tuttavia capolino il paradigma utilitarista.
«Un’ulteriore ricerca probabilmente rafforzerà l’argomentazione che gli attuali criteri di rigetto per gli organi dei donatori di morte per overdose sono troppo stringenti, e un maggiore uso di questi organi può aiutare a mitigare la tragedia dell’epidemia di overdose di oppioidi».
Come a dire: avremmo pure le persone in overdose (lì portate, cosa oramai assodata, dalle politiche di Big Pharma) ma alziamo almeno il numero dei trapiantati, così da massimizzare l’utilità dei loro corpi.
Si tratta della messa in opera della filosofia utilitarista, che è il vero quadro entro il quale si muove la società moderna. Sviluppata nella Londra che si lanciava alla conquista del suo impero coloniale, essa è basata sulla ricerca dell’utile individuale o sociale. Il capofila dell’Utilitarismo Jeremy Bentham (1748-1832), proponeva per il governo della società un principio quantitativo riassumibile nella formula secondo cui «il bene è la maggior felicità del maggior numero». Qualsiasi cosa, insomma, può essere sacrificata all’altare della supposta felicità della maggioranza. Se ci fate caso, tale argomento è posto anche da coloro che vogliono imporre i vaccini nonostante l’esistenza delle reazioni avverse («qualche bambino andrà pure sacrificato per il benessere della maggioranza!»).
L’espianto di organi può avvenire solo a cuor battente – e in genere sotto curaro – quando cioè il corpo è ancora vivo, dietro al concetto artificiale della «Morte cerebrale»
Tornando ai trapianti e alle overdosi, Renovatio 21 ricorda che l’espianto di organi può avvenire solo a cuor battente – e in genere sotto curaro – quando cioè il corpo è ancora vivo, dietro al concetto artificiale della «Morte cerebrale», un costrutto elaborato cinquanta anni fa ad Harvard.
Più che donazione si dovrebbe parlare di predazione degli organi; la droga e la sua epidemia – scatenata da Big Pharma, come ora riconoscono tutti in questo caso – altro non fanno che aumentare il numero di squartamenti di «donatori» morti solo per una convenzione medica contestata in scienza e coscienza da molti medici.
La filiera della morte, anche qui, rivela il suo essere composita: dalla pillola all’espianto, una catena di montaggio, anzi di smontaggio, anzi di squartamento.
La filiera della morte, anche qui, rivela il suo essere composita: dalla pillola all’espianto, una catena di montaggio, anzi di smontaggio, anzi di squartamento.
I cuori di quei ragazzi in overdose, ribadiamo, sono cuori vivi.
Gli aztechi espiantavano il cuore a ragazzini in celebrazione ai loro crudeli dei pagani; oggi, nella società in cui il sacrificio umano torna a bussare alle nostre porte, lo si fa in onore delle loro incarnazioni moderne: il dio della Medicina, il dio dell’Utilitarismo…
Big Pharma
Affermazioni fuorvianti sul vaccino Pfizer «hanno portato discredito» a Big Pharma: parla un autorità di autoregolamentazione britannica
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La Prescription Medicines Code of Practice Authority, un organismo indipendente e di autoregolamentazione istituito dall’Associazione dell’industria farmaceutica britannica, ha stabilito che l’azienda ha violato cinque regole del suo Codice di condotta per la pubblicità.
Un’agenzia di regolamentazione del Regno Unito ha scoperto che i migliori dipendenti Pfizer «hanno portato discredito» all’industria farmaceutica quando hanno fatto affermazioni fuorvianti che promuovevano un «medicinale senza licenza» nei tweet sul vaccino COVID-19, ha riferito domenica The Telegraph.
La Prescription Medicines Code of Practice Authority (PMCPA), un organismo indipendente e di autoregolamentazione istituito dall’Associazione dell’industria farmaceutica britannica, ha stabilito che l’azienda avrebbe violato cinque regole del suo Codice di condotta per la pubblicità.
L’organismo di vigilanza dell’industria farmaceutica britannica UsForThem ha presentato un reclamo al PMCPA nel febbraio 2023. Il reclamo riguardava i tweet del 2020 dei massimi dirigenti Pfizer, tra cui il direttore medico britannico Berkeley Phillips. I tweet erano ancora visibili sui social al momento della presentazione della denuncia.
