Bioetica
Una nuova ricerca cinese smentisce i pionieri della «morte cerebrale»
Come in tutti gli ambiti dello scibile umano, anche nel dibattito bioetico le parole fanno la differenza e spesso sono usate apposta per servire la causa del potere. Io lavoro in una casa di riposo dove ospitiamo anche pazienti che nel linguaggio corrente ci hanno abituati a definire «vegetali». Tale definizione tende a portare anche gli addetti ai lavori a pensare ai pazienti impossibilitati ad esercitare facoltà fisiche e sensoriali proprio come a dei vegetali.
Un elettroencefalogramma, anche il più preciso, non può esaurire le possibilità di verificare quanto una persona in stato di coma vigile sia in grado di percepire
In realtà, quei pazienti sono in uno stato di «coma vigile», che già suona come una cosa ben diversa. Anche la nostra percezione infatti cambia. E, se è vero che il nostro «prenderci cura» deve essere universale e non influenzato dalla gravità della situazione che ci troviamo davanti, è altrettanto vero che gli stimoli cambiano a seconda del grado di conoscenza effettiva che abbiamo di essa. Quando parliamo di coma vigile, siamo portati a pensare che quel paziente in qualche modo ci senta, possa, almeno a tratti, essere vigile e quindi comprendere. La nostra sensibilità allora ne è toccata, e ci chiama ad impegnarci di più per rendere possibile un qualche tipo di approccio umano.
Vi è poi un altro aspetto su cui è opportuno soffermarsi. Per quanto il progresso della medicina sia avanzato, e sia dunque in grado di darci diagnosi molto più precise, non può chiarire del tutto il quadro clinico effettivo. Ad esempio un elettroencefalogramma, anche il più preciso, non può esaurire le possibilità di verificare quanto una persona in stato di coma vigile sia in grado di percepire.
Ciò significa, a mio avviso, che anche parlare di pazienti in «stato vegetativo» o coma profondo, al punto tale da non avvertire nulla di nulla, sia riduttivo. Bisogna oltretutto considerare che ogni persona è dotata di un’anima, e che questa non può essere né analizzata né misurata.
Spesso un paziente equiparato con leggerezza ad un vegetale spesso può essere in grado di stupire manifestando segni di «vitalità» che la scienza non sa spiegare
Fatto sta che spesso un paziente equiparato con leggerezza ad un vegetale spesso può essere in grado di stupire manifestando segni di «vitalità» che la scienza non sa spiegare. Sorrisi imprevedibili ma limpidi; pianti, con tanto di lacrime, improvvisi; espressioni che comunicano, appunto, un certo stato d’animo.
Studi recenti, in particolare alcune ricerche avvenute nella provincia del Zheijang, in Cina, si pongono a sostegno di queste considerazioni. Il neologismo «accanimento terapeutico», tanto in auge nelle pontificie accademie pseudo-cattoliche, fa eco in qualche modo alla locuzione di «stato vegetativo» e, ancor peggio, di «morte cerebrale».
Sorrisi imprevedibili ma limpidi; pianti, con tanto di lacrime, improvvisi; espressioni che comunicano, appunto, un certo stato d’animo
Parlando di morte cerebrale e di stato vegetativo, si tenta di figurare il cervello come fosse qualcosa di staccato dal resto del corpo. Si tratta di una concezione suggestiva, utile a far breccia nel cosiddetto mercato degli organi, che non è poi altro che una predazione di parti del corpo umano a cuore battente: qualcosa di talmente diabolico da non lasciar spazio a troppe interpretazioni. Lasciando sullo sfondo il ruolo della chiesa in questo processo di scomposizione e mercificazione del corpo umano, può essere utile dare uno sguardo allo studio summenzionato.
Alcuni ricercatori del Dipartimento di Neurologia del centro medico della provincia del Zhejiang hanno coinvolto quattordici pazienti provenienti dal reparto di neuro-riabilitazione ricoverati presso l’Hangzhou Hospital: sette pazienti in Stato Vegetativo Persistente (cinque maschi e due femmine) e sette casi di pazienti in Stato di Minima Coscienza (sei maschi ed una femmina).
Parlando di morte cerebrale e di stato vegetativo, si tenta di figurare il cervello come fosse qualcosa di staccato dal resto del corpo. Si tratta di una concezione suggestiva, utile a far breccia nel cosiddetto mercato degli organi, che non è poi altro che una predazione di parti del corpo umano a cuore battente
Nel medesimo tempo quattordici persone completamente sane sono state coinvolte nel gruppo di controllo (dieci maschi e quattro femmine) e hanno partecipato all’esperimento.
Il metodo utilizzato per capire e percepire eventuali risposte cerebrali si è fondato sui suoni. Le risposte conseguenti alla riproduzione di un brano musicale, alla riproduzione del proprio nome di battesimo e ad un rumore intenso sono state monitorate attraverso un elettroencefalogramma quantitativo (QEEG), una tecnica per cui le registrazioni vengono analizzate da un computer per produrre valori numerici.
I risultati del QEEG, ottenuti investigando sulle varie regioni cerebrali, hanno riscontrato attività cerebrale elevata nei soggetti stimolati con il proprio nome di battesimo, specialmente a livello del lobo temporale dei pazienti con uno stato di coscienza alterato.
Nel gruppo di controllo invece, quello composto da persone sane, l’attività cerebrale è risultata essere elevata a livello del lobo frontale. I ricercatori hanno quindi concluso che pronunciare il nome di battesimo del paziente possa risultare efficace come terapia finalizzata al risveglio di persone affette da alterazione dello stato di coscienza. Questi interessanti risultati sono stati ottenuti sia in condizioni di silenzio, sia durante le stimolazioni acustiche.
Tutto per dire che chi, come me, esercita la propria professione in ambiente sanitario non può lasciare niente e nessuno senza speranza. Si pensi solo a quanto successo meno di un anno fa in provincia di Savona, dove in una clinica per pazienti in stato comatoso – dalla stessa clinica definito «vegetativo» – nell’arco di due mesi si sono risvegliate 4 persone (due donne e due uomini) dal coma profondo.
L’anno scorso n una clinica in provincia di Savona per pazienti in stato comatoso – nell’arco di due mesi si sono risvegliate 4 persone dal coma profondo
I parenti e la struttura stessa non hanno saputo dare spiegazioni al caso, ma a loro va il merito di non aver mai perso la speranza e di non averla mai fatta perdere agli altri, così che tutti hanno continuato a mantenere vive queste persone. I parenti non hanno potuto far altro che parlare di miracolo, quando hanno visto i propri cari, in condizioni cliniche apparentemente irreversibili, aprire gli occhi, rispondere con qualche suono, o mangiare tre cucchiai di tiramisù.
Questo è il miracolo della vita contro cui niente e nessuno può competere. Ma cosa sarebbe accaduto se il personale medico e paramedico avesse considerato quelle vite come «vite futili», e quindi indegne di essere vissute?
Cristiano Lugli
Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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Bioetica
Morte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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