Politica
Tulsi Gabbard confermata: è il nuovo direttore dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti

Tulsi Gabbard, ex deputata democratica, è stata confermata dal Senato degli Stati Uniti come direttrice dell’intelligence nazionale, in seguito all’esame a Capitol Hill dei suoi incarichi passati.
Mercoledì il Senato ha approvato la sua candidatura con 52 voti contro 48, con un solo repubblicano, il senatore Mitch McConnell del Kentucky, contrario alla sua conferma.
La Gabbard, ex candidata alla presidenza nelle fila dei democratici USA e veterana della guerra in Iraq, è stata una feroce critica della comunità di Intelligence statunitense di cui ora è destinata a guidare.
In un duro rimprovero dopo il voto, McConnell ha affermato che Gabbard non è adatta a ricoprire la «posizione critica» e ha una preoccupante storia di scarso giudizio. «Il ruolo del Senato in materia di consulenza e consenso non è una formalità, ma un dovere, che dobbiamo prendere sul serio…» ha affermato il McConnell.
La Gabbard ha lasciato il Partito Democratico nel 2022 e ha mantenuto lo status di indipendente per due anni.
Nelle scorse ore la Gabbard ha effettuato il giuramento alla presenza di Trump e del segretario del dipartimento di Giustizia Pam Bondi, giurando sulla Bibbia a fianco del marito.
WATCH: Tulsi Gabbard (@DNIGabbard) takes the oath of office as the 8th Director of National Intelligence pic.twitter.com/vJkfRHrIMv
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) February 13, 2025
.@DNIGabbard delivers her first remarks as Director of National Intelligence: “I look forward to being able … to refocus our intelligence community by empowering the great patriots who have chosen to serve our country.” pic.twitter.com/9JZBvBR7Jo
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) February 13, 2025
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump l’ha scelta per il ruolo di intelligence di vertice a metà novembre, provocando rabbia tra i leader dell’establishment che l’hanno etichettata come un rischio significativo per la sicurezza. Nel 2022, Gabbard ha sostenuto che il conflitto in Ucraina avrebbe potuto essere evitato se gli Stati Uniti «avessero semplicemente riconosciuto le legittime preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza» legate alle ambizioni di Kiev di entrare nella NATO.
A ottobre, ha rivelato la sua decisione di unirsi al Partito Repubblicano durante un comizio a sostegno della campagna presidenziale di Trump. La Gabbarda ha dovuto affrontare un intenso esame delle sue posizioni passate, tra cui il suo sostegno al whistleblower Edward Snowden e un incontro del 2017 con il presidente siriano Bashar Assad.
Durante la sua udienza di conferma la scorsa settimana, Gabbard ha rifiutato di chiamare Snowden un traditore, affermando invece che aveva «infranto la legge».
Nonostante le preoccupazioni iniziali sulla sua scarsa esperienza nel campo dell’Intelligence, i repubblicani alla fine si sono uniti attorno a Gabbard, confermando l’ex democratica 43enne al ruolo.
In qualità di Direttore dell’Intelligence nazionale, supervisionerà 18 agenzie di intelligence, tra cui la CIA e l’FBI, che complessivamente impiegano oltre 70.000 dipendenti responsabili della gestione delle operazioni di Intelligence degli Stati Uniti.
Nel corso degli ultimi anni Tulsi ha più volte accusato il Partito Democratico USA di aver portato il mondo sull’orlo della guerra atomica.
La Gabbard, che alle Hawaii aveva vissuto il dramma del falso attacco missilistico nordcoreano annunciato alla popolazione dal sistema di emergenza nazionale del 2018, è particolarmente chiara nella sua accusa a Joe Biden, membro del suo stesso partito, nella rotta verso la devastazione atomica.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa, a conflitto ucraino avviato, la Gabbard dichiarò che il fine dell’amministrazione Biden era di detronizzare Putin e creare così un Nuovo Ordine Mondiale.
La Gabbarda è stata inserita nella lista nera di personaggi supposti filorussi stilata dalle forze di Kiev. Tempo fa era emerso che era stata piazzata anche in una lista di persone attenzionate per i voli interni USA.
Negli anni la Gabbard non si è fatta problemi ad attaccare frontalmente il cosiddetto complesso militare-industriale, reo di aver trascinato il mondo anche in quest’ultima guerra che potrebbe degenerare in modo fatale per l’umanità tutta.
La Gabbard è, ovvio, stata censurata molto pesantemente su Instagram e Facebook.
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Lavrov accusa: le elezioni in Moldavia segnate dai brogli

Le elezioni parlamentari di domenica in Moldavia, in cui il partito filo-UE PAS ha conquistato una maggioranza risicata, sono state segnate da evidenti «frodi» e manipolazioni, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
Il PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, orientata verso l’Occidente, ha ottenuto il 50,2% dei voti, seguito a ruota dalle opposizioni con il 49,8%. L’alleanza Blocco Elettorale Patriottico, favorevole a un rafforzamento dei legami con la Russia e alla neutralità costituzionale, si è piazzata seconda con il 24,2%.
Tuttavia, il processo elettorale è stato compromesso da un accesso al voto disuguale. In Russia, dove risiede una delle più grandi comunità della diaspora moldava al mondo (fino a 500.000 persone), sono stati aperti solo due seggi, con un totale di circa 4.100 voti espressi. Al contrario, in Italia – dove la diaspora moldava è generalmente più pro-europea – sono stati inaugurati decine di seggi, permettendo a migliaia di persone di votare.
Parlando con i giornalisti martedì dopo il forum del Valdai Club, Lavrov ha descritto le elezioni come un ulteriore passo nella trasformazione dell’ex repubblica sovietica in un avamposto anti-russo.
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«Sandu è da tempo una delle principali promotrici della retorica anti-russa. Queste elezioni sono state una frode», ha accusato il ministro, esprimendo stupore per quanto apertamente la Moldavia abbia «manipolato» i voti.
Lavrov ha denunciato che le autorità moldave hanno ostacolato il voto dei residenti della Transnistria chiudendo i ponti di accesso. La Transnistria, regione separatista nata dal collasso dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90, non è mai stata riconosciuta da Chișinău, che tentò di reintegrarla con la forza nel 1992.
Da allora, il conflitto rimane congelato, e molti abitanti della Transnistria possiedono la cittadinanza moldava e il diritto di voto. La regione riveste un’importanza cruciale per l’economia moldava.
«Nonostante le manipolazioni, non tutti sono riusciti a votare, ma l’opposizione patriottica ha comunque ottenuto più voti in Moldavia rispetto al partito di Maia Sandu», ha osservato Lavrov. «Con questi metodi “legali”, non se la cavano granché bene».
Nel frattempo, i rappresentanti dell’UE hanno ignorato le numerose denunce di irregolarità e le proteste sull’accesso disuguale ai seggi, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha celebrato la scelta della Moldavia per «Europa, democrazia e libertà».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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