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L’organizzazione ha affermato che Pfizer «ha promosso in modo fuorviante e illegale il suo vaccino contro il COVID-19» riportando tassi di efficacia relativa molto elevati senza fornire informazioni sui tassi di efficacia assoluta o informazioni richieste sulla sicurezza.
UsForThem ha affermato che era importante presentare questa denuncia due anni dopo perché «tale comportamento scorretto era ancora più diffuso» di quanto si pensasse in precedenza, estendendosi «fino ai vertici» delle attività di Pfizer nel Regno Unito e «apparentemente continuando fino ad oggi».
Commentando l’importanza dei risultati, Daniel O’Conner di Trial Site News, che ha anche trattato la storia, ha dichiarato a The Defender: «il comportamento di Pfizer durante la pandemia è stato davvero scandaloso. E ovviamente l’obiettivo: grandi soldi».
O’Connor ha affermato che il «comportamento aziendale di Pfizer durante la pandemia», come rivelato da questa e altre sentenze del PMCPA, è «altrettanto insidioso» quanto i problemi con i percorsi normativi per i farmaci e i principali difetti negli stessi studi clinici che Trial Site News ha monitorato.
Pfizer ha una chiara esperienza di agire come «impresa di profitto inaccettabile durante la peggiore pandemia del secolo», ha aggiunto. «La domanda che abbiamo è chi ha dato loro potere nel governo».
Grave censura per aver portato «discredito su» Big Pharma
La denuncia si concentrava su un tweet che Phillips di Pfizer ha condiviso su Twitter, ora X, originariamente realizzato da un dipendente Pfizer con sede negli Stati Uniti.
Il tweet affermava:
«Il nostro vaccino candidato è efficace al 95% nella prevenzione del COVID-19 e al 94% nelle persone di età superiore ai 65 anni. Archivieremo tutti i nostri dati presso le autorità sanitarie entro pochi giorni. Grazie a tutti i volontari della nostra sperimentazione e a tutti coloro che combattono instancabilmente questa pandemia».
Il comitato investigativo della PMCPA ha scoperto che quattro dipendenti di Pfizer UK avevano ritwittato il post e altri lo avevano messo «mi piace». Hanno detto che probabilmente il pubblico e gli operatori sanitari avrebbero visto il tweet.
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La giuria ha concordato con le accuse di UsForThem secondo cui il messaggio conteneva informazioni limitate sull’efficacia e nessuna informazione sulla sicurezza, in violazione delle regole sull’inganno del pubblico e sulla fornitura di dati accurati sulla sicurezza.
Il panel ha inoltre sottolineato che i codici di condotta esistenti vietano la promozione dei medicinali prima della loro autorizzazione all’immissione in commercio. Tuttavia, in diretta violazione dei codici, i tweet dei dipendenti Pfizer hanno portato alla «diffusione proattiva di un farmaco senza licenza su Twitter agli operatori sanitari e al pubblico nel Regno Unito», ha rilevato la commissione.
I tweet violavano anche la politica stessa di Pfizer che vieta ai dipendenti Pfizer di interagire con i social media relativi ai medicinali e ai vaccini dell’azienda.
Il comitato PMCPA ha concluso che «Pfizer ha portato discredito e ridotto la fiducia nell’industria farmaceutica», il che, secondo lui, è una seria censura che riserva a gravi violazioni come quella in cui un’azienda ha promosso un farmaco prima ancora che fosse stato autorizzato.
I casi che si ritiene abbiano portato discredito all’industria vengono pubblicizzati sulla stampa medica, farmaceutica e infermieristica.
Un portavoce di Pfizer UK ha affermato che la società «riconosce e accetta pienamente le questioni evidenziate da questa sentenza PMCPA» e che è «profondamente dispiaciuta», secondo The Telegraph.
Pfizer ha inoltre affermato che esaminerà l’uso dei social media da parte dei propri dipendenti per garantire che rispettino i codici attuali e per prevenire tali problemi in futuro.
Il giornale ha anche riferito che Phillips, il cui re-tweet era principalmente in questione, ha affermato che il post era «accidentale e non intenzionale». «Detto questo, abbiamo immediatamente accettato la sentenza del caso e facciamo tutto il possibile per garantire che i nostri dipendenti aderiscano alla nostra rigorosa politica sui social media e al Codice di condotta del settore quando utilizzano i loro social media personali» ha aggiunto.
Altri cinque rimproveri legati alla promozione del vaccino anti-COVID
Pfizer è stata rimproverata sei volte dall’autorità di regolamentazione per la sua promozione non etica del vaccino COVID-19.
Il 4 marzo, pochi giorni dopo che la PMCPA aveva annunciato la sua sentenza sui tweet del 2020 che promuovevano il vaccino, l’agenzia ha anche annunciato una seconda sentenza , rilevando che Pfizer aveva violato un’altra clausola del codice di condotta in un tweet del 2022 di Pfizer UK che «non è riuscita a mantenere standard professionali».
Tale sentenza, emessa anche in risposta a una denuncia presentata da UsForThem, riguardava una serie di tre tweet pubblicati sul feed Twitter di Pfizer UK che includevano un collegamento a un articolo di Pulse Today.
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Quel tweet diceva:
«Mentre il Regno Unito entra nel suo primo «inverno sbloccato» dal 2019, il nostro [dichiarato dipendente medico senior di Pfizer] spiega l’impatto devastante che le malattie respiratorie possono avere durante i mesi più freddi. Leggi di più @PulseToday #WinterPressures».
Il tweet rimandava a un articolo promozionale — ripubblicato qui — commissionato da Pfizer su un sito web per operatori sanitari, ma non era chiaramente contrassegnato come contenuto promozionale pagato da Pfizer.
Il PMCPA in questo caso ha affermato di essere preoccupato che i tweet fossero disponibili al grande pubblico mentre il materiale nell’articolo di PulseToday era destinato agli operatori sanitari. Ciò ha violato gli elevati standard creati dai codici di condotta, hanno affermato le autorità di regolamentazione.
Nel febbraio 2023, l’agenzia ha scoperto che il CEO di Pfizer Albert Bourla, Ph.D., ha rilasciato commenti «fuorvianti» e «non qualificati» promuovendo l’uso dei vaccini mRNA contro il COVID-19 per i bambini piccoli durante un’intervista alla BBC.
In quel caso, UsForThem ha accusato il redattore medico della BBC, Fergus Walsh, di aver condotto l’intervista «come un’amichevole chiacchierata davanti al caminetto», dando a Bourla «un’opportunità promozionale gratuita che il denaro non può comprare» permettendogli di promuovere la diffusione del vaccino, in particolare tra i giovani. bambini per i quali il vaccino non era stato nemmeno autorizzato.
All’epoca, nessun vaccino contro il Covid-19 era stato approvato dall’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito per i bambini sotto i 12 anni, quindi la commissione ha ritenuto che i commenti di Bourla violassero il codice.
Due delle altre sentenze del PMCPA su Pfizer riguardavano i post di LinkedIn e una riguardava affermazioni fatte in un comunicato stampa.
La sanzione per la serie di violazioni, ha riferito The Telegraph, è una multa di 34.800 sterline.
Ben Kingsley, responsabile degli affari legali di UsForThem, ha dichiarato al Telegraph che «è sorprendente quante volte i dirigenti senior di Pfizer siano stati ritenuti colpevoli di gravi violazioni normative, in questo caso incluso il reato più grave di tutti ai sensi del Codice di condotta del Regno Unito».
«Tuttavia le conseguenze per Pfizer e le persone interessate continuano ad essere ridicole. Questo sistema di regolamentazione senza speranza per un’industria della vita e della morte multimiliardaria è diventato una farsa, che ha un disperato bisogno di riforme», ha affermato Kingsley.
«È assolutamente necessaria una radicale revisione del quadro normativo e legale in base al quale questo settore distrutto e corrotto può operare», ha twittato UsForThem.
I critici negli Stati Uniti hanno chiesto che i regolatori nazionali ritengano Pfizer responsabile in questo caso. In un tweet, Jay Bhattacharya, MD, Ph.D. di Stanford., ha invitato la Food and Drug Administration statunitense a farlo.
James Lyons-Weiler, Ph.D., ha scritto che la Federal Trade Commission e la Security and Exchange Commission intraprendono azioni simili.
Brenda Baletti
Ph.D.
©8 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Immagine di U.S. Secretary of Defense via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine modificata.
Alimentazione
Pfizer sospende la nuova pillola dimagrante dopo che i pazienti hanno riscontrato gravi effetti collaterali
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Big Pharma
Sciroppo uccide i bambini usbechi. Dietro, un fiume di corruzione
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Al processo per lo scandalo del Dok-1 Maks sta emergendo che i produttori indiani corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti. Nel frattempo il presidente Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute ma senza indicare quali nuove misure verranno adottate.
Il tribunale di Taškent ha ripreso le sessioni del processo sullo scandalo dello sciroppo Dok-1 Maks, la cui assunzione ha portato 18 bambini all’invalidità permanente, mentre in tutto le persone che hanno subito gravi conseguenze sono ormai una settantina. Sono stati aggiunti altri nomi alla lista delle persone accusate, che sono attualmente 23.
L’accusa evidenzia come dopo l’assunzione del farmaco 16 bambini abbiano ricevuti traumi molto seri, e tre siano morti direttamente dopo l’assunzione dello sciroppo.
Lo scorso agosto è divenuto evidente che il numero delle persone colpite dall’assunzione del farmaco della compagnia indiana Marion Biotech sia di molto superiore a quanto si supponesse. Se all’inizio del 2023 si parlava di una ventina di bambini coinvolti, oggi quelli accertati sono almeno 65, come ha riferito in tribunale l’ex-primario del centro plurifunzionale della regione di Samarcanda, il dottor Mamaktul Azizov.
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Il presidente del tribunale, Musa Jusipov, ha inserito nell’elenco degli accusati 17 persone, e nei prossimi giorni verranno esaminate tutte le rispettive posizioni. Secondo la Corte suprema dell’Uzbekistan, come pubblicato agli atti dello scorso 1° dicembre, una parte della documentazione è stata inviata agli organi inquirenti «per rivedere le conclusioni accusatorie e approfondire le azioni processuali integrative, relative al coinvolgimento di altre persone nello stato di accusa».
Finora gli accusati sono 21 persone, compreso l’ex-direttore dell’Agenzia per lo sviluppo farmaceutico e direttore della compagnia Quramax Medikal, un cittadino indiano, insieme a diversi altri a lui collegati, in tutto 16 uomini e 5 donne contro i quali sono state presentate le accuse da parte del Servizio per la sicurezza nazionale dell’SGB.
Alla compagnia sono state ritirate le licenze per il commercio di prodotti farmaceutici. La procura ha dichiarato che i distributori del Dok-1 Maks avevano pagato tangenti ai funzionari locali, nella misura di 33 mila dollari, per rinunciare alle verifiche obbligatorie del preparato da immettere sul mercato, che è stato così registrato come accessibile sul mercato interno dell’Uzbekistan.
Inoltre è stato chiarito che gli imprenditori indiani che hanno prodotto il mortale sciroppo corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti.
Un rappresentante del comitato fiscale che ha testimoniato al processo ha spiegato che i produttori hanno pagato in tutto 5 miliardi e 57 milioni di som (circa mezzo milione di dollari) ai medici che raccomandavano lo sciroppo, e che aiutavano al suo acquisto. Le infermiere hanno ricevuto 122 milioni di som (circa 10 mila dollari), mentre i farmacisti hanno percepito 2 miliardi e 345 milioni di som (quasi 200 mila dollari). Oltre un milione di dollari è stato poi distribuito a vari altri collaboratori per la diffusione del farmaco.
L’anno scorso, secondo le informazioni diffuse da Radio Ozodlik, le autorità dello Stato indiano settentrionale dell’Uttar-Pradesh avevano autorizzato la Marion Biotech a rinnovare la produzione, ma dopo le morti di massa dei bambini in Uzbekistan lo sciroppo per la tosse è stato bloccato.
Nel frattempo, il presidente dell’Uzbekistan Šavkat Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute, nominando come sostituto provvisorio Asilbek Khudajarov: in una riunione «in spirito critico» alla presenza del primo ministro Abdulla Aripov, è stato licenziato il ministro Amrillo Inojatov, senza ulteriori chiarimenti sui futuri programmi del ministero.
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